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Un blog creato da BLACK_FENIX il 26/01/2007

Ali di Fuoco

C'è ancora vita e fuoco da un mucchietto di cenere

 
 

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Post N° 13

Post n°13 pubblicato il 28 Febbraio 2007 da BLACK_FENIX
 


L A   F E N I C E


Appieno dopo l'arsura,

la magra zolla s'infeconda e

da culla di cinereo grigiore,

l'atteso virgulto

prorompe.


Di catartico fuoco s'incendia

il mio cuore e

inconsapevoli

già voi in me incenerite.


Fuligginoso l'aere, al firmamento

s'invola e

le stelle cadono, a

voler brillare ancora.


Ma è in dorate fasce involto

il nuovo die che s'annuncia e

come fertile ancora la terra rinfiora,

il mio cuore mondato

di altro aspetto riluce.

 Alias

 
 
 

Post N° 12

Post n°12 pubblicato il 23 Febbraio 2007 da BLACK_FENIX
 

Astronomia

La Fenice (abbreviazione: Phe) è anche una costellazione dell'Emisfero Sud, vicino a Tucana (il Tucano) e Sculptor. Fu così chiamata da Johann Bayer nel 1603,
ed è costituita da 11 stelle. Assai curiosamente, questa costellazione
è universalmente stata riconosciuta come uccello, ed è stata chiamata
Grifone, Aquila, Giovane Struzzo (dagli arabi) e Uccello di Fuoco (dai
cinesi).

Paralleli con altre figure leggendarie

Quetzalcoatl,
dio uccello (o serpente piumato) dell'America centrale, aveva il dono
di morire e risorgere; grande sovrano e portatore di civiltà. Da
un'iscrizione Maya del 987 d.C.: «Arrivò Kukulkán, serpente piumato, a fondare un nuovo stato». I toltechi ne parlano come di un re-sacerdote di Tollan, che morì nello Yucatan, forse arso su un rogo (come la Fenice).


Wakonda, uccello del tuono degli indiani Dakota. Per i Sioux, "grande potere superiore", fonte di potere e saggezza, divinità generosa che sostiene il mondo e illumina lo sciamano

Una interessante spiegazione ornitologica per il mito della Fenice,
è che alcuni grandi volatili sbattono le ali sul fuoco per uccidere i
parassiti col fumo. La Fenice, nel suo aspetto distruttore, viene a
liberare il mondo dal male — i parassiti, appunto — bruciandolo col
Fuoco Spirituale.


  


Bibliografia
  • Umberto Capotummino - L'occhio della Fenice - Sapienza e divinazione dall'antica Cina all'antico Egitto, Sekhem, Palermo 2005, ISBN 88-902054-0-7
  • R. van Den Broek, The Myth of the Phoenix - According to Classical and Early Christian Traditions, E.J.Brill, Leiden 1972
  • Francesco Zambon, Alessandro Grossato, Il mito della fenice in Oriente e in Occidente, Marsilio Editori, Venezia 2004, ISBN 88-317-8614-8

 
 
 

Post N° 11

Post n°11 pubblicato il 23 Febbraio 2007 da BLACK_FENIX
 

Gli antichi egizi furono i primi a parlare del Bennu, che poi nelle leggende greche divenne la Fenice. Uccello sacro favoloso, aveva l'aspetto di un'aquila reale
e il piumaggio dal colore splendido, il collo color d'oro, rosse le
piume del corpo e azzurra la coda con penne rosee, ali in parte d'oro e
in parte di porpora, un lungo becco affusolato, lunghe zampe e due
lunghe piume — una rosa e una azzurra — che le scivolano morbidamente
giù dal capo (o erette sulla sommità del capo). In Egitto era solitamente raffigurata incoronata con l'Atef o con l'emblema del disco solare.

Associazione con animali reali

Molti storici si domandano se sia esistita la fenice, facendo
riferimento alle opere dei poeti romani, considerandola nulla di più di
un prodotto della fantasia dei seguaci del Dio-Sole.
Alcuni, tuttavia, credono che il mito possa essere basato
sull'esistenza di un vero uccello che viveva nella regione allora
governata dagli Assiri.


Gli antichi la identificavano col fagiano dorato, tanto che un imperatore romano si vantò di averne catturato uno.


Nella Bibbia, con l'ibis o col pavone; altri, con l'airone
rosato o l'airone cinereo (arda cinerea) — basandosi sull'abitudine
degli antichi egizi di festeggiare il ritorno del primo airone cinereo
sopra il salice sacro di Heliopolis, considerato evento di buon auspicio, di gioia e di speranza.


