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Missionari francescani del Rosario

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CHI SIAMO

 

L’ Associazione Secolare “Missionari Francescani del Rosario” si è riunita per la prima volta nel 2009 presso l’ospedale civile di Caserta. Si desiderava dar vita ad un’associazione di laici che vivesse nel mondo la missionarietà propria che scaturisce dal Battesimo, nella semplicità francescana, evangelizzando attraverso la preghiera del Rosario. Primo assistente spirituale dell'associazione è fra Rosario Perucatti ofmcap, ex cappellano dello stesso ospedale. Fra Rosario ha riunito intorno a sé volontarie e volontari ai quali ha dato mandato di recitare il santo Rosario della Madonna di Pompei insieme agli ammalati e ai loro familiari nella sala di attesa della rianimazione e nei vari reparti dell’Ospedale. Lo stesso fra Rosario ha poi dato vita ad una catechesi mariana, attraverso la Lettera Apostolica di Giovanni Paolo II, “Rosarium Virginis Mariae”, cui tutti erano chiamati a partecipare per acquisire una maggiore conoscenza del Rosario. Alla Missionaria dell’Immacolata Padre Kolbe Lucia Corcella, poi, è stata affidata una ulteriore catechesi sul valore ed il significato della missionarietà. È nata, infine, la tradizione di Solennizzare la festa della Madonna del Rosario il 7 ottobre: durante la Celebrazione Eucaristica, viene consegnato il mandato missionario a coloro che entrano a tutti gli effetti nell’Associazione. Oggi, l'“Associazione Secolare missionari francescani del Rosario”, nata dallo spontaneo desiderio di portare la parola di Dio ai fratelli, ha raggiunto una sua forma statutaria e continua ad operare anche al di fuori dell’ospedale e si offre a quanti sentono il desiderio di pregare.

 

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Il Vangelo

Post n°1308 pubblicato il 21 Settembre 2015 da mfr_caserta

SAN MATTEO
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre andava via, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol
dire: "Misericordia io voglio e non sacrifici". Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Parola del Signore

Commento su Matteo 9,9-13

La più antica tradizione cristiana attribuisce il primo vangelo a Levi il pubblicano. Un vangelo scritto sull'esempio di Marco, destinato ad una comunità di giudeo-cristiani, forse di Gerusalemme. È Matteo, oggi, che festeggiamo.

Leggere la vicenda umana e spirituale di Matteo ci rallegra il cuore. Ma, per farlo, dobbiamo uscire dagli stereotipi, anche cattolici!, che inquinano il nostro giudizio. Sappiamo che Levi è un pubblicano, uno che appalta le tasse dai romani, un rinnegato senza fede. Come tutti i pubblicani è odiatissimo dai suoi correligionari, ma non sembra farci troppo caso: non ci viene detto quale sia la sua vita di fede ma, in un'epoca che esasperava i contrasti, è probabile che non seguisse le puntigliose e infinite prescrizioni della Legge che palesemente contraddiceva. Eppure quell'incontro col Nazareno, ospite di Pietro di Betsaida, il pescatore, gli ha cambiato radicalmente la vita. Poche battute per raccontare quell'incontro, avvenuto al banco delle imposte: Gesù che si avvicina, gli chiede di lasciare tutto e lui che si alza e lo fa. Ma un particolare ci illumina: la festa che Matteo offre a tutti i suoi amici per sottolineare l'evento. Quanta gioia era nascosta nel cuore di Matteo, abituato ad essere insultato? Quale sguardo ha scardinato la sua corazza? Dopo trent'anni racconta quell'evento fondante della sua nuova vita. La conversione richiede costanza, fedeltà, e Matteo l'ha avuta e ci dice: ne è valsa la pena.

 

 
 
 
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