Creato da NeverInMyName il 09/11/2005

NeverInMyName

Gli orrori della guerra, una macchia sull'umanità. Per non vanificare il sacrificio di tante vittime, per non assistere inermi a un altro Vietnam, per non giustificare un'altra invasione come quella in Iraq. Per dire mai più a un altro Darfur: stand up togheter!

 

 

Darfur: - 4 alla manifestazione di Roma

Post n°492 pubblicato il 20 Febbraio 2008 da NeverInMyName
 

Sì della Cina all'appello dei Premi Nobel

Mentre in Darfur continuano i bombardamenti - anche oggi nella zona occidentale della regione sono stati attaccati dei villaggi e uccise almeno 50 persone - la Cina annuncia ch presto un suo inviato partirà per una missione a Khartoum. L'iniziativa è stata sollecitata sia dall'azione degli attivisti internazionali della Save Darfur coalition, che hanno promosso l'appello dei premi Nobel che Italians for Darfur e Articolo21hanno rilanciato in Italia, ma anche dalla pressione mediatica seguita all'annuncio delle dimissioni di Steven Spielberg da consigliere artistico per i Giochi olimpici 2008 che si terranno a Pechino. Per ora è solo un segnale che ci auguriamo possa portare alla ripresa del dialogo con il governo Sudanese e a un nuovo processo di pacificazione in Darfur. Intanto noi non abbassiamo la guardia e domenica 24 saremo all'Auditorium di Roma per ricordare l'anninversario dell'inizio del clonfitto.

Firma l'appello dei Premi Nobel

ITALIANS FOR DARFUR, SI' AD APPELLO PREMIO NOBEL DARIO FO
DOMENICA EVENTO A ROMA CON GUERRITORE, MANNOIA, NAVA

(ANSA) - ROMA, 20 FEB - 'Dopo l'annuncio delle dimissioni di Steven Spielberg da consigliere artistico dei Giochi olimpici di Pechino e la lettera di nove premi Nobel che chiedono alla Cina di fare pressioni sul Sudan, affinche' ponga fine alla guerra in Darfur, il governo cinese ha annunciato l'invio di un suo rappresentante a Khartoum': cosi' in una nota il movimento Italians for Darfur, che insieme ad Articolo21 ha rilanciato in Italia l'appello promosso dalla Save Darfur Coalition, esprime soddisfazione per il successo dell'iniziativa nell'anniversario dell'inizio del conflitto che ha causato oltre 300mila morti e 2 milioni e mezzo di rifugiati.Nel rilevare che la notizia non puo' che essere accolta come un segnale ben augurante per portare alla ripresa del processo di pace nella regione del Sudan, il comunicato ricorda che 'nella lettera, inviata il 12 febbraio scorso al presidente cinese Hu Jintao, oltre alla richiesta di garantire un supporto al contingente di pace dell'Onu dispiegato nella regione sudanese, e' elencata una serie di azioni che Pechino dovrebbe avviare nei confronti di Khartoum: fornire subito meta' degli elicotteri da trasporto di cui ha bisogno la missione; sostenere l'adozione di misure punitive contro funzionari di Khartoum, come previsto dalle sanzioni Onu, fino a quando non verranno ripristinate pace e sicurezza in Darfur; sospendere la cooperazione militare con il regime sudanese e collaborare con Stati uniti, Francia e Regno Unito nel sostegno dell'azione di Onu e Unione africana in Darfur, nel Sud Sudan e in Ciad'.'In Italia l'appello e' stato sottoscritto da: Fiorella Mannoia, Monica Guerritore, Mariella Nava, Franca Rame, Dario e Jacopo Fo e, tra i parlamentari, Umberto Ranieri, Gianni Vernetti ed Enrico Pianetta che domenica 24 febbraio, all'Auditorium Parco della Musica (Spazio Risonanze), alle 18, ricorderanno quel drammatico 26 febbraio 2003 - conclude la nota - per dare voce al Darfur'.

