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Raffaello, e i letterati amici: Tebaldeo, Baldassar Castiglione, Pietro Bembo.

Post n°433 pubblicato il 13 Luglio 2020 da marialberta2004.1
 
Foto di marialberta2004.1

Clicca sull’immagine: Roma, Pantheon, Tomba di Raffaello

Maria Alberta Faggioli Saletti 1 

▪RAFFAELLO 2020-L’ISCRIZIONE SULLA TOMBA AL PANTHEON di Antonio Tebaldeo Letterato ferrarese? 

Nel 2020 viene celebrato a Roma il V° Centenario della morte di Raffaello (Raffaello Sanzio 1483-1520), tra i più grandi artisti del suo tempo e di ogni tempo. La giovane esistenza di Raffaello ha incrociato quelle di insigni mecenati (signori delle Corti e due papi, Giulio II e Leone X), di artisti e di letterati amici.

Fra i letterati a lui legati, c’era il ferrarese Antonio TEBALDI (1462-1537,visse 75 anni), il Tebaldeo, alla latina come si usava a quei tempi, che sarà considerato suo amico.[1] 


Raffaello è sepolto a Roma al Pantheon, dopo un funerale principesco con l’esposizione della salma in Vaticano.  

L’iscrizione incisa sulla sua tomba, forse composta dal Tebaldeo, piuttosto che da Pietro Bembo, ne esalta l’attività creativa potente e si conclude così: 

Ille hic est Raphael, timuit quo sospite vinci / rerum magna parens, et moriente mori” 

(qui giace Raffaello dal quale la Natura, gran madre delle cose, temette di essere vinta mentre era vivo e quando lui morì, [temette] di morire anch’essa).[2]

Sulla morte del grande Raffaello, il Tebaldeo scrive anche un componimento latino nel quale lo definisce “decus artis”.[3]

 


[1] Il Tebaldeo è stato studiato recentemente a Ferrara:      Maria Alberta Faggioli Saletti,  "El Tebaldeo mio familiare presente  exhibitore…" . Il saggio comprende l’analisi dei sonetti del Tebaldeo per Lucrezia Borgia, e un’Appendice con la Storia di questo importante personaggio ferrarese. Tra le notizie documentate, l’amicizia del Tebaldeo con Raffaello, Pietro Bembo, Baldassarre Castiglione, fra i numerosi artisti e letterati in relazione reciproca con il Tebaldeo (Maria Alberta Faggioli Saletti, "El Tebaldeo mio familiare presente  exhibitore…", pp. 189-222, in Gruppo Scrittori Ferraresi, Lucrezia Borgia nell'opera di cronisti, letterati e poeti suoi contemporanei alla Corte di Ferrara, Studi nel V centenario delle nozze di Lucrezia Borgia e don Alfonso d'Este, ac . di Gianna Vancini, Este Edition, Ferrara 2002). 

[2]Francesco Paolo Di Teodoro,Vincenzo Farinella, Raffaello Santi, Dizionario Biografico degli Italiani (DBI) Treccani online 2017, vol. 90. 

[3] Filippo Cavicchi, Poesie storico politiche delTebaldeo, in Atti e Memorie della Deputazione Ferrarese di Storia Patria, Premiata Tipografia Sociale di G. Zuffi, Ferrara 1908, vol 18, p. 7.

 

 
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RAFFAELLO, e i letterati amici: Tebaldeo, Baldassar Castiglione, Pietro Bembo.

Post n°432 pubblicato il 13 Luglio 2020 da marialberta2004.1
 
Foto di marialberta2004.1

 

Clicca sull’immagine: Raffaello, Ritratto di Baldassar Castiglione 1514-15, olio su tela

cm 82x67. Parigi, Museo del Louvre. 

  

Maria Alberta Faggioli Saletti 2

2▪La morte prematura  di Raffaello è annunciata dal Tebaldeo a BALDASSAR CASTIGLIONE con un Sonetto.  Cenni al Castiglione

Il 6 aprile 1520, la notizia dell’improvvisa e prematura morte di Raffaello, a soli 37 anni, a Roma, si diffonde accompagnata da toni sgomenti per la perdita dell’artista totale, e anche della persona di eccezionale grandezza artistica e umana.

