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A caccia dell'oro dei Caraibi: la storia di una multinazionale che ricorda molto i coloni spagnoli
Post n°1557 pubblicato il 02 Maggio 2010 da kudablog
C'era una volta il tempo in cui la Repubblica Dominicana. la terra che ebbe la fortuna di essere raggiunta per prima dall'esploratore Colombo, veniva sfruttata dai coloni spagnolo in cerca dell'oro promesso dal genovese alla cattolicissima Isabella di Spagna. E quei tempi durano tutt'oggi. I coloni sono interpretati dalla multinazionale Barrick Gold, canadese, mentre nella parte dei popoli indigeni che si vedono depredare di ogni ricchezza e delle loro terre troviamo i contadini dominicani della zone di Cotuì, poco più a nord di Santo Domingo. Come già nel caso de Los Haitises (per chi si fosse perso ecco qui un breve riassunto) però sembra che una mobilitazione di giovani possa fermare il mostro. Ma partiamo dal principio. La vecchia impresa mineraria Rosario Dominicana sfruttò le riserve di oro di Pueblo Viejo, Cotuì, dal 1975 fino al loro esaurimento nel 1999. Nel 2006 Barrick Gold comprò l'impresa Placer Dome che nel frattempo aveva rilevato la Rosario diventando quindi proprietaria dei diritti di scavo. La Barrick portò con se nuove tecnologie che permettono di sfruttare ulteriormente le vecchie miniere. Il primo problema si trova quando si parla di danno ambientale. La Rosario Dominicana infatti estrasse materiale senza preoccuparsi troppo dell'ambiente provocando un danno quantificato in 70 milioni di dollari USA. Basta guardare le foto qui sotto per rendersi conto di cosa sia successo. Ecco come era prima della ripresa dei lavori la diga del Hatillo Ed ecco come appare invece oggi Per chi volesse, qui, su Google Maps, si possono osservare le immagini satellitari dove è evidente l'inquinamento da metalli pesanti e sostanze chimiche prodotte dalla miniera. Si diceva quindi del grande danno ambientale che, sorpresa, sarà a carico dello Stato Dominicano e non della società che ha rilevato quella che l'ha causato. Naturalmente lo stato non avrà mai i soldi per rimediare quindi le acque rimarranno così, se non peggioreranno con i nuovi scavi. Infatti la seconda sorpresa è rispetto alle norme che la Barrick Gold dovrà rispettare, non sono quelle che la tecnologia e la sensibilità ambientale suggerirebbero nel 2010, ma quelle imposte a suo tempo, nel 1975, alla Rosario, i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti. Ma passiamo al piano economico. Il contratto prevede che la Barrick Gold versi allo stato dominicano un 25% dei guadagni netti, una volta rientrata dagli investimenti. Ora, l'investimento che la Barrick deve fare lievita incredibilmente ad ogni cambio di luna, era previsto di di 700 milioni di dollari, oggi si parla di 4.500 milioni di dollari. Chiaramente si tratta di un modo per ritardare a data da destinarsi la quota spettante al Governo. I punti controversi sarebbero ancora molti, uno su tutti gli sgomberi forzati che la Barrick Gold sta praticando verso i contadini che, malgrado loro, abitano le terre su cui si andrà a scavare. Il rimborso che viene dato lor è di 0.20 euro a metro quadro. Un furto! Come già per Los Haitises, però, sembra che una coscienza critica si stia svegliando in Repubblica Dominicana, sono soprattutto giovani, universitari, dell'alta borghesia. AL grido Barrick go home si stanno organizzando marce, momenti informativi, concerti. Proprio oggi è il giorno internazionale contro la Barrick Gold (già, perchè è la prima estrattrice di oro al mondo e la dodicesima peggior azienda per responsabilità sociale). Su Facebook, il gruppo contro la Barrick ha già più di 14.000 iscritti. La vittoria, cioè la revisione del contratto non è impossibile, visto che anche il Ministro dell'Ambiente si è espresso in quella maniera, certo, però, se si pensa che della cricca della Barrick fanno parte persone del calibro di George Bush padre, l'ex presidente canadese Brian Mulroney, e secondo alcuni il principe Bernando d'Olanda e Filippo d'Edimburgo, bhe la lotta si fa dura.
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