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Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto i post vi sono pubblicati senza alcuna periodicità e in mera casuale relazione alla disponibilità di tempo di chi li scrive e non può, pertanto, essere considerato un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7 marzo 2001.

I post del presente blog non possono neppure considerarsi alla stregua di un "aggiornamento", dal momento che non può sussumersi sotto tale concetto l'esporre in sequenza opinioni pubblicamente formulate e dibattute da secoli, con riferimento ad alcuni dei testi nei quali esse potevano e possono leggersi.

 
Creato da: Ledantec il 20/07/2008
sulle pretese veritative della religione

 

 

NEVROSI OSSESSIVA E DOTTRINA CATTOLICA

Post n°579 pubblicato il 02 Febbraio 2009 da Ledantec
 

Non è molto nota la tematica della cosiddetta "intenzione sacramentale", della quale molto si è dibattuto nella teologia cattolica, quantomeno dei secoli passati.

E' noto che i sacramenti (ad es. battesimo, confessione, eucarestia) sono ritenuti nella dottrina cattolica strumenti di divina istituzione per conseguire la "salvezza" attraverso la "grazia" che con essi sarebbe dispensata. La mediazione necessaria del prete, tuttavia, pone un problema: quando il sacramento può dirsi efficacemente amministrato dal sacerdote? se egli, ad esempio, battezzando agisse ioci causa, cioè per scherzo o per ischerzo che dir si voglia, il sacramento sarebbe valido e quindi efficace, oppure no?

Gli esiti nevrotico-ossessivi di questa dottrina sono resi chiari da quanto si affermò, in polemica con Lutero il quale sosteneva che "si riceve quello che si crede di ricevere, qualunque cosa faccia o non faccia il ministro, scherzi o simuli: poco importa ciò: è infallibile la sentenza di Cristo: a colui che crede tutto è possibile, e, si faccia secondo quanto tu hai creduto" (cfr. P. Giuseppe Rambaldi S.I., "L'oggetto dell'intenzione sacramentale nei Teologi dei secoli XVI e XVII", Roma 1944, pag. 24). In contrapposizione a queste asserzioni luterane, l'arcivescovo cattolico inglese Fisher, in una sua opera pubblicata nel 1537 ad Anversa, scrisse (corsivo mio) che "pur avendo ricevuto l'assoluzione sacramentale, il fedele non essere assolutamente certo di essere giustificato: può dubitare se il confessore sia vero sacerdote, se sia legittimamente costituito suo pastore; se abbia usato rettamente delle chiavi [...] può dubitare e di chi assolve se sia veramente tale, e di sé stesso se forse non opponga obice al sacramento" e ciò in quanto per avere l'assoluzione sacramentale dai peccati "ci vuole la potestà degli apostoli, del sacerdote, il quale sia esecutore e sentenzi secondo la legge, e non soltanto sia "recitatore" delle parole sacramentali" (op. cit., pag. 27).

Non è un caso che uno dei capitoli, oggi non più molto "frequentati", della teologia morale cattolica sia quello degli "scrupoli di coscienza", che una dottrina come quella sopra esposta facilmente può generare nell'animo del fedele, suscitandovi sempre nuovi dubbi insolubili, che portano infine alla nevrosi ossessiva. 

 
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FRAMMENTI DI STORIA DELL'IMPOSTURA

Post n°578 pubblicato il 02 Febbraio 2009 da Ledantec
 

Nell'opera di Jacques-Albin-Simon Collin de Plancy "Dizionario delle reliquie e delle immagini miracolose" (1982, traduzione e selezione dall'edizione originale del 1821-22 intitolata "Dictionnaire critique des reliques et des images miraculeuses") si legge (pag. 118) che si conservavano lacrime di Gesù Cristo "a Treviri, a S. Massimino in Provenza, nell'abbazia di Selincourt, a Thiers in Alvernia, in Saint-Pierre-le-Puellier a Orléans, nell'abbazia di Foucarmont, e in molti altri luoghi. Quella conservata a S. Massimino era caduta dagli occhi di Nostro Signore mentre lavava i piedi degli apostoli [...] Durante la rivoluzione (francese) furono esaminate alcune di queste sante lacrime. In alcune fiale [...] fu trovato un frammento di vetro, a forma di una goccia d'acqua; in altre non fu trovato niente".

 
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DIABOLICITA' DEL LIBERALISMO

Post n°577 pubblicato il 02 Febbraio 2009 da Ledantec
 

Dobbiamo ancora agl'ineguagliabili Gesuiti un'utile messa a punto sull'incompatibilità tra cattolicesimo allo stato puro, da una parte, e liberaldemocrazia, dall'altra. Si legge nell'articolo "Ateocrazia del liberalismo", comparso su "La Civiltà Cattolica", Serie XV, Vol. I, fasc. 1002 (data 7 febbraio 1892), pag. 641 e segg., in particolare pagg. 646-647: "[...] posto che ogni grado di vero liberalismo racchiude necessariamente un qualche grado di ribellione a Dio, ne segue che logico, ossia ragionevole, è solamente quel liberale, che di passo in passo finisce col negare Dio e con Dio ogni religione. Imperocché, si badi bene a questo dilemma e si consideri: o Dio è Signore assoluto dell'uomo, perché suo Creatore; ed allora l'uomo tutto ed in tutto deve dipendere da lui, come così nitidamente lo ha espresso il Concilio Vaticano, nella prima delle sue dommatiche costituzioni; o l'uomo ha diritto di togliersi, anco in un minimo che, dalla soggezione debita a Dio; ed allora il diritto di Dio cessa di essere supremo ed assoluto; il che è un dire, che Dio non è più Signore dell'uomo, in quanto ne è Creatore; in somma Dio non è più Dio.

