Creato da SCRITTORI_PER_CASO il 01/04/2010

LIBERA MENTE

LIBERA LA MENTE CON LIBERI PENSIERI

 

 

RACCONTO SCRITTO DA: INK

Post n°56 pubblicato il 17 Luglio 2010 da SCRITTORI_PER_CASO

L’appuntamento dall’odontotecnico era per le ore 15,00 e Massimo, single di 35 anni, era già in attesa nella saletta dello studio. Si aprì la porta e comparve una giovane donna, bionda ed avvenente.

 Fu grande la meraviglia. Impossibile per Massimo profferire parole durante la seduta. Nel mentre il medico dentista si affacciò dalla porta e disse: “Elisa devo correre subito a casa, ho un piccolo problema con mio figlio. Beata te che a 30 anni sei ancora single!” Parole magiche per le orecchie di Massimo che si organizzò mentalmente.

 Terminata la visita, rimase in attesa di fronte al portone, e quando la giovane donna uscì la seguì fino in farmacia, senza farsi notare.

Ella pagò, ma dalla borsetta cadde la sua carta di identità senza che la stessa se ne accorgesse. Massimo la raccolse furtivamente e …lesse i dati della donna.

Con un timido sorriso porse il documento alla ragazza, la quale ringraziò ed uscì, in quel momento Massimo prese il primo prodotto da banco che gli capitò sotto mano lo pagò ed uscì dirigendosi nella stessa direzione che aveva preso la ragazza, al primo incrocio con relativo passaggio pedonale la raggiunse, Elisa se ne accorse subito e con tono scherzoso gli disse: “cosa mi sono persa questa volta?” Massimo prontamente rispose che faceva la stessa strada, ma dopo una decina di metri durante i quali ebbero modo di presentarsi Elisa scoppiò in una risata fragorosa, Massimo pensò d’aver detto qualcosa di divertente, poi però si accorse del perché, anche grazie allo sguardo insistente di Elisa che fissava la sua mano sinistra, Massimo teneva ancora in mano il prodotto da banco preso in farmacia, una confezione per l’igiene intima prettamente femminile, certo pensò poi Elisa, potrebbe anche non essere per lui, però Massimo con evidente imbarazzo e con molta sincerità disse: “credo di essermi sbagliato, volevo quello verde per la bocca”. Comunque sia Massimo aveva raggiunto il suo scopo, rompere  il ghiaccio. Qui le strade si divisero e si diedero appuntamento per il giorno dopo per un aperitivo serale in un noto bar centrale che a quanto pare era frequentato sia da Massimo che da Elisa seppur in orari differenti e si salutarono.

L’indomani all’orario prefissato riecco i due giovani seduti al bar, parlano del più e del meno come si conoscessero da sempre, le classiche cose che si dicono, parlano dei rispettivi lavori ed emergono le cose che hanno in comune, prima di tutte lo stesso odontotecnico, lo stesso bar, lo stesso amore per il cinema e la cucina etnica, Massimo è entusiasta di aver fatto questa conoscenza e parecchie volte il suo sguardo si è incrociato con quello di Elisa, il tempo in certe occasioni sembra volare, si erano fatte quasi le 10 e nessuno dei due aveva mangiato, se non le classiche patatine fritte offerte dal bar assieme agli aperitivi, a quel punto venne spontaneo per Massimo invitare Elisa in un localino aperto da poco che solo lui conosceva, un locale con cucina etnica e nel quale si poteva anche ascoltare della musica. La serata trascorse meravigliosamente, Elisa era entusiasta di quel locale che ancora non conosceva e Massimo era entusiasta di Elisa, una ragazza solare, allegra, ma soprattutto bella, talmente bella da far perdere il fiato, nel tornare a casa Elisa lo invitò a salire, Massimo non stava più nella pelle, un giorno fa erano dei perfetti sconosciuti che ignoravano l’esistenza dell’altro e ora…