Il volatile più idoneo a rappresentarla è la Garzetta:
una specie di uccello affine all'airone, di cui numerosi esemplari
vennero sterminati solo poiché i loro ciuffi costituivano le "aigrettes" usate per confezionare i pennacchi coi quali si adornavano le dive. Come l'airone
che spiccava il volo sembrava mimare il sorgere del sole dall'acqua, la
Fenice venne associata col sole e rappresentava il BA ("l'anima") del
dio del sole Ra
, di cui era l'emblema — tanto che nel tardo periodo il geroglifico del
Bennu veniva impiegato per rappresentare direttamente Ra.


Quale simbolo del sole che sorge e tramonta, la Fenice presiedeva al
giubileo regale. Ed essendo colei che ri-sorge per prima, venne
associata al pianeta Venere — che appunto veniva chiamato "la stella della nave del Bennu-Asar", e menzionata quale Stella del Mattino nell'invocazione:


«Io sono il Bennu, l'anima di Ra, la guida degli Dei nel Duat
[l'oltretomba]. Che mi sia concesso entrare come un falco, ch'io possa
procedere come il Bennu, la Stella del Mattino.»


E come l'airone, che s'ergeva solitario sulla sommità delle piccole
isole di roccia che sbucavano dall'acqua dopo la periodica inondazione
del Nilo che ogni anno fecondava la terra col suo limo, il ritorno
della Fenice annunciava un nuovo periodo di ricchezza e fertilità. Non
a caso era considerata la manifestazione dell'Osiride
risorto, e veniva spesso raffigurata appollaiata sul Salice, albero
sacro ad Osiride. Per questa stessa ragione venne riconosciuta quale
personificazione della forza vitale, e — come narra il mito della
creazione — fu la prima forma di vita ad apparire sulla collina
primordiale che all'origine dei tempi sorse dal caos acquatico.


Si dice infatti che il Bennu abbia creato sé stesso dal fuoco che ardeva sulla sommità del sacro salice di Heliopolis.
Proprio come il sole, che è sempre lo stesso e risorge solo dopo che il
sole "precedente" è tramontato, di Fenice ne esisteva sempre un unico
esemplare per volta.


Da qui l'appellativo "semper eadem": sempre la medesima. Al giorno
d'oggi sopravvive il modo di dire "essere una fenice", ossia qualcosa
di cui non si conosce l'uguale, introvabile, un esemplare unico. era
sempre un maschio, e viveva in prossimità di una sorgente d'acqua
fresca all'interno di una piccola oasi nel deserto d'Arabia, un luogo
appartato, nascosto ed introvabile — citando il ben noto adagio di Metastasio ("Demetrio", atto II, scena III):


«Come l'araba Fenice, che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa».


Ogni mattina all'alba faceva il bagno nell'acqua e cantava una
canzone così meravigliosa che il dio del sole arrestava la sua barca (o
il suo carro, nella mitologia greca) per ascoltarla.


Talvolta visitava Heliopolis (la città del sole, di cui era
l'uccello sacro), e si posava sulla pietra ben-ben: l'obelisco
all'interno del santuario della città (nota originariamente col nome di
"Innu", che significa "la città dell'obelisco", da cui il nome biblico
On).



 La morte e resurrezione
dopo aver vissuto per 500 anni (secondo altri 540, 900, 1000, 1461 / 1468, o addirittura 12954 / 12994), la Fenice sentiva sopraggiungere la sua morte, si ritirava in un luogo appartato e costruiva un nido sulla cima di una quercia o di una palma.

Qui accatastava ramoscelli di mirto, incenso, sandalo, legno di
cedro, cannella, spigonardo, mirra e le più pregiate piante balsamiche,
con le quali intrecciava un nido a forma di uovo — grande quanto era in
grado di trasportarlo (cosa che stabiliva per prove ed errori). Infine
vi si adagiava, lasciava che i raggi del sole l'incendiassero, e si
lasciava consumare dalle sue stesse fiamme mentre cantava una canzone
di rara bellezza.


Per via della cannella e della mirra che bruciano, la morte di una
fenice è spesso accompagnata da un gradevole profumo. Dal cumulo di
cenere emergeva poi una piccola larva (o un uovo), che i raggi solari
facevano crescere rapidamente fino a trasformarla nella nuova Fenice
nell'arco di tre giorni (Plinio semplifica dicendo "entro la fine del
giorno"), dopodiché la nuova Fenice, giovane e potente, volava ad
Heliopolis e si posava sopra l'albero sacro,


«cantando così divinamente da incantare lo stesso Ra»


- peraltro si dice anche che dalla gola della Fenice giunse il
soffio della vita (il Suono divino, la Musica) che animò il dio Shu.