 
 
 

Darfur, iniziative in tutto il mondo e il 24 febbraio evento a Roma 

Post n°491 pubblicato il 12 Febbraio 2008 da NeverInMyName
 

DARFUR: 'ITALIANS FOR DARFUR', PECHINO PREMA SU KHARTOUM

   (ANSA) - ROMA, 12 FEB - Anche 'Italians for Darfur' ha
aderito alla giornata di mobilitazione per il Darfur promossa
dalla 'Save Darfur Coalition'.
   L'organizzazione internazionale, impegnata nella campagna
umanitaria per la regione del Sudan, coordina un gruppo di
pressione che chiede a Pechino di fare leva su Khartoum
affinche' ponga fine al conflitto in atto nella regione sudanese
dal febbraio 2003. Sono coinvolte organizzazioni per i diritti
umani, artisti dello spettacolo e atleti che parteciperanno ai
prossimi giochi olimpici che si svolgeranno a Pechino. 
  'Italians for Darfur', partner di SVD, e l'associazione dei rifugiati darfuriani in Italia hanno manifestato a Roma e Milano - in contemporanea con altre 20 citta' in tutto il mondo - per  chiedere alla Cina di usare l'influenza politica ed economica  che esercita sul Sudan per giungere al piu' presto alla fine del  conflitto, che ad oggi ha causato tra le  200 e le 300mila vittime e due milioni e mezzo di profughi. 
Volontari italiani e rifugiati, che indossavano t-shirt con lo slogan 'Stop blood in Darfur', hanno distribuito materiale informativo sul conflitto e una lettera aperta indirizzata agli ambasciatori di Cina e Sudan vicino alle sedi diplomatiche dei
due paesi. 
''Attraverso questa iniziativa - spiega una nota di 'Italians  for Darfur' - si chiede al governo cinese di rilanciare la  missione dell'inviato speciale in Sudan che nel maggio dello  scorso anno, pur non ottenendo risultati immediati, aveva avviato un dialogo con i vertici di Khartoum. La Cina, almeno a  parole, si e' impegnata a intervenire per fermare le violenze in Darfur. Pechino ha sempre dato sostegno al Sudan, paese da cui ottiene petrolio, ma ora pur di evitare che le prossime Olimpiadi siano boicottate o siano l'occasione per rimproverarle complicita' nella guerra in Darfur potrebbe assumere un impegno più forte nei confronti della comunita' internazionale. Questo,
almeno, e' il nostro auspicio''. 
A questa iniziativa fara' seguito, il 24 febbraio (nell'anniversario dell'inizio del conflitto, 26 febbraio 2003) all'Auditorium 'Parco della musica', ore 18, una manifestazione promossa dalle stesse organizzazioni e da Articolo21.            
All'evento, che avra' come testimonial Monica Guerritore, Fiorella Mannoia e Mariella Nava, hanno aderito Amnesty International, la Comunita' ebraica, il Coordinamento degli enti locali per i diritti umani e la pace, Nessuno Tocchi Caino, la Tavola della Pace e l'Ugei.

 
 
 

Post N° 490

Post n°490 pubblicato il 10 Febbraio 2008 da NeverInMyName

Nuovi attacchi in Darfur e il governo sudanese li rivendica
Almeno duecento i morti dei bombardamenti su tre villaggi della regione

