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« Ritirata la delibera "Rodeco"Sondaggio: Vince il rico... »

"Rodeco". Le Mozioni non discusse dal Consiglio comunale

Post n°140 pubblicato il 01 Dicembre 2007 da domusidee
 

   Da un lato tre consiglieri di maggioranza, Giulio Caserta, Rocco Riso (relatore della mozione) e Giuseppe Labate, dall’altro il gruppo di minoranza formato da Nicola Bertuccio, Francesco Tulino, Saverio Tulino Armando Mangone e Giuseppe Labate. Questi gli attori di una vicenda che vede al centro la delibera di assegnazione della gestione della riscossione dei tributi alla Rodeco srl di Vogherà e due mozioni presentate per chiederne la revoca. Il consiglio comunale previsto per giovedì (leggi qui) non ha discusso i testi delle due mozioni perché la giunta poche ore prima della seduta del civico consesso ha ritirato la delibera per ragioni "politiche e non tecniche". Tutto era centrato sulla tanto contestata delibera di giunta con cui il Comune aveva conferito «l’incarico per l’espletamento delle attività riguardanti i cespiti tributari ed amministrativi relativi alla tassa sulla raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, canone di occupazione del suolo e delle aree pubbliche ed imposta Ici pattuendo un corrispettivo economico pari al 50% iva compresa da computarsi sull’ammontare delle nuove e maggiori entrate complessivamente introitate  e riscosse direttamente e indirettamente dall’amministrazione comunale».

   Sia dai tre consiglieri di maggioranza, fra i quali il presidente del consiglio comunale, Giulio Caserta, sia dal gruppo di minoranza sono state depositate delle mozioni che sostanzialmente chiedevano alla Giunta di ritirare la delibera in questione.

  Nella proposta di mozione a firma di Caserta, Riso e Labate, depositata il 19 novembre scorso si legge come «dalla consultazione della delibera è emerso che, ferma restando la necessità percepita dall’organo esecutivo non sufficientemente supportata da una analisi dettagliata che porti ad evidenziare in modo chiaro gli effetti ed i vantaggi del controllo che il raggruppamento di imprese (fra cui la Rodeco ndr) si appresta ad effettuare, risulterebbe che la delibera evidenzi lacune e conflitti riconducibili ad un aspetto programmatico, normativo, regolamentare e di effetto in termini di impatto socio-economico e, principalmente, di un dibattimento politico necessario al fine di raccordare aspetti concordanti e di opinione comune generalmente riconosciuti, nella prassi, ad un modello organizzativo-gestionale basato sulla trasparenza dell’azione amministrativa finalizzata a perseguire obiettivi di economicità dell’azione stessa». Per i tre consiglieri la giunta Condoleo nell’approvare la delibera contestata non ha tenuto conto della riduzione di un’unità del personale dell’ufficio comunale tributi, inoltre «appare alquanto anomalo – prosegue il testo – che nel corpo della delibera» venga messo in evidenza «come ragione essenziale del ricorso alla trattativa privata gli aspetti tecnici (non risulta allegata alcuna relazione del responsabile dell’Ufficio tributi) in luogo di una indizione di gara che va nella direzione, invece, del rispetto del principio di economicità tra l’altro non certificato, nella delibera, dalla responsabile dei servizi finanziari e non ultimo il rispetto della pubblicità dell’azione amministrativa». Una riflessione importante, i tre consiglieri, la fanno anche in relazione all’uso di «speciali software di proprietà» e del relativo costo «alla luce dell’esperienza avuta con altre imprese di gestione dei servizi comunali. Infatti – si spiega nella proposta di mozione – ad oggi l’ente si trova a gestire delle banche dati organizzate da alcune imprese già aggiudicatrici dietro corrispettivo derivante dall’acquisto di software di proprietà indispensabile per la lettura delle informazioni contenute nel supporto». Per la serie: ogni volta un software nuovo per leggere i dati e ogni volta un nuovo costo che si aggiunge sul conto del Comune… Ma oltre a profili di opportunità e di irregolarità sostanziale i tre consiglieri evidenziano problemi di irregolarità formale visto che la delibera si porrebbe in contrasto con il regolamento generale delle entrate approvato dal consiglio e attualmente in vigore «un provvedimento amministrativo emesso da un organo esecutivo locale non può rendere inefficace un provvedimento regolamentare approvato da un organo di controllo quale il Consiglio comunale o ancora peggio neutralizzare una legge dello Stato disattendendo un concetto elementare del diritto e cioè che una norma di rango inferiore non può indiscutibilmente annullare o modificare una norma di rango superiore». A mancare per i tre consiglieri è  la prova dell’economicità della scelta, infatti, «non risulterebbero elementi tali da considerare la proposta vantaggiosa». Un’ultima ma non per importanza annotazione riguarda il concetto di “incarico a costo zero”. «Non può non evidenziarsi – si legge nel testo – che nonostante l’affidamento dell’incarico venga considerato a costo zero sembrerebbe che nel bilancio di previsione 2007 siano state imputate, come maggiore gettito tributario, circa 370 mila euro. E’ ovvio che detta somma rappresenta il risultato finale di un ragionamento programmatico delle entrate e che si concretizza in quella consistenza economica che giustifica, probabilmente, il ricorso ad un controllo capillare del sistema tributi dell’ente e che perciò non può essere considerato affatto un incarico a costo zero». In conclusione Caserta, Riso e Labate, nel rimarcare come «sembrerebbero esistere gli elementi per considerare la delibera priva di efficacia», chiedevano di valutare «la revoca della delibera» poi puntualmente arrivata come detto prima (leggi qui).