Ma nella antica tradizione riportata da Erodoto, la fenice risorge
ogni 500 anni, come riportato da Cheremone, filosofo stoico iniziato ai
misteri egizi che parla di un <periodo solstiziale>, da Orapollo
che diresse la scuola egizia al tempo di Zenone, da Eliano di Preneste;
la rinascita della fenice cela per tutti questi autori un periodo
astronomico connesso alla resurrezione di Osiride. Già nel Capitolo 125
del Libro dei Morti, Osiride afferma di rinascere come fenice nella
città di On (Heliopolis) sede di miti cosmologici, contestualmente
infatti, Capitolo 17 del Libro dei Morti, Osiride si identifica con il
Duplice Leone nei nomi di Ieri e Domani, ovvero Osiride e Ra, simbolo
esoterico preposto alle rinascite dei cicli solari. Orapollo palesa
senza veli che la fenice è una delle manifestazioni del sole <dai
molti occhi> come interpretato da Sbordone che riporta una grafia
tarda del nome di Osiride costituita da un occhio e uno scettro. Da qui
l'occhio della fenice inteso come l'illuminazione consapevole di
Osiride che rinascendo incarna <il rinnovamento ciclico degli
astri> sempre secondo Orapollo, intrinseco alla fiamma del
<periodo solstiziale> della fenice riportato in un frammento di
Cheremone...


 
 
 

Post N° 10

Post n°10 pubblicato il 01 Febbraio 2007 da BLACK_FENIX
 

Titolo: Brucio





Come un mare di seta
Rosso fuoco d’autunno
io brucio
E protette dal sonno dentro me muoveranno
Lentamente le fiamme
Io non so controllare quest’ansia criminale di vivere
C’è qualcosa più grande di me
È qualcosa più grande di me
Più grande di me
Io non riesco a parlare e nemmeno a svenire
Io brucio
Io non riesco ad uscire da me non mi basto
Io brucio
Sono come una foto sfocata sbagliata malriuscita
io brucio
C’è qualcosa più grande di me
È qualcosa più grande di me
Più grande di me


Testi di Paolo Benvegnù
 

 
 
 

Post N° 9

Post n°9 pubblicato il 28 Gennaio 2007 da BLACK_FENIX
 

LA FENICE 

io sono la fenice

sono la contraddizione

muoio e rinasco identica

mondata dal fuoco d’amore

do la vita e la morte

sono madre e carnefice  

io sono la fenicie

seppur fatta di fiamme

 son cretura dell’aria

volo libera inarrestabile

ma immobile nel destino del cambiamento 

Io sono regina tra le procelle

sfido il vento e le saette

e se dovessi venir giù da voi uomini

mi adorereste e venerereste perchè sono immagine di dio

Io sono la Fenice.

 
 
 

Post N° 8

Post n°8 pubblicato il 26 Gennaio 2007 da BLACK_FENIX
 

FENICE

Una fenice, rossa di fuoco,
attraversa il cielo
sconvolto da fulmini tremendi di tempesta.
Un brivido percorre la valle,
come terremoto nel centro della terra,
arriva lo spaventoso tuono,
che fulmina il piccolo paesino
su quella montagna solitaria,
la città è al buio, l'unica luce
è quella di una fenice che si avvicina
veloce come il lampo, è lì.

Uno squarcio di tenebra,
attraversando la terra,
lacera l'aria pesante come piombo,
fulminandola.
Un cupo suono di sottofondo
si fa lentamente strada
nella terra che trema forte,
era da tanto che non tremava così,
migliaia di migliaia di anni...
Il custode della notte si è risvegliato,
Una frattura si apre,
ingoiando senza pietà
tutto quello che incontra,
divorata essa stessa
da una fame insaziabile...
Quando la fenice apre gli occhi,
l'uomo non è che poco più di
una formica, davanti al fuoco e alla montagna...
Quando la fenice apre gli occhi,
tutto cambia il suo volto...

