Creato da: hrothaharijaz il 27/12/2006
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« RACCONTI: n.6Messaggio #10 »

Post N° 9

Post n°9 pubblicato il 31 Dicembre 2006 da hrothaharijaz

Vorrete sapere come mi nasce l'idea di un racconto, molto velocemente. La parte piu' difficile e' farsi venire l'idea; una volta che c'e' quella, scrivo di getto, rileggo, correggo, batto a computer, faccio leggere a mia moglie, se dice si', il racconto e' pronto. Due ore, quasi mai di piu'.

Il protagonista di questo racconto l'ho incontrato per caso e, come l'ho visto, l'ho fatto diventare il diavolo in questa storia. Successivamente questo signore l'ho conosciuto di persona, un soggetto buono e mite. Non ho avuto il coraggio di fargli leggere il racconto.

                                             FAUST A PAVIA

I momenti prima di una gara sono sempre i piu' importanti e difficili per un atleta.

Ulderico Sacchi, ventiduenne atleta pavese, era convinto che una gara la si vinceva o la si perdeva nei dieci minuti prima della partenza. Cosi' era stato nelle sue tre passate esperienze. Nella maratona di New York, tre anni fa, partito senza alcuna responsabilita', si era classificato venticinquesimo, un bel risultato per un dilettante al suo esordio. L'anno successivo, alla maratona di Boston, la tensione aveva cominciato ad attanagliarlo fin dalla notte precedente la gara e il risultato, il giorno dopo, era stato quello di un ritiro dopo nemmeno tre chilometri di corsa, con i muscoli contratti e duri come il marmo e gli intestini in fiamme. Decisamente meglio, l'anno successivo a Venezia, col sesto posto finale.

Ora gli si presentava un'occasione piu' unica che rara; un buon piazzamento lo avrebbe promosso fra i candidati a partecipare, per i colori italiani, alla maratona olimpica di Pechino 2008.

In quel radioso mattino del marzo 2008 si correva la Prima maratona Citta' di Pavia e Ulderico Sacchi non voleva lasciarsi scappare l'occasione di ben figurare nella sua citta' e davanti al suo pubblico.

Dietro i favoriti Loris Fanti e Severino Giudici vi erano altri tre o quattro atleti dati per piazzati e lui era, anzi, si sentiva maledettamente sicuro di essere uno di loro.

Mancavano venti minuti al via; si era sgranchito le gambe e tenuti caldi i muscoli percorrendo un paio di volte il Corso Cavour da Piazza della Vittoria fino alla statua della Minerva; si sentiva in forma, era tranquillo e, soprattutto, aveva buone sensazioni per l'imminente gara.

Mentre sotto i portici guardava la vetrina di un negozio di dischi, avverte una sensazione di disagio, un brivido freddo lungo la schiena; vicino a lui si e' fermato uno strano individuo, alto poco meno di un metro e mezzo, dell'apparente eta' di cinquantacinque anni, pochi capelli neri e unti con il riporto ad incorniciare un viso spigoloso e decisamente brutto, rovinato dall'acne giovanile; portava una giacca principe di Galles fuori moda sopra una camicia grigia su cui spiccava un'indecente cravatta verde smeraldo chiazzata al centro da una vistosa macchia di grasso; portava poi un paio di pantaloni marroni stazzonati, di almeno un paio di taglie piu' grandi e calzava un paio di vecchie scarpe invernali, pure marroni; emanava uno strano odore, rancido e dolciastro misto a fumo, quasi zolfo.

L'ometto sussurro' qualcosa che Ulderico, inizialmente, non afferro'. "Cosa ha detto, ce l'ha con me?", disse; "Si!" rispose l'ometto, "Devo farti una proposta interessante, ti offro una vita intensa, piena di soddisfazioni sportive ed economiche, ma purtroppo breve, vuoi accettare? Devi decidere in fretta, hai poco tempo a disposizione".

Ulderico, che aveva sempre la battuta pronta, squadro' con aria di compatimento l'ometto e, lapidario, rispose: "Senti bello, vai fino in fondo a Corso Cavour, giri a destra in via Palestro, a meta' via, sempre sulla destra, troverai la Clinica neurologica Mondino, li', senz'altro, qualcuno ti potra' dare una mano". Girati i tacchi si diresse a passo di corsa verso il Municipio, per l'ultima sgambata.