Un sonetto del Tebaldeo (contenuto nel manoscritto dei sonetti per Lucrezia Borgia) annuncia a Baldassarre Castiglione la morte diRaffaello:

"Castiglion mio subitamente il nostro/ (duolmi apportarvi un sì crudele affanno)/ Raphael  nel trigesimo terzo anno [a 33 anni, dunque Raffaello sembrava più giovane]/ abandonò questo terrestre chiostro./ Se  il color per voi spese, voi l'inchiostro/ per lui spendete, chè se pur avranno/ l'opre sue fine, eterne esser potranno, se scudo si faran del scriver vostro./  Non senza segni dal vel fral si sciolse,/ chè il gran palazzo,per sua man sì adorno/ che par non ha, s'aperse e cader volse./ Per lui fe' l'arte persa a noi ritorno,/ e il dì che l'empia Morte al mondo el  tolse/ l'ultimo fu della pittura giorno."

La notizia è di quelle che danno crudele dolore agli amici, soprattutto a quelli che hanno ricevuto il grande dono di un ritratto del sommo artista. Raffaello è stato capace  di far tornare la grande e perduta arte pittorica, ma con la sua   scomparsa la Pittura ha finito di vivere.

Il gran palazzo adorno, nominato nel sonetto tebaldeano, è il Palazzo del Pontefice,in Vaticano, precisamente la Loggia (poi detta Loggia di Raffaello, al secondo piano, un ambiente confinante con le Stanze dell’appartamento  dei Papi, Giulio II, e Leone X dal 1513, affrescate da Raffaello). La Loggia,decorata nel 1518-19, con storie bibliche e grottesche, da  Raffaello e dagli allievi della sua Bottega, in quei giorni minacciava di crollare per il peso dei portici superiori. Il Tebaldeo (e non è il solo) mette   in relazione i due avvenimenti.

 

 Baldassarre Castiglione (1478-1529,ha 5 anni più di Raffaello), destinatario del sonetto tebaldeano recante la ferale notizia, era il fine intellettuale vicino a grandi artisti come Raffaello, a letterati come Antonio Tebaldeo e Pietro Bembo, ma era anche diplomatico e militare vicino a regnanti (il marchese di Mantova e il duca di Urbino) e a papi (Leone X).

I regnanti, riconoscendone le doti di attento politico, lo incaricavano di ambascerie tra le più delicate del suo tempo. Egli ha saputo sfuggire agli intrighi, per muoversi in modo accorto, in tempi e in ambienti oltre modo complessi. Il suo capolavoro è il Cortegiano, opera conosciuta in tutta Europa. Si tratta di dialoghi, alla Corte di Urbino (nel 1507), nei quali è disegnato il perfetto cortigiano: nobile di stirpe, disinteressato e magnanimo, vigoroso, esperto delle armi, della musica, della poesia, delle arti figurative, nonché arguto conversatore.  

Il Castiglione, intorno al 1516, in una prima redazione del Cortegiano, elencava  il nome di Raffaello (insieme a Leonardo, Andrea Mantegna, Michelangelo e Giorgione) nel canone di coloro che “nella pittura sono excellentissimi”. Il Cortegiano verrà pubblicato a Venezia nel 1528, un anno prima della sua morte.  Dopo la morte prematura della moglie, Castiglione abbraccia lo stato ecclesiastico che gli viene offerto dal Papa Leone X (Claudio Mutini, Baldassarre Castiglione,DBI, cit.).

Castiglione, che ha conosciuto Raffaello alla Corte di Urbino (1513), ha ricevuto da lui uno splendido ritratto (1514-15,oggi a Parigi, al Museo del Louvre). Egli ne accenna in un componimento latino, Elegia qua fingit Hippolyten suam ad se ipsum scribentem (preparata a Roma nel 1519): la moglie Ippolita Torelli, rimasta a Mantova con il figlio Camillo, è immaginata davanti al ritratto, a sorridere e a scherzare, come se lo ritenesse capace di rispondere, per consolarla dell’assenza del consorte.

Per la morte di Raffaello, il Castiglione compone l’elegia latina De morte Raphaelis pictoris, nella quale celebra l’assoluta grandezza dell’amico pittore (c. Mutini, Baldassarre Castiglione, DBI, cit.).

