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...e la Sicilia divenne italiana

Post n°30 pubblicato il 03 Marzo 2008 da Unione_Sud
 

Sei anni dopo l’annessione all’Italia, la Sicilia insorse con efferata ferocia. Tutto ebbe inizio con la solita renitenza alla leva, come era cominciato anche qualche anno prima per la parte continentale. Nell’agosto del 1865 numerosi reggimenti del regio esercito rastrellarono le case alla ricerca dei giovani, numerosi sono i paesi messi a farro e fuoco, privati di acqua ed altre prime necessità. La resistenza sulle montagne si intensificano e solo nell’Agosto vengono deportati in Piemonte più di 15000 giovani di ogni età solo con lo scopo di sottrarli all’arruolamento nella resistenza. Nel Marzo 1866 da Palermo il Prefetto Torelli annuncia di essere preoccupato temendo una sommossa nelle carceri per il loro sovraffollamento. Nel frattempo, il prezzo del grano aumenta, manca l’acqua per irrigare i campi e si arresta persino gli scontenti. A Settembre insorge Monreale, subito dopo Palermo. Gli scontri nel capoluogo siciliano durano tutta la notte, mentre a Monreale la guarnigione indietreggiò lasciando la cittadina in mano ai rivoltosi. Si inneggia “Francesco II e alla Sicilia libera, a Santa Rosalia e alla Repubblica”. Si ristabiliscono i nomi originali alle strade e piazze abbattendo la toponomastica italiana filo-piemontese. Il 17 Marzo insorge: Misilmeni, Termini Imerese, Villabate, Santa Flavia, Corleone, San Martino delle Scale, Torretta, Marineo, Montepepre, Reacalmuto, Casteldoccia, Lercoda Friddi. Il giorno seguente, il 18 Marzo sbarcano militari con il compito di reprimere le rivolte, ma costretti ad indietreggiare perché aggrediti dalla gente che in gran parte combatteva con le sole mani. Le navi iniziano a mitragliare e a cannoneggiare le città vicine alla costa, il 21 Palermo è messa a ferro e fuoco da soldati sbarcati da navi provenienti da Livorno e Cagliari. Bombardamenti ininterrotti ordinati dall’ammiraglio Augusto Riboty, reduce della sconfitta di Lissa; Stessa cosa per l’ammiraglio Persano, che spera di riacquistare l’onore trucidando i civili (La marina italiana era reduce della fallimentare ed umiliante sconfitta a Lissa a danno della flotta austriaca). Tra il 21 ed il 22 sbarcano a Palermo 3 reggimenti bersaglieri con a capo il generale Raffaele Cadorna “commissario Regio con poteri straordinari” il quale istituì come prima cosa un tribunale speciale. Subito inizia la repressione. Si contano in una sola giornata oltre 2000 morti e 3600 imprigionati. Stessa sorte tocca per le altre città insorte. Palermo è occupata militarmente e viene trattata come una città nemica, si spara a vista. Un ufficiale del 10° granatieri Antonio Cattaneo fa uccidere due frati che lo supplicarono di cessare il fuoco ed un mendicante storpio, che chiedeva l’elemosina. Specialità di questo ufficiale era di ordinare fucilazioni di massa ai bordi di fosse comuni. Cadorna si accanisce contro la popolazione e soprattutto contro il clero, accusato di fomentare le rivolte arrivando a vietare l’abito talare. Sono espropriate chiese e monasteri, molti frati fucilati e imprigionati, compreso il novantenne vescovo di Monreale, Benedetto d’Acquisto; etichettato come il “brigante d’Acquisto”. Francesco Crispi promosse l’esproprio dei beni ecclesiastici in Sicilia che poi comprò in gran parte sotto falso nome per poche lire.  Il questore di Palemo Felice Pinno teneva in carcere persone prosciolte o assolte. Le navi britanniche sorvegliavano le coste, come era accaduto durante l’azione garibaldina. Avevano il compito di sbarcare per stabilire un governo provvisorio protetto dall’Inghilterra nel caso i rivoltosi avessero alla meglio sulle autorità  italiane.

Dello stesso anno il 21 e 22 Ottobre in Veneto e a Mantova viene imposto il solito falso plebiscito. Tutto si svolge sotto le vigili baionette dei bersaglieri. Ci fu molta disinformazione, fu fatto credere che quel voto serviva per l’autonomia del Veneto all’Austria e non l’annessione all’Italia. Vittorio Emanuele II entrò a Venezia il 7 Novembre tra un gruppo di persone silenziose ed ostili.

                                           Onore e vergogna di una storia nascosta

Si conclude l’anno 1866 con 59 prefetti: 43 Piemontesi, il restante toscani ed emiliani.

 
 
 
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EPILOGO CON LINA SASTRI

 

DIFENDI IL TUO POPOLO, DIFENDI LA TUA TERRA, COMPRA PRODOTTI DEL SUD!

 

STATISTICHE

Prima dell'annessione, le monete degli stati italiani erano complessivamente di 668,4 milioni di lire; 443,2 erano solo del Regno delle Due Sicilie, il quale avevo due volte le monete di tutti gli altri stati italiani messi insieme. Dal testo "scienze delle finanze" di Francesco Saverio Nitti, Pierro 1903

 

PULIZIA ETNICA

5212 condanne a morte, 6564 arresti, 54 paesi distrutti. 1 milione di persone mancarono in soli 10 anni - per i meridionali è stata una pulizia etnica

 

LA RAPINA DEL SECOLO

L'Unità italiana fu una esigenza economica da parte del Piemonte, capaggiato dagli inglesi e servo della massoneria... questa rapina, fu chiamata: "Risorgimento".

 

I PRIMATI DAL 1734 AL 1860

 

SUA MAESTÀ FRANCESCO II

" La restituzione del mio non mi adesca; Quando si perde un trono, poco importa il patrimonio. Se l'abbia l'usurpatore o il restituisca, né quello mi strappa un lamento, né questo un sorriso. Povero sono, come oggi tanti altri migliori di me; stimo più la dignità che la ricchezza." 

 

AI DIFENSORI

 

I NOSTRI EROI

Dinnanzi al plotone di esecuzione italo-piemontese, i militari duosiciliani ballavano la tarantella, in segno di sfida!

 

DOCUMENTARIO 1

 

" Per liquidare i popoli si comincia con il privarli della memoria. Si distruggono i loro libri, la loro cultura, la loro storia. E qualcun altro scrive loro altri libri, li fornisce di un'altra cultura, inventa per loro un'altra storia. Dopo di che il popolo incomincia lentamente a dimenticare quello che è stato. E il mondo attorno a lui lo dimentica ancora più in fretta".                                      - Milan Kundera - 

 
 
 
 

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