 
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DIABOLICITA' DELLA POLITICA

Post n°576 pubblicato il 01 Febbraio 2009 da Ledantec
 

Per rendersi conto di quello che era il cattolicesimo ancora cinquant'anni fa, ecco un'altra citazione dal libro "Era del Diavolo" di A. Bohm (con la dieresi sopra la "o"), pubblicato in traduzione italiana nel 1956 dalle Edizioni Paoline e già citato nel "post" immediatamente precedente a questo. Questa volta si rappresenta come infettata dall'infaticabile e onnipresente "Diavolo" non già l'arte, ma la politica: "Per trascinare la creazione nel caos, Satana vuole che si scateni l'odio. E noi gli andiamo premurosamente incontro! La dissoluzione delle antiche gerarchie della struttura sociale ha permesso all'odio di agire come movente dell'evoluzione. Antipatie naturali, risentimenti di delusi sono stati intenzionalmente sfruttati come stimolo alla realizzazione di programmi politici. Così odio nazionale e di classe è assurto a premio delle potenze politiche dell'epoca. E, accanto a questo, pullulano odii di ogni specie: odio di razza, odio di partito, odio ideologico, che equivale a quello confessionale oramai sorpassato, odio di vincitori contro i vinti e viceversa. I partiti totalitari, nazionalisti e anche i cosiddetti democratici, che per il 51% di voti si aggiudicano la maggioranza arrogandosi il diritto di dettar legge, hanno consapevolmente presentato l'odio in veste di virtù (vedi perversione!) [...]".

Come si vede, per Bohm non si salvano neanche i partiti "democratici", anch'essi visti come fomentatori di odio.

 
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DIABOLICA ARTE MODERNA

Post n°575 pubblicato il 01 Febbraio 2009 da Ledantec
 

Nel Vangelo attribuito a "Luca" si attribuiscono a Gesù le seguenti parole (Lc. 10,18): "Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore". Già nei primi tempi del cristianesimo comincia, però, la lagna interminabile sull'azione indefessa del demonio - tema di sicura presa su menti poco aduse allo spirito critico e ricettive verso la suggestione di una spada di Damocle perennemente pendente sul loro capo: "Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare" (I Pietro 5,8).

A dispetto di quasi duemila anni di cristianesimo e a quasi duemila anni di distanza dalla visione attribuita a Gesù sul Diavolo che cade "dal cielo come la folgore", il XX secolo si è configurato come un periodo di vero e proprio superlavoro per il Diavolo e per le legioni innumeri degli "angeli decaduti" suoi seguaci. Oltre ai vari Hitler, Stalin, Pol Pot e dittatori, dittatorelli e stragisti vari, l'azione di Satana si sarebbe dispiegata anche nel mondo dell'arte, se dobbiamo dar retta a quanto si legge in un libro pubblicato nel 1956 dalle Edizioni Paoline [Antonio Bohm (con la dieresi sopra la "o"), "Era del Diavolo", traduzione dall'originale tedesco "Epoche des Teufels"], in un capitolo intitolato "L'arte anti-umana", alle pagg. 41 e seguenti dell'illuminata opera: "L'arte moderna non ama l'uomo [...] Da prima essa ha trattato l'uomo come un piacevole oggetto di natura, una superficie senza vita e senz'anima. Poi ha dissolto la sua figura e ogni altra figura ad impressioni di luce e di colore; infine essa lo ha ridotto ad una figura geometrica, lo ha segato a pezzi e scomposto e poi ricomposto in maniera frammentaria, non secondo la sua essenza, ma piuttosto come un mostro. Possiamo citare come esempio tipico di questa maniera il versatilissimo Picasso (il quale sa produrre anche lavori classici e naturalisti). Altre volte l'arte ha dilaniato e trasformato l'uomo rappresentandolo come fardello di miseria e volgarità, come nello spaventoso George Grosz e in quei caricaturisti alla Steinberg, le cui illustrazioni popolari mascherano coll'"umorismo" il recondito intento di rappresentare l'uomo con fredda irrisione, come un vuoto assoluto, una grottesca comicità, sciocca e raffinata cattiveria, futilità, turpitudine e nulla più. In pari tempo il cosiddetto surrealismo vuol rovesciare in fuori il di dentro dell'uomo, cioè descrivere il suo inconscio. Ne risulta un caos inestricabile di orridi mostri, baratri spaventosi, un vero inferno. Ma quel che soprattutto emerge nell'arte moderna è la tendenza dell'uomo di allontanarsi da ciò che è umano verso l'inorganico, verso la natura morta, le macerie, le rovine e infine verso la figura astratta che non rappresenta più nulla, se non rapporti numerici e geometrici, slegati da ogni altra manifestazione della creazione: un mondo sui generis. Si verifica così il fatto inaudito che l'uomo sparisce come soggetto di rappresentazione d'arte, anche da quella plastica. Perfino l'architettura perde in molte delle sue creazioni i rapporti coll'uomo, diventa anch'essa "astratta", in quanto si astrae dall'uomo, rifiutandosi di produrre dimore. Come spiegare tutto ciò, se non con lo sforzo dell'uomo di alienarsi da se stesso per schifo e odio? L'uomo, per sfuggire alla propria impurità, vuol subissarsi nell'inorganico che è puro. Oppure infuria anche nell'arte contro la bellezza e la forma del suo corpo e di conseguenza contro la sua somiglianza con Dio. Non vuol ammettere proprio quella, non vuole più se stesso e così si allea alla volontà del demonio."   

Siamo assai vicini al giudizio che i nazisti davano della cosiddetta "arte degenerata".  

 
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