Nel giorno in cui l'Unione europea annuncia di essere pronta a riprendere il dispiegamento della missione di pace in Ciad, sospeso lo scorso 1 febbraio a causa dell'offensiva lanciata dai ribelli nella capitale N'Djamena, l'Alto commissariato Onu per i rifugiati denuncia nuovi attacchi in Darfur che hanno spinto alla fuga 12mila civili che hanno cercato rifugio nella regione ciadiana di Birak.
La gravità di questa ultima offensiva dei janjaweed è amplificata dalla rivendicazione del governo sudanese – che fiancheggia le milizie arabe - di aver bombardato Sirba, Seleia e Abu Suruj per colpire i ribelli del Movimento di giustizia ed uguaglianza (Jem). Ma questi ultimi non hanno mai avuto basi nelle tre località attaccate.
L'Onu ha fornito le prime cifre degli attacchi: almeno 200 morti e 300 feriti. Per il Jem, invece, le vittime sarebbero 350.
“Le tre località prese di mira da Khartoum tra venerdí e sabato – afferma un portavoce dei ribelli – era diretto a colpire i civili. Inoltre i miliziani hanno fatto razzie ad Abu Surug, a 45 chilometri a nord della capitale provinciale di al Geneina. Il principale mercato è stato saccheggiato e tutte le abitazioni sono state distrutte, causando la morte di 200 civili, tra cui donne e bambini”. Anche l'Onu ha parlato di città ‘rasa al suolo.
Il Jem ha fornito altri particolari sull'azione compiuta con bombardieri Antonov, due elicotteri da combattimento e l'intervento di 300 miliziani janjaweed. A Seleia, 70 chilometri a est di al Geneina, la città è stata data alle fiamme e 70 persone sono state uccise senza che opponessero resistenza. A Sirba, 40 chilometri a nord di al Geneina, altre 60 vittime, mentre 25 corpi carbonizzati sono stati rinvenuti alcune ore dopo l'attacco poco lontano.
L’UNCHR ha rilevato che da questi luoghi sono fuggiti 12mila darfuriani che hanno cercato rifugio nella regione di Birak, nel sud-est del Ciad.
Ma sembra che l’esodo non sia ancora finito. Il portavoce dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), Helene Caux ha riferito di migliaia di persone, che hanno visto distrutti i loro villaggi, in cammino verso il paese confinante.
Le vittime dei bombardamenti lanciati in questi giorni dell'esercito di Khartoum e degli attacchi messi a segno dalle milizie arabe dei Janjaweed sono solo le ultime di una lunga serie.
Le stime delle Nazioni Unite parlano di almeno 200mila morti e 2 milioni e mezzo di sfollati in cinque anni - dal 26 febbraio 2003 - di guerra. In Ciad si contano altri 240mila profughi.
Nonostante lo scorso 31 dicembre, l'Onu abbia assunto il comando della forza di pace nella regione (Unamid), subentrando a quella coordinata fin dal 2004 dall'Unione africana, rivelatasi insufficiente per mancanza di mezzi e finanziamenti, la situazione è ben lontana dall’essere sotto controllo. La missione Onu prevede il dispiegamento di 26.000 peacekeeper, ma al momento sono presenti solo 9.000 uomini, di cui 7mila facevano già parte del precedente contingente guidato dall’Ua che avrebbe dovuto assicurare, almeno sulla carta, il ‘controllo’ dell’area in conflitto. Cosa che, ovviamente, non sono riusciti a garantire.
E’ ormai chiaro che la forza di interposizione autorizzata dalla risoluzione approvata all'unanimità dal Palazzo di Vetro lo scorso agosto, sia poco più di una parodia, una farsa mediatica che ha visto i caschi verdi dell’Ua indossare quelli blu dell’Onu.
Per denunciare questa paradossale situazione e ‘illuminare’ la tragedia del Darfur il 24 febbraio, a cinque anni dall’inizio della guerra, Articolo 21 e Italians for Darfur hanno promosso una giornata della memoria che ha raccolto l’adesione di numerose associazioni e artisti.
Il 24 febbraio, all’Auditoruim ‘Parco della musica’ tutti insieme per non dimenticare, per dire basta alla guerra in Darfur.
Antonella

 
 
 

