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Missionari francescani del Rosario

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CHI SIAMO

 

L’ Associazione Secolare “Missionari Francescani del Rosario” si è riunita per la prima volta nel 2009 presso l’ospedale civile di Caserta. Si desiderava dar vita ad un’associazione di laici che vivesse nel mondo la missionarietà propria che scaturisce dal Battesimo, nella semplicità francescana, evangelizzando attraverso la preghiera del Rosario. Primo assistente spirituale dell'associazione è fra Rosario Perucatti ofmcap, ex cappellano dello stesso ospedale. Fra Rosario ha riunito intorno a sé volontarie e volontari ai quali ha dato mandato di recitare il santo Rosario della Madonna di Pompei insieme agli ammalati e ai loro familiari nella sala di attesa della rianimazione e nei vari reparti dell’Ospedale. Lo stesso fra Rosario ha poi dato vita ad una catechesi mariana, attraverso la Lettera Apostolica di Giovanni Paolo II, “Rosarium Virginis Mariae”, cui tutti erano chiamati a partecipare per acquisire una maggiore conoscenza del Rosario. Alla Missionaria dell’Immacolata Padre Kolbe Lucia Corcella, poi, è stata affidata una ulteriore catechesi sul valore ed il significato della missionarietà. È nata, infine, la tradizione di Solennizzare la festa della Madonna del Rosario il 7 ottobre: durante la Celebrazione Eucaristica, viene consegnato il mandato missionario a coloro che entrano a tutti gli effetti nell’Associazione. Oggi, l'“Associazione Secolare missionari francescani del Rosario”, nata dallo spontaneo desiderio di portare la parola di Dio ai fratelli, ha raggiunto una sua forma statutaria e continua ad operare anche al di fuori dell’ospedale e si offre a quanti sentono il desiderio di pregare.

 

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Il Vangelo

Post n°1527 pubblicato il 14 Maggio 2016 da mfr_caserta

Dal Vangelo secondo Giovanni
15,9-17


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».
Parola del Signore

 

Commento su Giovanni 15,9-17

L'idea che il gruppo degli apostoli dovesse essere composto da dodici persone, numero che richiama le dodici tribù di Israele, spinge il gruppo dei discepoli a sostituire Giuda: ed entra in scena l'apostolo Mattia.
A volte abbiamo l'idea che la Chiesa sia una specie di monolite granitico che non cambia mai idea od opinione, che vive con la paura di spostare una virgola di ciò che vive. Invece il vangelo ci consegna una realtà estremamente dinamica, che non teme di decidere, sapendo di essere assistita dalla luce dello Spirito. L'idea di restare "dodici", un numero simbolico e nulla più, spinge gli apostoli a far entrare nel proprio gruppo un candidato di riserva, Mattia, che aveva seguito Gesù fin dalla Galilea. Ancora oggi la Chiesa deve prendere delle decisioni su argomenti che Gesù non ha affrontato esplicitamente, e lo fa ispirandosi alle sue parole, alla sua visione, osando poi concretizzarle in scelte non sempre facili e scontate. La Chiesa, quindi, conserva sì il tesoro del deposito della fede, ma con intelligenza, facendo dialogare l'essenziale con la concretezza delle situazioni, come quando deve affrontare la spinosissima questione di far entrare i pagani nel gruppo dei discepoli, cosa affatto scontata. Che san Mattia, apostolo di riserva, che è stato in panchina fino alla fine del secondo tempo della partita, insegni alla Chiesa attuale ad osare le scelte, restando sempre fedele allo spirito del vangelo.

 

 
 
 
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