SELENE FAVUZZI
 

 
 
 

Post N° 7

Post n°7 pubblicato il 26 Gennaio 2007 da BLACK_FENIX
 

L'araba fenice è quel leggendario e variopinto uccello capace di risorgere dalle proprie ceneri, caratteristica questa che la rendeva sacra agli egizi. Ai nostri giorni, poveri di miti e illusioni, l'araba fenice non è ormai altro che un gioco retorico talvolta usato per indicare cosa più unica che rara..
La poesia pare in questi nostri anni sempre sul punto di morire, eppure sempre rinasce, a dispetto di un mondo vorace e frettoloso? O forse perché è l'uomo stesso a essere in procinto di morire, e l'augurio è proprio quello che dalle sue ceneri ne possa sorgere un altro, magari diverso (e, perché no, migliore)?
Non si sa mai dove può condurre il volo di un uccello così raro e coraggioso come l'araba fenice.
E allora via, a volare ancora.

 
 
 

Post N° 6

Post n°6 pubblicato il 26 Gennaio 2007 da BLACK_FENIX
 

Titolo: L'araba Fenice

Un fuoco divampa dai cieli d’Arabia le nubi ora sono solo
Un ricordo per gli atei e i pagani che di vergogna
Hanno coperto la leggenda che ora si dipinge in cielo
Come un maestoso uccello che si libra in volo


E la gente non mi credeva
Quando gli narravo questa dolce storia
E la gente non mi ascoltava
Ero solo uno stolto o poco ci mancava


Ma io dicevo solo verità della rinascita di un sogno
Il momento era scoccato
Non ho mai creduto a maghi e stregoni
A preti che sputano la loro parola


E ora lassù nel cielo puoi vedere
È un fuoco che chiude una battaglia
E ora lassù nel cielo puoi vedere
Che il fuoco di stasera rimanga nella storia


Ma l’Arabia è un luogo incantato
Ci nascondo ricordi e leggende
E nella sera il vento si alza sempre
Quell’alone di mistero e la luna sorge


Ma dove mi condurrà questa sera
Il cammino delle stelle


Testi di Nicodemo
 

 
 
 

Post N° 5

Post n°5 pubblicato il 26 Gennaio 2007 da BLACK_FENIX
 

Fenghuang

è un uccello favoloso della mitologia cinese, avente caratteristiche simili alla fenice greca.
Il nome si riferisce alla puntuale applicazione della legge
tradizionale di polarità del simbolo in riferimento alla dualità
cosmica che per i cinesi si identifica nel binomio di forze ying-yang.
Infatti in questo uccello è insito il riferimento sia alla coppia
lunisolare che presiede l'illuminazione del giorno e della notte, sia
alle due coppie simmetriche date dai quattro aspetti del sole ai
solstizi e agli equinozi. Nel primo libro dello Shang jing, sono
descritti i segni del Fenghuang: "I segni che reca sul capo dicono (de) le virtù; quelli sulle ali dicono (yi) giustizia; quelli sul dorso dicono (li) ritualità; quelli sul petto dicono (ren) umanità; quelli sul ventre dicono (xin)
sincerità. Il piumaggio viene quindi associato ai cinque colori: il blu
all'amicizia, il giallo all'onestà, il rosso alla saggezza, il bianco
alla fedeltà, il nero alla carità, Inoltre esiste un'associazione del Fenghuang con gli strumenti musicali a fiato: il flauto a dodici toni (tong) suona in base al canto della fenice: sei toni derivano dal canto della fenice maschio (feng) e sei toni dalla fenice femmina (huang).
Nel mondo dello spirito, quando si alza in volo, secondo la sua radice
etimologica, corrispondendo il carattere pittografico (feng)
allo spirito del vento, è sempre accompagnata da un seguito di uccelli,
figuranti 24 potenze di cui la fenice è a capo, corrispondenti a 24
mansioni magiche per gli antichi taoisti. Quando si manifesta sulla
terra si posa unicamente sull'albero (wutong) (Dryandra
cordifolia) che produce un fiore in forma di campana bianco all'esterno
e marrone all'interno i cui semi entrano nella composizione dei dolci a
forma di luna che i Cinesi mangiano ancora oggi nella festa d'autunno a
conferma delle ascendenze simboliche del Fenghuang.