Post N° 489

Post n°489 pubblicato il 04 Febbraio 2008 da NeverInMyName

Non c'è pace per il Darfur e il Ciad

Sospeso l'invio del contingente di pace Ue

per far fronte all'emergenza dei profughi

La missione dell’Ue in Ciad, che doveva garantire un supporto per l’emergenza profughi del Darfur, è stata bloccata. Anche se Javier Solana, rappresentante per la politica estera, ha dichiarato che l’Unione europea continuerà a mantenere in vita la missione nonostante la sospensione del dispiegamento di peacekeeper a causa delle violenze, al momento non sembrano esserci molti spiragli.
L'Unione europea aveva autorizzato l'invio di un contingente di pace di 3.700 uomini in Ciad e nella Repubblica Centrafricana per garantire la protezione dei civili in fuga dal Darfur. Ma il caos scoppiato a N'Djamena con gli scontri tra ribelli e governo, hanno costretto Bruxelles a rinviare ancora una volta la partenza
L’occupazione da parte dei guerriglieri della capitale del Paese ha scatenato una guerra che ha già causato centinaia di morti.
Migliaia di civili hanno lasciato il Ciad diretti nel vicino Camerun, per sfuggire agli scontri scoppiati negli ultimi due giorni a N'Djamena. Un portavoce dell'Alto commisariato Onu per i rifugiati, Elena Caux, ha precisato che il ponte che collega N'Djamena alla città di Kousseri, in Camerun, è stato riaperto.
Sono già migliaia i ciadiani arrivati sul posto e l’esodo non sembra destinato ad arrestarsi presto.
I ribelli del Ciad hanno annunciato di essersi ritirati dalla capitale per consentire ai civili di scappare, ma hanno anche aggiunto di essere pronti a una nuova offensiva.
Il governo di N'Djamena sostiene invece di aver sconfitto e cacciato i ribelli dalla città.
Intanto la Croce Rossa del Camerun ha riaperto un vecchio centro di accoglienza a Kousseri per assistere i profughi. Un piccolo gruppo dell'Unhcr è atteso sul posto in giornata, in arrivo da Yaoundé, capitale camerunese.
L'assedio di N'Djamena ha costretto le Nazioni Unite a ritirare tutto il personale del Ciad, impegnato nella zona orientale del paese nell'assistenza ai profughi sudanesi in arrivo dalla confinante regione del Darfur. Il portavoce dell'Agenzia dell'Onu non usa mezzi termini e afferma che c’è grande preoccupazione per i 240.000 sudanesi ospitati nei campi sfollati, le cui condizioni di vita potrebbero peggiorare se il blocco della capitale dovesse continuare.


Anto

 
 
 

Un ospedale italiano in Ciad

Post n°488 pubblicato il 31 Gennaio 2008 da NeverInMyName

Il nostro paese contribuirà alla missione per l'emergenza rifugiati del Darfur

Come avete letto nel post precedente prende il via in questi giorni la nuova missione europea in Ciad per l'assistenza ai profughi del Darfur.
Questa volta l’Italia è presente con un contributo concreto e forse un po’ è anche merito nostro che in questi anni abbia cercato di sensibilizzare il nostro governo a fare qualcosa di più per il Darfur e a intervenire con maggiore fermezza nei confronti del governo sudanese, responsabile principale del conflitto in atto nella regione.
Per questo secondo aspetto, soprattutto ora che è caduto il governo Prodi, ho paura che sarà difficile ottenere risultati. Intanto vi illustro i particolari dell’azione italiana, coordinata dal capo di Stato maggiore della Difesa Giampaolo Di Paola. Le nostre forze armate italiane sono state infatti incaricate di allestire e gestire un ospedale da campo.
Sono già arrivati sul posto venti militari italiani del corpo di sanità per supervisionare l’area in cui sarà realizzata la struttura ospedaliera.
Arriverà, poi. il resto del contingente - altri 100 uomini - compreso un reparto di trasmissioni.
La ricognizione sembra si sia conclusa ''positivamente'' – come ha dichiarato ­il generale dell'Aeronautica Piervalerio Manfroni, che per conto del Comando oeprativo di vertice interforze, ha guidato la squadra che ha svolto il sopralluogo. Se tutto procederà come previsto, l'ospedale italiano in Ciad potrebbe essere operativo già a fine febbraio.
Speriamo bene…
Anto

 
 
 

Nulla cambia in Darfur...