Mancava ormai poco alla partenza della maratona e Ulderico aveva gia' dimenticato lo strano incontro di pochi minuti prima quando, a pochi metri dal portale della chiesa sconsacrata di S. Maria Gualtieri, rivide lo strano ometto di prima che parlava con Luigi Sartori, uno dei concorrenti che avrebbe potuto dargli fastidio nella corsa verso l'olimpiade cinese. I due si sorridevano amichevolmente e li vide salutarsi con una vigorosa stretta di mano. Improvvisamente Ulderico si senti' a disagio, gli sembro' che le forze lo stessero abbandonando, senti' le gambe molli e incomincio' a sudare ancor prima di far fatica.

Lo sparo dello starter lo prese in contropiede e si ritrovo', lui che aveva deciso di attuare una tattica d'attacco fin dalla partenza, intruppato in mezzo al plotone. Giunto all'altezza del Borgo Ticino capi' che da quella posizione non si sarebbe piu' schiodato.

La sua fu una corsa incolore, senza sussulti; tento', senza convinzione un allungo per recuperare qualche posizione, alla periferia di San Martino ma, dopo nemmeno duecento metri, dovette desistere, con le gambe dure come l'acciaio e il cuore in gola che martellava a piu' non posso.

Decise di portare a termine la gara per onor di firma, non poteva permettersi il ritiro nella sua Pavia e davanti ai suoi tifosi.

Il finale per Ulderico fu uno strazio, percorse gli ultimo metri quasi in apnea e, appena dopo il traguardo, in via XI febbraio, stramazzo' a terra sfinito. Si riprese solo dopo un'ora e seppe che a vincereera stato, sorprendentemente, Luigi Sartori, con un tempo incredibile, 1h59'37", nuovo record mondiale sulla distanza; lui penultimo; addio Pechino, addio sogni olimpici.

La carriera agonistica di Ulderico Sacchi fu costellata, negli anni successivi, da una serie incredibile di infortuni ed eventi sfortunati. Una fastidiosa tendinite al ginocchio lo tenne lontano dalle corse per quasi due anni; nel 2010 stava per coronare il suo sogno, vincere una maratona importante, quando, in quella di Tokio, a meno di due chilometri dal traguardo e con un ampio margine di vantaggio sugli inseguitori, venne assalito e morsicato da un cane randagio. Dovette abbandonare la gara e a vincere fu Sartori. Dopo la rottura del tendine d'Achille decise di appendere le scarpe al chiodo per consegnarsi ad una anonima vita di lavoro, come fattorino, all'Universita' di Pavia.

Nel frattempo la carriera di Luigi Sartori fu un tripudio di vittorie e ori olimpici e mondiali; nel 2008 alle Olimpiadi di Pechino vinse l'oro nei 10.000 metri e nella maratona, nel 2012, a Londra, ripete' la stessa impresa e quattro anni dopo, a Buenos Aires, vinse anche i 5000 metri.

Nello stesso anno Sartori si ritiro' dall'attivita' agonistica imbattuto e acclamato come uno dei mostri sacri dello sport italiano al pari di un Coppi o di un Tomba.

Si stava profilando per lui un futuro di successo come attore cinematografico quando, per un banale incidente domestico dovuto ad uno scaldabagno difettoso, mori' il 24 giugno dell'anno successivo, a 36 anni di eta'.

"Morto Sartori", titolavano i giornali "Il piu' grande atleta che l'Italia abbia avuto".

Incredulo, davanti alla televisione per assistere ai funerali in diretta, c'era anche Ulderico Sacchi. La bara stava per essere portata, a spalla, fuori dalla chiesa di Sant'Andrea a Vercelli, citta' in cui Sartori viveva, quando,, tra il pubblico, Ulderico vide , sorridente e quasi soddisfatto, un ometto, alto poco meno di un metro e cinquanta, dell'apparente eta' di 55 anni, con pochi capelli neri e unti, con riporto, una giacca principe di Galles sopra una camicia grigia su cui spiccava un'orribile cravatta verde smeraldo macchiata di unto, pantaloni marroni larghi e scarpe pure marroni.

Non ne poteva sentire l'odore, ma ci avrebbe scommesso che era rancido e dolciastro, misto a fumo, quasi zolfo.

 
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Commenti al Post:
matteo.moda
matteo.moda il 31/12/06 alle 18:10 via WEB
Ho bisogno di un tuo consiglio, vieni nel mio blog!
(Rispondi)
 
gabry.99
gabry.99 il 10/01/07 alle 18:49 via WEB
Che dire rotari? sai che hanno i tuoi racconti? Ti prendono, sono avvincenti, sei curioso di vedere come vanno a finire... Poi sono corredati da ottimi particolari, la cravatta verde con la macchia di unto.... Beh...mi è piaciuto! ciaoooooo al prossimo.....
(Rispondi)
 
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