La fenice cinese è uno dei quattro esseri soprannaturali detti sishen,
essi sono: la tartaruga, il drago, la stessa fenice, e la tigre,
corrispondenti alle quattro classificazioni date date agli animali in
epoca Han (206 a.C. - 220 d.C). I quattro animali suddetti sono
associati ai quattro elementi: acqua , legno, fuoco e metallo; alle
quattro direzioni e alle quattro stagioni. Specificando il drago verde
è l'emblema dell'Est, della primavera, del legno; la tigre bianca,
dell'Ovest, dell'autunno e del metallo; la tartaruga e il serpente
intrecciati, del Nord, dell'inverno, dell'acqua; l'uccello rosso o
fenice, del Sud, dell'estate, del fuoco. Questa serie variegata di
quattro valenze, interagendo con l'elemento inerte dell'alchimia
cinese, la terra, determina i cinque stati di mutamento, che descrivono
una sequenza di produzione e di distruzione riguardante il governo
delle stagioni a sua volta ordinata in due cicli; gli ultimi 18 giorni
di ogni stagione sono pertanto attribuiti alla Terra intesa come stato inerte. Nel primo ciclo detto di produzione, la primavera è governata dal Legno, l'estate dal Fuoco, l'autunno dal Metallo, l'inverno dall' Acqua. La concezione filosofica è la seguente: il Legno brucia e produce il Fuoco, la cui cenere in Terra dà come residuo il Metallo quale essenza minerale, che confluisce nei corsi sotterranei dell' Acqua, che a loro volta nutrono la vegetazione, che si rigenera nel Legno delle piante primaverili. Nel secondo ciclo detto di distruzione, i cinque stati di mutamento sono ordinati altrimenti. Con il Legno si indica tutta la vegetazione che è alimentata dall'Acqua, la quale ingoia o cinge tutta la Terra. Esso è tagliato dagli strumenti forgiati in Metallo e nell'opera prende Fuoco.
Si noti che il numero dei giorni residui di tutte le stagioni, del
ciclo di produzione e del ciclo di distruzione (18 x 4) è 72. Tale
numero fa riferimento al periodo canonico di 72 hou che governa
la successione dei mutamenti in base 5 nell'anno rituale di 360 giorni
(72x5= 360) La fenice cinese è quindi, come dichiara Saussure (1909),
il primo nucleo del mitologema dell'uccello di fuoco connesso ai temi
di morte e rigenerazione.

 
 
 

Post N° 4

Post n°4 pubblicato il 26 Gennaio 2007 da BLACK_FENIX
 

Si dice inoltre

  • ... che la Fenice, dal momento che si crea da sé, non può avere alcun Maestro.
  • ... che, essendo un uccello unico (ne esiste soltanto una per volta), è un essere solitario.
  • ... che è ancora più solitario per via del fatto che non si riproduce.
  • ... che può vivere centinaia d'anni, ma sempre da sola, senza nessuno dei suoi simili.
  • ... che, pur essendo lo scopo della sua vita quello di riportare la
    felicità sulla Terra, lei stessa ha dovuto rinunciare alla sua felicità
    personale e alla possibilità di amare, dal momento che una Fenice non
    può avere un compagno.


Altre curiosità

Quattro piramidi furono dedicate alla Fenice:


  • quella di Cheope, presso Giza, detta "dove il sole sorge e tramonta";
  • ad Abusir, Sahure, "splendente come lo spirito Fenice";
  • Neferikare, "dello spirito Fenice"
  • Reneferef, "divina come gli spiriti Fenice".

Una interessante spiegazione ornitologica per il mito della Fenice,
è che alcuni grandi volatili sbattono le ali sul fuoco per uccidere i
parassiti col fumo. La Fenice, nel suo aspetto distruttore, viene a
liberare il mondo dal male — i parassiti, appunto — bruciandolo col
Fuoco Spirituale.



Curiosità riguardo alla fenice nella cultura contemporanea
  • Una fenice di nome Fawkes (nella versione inglese originale) appare nella saga di Harry Potter come animale leggendario che appartiene al preside della scuola di Hogwarts, Albus Silente.
    Si può ipotizzare che sia di sesso maschile (è indicata con il pronome
    maschile). Nella saga fa riferimento ad altri poteri straordinari della
    fenice: è in grado di sollevare pesi immensi e le sue lacrime hanno
    potere curativo. Albus Silente sostiene che le fenici siano animali da compagnia estremamente fedeli.
  • Il pokemon Ho-Oh è ispirato alla figura della fenice nella mitologia giapponese.
  • Tra i Cavalieri dello Zodiaco, uno di loro, il valente Ikki di Phoenix, usa i poteri della Costellazione della Fenice.
  • Nel manga B't X, il B't Je T'aime (Tempest
    nella ver.italiana) è ispirato alla Fenice della mitologia cinese e,
    come quest'ultima, dopo la morte è in grado di rinascere ogni volta più
    potente di prima (pur essendo una macchina).
  • In videogiochi come Final Fantasy
    la Fenice è un essere il quale se invocato è in grado, attraverso le
    sue fiamme (che intanto danneggiano il nemico), di ridare vita ai
    personaggi e anche allo stesso invocatore. Le sue piume vengono appunto
    usate per resuscitarli dalla morte.