 


   Rime Estravaganti, sonetto 460, in A. TEBALDEO, Rime, Vol. I( A. TEBALDEO, Rime, Vol. I,a c. di T. Basile e J.J. Marchand, Modena, Panini 1989; Vol. II, 1 e 2, a c. di T. Basile, Modena, Panini 1992; Vol. III, 1 e 2, a c. di J.J. Marchand, Modena,Panini 1992, cinque volumi) ; Vincenzo Golzio, Raffaello. Nei documenti, nelle testimonianze dei contemporanei e nella letteratura del suo secolo, Pontificia InsigneAccademia Artistica dei virtuosi al Pantheon, Città del Vaticano 1936 (1971), p. 3; Giuseppe Campori, Notizie e documenti per la vita di Giovanni Santi e Raffaello Santi da Urbino, Modena1870.  

A. TEBALDEO, Rime, cit., II 1, p. 442. 

Claudio Mutini, Baldassarre Castiglione, Dizionario Biografico degli Italiani (DBI), Treccani Roma 1979, vol. 22. 

Raffaello SantiDBI, cit..

 
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RAFFAELLO, e i letterati amici: Tebaldeo, Baldassar Castiglione, Pietro Bembo.

Post n°431 pubblicato il 13 Luglio 2020 da marialberta2004.1
 

 

Clicca sull’immagine: Raffaello, Il Parnaso, ca. 1510-11, Città del Vaticano, Musei Vaticani, Stanza della Segnatura. 


Maria Alberta Faggioli Saletti 3

3▪Raffaello raffigura  il Tebaldeo nell’ affresco “Parnaso” della Stanza della Segnatura in Vaticano?

Ritratto del Tebaldeo tratto dal Parnaso di Raffaello sul suo Monumento funebre a Roma (Basilica di Santa Maria  in Via Lata, 1776)

 

Raffaello è a Roma dal 1509 chiamato dal Papa Giulio II della Rovere

A Roma, egli inizia la decorazione delle Stanze Vaticane (appartamento del Pontefice),nel 1509, con gli affreschi di quella che verrà chiamata (nel 1513)  Stanza della Segnatura (Disputa del Sacramento, Scuola di Atene, Parnaso, Virtù e Legge).

La Stanza della Segnatura, oggi è nei Musei Vaticani.

Per la sua maestria, il giovane Raffaello (ha 26 anni) ha presto l’intera responsabilità del lavoro (contemporaneamente Michelangelo dipinge il soffitto della Cappella  Sistina).  

 

Nell’affresco autografo dedicato alla poesia e ai poeti (1510-11),il Parnaso, è ritratto Apollo circondato dalle Muse e da 18  poeti famosi, antichi e moderni. Poeti epici, lirici, tragici, poeti di generi mediani (commedia, egloga, elegia, epigramma). 

I risultati espressivi sono evidenti: i personaggi, tutti coinvolti in un’azione sono colti in espressioni e movimenti.

Il poeta Antonio Tebaldeo è stato raffigurato da Raffaello nel Parnaso, tra i poeti moderni collocati alla destra di Apollo? 

 

La notizia più autorevole circa questa raffigurazione è di Giorgio Vasari il quale, nella Vita di “Rafael da Urbino”, da lui definito “non meno eccellente che grazioso”, precisa che i ritratti del Parnaso sono “cavati parte da statue, parte da medaglie e molti da pitture vecchie, et ancora di naturale mentre che erano vivi, da lui medesimo”.

Tra i moderni poeti ritratti da Raffaello, Vasari nomina solo il Tebaldeo,“Tibaldeo et infiniti altri moderni”.  

 

Sicuramente il Tebaldeo è conosciuto a Roma per i suoi legami importanti e per i servizi svolti alla Corte Estense di Ferrara che hanno aumentato il suo prestigio. Egli appartiene anzitutto a una cerchia di spiriti eletti, una cerchia sovra provinciale e nazionale che, perciò, giustifica l’identificazione del Tebaldeo come poeta moderno nell’affresco raffaelliano.

