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Creato da: ilpasquino.controinf il 02/01/2012
giornale di controinformazione

Messaggi del 10/09/2015

 

Le spalle della crisi

Post n°787 pubblicato il 10 Settembre 2015 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

“La crisi è alle spalle”, urla l’annunciatore dem dagli schermi dell’informazione disinformante.

I dati che tutti gli istituti di statistica, compresi quelli europei, riportano sono di un aumento decimale sia dell’occupazione che del Pil, accompagnati da una fiducia in crescita e da quell’ottimismo sbandierato ed urlato rimasto unico ed ultimo strumento politico di governi senza senso e senza verità.

Alle spalle delle balle i licenziamenti continuano a colpire centinaia di famiglie, i  “non ottimisti” smettono di cercare lavoro, e sono in aumento, i pessimisti addirittura decidono di togliersi la vita…ma tutto questo passa inosservato sotto i riflettori dei governi, e della loro informazione, che hanno intrapreso il cammino della menzogna e della presa in giro, della guerra all’immigrato o del pericolo Isis, con l’obiettivo di “abituarci” a vivere con meno, o con niente, o ancora meglio sotto un ponte, ma con il sorriso sulle labbra ed il pensiero rivolto ad un domani migliore...senza immigrazione.

Già perché alle spalle di questa crisi, che sarebbe superata,  c’è un esercito dimenticato che non ha dimora e non ha futuro, che di pensione muore di fame…o è esodato e non percepisce neanche l’assegno che potrebbe farlo campare male,  che muore nei campi agricoli per un super lavoro pagato pochi euro, o nelle aziende italiche, dove la “sicurezza” è un costo da non affrontare in nome della competitività, che non può curarsi per i tagli che la sanità subisce ogni anno o deve fare attese indecenti per una visita, che vive in città che crollano ad ogni pioggia, ma è costretto a pagare una tassa per quei “servizi” che l’hanno resa così.

Sulle spalle e sulle palle di una crisi, che continuano a pagare solo i più deboli, si erge il castello delle menzogne di un governo che affossa diritti e libertà, che immagina un futuro a misura di banche e di ricchi, dove chi è povero, o fuori dai “carri” dei vari vincitori, responsabili della sconfitta economica e culturale del paese,  è la vittima sacrificale di questo “sistema”.

 
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