 
 
 

Post N° 3

Post n°3 pubblicato il 26 Gennaio 2007 da BLACK_FENIX
 

La fenice nel mondo

Vi sono controparti della Fenice in praticamente tutte le culture:
sumera, assira, inca, azteca, russa (l'uccello di fuoco), quella dei
nativi americani (Yel), e in particolare nella mitologia cinese (Feng),
indù e buddista (Garuda), giapponese (Ho-oo o Karura), ed ebraica (Milcham):



 In Cina

«Un uccello mitologico, che non muore mai, la fenice vola
lontano, avanti a noi, osservando con occhi acuti il paesaggio
circostante e lo spazio distante. Rappresenta la nostra capacità
visiva, di raccogliere informazioni sensorie sull'ambiente che ci
circonda e sugli eventi che si dipanano al suo interno. La fenice, con
la sua bellezza assoluta, crea un'incredibile esaltazione unita al
sogno dell'immortalità»
.


The Feng Shui Handbook, feng shui Master Lam Kam Chuen


I cinesi hanno un gruppo di quattro creature magiche (detti "I
quattro Spiritualmente-dotàti") che presiedono i destini della Cina, e
rappresentano le forze primordiali degli animali piumati, corazzati,
pelosi e con squame. Questi quattro animali sacri sono: Bai Hu (la tigre) o Ki-Lin (l'unicorno) per l'Ovest; Gui Xian (la tartaruga o il serpente) per il Nord; Long (il drago) per l'Est; e, per il Sud, Feng (la Fenice) — detto anche Fêng-Huang, Fung-hwang o Fum-hwang.


Rappresentava il potere e la prosperità, ed era un attributo
esclusivo dell'imperatore e dell'imperatrice, che erano gli unici in
tutta la Cina ad essere autorizzati a portare il simbolo del Feng. Era
la personificazione delle forze primordiali dei Cieli, e talvolta
veniva rappresentata con la testa e la cresta di fagiano e la coda di
pavone (ma siccome i cinesi desideravano dare al Feng i più begli
attributi di tutti gli animali, lo raffiguravano con la fronte della
gru, il becco dell'uccello selvatico, la gola della rondine, il collo
del serpente, il guscio della testuggine, le strisce del drago e la
coda di un pesce).


Nel becco portava due pergamene o una scatola quadrata che conteneva
i Testi Sacri, e recava iscritte nel corpo le Cinque Virtù Cardinali.
Si dice inoltre che la sua canzone contenesse le cinque note della
scala musicale cinese, e che la sua coda includesse i cinque colori
fondamentali (verde, rosso, giallo, bianco e nero), e che il suo corpo
fosse una mistura dei sei corpi celesti (la testa simboleggiava il
cielo; gli occhi, il sole; la schiena, la luna; le ali, il vento; i
piedi, la terra; e la coda, i pianeti).


Il Feng viene a volte dipinto con una sfera di fuoco che rappresenta
il sole, ed è chiamato "l'uccello scarlatto": l'imperatore di tutti gli
uccelli. Nato dal fuoco nella "Collina del Falò del Sole", vive nel
Regno dei Saggi, che sta ad Est della Cina. Beve acqua purissima e si
ciba di bambù. Ogni volta che canta, tutti i galli del mondo
l'accompagnano nella sua canzone di cinque note. Appare soltanto in
tempi di pace e prosperità, e scompare nei tempi bui. Diversamente dal Benu,
il Feng può essere maschio o femmina, e vivere in coppia — coppia che
rappresenta la felicità della coppia di sposi. Al concepimento, è il
Feng a consegnare l'anima del nascituro nel grembo della madre.



 In India

Nella cultura induista e buddista, la Fenice si chiama Garuda.


Ha ali e becco d'aquila, un corpo umano, la faccia bianca, ali
scarlatte e un corpo d'oro. È uno dei supremi veggenti d'infinita
coscienza. Narra la leggenda indù che Kadru,
madre di tutti i serpenti, combatté con la madre di Garuda,
imprigionandola. Garuda andò quindi a recuperare del Soma, che lo rese
immortale, per liberare sua madre da Kadru. Viṣṇu,
colpito da ciò, lo scelse come avatar (l'incarnazione terrestre) o
destriero. Comunque, Garuda mantenne un grande odio verso i Naga
(la famiglia dei serpenti e dei draghi), e ne ammazzava uno al giorno
per pranzo. Poi però un principe buddista gl'insegnò l'astinenza, e
Garuda riportò in vita le ossa di molti dei serpenti che aveva ucciso.