 

Il Parnaso, come gli altri affreschi delle Stanze Vaticane, esemplifica principi umanistici, con protagonisti dell’antichità e moderni impersonati anche da contemporanei, figure di grande qualità artistica che abitano nello spazio degli antichi.  

Alcuni studi si soffermano su questa attribuzione , mentre altri mettono in dubbio attribuzione e identificazione.  


Nella Biblioteca Ariostea di Ferrara,  è conservata un’interessante incisione, “Ritratto di ‘Antonio Tibaldei’, con lauro” (l’alloro da cui era composta la corona con la quale venivano consacrati i poeti), "Raffaele Sanzio d'Urbino dipinse nel quadro del Parnasso al Vaticano" ("Pietro Ghigi incisore", "Luigi Agricola disegnatore", "In Roma, presso Agapito Franzetti, nel Corso alle Convertite"). Pietro Ghigi (Roma, XVIII e XIX secolo) è citato fra gli allievi di Giovanni Bianchi da Rimini, nella prima metà del '700.   

Questa incisione attesta l'importanza degli incisori di rame per le edizioni a stampa, nella fama di Raffaello, durante il secolo XVIII e  testimonia anche la fortuna dell’attribuzione al Tebaldeo del poeta moderno barbuto, raffigurato nel Parnaso, con lo sguardo rivolto verso lo spettatore e il capo cinto dal lauro.

 

Ritratto del Tebaldeo tratto dal Parnaso di Raffaello sul suo Monumento funebre a Roma (Basilica di Santa Maria in Via Lata, 1776) 

A questo punto è opportuno ricordare il monumento funebre del Tebaldeo, a Roma, nella Basilica di Santa Maria in Via Lata.

Sopra la grande lapide commemorativa del Tebaldeo vi è la sua effigie, e a lato, a destra, la scritta latina RAPHAEL DIVINUS IN AULA ORE THEBALDEUM PINXIT. IMAGO REFERT (Il divino Raffaello dipinse nella "stanza" vaticana il ritratto del Tebaldeo. L'immagine lo rappresenta).  

Il Tebaldeo è morto nel 1537 ma questo omaggio è stato voluto oltre due secoli dopo dal suo compatriota ferrarese, monsignor Giovanni Maria Riminaldi  (decano della Sacra Rota che solitamente veniva fatto cardinale), come ricorda l'iscrizione sottostante, 1776. 


NOTE 

-Raffaello Santi, DBI, cit. 

-Raffaello Santi, DBI, cit. 

-Giorgio Vasari (1511-1574), pittore, è il maggiore storiografo e critico d’arte del Cinquecento. Fin da bambino egli è stato affidato ai maggiori umanisti della sua città (Arezzo) e di Firenze.

Vasari ha studiato il disegno e la pittura presso Michelangelo Buonarroti ed ha avuto frequentazioni con importanti pittori di quel tempo.

La prima pubblicazione a stampa è del 1550:Giorgio Vasari, Le vite de' più eccellenti pittori, scultori, e architettori, Lorenzo Torrentino, Firenze 1550, 2 voll. (Einaudi, Torino 1986), vol. II, pp. 618-19 ; ID.,  Le vite di Raffaello e Giulio Romano, a c. di Gian Maria Erbesato, Ed.Tre Lune, Mantova 1999, p. 49.

Seguirà una seconda edizione, nel 1568,dopo un lungo viaggio di studio nell’Italia centro settentrionale: ID., Le vite de' più eccellenti pittori, scultori, e architettori, Giunti, Firenze 1568.  

-Claudio Strinati, Raffaello, Art Dossier n.97, Giunti, Firenze, febbraio 2017, p.33. 

-Vincenzo Golzio, Raffaello. Nei documenti, nelle testimonianze dei contemporanei e nella letteratura del suo secolo, Pontificia Insigne Accademia Artistica dei virtuosi al Pantheon, Città del Vaticano 1936 (1971).

