|
Area personale
Tag
Cerca in questo Blog
Menu
I miei Blog Amici
Ultimi commenti
Chi può scrivere sul blog
Meticolosamente, il dolore muta corpo senza sosta
e si ostina incessantemente a scorrere la sua lista
piena di occhi e di pensieri che non hanno nome
che lui, ineluttabile mano, segna ad uno ad uno
con gesto tanto lento da sembrare volersi soffermare
su ognuno ancora per un interminabile momento.
Così il dolore accede alla nostra vita
senza mai bussare alla porta, senza chiedere permesso
e quando dentro si ritrova, ospite indesiderato,
non si cura di essere cortese o di mostrarsi cordiale
come ladro mette a soqquadro ogni nascondiglio
sapendo di offendere e di far male
a chi è solo e non lo può affrontare.
E' nella solitudine degli uomini che lui fa breccia
nutrendosi della loro paura fino alla loro resa.
Chi ha provato a guardarlo in faccia con impavida sfida
aveva qualcosa da difendere oltremodo,
qualcosa che valesse tutte le lacrime del mondo:
una piccola gioia nascosta fra le pieghe della vita
apparentemente fragile e leggera come foglia
che in autunno se ne sta in bilico ingiallita.
Eppure ne vale la pena conservarla addosso,
sentirla respirare dentro il nostro silenzio
quella gioia che non è stata mai adulta.
E che sia brezza quel respiro lo rivela l'onda
che culla questa nave alla rada,
questo uomo immobile in una stanza
dentro cui non ci sono vele, nè timone né remi
che possano colmare fra i giorni le distanze
e tutti gli attimi di vita passati insieme,
scie non più spumeggianti che si spengono
divenendo nuovamente acqua e sale.
Rimane allora dietro ogni passo della fragorosa chiglia
quel lieve ricamo marino e il bisbiglioso silenzio
che cuce la ferita dopo il taglio e l'affondo
che ogni nave e ogni corpo fa alla propria vita,
rimane sempre dentro noi
la memoria di una gioia mai sfiorita.
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
“Certi cambiamenti del corpo mi fanno pensare a quelle vie che percorri da anni. Un bel giorno un negozio chiude, l’insegna è scomparsa, il locale è vuoto, c’è un cartello affittasi, e ti domandi cosa c’era prima, cioè la settimana scorsa.” (tratto da Storia di un corpo di D. Pennac)
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
All'inizio del viaggio ogni relazione con l'altro sembrava improntata al riconoscimento dell'altro come un estraneo, un territorio da conquistare.
Si, perché in tutti viaggi di andata l'uomo tende subito a riconoscere l'estraneo per comprenderlo e trascinarlo a sé, poiché la cultura del viaggiatore è quella di sopravvivere al viaggio della conoscenza del mondo attraverso la trasparenza della relazione con gli altri, immaginati quasi sempre come territorio definito per i limiti che bisogna difendere o estendere.
Poi impari lontano dalle tue sicurezze che la relazione tra gli uomini è qualcosa di diverso e di meno trasparente.
La relazione, in effetti, è più opaca e ogni esistenza ha un fondo complesso e oscuro, che non può e non deve essere indagato a tutti i costi alla ricerca di una pretesa conoscenza totale.
Impari piano il dettato che ti sussurra ogni esistenza. Ognuno ha diritto alla sua opacità.
Bisogna vivere con l'altro e amarlo, accettando di non essere compreso totalmente e di non comprendere totalmente l'altro.
Così si torna indietro dopo tempo a casa e ci si accorge che, nel frattempo, si è diventati terra, prototipi di uomini trasformati dall'incontro di culture differenti.
Una terra da vivere senza alcun limite da difendere o da estendere.
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Disordinato. Nulla ritorna al suo posto.
Nè il corpo, nè l'anima, nè gli occhiali maledetti.
Che poi l'anima è una fetta immaginaria di millefoglie che mordi.... mordi in continuazione per il solo piacere di nutrire l'immaginazione.
Disordinato. Senza un nome nuovo addosso battezzato dalla ragione. Soli nomi di sogni... di sogni come contorno, sogni mai consumati o spenti.
Disordinato. Come se non esistessero più barriere e confini alle mie azioni.
Disordinato. Libero finalmente di non ricordare. Libero di confondermi e di invecchiare senza dovere a tutti i costi giustificare la confusione dei miei ultimi racconti.
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Fate Voi / Noi ve lo avevamo detto!
Scrivo una lettera come fosse una carezza data per la strada, ai piedi di un letto fatto di ricordi, lungo la linea disinibita di una sera senza nebbia e senza alcool.
Scrivo una lettera come fosse una carezza data per la strada, ai piedi di un letto fatto di ricordi, lungo la linea disinibita di una sera senza nebbia.
Scrivo una lettera come fosse una carezza data per la strada, ai piedi di un letto fatto di ricordi, lungo la linea disinibita di una sera.
Scrivo una lettera come fosse una carezza data per la strada, ai piedi di un letto fatto di ricordi.
Scrivo una lettera come fosse una carezza data per la strada, ai piedi di un letto.
Scrivo una lettera come fosse una carezza data per la strada.
Scrivo una lettera come fosse una carezza.
Scrivo una carezza, per liberarmi di una lettera, forse di una strada o di un letto fatto di ricordi, o, ancora, di una sera senza nebbia e senza alcool.
Scrivo con un ago nella pelle il tuo nome, il torto e la ragione sui muri bianchi di una nuova confusione :" Siamo soli, per favore, Arrendetevi!".
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
« Precedenti | Successivi » |
Inviato da: cassetta2
il 08/09/2024 alle 18:06
Inviato da: Noneraunsogno
il 30/06/2024 alle 09:54
Inviato da: helen40
il 29/06/2024 alle 22:28
Inviato da: helen40
il 25/05/2024 alle 22:50
Inviato da: hesse_f
il 18/02/2021 alle 10:33