Post n°487 pubblicato il 14 Gennaio 2008 da NeverInMyName
 

 Attacco a un convoglio di caschi blu: continuano le violenze
E il 12 febbraio ricorre l'anniversario dell'inizio del conflitto:
Italians for Darfur e Art. 21 insieme per non dimenticare
Il 2008 doveva essere l’anno della speranza per il Darfur. E invece, pochi giorni fa, un convoglio della forza di pace UNAMID è stato attaccato dall’esercito sudanese. Immediata la protesta del segretario generale delle Nazioni unite Ban Ki Moon, arrogante e irricevibile la risposta del Ministro della difesa del Sudan il quale ha affermato che a sbagliare erano stati i peacekeepers che non avevano comunicato il loro tragitto. E se il buongiorno si vede dal mattino… 
Il31 dicembre è stato ufficialmente insediato il comando della nuova missione Onu nella martoriata regione sudanese.
Ma dei 26mila uomini previsti per il dispiegamento della forza di pace, al momento ne sono arrivati ad Al Fasher, cuore dell’insediamento militare, circa duemila - per lo più cinesi - i quali si sono affiancati ai settemila caschi verdi dell’Unione africana che dal 2004 avrebbero dovuto assicurare, almeno sulla carta, il ‘controllo’ dell’area in conflitto. Cosa che in quattro anni non sono riusciti a garantire.
I massacri sono continuati, attualmente si stimano tra i 300 e i 400 mila morti e oltre 2 milioni e mezzo di rifugiati.

Insomma, il contingente annunciato e autorizzato dalla risoluzione approvata all'unanimità dal Palazzo di Vetro lo scorso agosto, è rappresentato da una parodia, una farsa mediatica che ha visto i caschi verdi dell’Ua indossare quelli blu dell’Onu… azione tra l’altro contestata dall’ambasciatore sudanese il quale ha annunciato che “Karthoum eccepisce sulle uniformi dei soldati”.
Ma sono ben altre e ben più gravi le contestazioni dei vertici di Khartoum, che continuano a mettere in atto un ostruzionismo nemmeno più tanto subdolo, ma più che palese. Dopo avere vietato i voli notturni e limitato quelli dei C130 dell’Onu, hanno annunciato che non accetteranno la presenza di truppe non africane, no a svedesi, nepalesi e tailandesi.
E, se non bastasse, mancano ventiquattro elicotteri indispensabili per la perlustrazione dell’area in conflitto, grande quattro volte la Francia. Dopo l’appello di Ban Ki moon sembra che qualcosa si stia muovendo. Ma su un fronte diverso.
L’Unione europea, infatti, dovrebbe inviare ai confini con il Darfur un contingente che dovrebbe garantire la protezione dei profughi provenienti dalla regione che si rifugiano nei paesi vicini.
Entro la fine di gennaio i ministri della Difesa approveranno a Bruxelles il dispiegamento di una forza di pace in Ciad e nella Repubblica centrafricana. Una missione che avrebbe dovuto partire già lo scorso dicembre, quando mancavano 800 soldati e 10 elicotteri. Fonti ufficiali militari dell'Ue hanno annunciato che ora, si può procedere verso la fase finale dell'operazione: chi si occupa della progettazione della missione ritiene di avere oggi quello di cui si aveva bisogno.Grazie alla messa a disposizione di elicotteri e truppe, Polonia, Francia e Belgio renderanno possibile il piano. Ma anche Russia e Ucraina, stando a fonti diplomatiche Ue, starebbero valutando l'ipotesi di partecipare al programma di aiuti, anche se non è stata presa alcuna decisione ufficiale.
Autorizzata dalle Nazioni Unite, la forza d’interposizione Ue, che vedrà impiegati 3.500 uomini, ha il suo quartier generale fuori Parigi e sarà composta perlopiù da truppe francesi sotto comando irlandese.