-J. Godefridus Hoogewerff, 'Documenti  in parte inediti che riguardano Raffaello ed altri artisti contemporanei', in Rendiconti della Pontificia Accademia   Romana di Archeologia, 1945-46, Rendiconto XXI, Tipografia Vaticana, pp. 253-268; J. Godefridus 

Hoogewerff, La Stanza  della Segnatura. Osservazioni e commenti, in “Rendiconti della Pontificia  Accademia Romana di Archeologia”, 1949, Rendiconti XXIII-XXIV,Tipografia Vaticana 1950, pp. 317-356; Deoclecio Redig De Campos, Le Stanze di Raffaello, Ed. Del Turco, Firenze 1950; Deoclecio Redig De Campos, Dei ritratti di Antonio Tebaldeo e di alcuni altri nel  “Parnaso” di Raffaello, Archivio della Società Romana di  Storia Patria, Roma 1952, vol. 75, pp. 51-58.    

-Alberto Casadei, Vincenzo Farinella, Il Parnaso di Raffaello: criptoritratti di poeti moderni e ideologia pontificia, pp. 59-72,in “Ricerche di Storia dell’Arte”, rivista quadrimestrale, Ed. Carocci, Roma2017.

-Ferrara, Biblioteca Comunale Ariostea, Catalogo Iconografico, vol. 2°, fasc. 5, n. 39.

-Giorgio Milesi, Dizionario degli incisori, Minerva Italica, Bergamo 1982, 2 voll..  


 
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RAFFAELLO, e i letterati amici: Tebaldeo, Baldassar Castiglione, Pietro Bembo.

Post n°430 pubblicato il 13 Luglio 2020 da marialberta2004.1
 
Foto di marialberta2004.1

 

Clicca sull’immagine: Ritratto di Antonio Tebaldeo (in alto la scritta Tibaldeo), Firenze, Galleria degli Uffizi, Depositi, Inv. 1890, quadro 3558. Copia da un originale di Raffaello del 1516, olio su tavola cm 84x64.  

 

Maria Alberta FaggioliSaletti 4

4▪L’AMICIZIA tra Raffaello,Tebaldeo, Bembo, Castiglione e il Bibbiena, raccontata

dai loro ritratti.

Raffaello ha ritratto il nostro Tebaldeo’ (Ritratto del 1516, perduto): una lettera di  Pietro Bembo. 

 

Sappiamo, da una lettera di Pietro Bembo, ammiratore di Raffaello, al cardinale Bibbiena (Bernardo Dovizi da Bibbiena), del 19 aprile 1516, che “Raffaello ha ritratto il nostro Tebaldeo [nel 1516  Tebaldeo ha 54 anni]  tanto naturale che egli non è tanto simile a se stesso quanto gli è nella pittura. E io per me non vidi mai sembianza veruna più propria. Quello che ne dica e se ne tenga Messer Antonio, Vostra Signoria può stimare da sé, …

Il ritratto di Messser Baldassar Castiglione,o quello della buona e da me sempre honorata memoria del Signor Duca nostro [Lorenzo di Piero de’ Medici, Duca di Urbino?], parrebbono di mano d’uno de’ garzoni di Raphaello, in quanto appartiene al rassomigliarsi, a comperatione di questo del Thebaldeo. Io gli ho una grande invidia, che penso di farmi ritrarre anco io un giorno. Hora hora havendo io scritto sin qui, m’è sopragiunto Raphaello, credo io come indovino che io di lui scrivessi, … Per Dio non è burla, che hora hora mi sopragiugne  medesimamente Messer Baldassar, il quale dice che io vi scriva che esso s’è risoluto di stare questa state a Roma per non guastare la sua buona usanza, massimamente volendo così M. Antonio Thebaldeo”.

Il Bembo evidenzia la naturalezza e la somiglianza. Nel ritratto, Raffaello sa infondere all'immagine che ha creao una "sembianza propria"  che è vita (arte e vita).

Il ritratto del poeta Antonio Tebaldeo ci è noto anzitutto per l'elogio fattone dal cardinale Bembo nella sua lettera (del 1516) che dà  prova dei legami di  amicizia tra Raffaello,Tebaldeo, Bembo, Castiglione e il Bibbiena.  

D’altra parte sappiamo che Raffaello ha dipinto nel 1516 non solo il ritratto perduto del Tebaldeo, ma anche il ritratto   del Castiglione (Parigi, Louvre), del Bibbiena (Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze) e forse quello del Bembo già  nel 1506 (Ritratto di giovane, a Budapest).

Di Baldassarre Castiglione abbiamo scritto, del Tebaldeo  diremo più ampiamente.