 In Giappone

In Giappone la Fenice figura col nome di Ho-ho o Karura (storpiatura del nome sanscrito Garuda):
è un'enorme aquila sputa fuoco dalle piume dorate e gemme magiche che
ne coronano la testa, ed annuncia l'arrivo di una nuova era.



Fra gli ebrei e i cristiani

Nelle leggende ebraiche, la Fenice viene chiamata Milcham. Dopo che Eva mangiò il frutto proibito, divenne gelosa dell'immortalità e della purezza delle altre creature del Giardino dell'Eden
— così convinse tutti gli animali a mangiare a loro volta il frutto
proibito, affinché seguissero la sua stessa sorte. Tutti gli animali
cedettero, tranne la Fenice — che Dio ricompensò ponendola in una città
fortificata dove avrebbe potuto vivere in pace per 1000 anni. Alla fine
di ogni periodo di 1000 anni, l'uccello bruciava e risorgeva da un uovo
che veniva trovato nelle sue ceneri.


La fenice è canmtata da numerosi poeti classici, come Ovidio (Metamorfosi
XV), che scrisse che ogni 500 anni essa si rigenerava istantaneamente
dalla proprie ceneri, in un nido di piante aromatiche che essa stessa
si costruisce.


I padri della Chiesa accolsero la tradizione ebraica e fecero della
fenice il simbolo della resurrezione della carne. La sua immagine
ricorre frequentemente nell'iconografia delle catacombe.


Dante Alighieri la cita in una similitudine dell'Inferno (XXIV 106-115).



 Paralleli con altre figure leggendarie

Quetzalcoatl,
dio uccello (o serpente piumato) dell'America centrale, aveva il dono
di morire e risorgere; grande sovrano e portatore di civiltà. Da
un'iscrizione Maya del 987 d.C.: «Arrivò Kukulkán, serpente piumato, a fondare un nuovo stato». I toltechi ne parlano come di un re-sacerdote di Tollan, che morì nello Yucatan, forse arso su un rogo (come la Fenice).


Wakonda, uccello del tuono degli indiani Dakota. Per i Sioux, "grande potere superiore", fonte di potere e saggezza, divinità generosa che sostiene il mondo e illumina lo sciamano

 
 
 

Post N° 2

Post n°2 pubblicato il 26 Gennaio 2007 da BLACK_FENIX
 

La storia

Storicamente parlando, viene menzionata per la prima volta in un libro nell'esodo (VIII secolo AC). Uno dei primi resoconti dettagliati ce lo fa lo storico greco Erodoto circa due secoli dopo:


«Un altro uccello sacro era la Fenice. Non l'ho mai vista coi
miei occhi, se non in un dipinto, poiché è molto rara e visita questo
paese (così dicono ad Heliopolis) soltanto a intervalli di 500 anni:
accompagnata da un volo di tortore, giunge dall'Arabia in occasione
della morte del suo genitore, portando con sé i resti del corpo del
padre imbalsamati in un uovo di mirra, per depositarlo sull'altare del
dio del Sole e bruciarli. Parte del suo piumaggio è color oro
brillante, e parte rosso-regale (il cremisi: un rosso acceso). E per
forma e dimensioni assomiglia più o meno ad un'aquila.»


Proprio a questo spannometrico resoconto di Erodoto, dobbiamo l'erronea denominazione di "Araba Fenice". Ovidio,
nelle Metamorphoses, ci narra della fenice, uccello che giunto alla
veneranda età di 500 anni, termine ultimo della vita concessagli,
depone le sua membra in un nido di incenso e cannella costruito in cima
ad una palma o a una una quercia, e spira. Dal suo corpo nasce poi
un'altra fenice che, divenuta adulta, trasportò il nido nel tempio di Iperione, il Titano padre del dio Sole..


Ovidio dice: «... si ciba non di frutta o di fiori, ma di incenso
e resine odorose. Dopo aver vissuto 500 anni, con le fronde di una
quercia si costruisce un nido sulla sommità di una palma, ci
ammonticchia cannella, spigonardo e mirra, e ci s'abbandona sopra,
morendo, esalando il suo ultimo respiro fra gli aromi. Dal corpo del
genitore esce una giovane Fenice, destinata a vivere tanto a lungo
quanto il suo predecessore. Una volta cresciuta e divenuta abbastanza
forte, solleva dall'albero il nido (la sua propria culla, ed il
sepolcro del genitore), e lo porta alla città di Heliopolis in Egitto,
dove lo deposita nel tempio del Sole.»