Meglio di niente. Ma intanto resta l’incognita del successo della missione nel cuore del Darfur, quella davvero significativa. L’unica che potrebbe determinare una svolta di pace nella regione, che potrebbe mettere fine ai massacri che si continuano a perpetrare in nome di una follia etnico-religiosa, una ferocia inaudita - con la responsabile complicità del governo sudanese - di cui purtroppo si continua a parlare poco.
L’informazione, naturalmente si occupa d’altro ed è per questo che il prossimo anniversario dell’inizio del conflitto, il 12 febbraio, dobbiamo ancora una volta gridare forte il nostro sdegno per l’indifferenza verso questo dramma su cui i riflettori, soprattutto in Italia, continuano a essere spenti.
Italians for Darfur e Articolo 21 sono i promotori di questa giornata della memoria che avrà bisogno del contributo di tutti.

 
 
 

Post N° 486

Post n°486 pubblicato il 04 Gennaio 2008 da NeverInMyName

In notevole ritardo... Buon anno a tutti!!!

 
 
 

Nuova campagna per rompere il silenzio

Post n°485 pubblicato il 05 Dicembre 2007 da NeverInMyName

“Denunciamo l'indifferenza e la codardia dei nostri leader”

Lettera aperta di intellettuali e scrittori europei e africani per Darfur e Zimbabwe.
Per il nostro Paese hanno aderito il premio Nobel Dario Fo e Franca Rame

Scrittori africani ed europei denunciano attraverso una lettera aperta la codardia politica dei propri leader nel non volere dare al Darfur e allo Zimbabwe la priorità nel programma del summit Ue-Africa.
All’iniziativa, promossa da Crisis Action e Italians for Darfur, hanno aderito scrittori e intellettuali quali Dario Fo, Franca Rame, Günter Grass, Rodd Doyle, Vaclav Havel, Wole Soyinka, Mia Couto, Goretti Kyomuhendo e Chimanda Ngozi Adichie.
Con la loro posizione importanti e conosciuti questi intellettuali di fama mondiale criticano i leader dei rispettivi paesi di appartenenza di non avere il coraggio di affrontare due delle peggiori crisi mondiali. Il summit Ue-Africa, che si terrà a Lisbona dall’8 al 9 dicembre prossimi, è il primo di questo genere dal 2000.
“Ci aspettiamo che i nostri leader guidino, e lo facciano con coraggio morale. Se dovessero venir meno a questo impegno, ci renderebbero tutti moralmente più poveri”, si legge nella lettera.
La lettera è stata inviata a tutti i capi di Stato che parteciperanno al Summit e sarò pubblicata domani 4 settembre sui principali giornali africani ed europei.
“Perché dovremmo dare ascolto ai potenti se i potenti sono sordi al grido degli afflitti? Milioni di africani e di europei si aspettano che lo Zimbabwe e il Darfur siano messi in cima all’agenda. Non è troppo tardi”, sottolinea il testo.
“Il summit Ue-Africa è un’occasione per affrontare le questioni principali che affliggono la nostra gente. Tuttavia, anteponendo ai propri principi il desiderio di evitare contrasti, i nostri leader stanno sprecando questa occasione”, ha dichiarato Wole Soyinka, l’autore nigeriano vincitore del Premio Nobel.
Nonostante le centinaia di migliaia di persone morte in Darfur e nella brutale repressione in Zimbabwe, non è stato previsto alcun punto nell’agenda su questi temi.
La lettera sostiene che è impossibile augurare una nuova epoca di amicizia tra l’Europa e l’Africa finché il Darfur e lo Zimbabwe saranno ignorati.
Intanto l’Italia in dicembre sarà alla presidenza del Consiglio di sicurezza dell’Onu.
Il movimento per i diritti umani ‘Italians for Darfur’ e altre Ong internazionali hanno già in programma delle iniziative per sollecitare il governo italiano a intraprendere un’azione forte affinché venga superata l’empasse che ha rallentato il dispiegamento della forza di pace autorizzata e fortemente voluta dalle Nazioni Unite lo scorso agosto e che entro fine anno avrebbe dovuto essere operativa. Cosa ad oggi impedita da ostruzionismi e atteggiamenti che hanno di fatto bloccato il processo di peacekeeping previsto nella regione sudanese da oltre quattro anni martoriata da un conflitto tribale.
***
PS. Questo è il comunicato diffudo lunedì da Italians for Darfur. Tutte le maggiori agenzie di stampa lo hanno passato. Il Tg1 ha dato la notizia, il gr delle 18 di Radio Rai ha fatto un servizio, ma i giornali - tanto per cambiare - non hanno dedicato alla notizia neanche una riga...
Anto