Resta da dire di Pietro Bembo e del Cardinale Bernardo Dovizi da Bibbiena.

Pietro Bembo, umanista e letterato veneziano,curatore in gioventù delle Rime del Petrarca e della Commedia di Dante, ha frequentato la Corte Estense a Ferrara e quella di Urbino, poi si è recato a Roma, in qualità di Segretario del Papa Leone X.  Le sue opere più importanti sono le Prose della volgar lingua (1525) e le Rime (1530). Nelle Prose della volgar lingua, egli indica le regole per una lingua volgare unitaria come lingua letteraria, assumendo a modelli Dante, Boccaccio, Petrarca.

 

Bernardo Dovizi da Bibbiena, legato alla Corte Medicea di Firenze, segretario del Cardinale Giovanni de’ Medici, lo segue a Urbino (in esilio) dove conosce artisti e letterati (il Castiglione che lo inserisce come interlocutore nel Cortegiano). Di lui si ricorda una sola opera, La Calandria, commedia in prosa (non in versi) e in lingua volgare. A Roma, dopo l’elezione del Medici, Papa Leone X, l’amico Bibbiena, creato cardinale, diviene importante collaboratore del Papa. Con Raffaello il Bibbiena ha un rapporto di committenza e di amicizia.


Pietro Bembo, Lettere,Edizione critica a c. di E. Travi. Commissione per i testi di lingua, Bologna1987, vol. II, p.117.  

Carlo Dionisotti, Pietro Bembo, Dizionrio Biografico degli Italiani (DBI), Treccani, Roma 1966, vol. 8; Mirko Tavoni, PietroBembo, Enciclopedia dell’Italiano, Treccani Roma 2010.   

Giorgio Patrizi, Bernardo Dovizi, detto il Bibbiena, Dizionario Biografico degli Italiani (DBI), Treccani, Roma 1992,vol. 41.

 
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RAFFAELLO, e i letterati amici: Tebaldeo, Baldassar Castiglione, Pietro Bembo.

Post n°429 pubblicato il 13 Luglio 2020 da marialberta2004.1
 
Foto di marialberta2004.1

  clicca sull'immagine

Copia del perduto Ritratto di Antonio Tebaldeo di Raffaello, Collezione privata(foto:https://www.pubhist.com/w22552).

Jürg Meyer zur Capellen,Raphael: the Paintings, III: The Roman Portraits, ca. 1508-1520,Ed. Arcos Verlag, Landshut, 2008, pp. 19-21 e scheda  n. 75, pp. 127-128; Konrad Oberhuber, Raffaello, A. Mondadori, Milano 1982,p. 165.

 

Maria Alberta FaggioliSaletti 5-6

5▪Il sonetto del Tebaldeo di ringraziamento a Raffaello il quale gli ha donato il ritratto.

 

Lo stesso Tebaldeo ringrazia Raphael con un bel sonetto, nel quale lo paragona a Zeusi,il grande pittore greco (vissuto nel quinto secolo a. C.), perché ha ricevuto in dono un ritratto, di quelli lodati ai tempi.

Ecco il sonetto:

Se nel scriver a me fosse concessa/ la excellenza che a voi ne la pittura,/ non, Raphael, da me vostra figura/ men che da voi la mia vedreste expressa,/ma più vivace assai, perchè sommessa vostra arte agli anni… Pur io dirò, viva il mio verso o mora,/ che non in pinger sol avete vinto/ la man di Zeusi, ma in donar anchora.[1] 

 

6▪Raffaello, ‘la poesia del volto’. Il Ritratto del Tebaldeo (perduto). La copia di Firenze

Ma dove è finito questo ritratto del Tebaldeo? 

L’affascinante interrogativo ha ricevuto risposta. L’opera, rimasta in collezioni private, è poi andata dispersa.[2]

In occasione dello studio citato in nota, la scrivente ha acquisito, dai Depositi della Galleria degli Uffizi a Firenze, la fotografia della copia “da un originaledi Raffaello del 1516”, con la scritta in alto TIBALDEO. Nella nota,viene raccontata anche la storia della copia.[3]

 

Del ritratto originale del Tebaldeo e del suo valore nel percorso artistico di Raffaello,scrive Konrad Oberhuber, un importante studioso di Raffaello: il dipinto del 1516 mostra chiaramente come, dopo il 1514, si vada precisando “lo stile classico di Raffaello”, una maniera personalissima del disegno, e quali siano i progressi compiuti  dal grande pittore (nuova concretezza e realismo più spinto), per rendere ancora più marcata l’individualità.

