Creato da paulget il 08/07/2010

OCEANO TERRA

Racconti della Terra sotto il Mare

 

 

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segnali di fumo...e di vita..

Post n°9 pubblicato il 29 Luglio 2010 da paulget

 

La tazza di caffè che sia calda o tiepida non è mai stato importante per me.

Non ci ho mai fatto un dramma. Se la scaldavo poco..la tenevo così come veniva.

 

Stamattina invece, complice il cielo che gli son girate le balle e ha riversato il riversabile sulla parte di Terra dove sono e  portando un arietta che definirei fresca essendo luglio, anche se di fresco ha poco, ho voglia di una tazza calda fra le mani.

Apro il portatile mentre il cielo trema e il buio cresce su me, i miei cani e il mio caffè caldo bollente. Bello!  Un momento che vorrei fermare. Sensazioni bellissime.

 

Apro il programma di posta e sempre immancabilmente la botta di messaggi si abbatte impietosa..

Ma mi deciderò a cancellarmi da qualche parte..si si lo faccio dopo con calma. Saranno mesi che “lo faccio dopo con calma”.

Qualcosa di un po’ più interessante, che salvo e guardo dopo, qualcosa di importante, poco, che leggo subito.

Entrando in rete mi apre automaticamente le pagine che visitavo ieri sera. Capito sui blog e con in mano la mia tazza calda che mi trasmette sensazioni mai prima avute (ma quante tazze calde mi son perso dicendo “non ha importanza”)leggo un po’ in giro sugli spazi di chi mi ha fatto visita e mi imbatto per caso,se mai il caso esista, in una frase. Appoggio la tazza.

 

E il tempo si ferma.

Proprio vero, le parole nello stesso momento in cui le scriviamo non sono più nostre.

Ognuno le interpreta, le vive, le pesa in maniera diversa.

Questo a volte può dar fastidio. E’ vero.

E mi fermo a pensare che forse per questo son sempre stato male quando un qualcosa, una musica, un gusto, un profumo, una parola, non veniva vista per come la vedevo io.

Ma certo..è normale. Siamo miliardi di persone diverse che possono avere storie in comune, condividerle le storie, ma non possono condividere la memoria. Quella no.

Perché la memoria è tua. È unica. Non puoi condividerla.

Il profumo del caffè con il djar appena tostato dalle donne di Dakar a me evoca ancora cose che sono diverse da quelle che evoca nel mio amico di avventure africane che, tra l’altro, ho perso di vista.  Ho perso di vista? E che vuol dire.. Non ci sentiamo più. Ahh..

Ecco cosa vuol dire. Vuol dire che un giorno ci siamo sentiti sempre meno, che un giorno ci siamo allontanati dalle nostre, per un momento, convergenti idee, che abbiamo vissuto un esperienza in maniera diversa pur essendo nello stesso posto nello stesso istante.

Ma il profumo che sentivo io nella mia memoria non era lo stesso che sentiva lui.

Avevamo una storia condivisa ma una memoria diversa. Non potevamo condividere la memoria.

Ecco perchè quando scrivevi anni fa un qualcosa veniva sempre travisato, pensavi indispettito, ma cosa hanno capito dicevi a te stesso, ma io volevo esprimere un altro concetto, un'altra storia, un'altra cosa,cosa,cosa…

Cosa vuoi esprimere.. Niente di più sbagliato. Ed è perché ho capito questo che ho ricominciato a scrivere. Ed è per questo che continuo e non alzo mai la testa dalla tastiera o, a volte, dalla penna.

Sono sgrammaticato dicevo, non sono un “letterato” ribadivo e se anche lo fossi mi manca la tecnica! Si daiii la tecnica!! Dove vai senza tecnica…ma..

Ma sbagliavo.

Non puoi scrivere per dare a qualcuno le sensazioni che provi tu. Chi legge le tue parole ha le sue di sensazioni. Tu metti delle parole. E le parole nel momento stesso in cui escono dai tuoi circuiti neuronali e arrivano alla penna, alla tastiera.. cessano di essere tue. Sono come fumo che va, va..sempre più in alto sempre più rado , fino a portare un profumo magari alla casa vicino o al cortile più in la. Un fumo che non è più il tuo. Della tua pipa, della tua sigaretta, della tua bocca.

E porta in giro un profumo che a seconda di chi lo sente è buono, sgradevole, strano,. A qualcuno evoca ricordi e pensieri. A qualcuno niente di tutto questo lo sente e basta. Qualcun altro non lo sente nemmeno tanto impegnato è a fare qualcosa mentre la vita gli scorre addosso. A qualcuno può dar fastidio.

 

Le parole non sono tue. Si, sono i tuoi pensieri che, però,  nel momento in cui li condividi, perdono di personalità e di realtà. Non puoi spiegare, o è molto difficile, a parole i tuoi pensieri.

Hai mai provato a raccontare un sogno cercando di far capire al tuo interlocutore realmente come era la storia ? E’ difficile. Molto difficile. E meno male aggiungo io. Perché acquistano di valore le tue parole nel momento stesso in cui suscitano un pensiero, un ricordo, o solo un interpretazione diversa.

E’ per questo che esistono i commenti, i giudizi, le parole degli altri. Per portarti in altri posti, in altre storie che tu potrai vivere e condividere. Ma la memoria no. Quella non la puoi condividere.

 

 

Il gatto miagola in modo quasi isterico, quasi un urlo e mi riporta a dove sono. Chissà da quanto sta chiamando da fuori sotto la pioggia. Guardo l’ora..è passata più di mezzora? Il tempo..non esiste proprio eh!

Il caffè!! Vedo la tazza. La prendo. Lo assaggio. E’ freddino.

 

Ma si! Tanto non ha importanza se è freddo o caldo, non ne ha mai avuta. Non ne ho mai fatto un dramma.

 

 

 

 

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