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Messaggi del 09/11/2017
Post n°201 pubblicato il 09 Novembre 2017 da gabbiano642014
Cari Amici, sono trascorsi dodici mesi dalla nuova elezione e il bilancio nonostante i 36000 tweet,nell'American first è la linea dei funzionari che affermano che il riscaldameneto globale è dovuto alle responsabilità dell'uomo ,che il diritto alla vita va salvaguardato,che il Muro lungo il confine non è democrazia. I discorsi al mondo non sono cartelli pubblicitari. Il video che vi propongo è l'ultimo discorso del Presidente Barack Obama ,il 11 gennaio 2017 a Chicago presso il Mc Cormick Place dinnanzi a 20000 persone. Yes we can è il discorso che sarà Storia del mondo.
11 Gennaio 2017 - Chicago - Questi sono alcuni rammenti del discorso. "C'è una seconda minaccia per la nostra democrazia, vecchia quanto la nostra nazione. Dopo la mia elezione qualcuno aveva parlato di una America post-razziale. Questo punto di vista, per quanto ben intenzionato, non è mai stato realistico. L'etnia è una forza potente e spesso divisiva nella nostra società. Ho vissuto abbastanza da sapere che le cose oggi vanno meglio di dieci, venti o trent'anni fa: non si vede solo nelle statistiche ma nel comportamento dei giovani americani di ogni orientamento politico. Ma non siamo ancora al punto in cui abbiamo bisogno di arrivare. Tutti noi dobbiamo fare di più. [...] Niente di tutto questo sarà facile. Per molti di noi è diventato più comodo ritirarci nelle nostre bolle, che sia il nostro quartiere o il nostro college o la nostra chiesa o i social network, circondati da persone esattamente come noi con le nostre stesse idee politiche, e non metterci mai in discussione". "Tutto questo dipende dalla nostra partecipazione: da ognuno di noi che accetta di avere delle responsabilità da cittadino, a prescindere dalle sue idee e da chi sia al potere. La nostra Costituzione è un regalo meraviglioso. Ma in realtà è solo una pergamena. Non ha potere di per sé. Siamo noi, il popolo, che le diamo potere con la nostra partecipazione e le nostre scelte. Col nostro difendere o no le nostre libertà. Col nostro rispettare e far rispettare o no lo stato di diritto. L'America non è fragile. Ma i grandi progressi che abbiamo fatto nel nostro viaggio verso la libertà non sono scontati. Li indeboliamo tutte le volte che permettiamo al dibattito politico di diventare così velenoso che le brave persone decidono di non impegnarsi in politica; così pervaso dal rancore che giudichiamo malevoli gli americani con cui non siamo d'accordo. Li indeboliamo tutte le volte che ci definiamo più americani di altri nostri concittadini; tutte le volte che pensiamo che tutto sia corrotto intorno a noi, e ne incolpiamo i leader politici senza prendere in considerazione il nostro ruolo nell'eleggerli. Sta a tutti noi essere guardiani preoccupati e gelosi della democrazia; abbracciare con gioia questo compito per continuare a migliorare la nostra grande nazione. Perché per tutte le nostre differenze, c ondividiamo tutti lo stesso titolo: cittadini." "In fin dei conti, ce lo chiede la nostra democrazia. Non solo quando c'è un'elezione, ma nell'arco di tutta una vita. Se siete stanchi di discutere con degli sconosciuti su internet, cercate di parlare con qualcuno di persona. Se qualcosa dovrebbe funzionare meglio, allacciatevi le scarpe e datevi da fare. Se siete delusi dai vostri rappresentanti, raccogliete le firme e candidatevi voi stessi. Fatevi avanti, fatevi sotto. Perseverate. Qualche volta vincerete. Altre volte perderete. Presumere che ci sia del buono nel prossimo può essere un rischio, e ci saranno momenti in cui sarete molto delusi. Ma per chi di voi sarà fortunato abbastanza da riuscire a fare qualcosa, da vedere da vicino questo lavoro, lasciate che ve lo dica: può ispirarvi e darvi energia. E più spesso di quanto pensiate la vostra fiducia nell'America e negli americani sarà confermata. La mia lo è stata di certo." "Cari americani, servirvi è stato il più grande onore della mia vita. Non ho intenzione di fermarmi: sarò accanto a voi, da cittadino , per tutti i giorni che mi rimangono. Per adesso, che siate giovani o giovani nel cuore, ho solo un'ultima richiesta per voi. La stessa cosa di otto anni fa, quando vi chiesi di fidarvi di me. Vi chiedo di crederci. Non nella mia abilità di cambiare le cose, ma nella vostra. Vi chiedo di tenere viva la fiducia nell'idea che ci hanno tramandato i nostri Padri Fondatori: quell'idea che parlava agli schiavi e agli abolizionisti, quello spirito che cantavano gli immigrati e gli esploratori e chi marciava per ottenere giustizia; il credo di chi ha piantato bandiere su campi di battaglia stranieri e sulla Luna; il credo al centro di ogni americano la cui storia non è ancora stata scritta. Si può fare. Lo abbiamo fatto. Si può fare."
Yes we can: il discorso al mondo. Il discorso al mondo può contribuire alle grandi sfide. Il discorso al mondo parla lo stesso linguaggio in tutte le nazioni, concilia la politica,la fede per arrivare ad un intesa che possa migliorare la vita non solo dell'uomo,ma di tutti gli uomini. Il discorso al mondo forma idee diverse dalla realtà che sono grandi anche per un piccolo istante ,tutti gli uomini nella ricerca di uno sviluppo sostenibile di pace,di lotta al razzismo,qualsiasi pregiudizio sulle etnie e dignità. Il discorso al mondo sono il pensieri che si possono analizzare e cambiare: il riscaldamento globale,i flussi migratori,il disarmo,la povertà. Il discorso almondo nelle rispettive credenze religiose sono il ruolo centrale che unisce gli uomini non a soddisfare il mondo industriale, ma nel dialogo produttivo. Il discorso al mondo non sono i programmi ipotetici di attacchi nucleari o budget per spese militari. Yes we can è il discorso al mondo che non conosce il tempo, il suo significato rimarrà indelebile e nella realtà sociale ha un unica voce interiore:Uomo.
Cari Amici, nel "Yes we can:il discorso al mondo" auguro a tutti voi una buona giornata. Gabbiano. |