"Dal 1513 in poi, quasi tutti i ritratti dipinti da Raffaello furono o testimonianze d'affetto dettate dal rapporto con un amico carissimo, o ritratti ufficiali dei mecenati più importanti, il papa e i suoi familiari",  ai quali Raffaello tende a dare “una sempre maggiore animazione interiore”.

 

Nel Ritratto del Tebaldeo, tra i lineamenti belli del volto calmo, risalta lo sguardo penetrante, eppure mite, dall’espressione affettuosa degli occhi.[4]

Una capacità del genio di Raffaello, definita ‘la poesia del volto’, che fa dei suoi straordinari ritratti i modelli della ritrattistica rinascimentale.

Secondo lo studioso, il Ritratto del Tebaldeo (che oggi conosciamo solo dalla copia) doveva accompagnarsi a quello del Castiglione e al duplice ritratto di Andrea Navagero e Agostino Beazzano, amici del Bembo

 (K. Oberhuber, Raffaello,cit.. Il ritratto è citato anche da J. Meyer zur Capellen, Raphael. A critical catalogue of his paintings, III, The Roman portraits, ca. 1508-1520, Landshut 2008, Cat. 75). 


 

[1] RimeEstravaganti, Sonetto 458, in A. TEBALDEO, Rime, Vol. I,cit. 

[2] Konrad Oberhuber, Raffaello, A. Mondadori, Milano 1982,p. 165.   

[3] Ritratto di Antonio Tebaldeo, olio su tavola, cm. 84x64, copia da un originale di Raffaello del 1516 (Inventario n. 1890, quadro n. 3558), Firenze, Galleria degli Uffizi-Depositi (autorizzazione 103640 della Soprintendenza peri Beni artistici e storici, Gabinetto fotografico, Galleria degli Uffizi, Firenze).

La copia del Ritratto del Tibaldeo, a Firenze fa, probabilmnte, parte della cosiddetta Serie giovianadei Ritratti. Paolo Giovio(1483ca.-1552), umanista e medico al servizio del cardinale Giulio de’ Medici  divenuto poi Papa Clemente VII, fin da prima del 1520, aveva iniziato ad allestire nel suo appartamento fiorentino, una Galleria di Ritratti di Uomini Illustri. Erano i ritratti di celebri letterati, di grandi condottieri, principi e papi che egli voleva eseguiti mentre erano in vita o copiati da statue, medaglie, monete autentiche ai quali accompagnava brevi Elogia che  riassumessero carattere e fortuna del personaggio. Tra il 1537 e il 1543 a Como sua città natale dove egli tornerà, dopo essere stato storico e vescovo, Paolo Giovio fa costruire un Museo  degli Uomini illustri nel quale collocare l’ormai celebre Galleria di ritratti (tanto famosa da essere copiata per tutto il Cinquecento).La qualità delle opere non è altissima, ma è grande il loro valore di documentazione.

Detto del Museo, circa la Serie gioviana, bisogna ricordare che Cosimo I de’ Medici, Granduca di Firenze, alla morte del Giovio (1552), invia a Como il pittore Cristofano dell’Altissimo (Cristofano di Papi), per eseguire le copie di quei ritratti. Agli Uffizi di Firenze, si trovano le derivazioni tratte da Cristofano dell’Altissimo. La serie originale è mutila mentre agli Uffizi si trovano tutte le derivazioni tratte da Cristofano dell’Altissimo.

Si ha notizia dal Vasari di 280 copie di ritratti (Lucrezia Borgia, AA.VV.,Ferrara, Mostra Palazzo Bonacossi 2002, pp. 104, 162).  

[4] K. Oberhuber, Raffaello,cit., pp. 156, 158-59;  K. Oberhuber, A.Gnann, Roma e lo stile classico di Raffaello 1515-1527, Mondadori Electa, Milano 1999.

 

 
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