Eliopoli, dove i sacerdoti di Ra conservavano gli archivi dei tempi
passati. In quest'ottica, la Fenice era il nuovo profeta/messia che
"distruggeva" gli antichi testi sacri per far risorgere una nuova
Religione dai resti della precedente.


Tacito
arricchisce la storia, scrivendo che la giovane fenice solleva il corpo
del proprio genitore morto fino a farlo bruciare nell'altare del Sole.
Altri scrittori descrivono come la fenice morta si trasformi in un
uovo, prima di essere portata verso il Sole.


Il Fisiologo, primo bestiario cristiano, cita il favoloso uccello:


IX) La fenice

C'è un altro volatile che è detto fenice.

Nostro Signore Gesù Cristo ha le sua figura, e dice nel Vangelo:


«Posso deporre la mia anima, per poi riprenderla una seconda volta».


Per queste parole i Giudei si erano scandalizzati e volevano
lapidarlo. C'è dunque un uccello, che vive in alcune zone dell'India,
detto fenice. Di lui il Fisiologo ha detto che, trascorsi cinquecento
anni della sua vita, si dirige verso gli alberi del Libano,
e si profuma nuovamente entrambe le ali con diversi aromi. Con alcuni
segni si annuncia al sacerdote di Eliopoli nel mese nuovo, Nisan o
Adar, cioè nel mese di Famenòth, o di Farmuthì. Dopo che il sacerdote
ha avvertito questo segnale, entra e carica l'altare di sarmenti di
legno.


Quindi il volatile arriva, entra nella città di Eliopoli, pieno di
tutti gli aromi che sprigionano entrambe le sue ali; ed immediatamente
vedendo la composizione di sarmenti che è stata fatta sull'altare, si
alza e, circondandosi di profumi, un fuoco si accende da solo e da solo
si consuma. Poi, un altro giorno, giunse un sacerdote e, dopo aver
bruciato la legna che aveva collocato sopra l'altare, trovò qui,
osservando, un modesto vermicello, che emanava un buonissimo odore.
Poi, al secondo giorno, trovò un uccellino raffigurato. Il terzo il
sacerdote tornò a vedere e notò che l'uccellino era divenuto un uccello
fenice. Una volta salutato il sacerdote, volò via e si diresse al suo
luogo antico. Se invero questo uccello ha il potere di morire e di
nuovo di rivivere, nel modo in cui gli uomini stolti si adirano per la
parola di Dio, tu hai il potere come vero uomo e vero figlio di Dio,
hai il potere di morire e di rivivere. Dunque come ho detto prima,
l'uccello prende l'aspetto del nostro Salvatore, che scendendo dal
cielo, riempì le sue ali dei dolcissimi odori del Nuovo e dell'Antico
Testamento, come egli stesso disse: «Non sono venuto ad eliminare la
legge, ma ad adempierla». E di nuovo: «Così sarà ogni scrittore dotto
nel regno dei cieli, offrendo rose nuove ed antiche dal suo tesoro»


La lunga vita della Fenice e la sua così drammatica rinascita dalle
proprie ceneri, ne fecero il simbolo della rinascita spirituale, nonché
del compimento della Trasmutazione Alchemica — processo Misterico
equivalente alla rigenerazione umana ("Fenice" era il nome dato dagli
alchimisti alla pietra filosofale).


Già simbolo della Sapienza divina (cfr. Giobbe 38 verso 36), intorno
al IV secolo d.C. venne identificata con Cristo presumibilmente per via
del fatto che tornava a manifestarsi 3 giorni dopo la morte, e come
tale venne adottata quale simbolo paleocristiano di immortalità,
resurrezione e vita dopo la morte.


Dante Alighieri così descrive la Fenice:


che la fenice more e poi rinasce,

quando al cinquecentesimo appressa

erba né biada in sua vita non pasce,

ma sol d'incenso lacrima e d'amomo,

e nardo e mirra son l'ultime fasce.


(Inferno XXIV, 107-111)

 
 
 

Post N° 1

Post n°1 pubblicato il 26 Gennaio 2007 da BLACK_FENIX
 

LA FENICE



Vecchia e stanca

si prepara la Fenice

Il caldo bruciante

si espande nell'aria

Si innalzano

i colori accecanti delle fiamme

E tutto si spegne

piano piano

silenziosamente

Rimane un mucchietto di cenere

Qualcosa si muove

un piccolo uccellino implume



È il mio spirito

che affonda e si rialza

pronto ad ardere ancora come

la Fenice

  Daniela Griffini
 

 
 
 
 

DRAGON CHINOIS

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