 
 
 

Nuova campagna da sostenere tutti!

Post n°484 pubblicato il 06 Novembre 2007 da NeverInMyName

"Io bloggo per il Darfur": il volto e il blog di chi ha a cuore il Darfur
Spesso non sono sufficienti le parole per denunciare un crimine. Occorre metterci la faccia.

Italian Blogs for Darfur, campagna on-line del movimento italiano per i diritti umani in Darfur, dopo "Una vignetta per il Darfur - diamo colore all'informazione", ha chiesto anche ai fotografi on-line di dedicare una loro creazione al Darfur, interpretando il motto dei bloggers di Italian Blogs for Darfur: "Io bloggo per il Darfur". Gli scrittori della rete cercano in questo modo di colmare il vuoto di informazione lasciato dai media tradizionali italiani, con la speranza che il nostro appello alle maggiori emittenti televisive venga accolto al più presto.
Alessandro Branca, fotografo a Milano dal 1992, è il generoso artefice del primo contributo pervenutoci, pioniere di quella che speriamo diventi una ricca galleria: la foto ritrae la pittrice Jole Noemi Marischi, che ha dipinto per l'occasione la tela inquadrata, che blogga per il Darfur!
Invito tutti i nostri amici e lettori a dare massima distribuzione a questa prima foto, sperando che altri fotografi e artisti, ma anche -soprattutto - i comuni - tanti- bloggers italiani ,aderiscano e ci "mettano la faccia".

Link:
reportages di A.Branca, l' occhio è concentrato sugli sguardi di diversi popoli e l'obiettivo è sulla comunicazione.

 
 
 

A Kalma si continua a morire

Post n°483 pubblicato il 22 Ottobre 2007 da NeverInMyName
 

Il 27 riprendono i colloqui di pace: poche le speranze di un accordo

Ancora una volta siamo costretti a segnalare nuove violenze nei campi profughi in Darfur. L'area colpita da questi attacchi, come è capitato spesso negli ultimi mesi, la cittadina di Kalma, a sud di Nyala (vedi cartina).
Il numero delle vittime non è ancora stato ufficializzato perché, ha dichiarato il portavoce dell'Unione africana, Noureddine Mezni ‘è ancora in corso un’inchiesta e finché non saranno accertate le responsabilità di quanto avvenuto, non potranno essere fornite ulteriori spiegazioni’.
Ma secondo quanto riportato dal quotidiano indipendente Al Sahafa, all'interno del campo di Kalma sarebbero morte almeno quindici persone e molte altre decine sarebbero rimaste ferite.
Gli scontri sarebbero scoppiati a causa delle divergenze fra gruppi tribali firmatari e non dell’accordo di pace con il governo sudanese del 2006. L’intervento delle milizie di Khartoum, hanno precisato fonti di governo - sarebbe stato necessario per riportare la calma nel campo, Risultato… ci hanno rimesso la vita, come sempre, persone innocenti.
Intanto sabato prossimo riprenderanno i colloqui di pace tra il governo del Sudan e i ribelli del Movimento Giustizia ed Eguaglianza. A questo incontro parteciperanno come mediatori gli inviati dell'Onu e dell'Unione africana. Le speranze che possano portare a un accordo sono blande, per non dire nulle. La speranza è che questa fase porti a un cessate il fuoco da entrambe le parti e, quindi, a uno stop delle azioni militari che quasi sempre più che i guerriglieri colpiscono i profughi.

 
 
 

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