   Per quanto riguarda la mozione della minoranza presentata il 22 novembre dal gruppo di minoranza formato da Nicola Salvatore Bertuccio, Francesco Tulino, Saverio Tulino, Armando Mangone e Giuseppe Labate, evidenzia, come quella depositata tre giorni prima, tutta una serie di criticità che dovrebbero portare, secondo i consiglieri di minoranza, «all’approvazione di un atto di indirizzo alla giunta comunale per la revoca della delibera». Il gruppo di opposizione chiarisce nella propria mozione che «l’atto deliberativo risulta privo di parere contabile espresso dal responsabile del servizio finanziario, infatti – prosegue il testo – non sono rilevate le corrispondenti risorse (maggiori accertamenti – entrate) e gli interventi (costo del servizio – spesa – ovvero compenso da corrispondere alla ditta affidataria) relative all’attuazione del progetto che comunque formano un vincolo sul bilancio di previsione, né risulta essere stata acquisita la specifica relazione tecnica-amministrativa-contabile da parte dell’ufficio comunale competente». Un problema non da sottovalutare, inoltre, è il fatto che «impropriamente viene evidenziato che il servizio è a costo zero il che farebbe rilevare che viene fornito gratuitamente». Ma «tutto ciò non corrisponde a verità in quanto si rileva che nel deliberato viene precisato che i corrispettivi verranno liquidati a fronte di regolare fattura e quindi vi è un interessamento della parte spesa del bilancio». Tra l’altro «a fronte della considerazione che non sono stati indicati i relativi interventi di bilancio», i consiglieri di minoranza rilevano «che è espressamente fatto divieto delle gestioni di entrate e di spese che non siano scritte in bilancio». Inoltre, «il servizio viene affidato direttamente a trattativa privata ai sensi ad un unico operatore economico, a tal proposito viene rilevato che la normativa vigente non prevede più la formula impropriamente usata di trattativa privata bensì quella di procedura negoziata o ristretta». In chiusura, il gruppo di opposizione aggiunge che «la giunta ha operato stante l’obiettiva impossibilità di reperire sul mercato internazionale altre imprese in grado di offrire questo servizio alle medesime condizioni (non risulta invece dagli atti essere stata adottata la prescritta individuazione degli operatori economici da consultare secondo le procedure previste dal d. lgv 163/2006)». Senza dimenticare che «l’atto deliberativo in questione non presenta le caratteristiche di mero atto di indirizzo bensì di atto gestionale e quindi non di competenza della giunta» e che «l’affidamento non è proceduto dall’obbligatoria adozione di un atto di determinazione a contrattare previsto dal d. lgv 267/2000». In virtù di ciò, per la minoranza «l’atto è illegittimo in quanto viziato sia nella forma che nella sostanza ed in particolare per difetto di competenza dell’organo deliberante, per la mancanza di copertura finanziaria, per le modalità di scelta del contraente e per la congruità dell’offerta». La delibera della discordia, quindi, stando a quanto affermato dal gruppo di opposizione, era da annullare in quanto illegittima, una questione estremamente delicata la cui discussione però è venuta meno grazie al fatto che la giunta poche ore prima della seduta del  Consiglio comunale di giovedì ha ritirato la delibera "Rodeco".

 
 
 
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