Pausa MusicaleIl Blog di chi fa musica e di chi la ascolta |
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Post n°9 pubblicato il 19 Dicembre 2012 da PausaMusicale
Sezione: Assoli La prima proposta ha una valenza speciale, poiché rappresenta un po’ il manifesto programmatico di questa sezione del blog. Per questo motivo la ricerca del primo assolo ha avuto una genesi lunga e meditata. |
Post n°8 pubblicato il 17 Dicembre 2012 da PausaMusicale
Fatti:
Buona Lettura a tutti!
Per chi volesse approfondire:
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Post n°7 pubblicato il 17 Dicembre 2012 da PausaMusicale
Dal post dedicato alla memoria di Ravi Shankar, pubblicato qualche giorno fa sulle pagine di questo blog, prendo lo spunto per svolgere qualche considerazione sul sitar, lo strumento che lo ha accompagnato lungo tutto l’arco della sua vita e il cui nome deriva da “setar”, che significa “tre corde”.
L’utilizzo del sitar nell’ ambito della musica rock risale alla prima metà degli anni ’60, grazie soprattutto a George Harrison, ma è la psichedelia che ne fa largo uso, trovando in esso, e nella musica orientale più in generale, un ottimo compagno di ”viaggi”.
Così, ispirati dal maestro Shankar, i Beatles per primi introducono lo strumento principe della tradizione indiana nelle loro canzoni: Norwegian woods contenuto nell’album Rubber soul del 1965 , Love you to e Tomorrow never knows (Revolver, 1966), Within you without you da “la banda dei cuori solitari del Sergente Pepper” del 1967 sono degli ottimi esempi.
I Beatles, a loro volta, verranno imitati da moltissimi altri gruppi, che inseriranno il tocco esotico del sitar nelle loro composizioni: a me piace ricordare Shawn Phillips, un virtuoso dello strumento, che arrangia col sitar una canzone di Donovan (Kingfisher) in un video molto bello, in cui alla fine della canzone Phillips e Pete Seeger dissertano sullo strumento e gli Hoodoo Gurus, uno dei miei gruppi preferiti, che aprono Miss Freelove ’69 con un sitar campionato da un brano strumentale di Henry Mancini dal titolo The Party.
Alla prossima Raga!
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Post n°6 pubblicato il 14 Dicembre 2012 da PausaMusicale
In una recente intervista di Ian Anderson (cantante e flautista dei Jethro Tull) alla rivista Rolling Stone si è parlato del luogo preferito per far musica. Nei locali c'è troppa confusione si parla e si fuma (o si fumava). Lo stadio per sua natura è troppo dispersivo. Il teatro invece -a detta di Ian Anderson- è il posto migliore sia in termini di acustica sia in termini di feeling che si riesce a stabilire con il pubblico. Personalmente posso essere d'accordo che il posto migliore per "ascoltare" musica con una certa dose di attenzione sia il teatro. Ma la magia di un concerto all'aperto è impagabile. Anche l'atmosfera di un locale in compagnia degli amici seduti a sorseggiare un birra ha il suo perché. Ogni venue (passatemi il termine) ha i sui pro e i suoi contro, l'importante è fare musica. Buon concerti a tutti! Nota a lato: per non parlare di quelli che hanno deciso di esibirsi sul tetto di qualche edificio così come è capitato ai Beatles con l'Apple Rooftop Concert del 1969 (strepitosa Get Back) e agli U2 su un tetto della 7th Avenue a Los Angeles nel 1987 (Where the Streets Have No Name). Chi sa citare altri luoghi particolari dove suonare? Ma per favore non ve ne uscite con Claudio Baglioni che suona dal balcone della madre a Centocelle! |
Post n°5 pubblicato il 13 Dicembre 2012 da PausaMusicale
La trascrizione di un brano musicale è uno tra gli esercizi più utili per un musicista. La trascrizione non è altro che scrivere un motivo musicale su pentagramma. Chiaramente la difficoltà di questo tipo di esercizio dipende da molteplici fattori: il nostro livello di conoscenza della musica e del solfeggio, il nostro orecchio musicale ed ovviamente la difficoltà del brano. L’importante è convincersi che tutti, con la giusta motivazione, possono riuscire in questo esercizio. Per quanto riguarda il foglio chiaramente abbiamo bisogno di un foglio pentagrammato. Per chi non avesse un quaderno pentagrammato o per chi fosse troppo pigro per scendere a comprarlo, su internet è possibile trovarne gratuitamente. Ad esempio su Blank Sheet Music è possibile personalizzalo e poi salvarlo in pdf o stamparlo direttamente. Trovata la carta abbiamo bisogno di uno strumento su cui riprodurre le note. Mentre si riportano le note sul pentagramma è fondamentale suonare queste note sul proprio strumento. Alcuni musicisti (ad esempi chi suona strumenti a fiato) per questo tipo di attività preferiscono usare una tastiera perché più facile da “gestire”. Per chi non ne avesse una oggi internet offre una vasta serie di tastiere virtuali. Due esempi su tutti: Virtual Keyboard e Virtual Piano. Poi, per chi volesse riscrivere tutto “in bella” è possibile farlo utilizzando programmi appositi come Sibelius e Finale. Ahimè questi programmi costano! E siccome noi siamo in bolletta e non vogliamo utilizzare copie pirata, possiamo utilizzare il potente MuseScore che è scaricabile gratuitamente a questo indirizzo. Nota a lato. Venti anni fa trascrivere un assolo era snervante: tornare avanti e indietro con un mangiacassette. Quante cassette rovinate. Oggi le cose sono cambiate e la tecnologia ci viene un po’ in aiuto ma il piacere nel riuscire in questo tipo di esercizio rimane lo stesso di sempre! Quizzone. Chi sa riconoscere questo motivetto? Quale relazione ha con il post di ieri?? Non mi resta che augurarvi buona scrittura! |
Inviato da: claudiopaltrinieri58
il 17/06/2013 alle 18:22
Inviato da: PausaMusicale
il 21/12/2012 alle 12:09
Inviato da: noblesse.oblige0
il 20/12/2012 alle 17:26
Inviato da: Narcysse
il 13/12/2012 alle 22:24
Inviato da: PausaMusicale
il 13/12/2012 alle 20:10