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Diventa n'euro 6! 

Fai una mossa!

La "curva del morto" è il

angtracktime: 1:36.23 

 
 
 
 
 
 
 

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- in pista, dare strada a kart più veloci da

  dietro

- all'uscita, prima di mettersi alla guida in

  strada, effettuare il lavaggio della

  memoria, per interrompere l'automa-

  zione della guida estrema, mediante

  la fissazione del concetto.

 
 
 
 
 
 
 

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Messaggi del 02/07/2012

 

La scalata.

Post n°5007 pubblicato il 02 Luglio 2012 da CONTERALLY

Ieri alle 16 sono partito ancora con la Colango per fare 31. Dopo la rituale sosta in piazza Mercato a Brescia mi sono diretto a Collebeato per affrontare la mitica salita dei Campiani. La "collinetta" a guardarla non mi aveva affatto impressionato e senza i debiti timori alle 18 da piazza Italia ho imboccato la via che porta su questo promontorio famoso per essere il balcone prealpino più signorile della città. Iniziata la pendenza insidiosa ho capito che era abbastanza impegnativa e dopo qualche decina di metri ero già in crisi se pur con il rapporto più corto. Senza scoraggiarmi ho continuato sperando che dopo la prima curva il muretto si calmasse; invece proseguiva senza nessuna clemenza e mi son dovuto alzare sui pedali per non affaticarmi troppo. Giunto annaspando alla fine di questo primo tratto, mi ero calmato pensando che non ve ne fossero più, mentre ne ho visti altri due. A metà del secondo la sanità, pretendeva che mi fermassi. Respiro affannasissimo e pulsazioni a palla. La cerimonia però non ammetteva gaf e la mia cultura carbonica è subentrata. L'insane, ha continuato fino al limite fisico del crollo. Rassegnato alla fine del secondo tratto, a trovare altre sorprese ho affrontato la terza. All'ultimo tornante la vista dell'incrocio, mi ha fatto capire che ce l'avevo fatta ed in 20 minuti l'impresa era commessa. Prendo la discesa alla ricerca della via migliore per il Santuario della Stella. La discesa, mi ristora, il sollievo di avercela fatta, mi ha fatto riprendere le forze in pochi secondi, dopo i quali un bivio ambiguo mi fa scegliere a braccio, quello verso monte dove se pur insisteva un divieto di transito, pareva adatto ai miei destini. Un'altra salitona, fatta nel dubbio che comunque valesse la pena sapere cosa c'era al suo termine. Stronco, vedo il parcheggio di un noto ristorante ed un altro muro. Mi fermo moribondo per qualche minuto, attingendo alla borraccia con multivitaminico. Scopro che la strada e aperta al traffico ciclistico e sul gps riscontro che va bene. Le forze stavolta non accennano a risalire e dopo un bel pò mi decido a proseguire a piedi, in attesa che il pianoro mi rimetta in sella. Entro nel fitto del bosco dove finalmente una leggera discesa mi avvicina al Sacro. Due salitelle medie mi richiedono un certo impegno, ma alla fine entro all'agognata meta, dove un fresca fontana e tre giovani gattini, mi ristorano. Dopo una lunga sosta, capisco di non farla troppo lunga e di rientrare da dove sono venuto alla ricerca di bivi meno incerti di quelli che mi aspettavano proseguendo oltre. Alla faccia della tranquillità durante la discesa mi ritrovo praticamente senza freni di fronte ad una bella gran punto che occupa tutta la careggiata. Il mio savoir faire, motociclistico e carbonico ci mettono la pezza e passo a meno di una spanna sulla sinistra del veicolo sul bordo di un fossato che avrebbe eventualmente accolto il mio coraggio. La norma mi avrebbe voluto introdotto nel'abitacolo con sfondamento del vetro anteriore, ma io ho rinunciato volentieri all'offerta dell'anziano signore immobilizzato in attesa degli sviluppi. I freni della colnago sono stati sostituiti, completamente, leve + pastiglie, ma l'anzianità del progetto si fa sentire con un potenza direi mediocre, che evita il bloccaggio, ma andando un pò siamo decisamente lontani dalla sufficenza in off road. Bene, mi dico, mi sono evitato un bel casino e proseguo, immaginando che le sorprese da morire siano finite. Salgo fino al ristorante del merlo dove una segnaletica indica un percorso ciclabile dedicato addirittura alla cultura. Chiedo ad una signorina lumi e consulto una carta topografica esposta su una bacheca, che non lascia dubbi rispetto alla strada da seguire, opposta all'indirizzo della lady. Vado quindi a sinistra dove un viottolo tutt'altro che confortevole si addentra nel fitto della boscaglia. Il fondo è medio come la pendenza della discesa. Ad un certo punto incontro del capanni per la caccia attraversando i quali mi ritrovo su un sentiero, sempre meno semplice. Stringendo completamente i freni, me la cavo egregiamente pur senza sospensioni, ma dopo un pò, la stanchezza mi consiglia di evitare rischi e stavolta con prudenza esemplare proseguo a piedi. Noto che il sentiero più che da cultura è da selvaggina e che merita un 10 per i mondiali di down hill. Scruto l'ortizzonte per vedere di non impelagarmi troppo. Ci mancherebbe di finire in qualche viottolo chiuso e di dover risalire. Finalmente sbocco ancora su una stradina civilizzata da del cemento che mi riporta nell'abitato. Fradicio di stanchezza, mi mantengo calmo per rientrare rapidamente a casa. Dove giungo verso le 21 dopo che sull'ultima salita due donne mi chiedono di aiutarle a spostare l'auto in panne fuori dalla carreggiata. Cosa semplice se non ci fosse da fare imversione con 30 metri di retro a motore spento senza servofreno. Fatto, riprendo per gli ultimi metri e mi ritiro nei mie appartamenti, lieto che quel giorno abbia trovato la pace.

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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W.ITA.LDOFNC64M05B157O.3388190040 



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