Presero l’ascensore guardandosi negli occhi ma senza avere il coraggio di sfiorarsi con le mani, il feeling c’era ed era palpabile, eppure qualcosa li frenava, un qualcosa che era ben al di sopra dei loro desideri, non c’era stato ancora niente tra i due, qualche stretta di mano, qualche bacio sulle guance ma niente di più, però ora la situazione era strana. L’ascensore arrivò al piano, il primo appartamento sulla destra era quello di Elisa che faceva strada, aprì la porta ed entrarono, fece accomodare Massimo mentre Elisa andava in cucina per fare il caffè, si erano confessati che ne andavano letteralmente pazzi, altra cosa in comune, mentre Elisa armeggiava in cucina Massimo si sentì quasi attratto da un porta foto, incuriosito si alzò ed andò a vedere, era la classica foto di famiglia, una bambina e i genitori, “Elisa sei tu nella foto?” domanda un po’ scontata, naturalmente lei rispose “si con mamma e papà” a quel punto Massimo guardando la foto di famiglia più attentamente e da vicino chiese ne hai altre? Elisa: “sì nella libreria c’è un album fotografico poi te lo faccio vedere” Elisa uscì dalla cucina con il caffè prese l’album e si sedettero sul divano.

 Massimo più guardava quelle foto e più sgranava gli occhi, quella donna l’aveva riconosciuta, a quel punto in stato evidente d’imbarazzo misto a rabbia e tanto smarrimento, chiese sempre più insistentemente maggiori informazioni, Elisa continuava a sfogliare l’album e nello stesso tempo continuava a commentare le foto e rispondere alle domande di Massimo, sembrava ritornata bambina, quanti ricordi affiorano dalla mente guardando quelle immagini, “mamma e papà non si sono mai sposati, papà mi raccontava sempre che la mamma era sempre in viaggio, io la vedevo poco e sono cresciuta con papà ma quando c’era eravamo come una vera famiglia, mi voleva tanto bene, ci voleva bene, il suo lavoro la teneva lontana anche per mesi, faceva la ricercatrice, poi un giorno papà mi disse che mamma non sarebbe più tornata perché era salita in cielo”. Elisa alzò gli occhi proprio nel momento in cui una lacrima scendeva sul viso di Massimo, “ti sei commosso, ti ho fatto piangere, scusami Massimo”.

A quel punto Massimo strinse le mani d’ Elisa e dovette dirgli la verità, “quella donna, tua madre è… era… mia madre, è vero faceva la ricercatrice ed era sposata con mio padre, il quale in punto di morte mi raccontò tutto, sapeva che mamma aveva un’altra storia con un altro uomo lontano da qui, non mi ha mai parlato di una figlia, forse non lo sapeva o forse si, non lo so, hanno avuto un incidente con la macchina lei è morta subito mio padre dopo qualche mese”.

“Tu Massimo allora sapevi tutto…”   “Elisa ti giuro solo ora l’ ho capito, tu sei mia sorella” il mondo parve crollare addosso ai due giovani, il destino a volte fa brutti scherzi, passarono lunghi minuti in silenzio, non una parola, non un gesto, a quel punto lei scoppiò a piangere,  si alzò e si diresse verso la sua camera da letto chiudendo la porta alle sue spalle. Massimo attonito per l’accaduto cercò di fare mente locale ma l’unica cosa che riuscì a fare era quella di andarsene.

Passarono alcune settimane senza che i due avessero notizie uno dell’altro, poi una domenica mattina Massimo ricevette una telefonata, era Elisa “Ciao Massimo scusami, Elisa ti capisco è stato uno shock troppo grande per noi,  Massimo vorrei parlarti, va bene quando vuoi, sono sotto casa tua posso salire? certo Elisa” Massimo la fece salire, sul pianerottolo si abbracciarono come non erano mai riusciti a farlo prima, qualche lacrima venne prontamente asciugata ed entrarono nell’appartamento, Elisa si guardò attorno, Massimo aveva già capito tutto e prese delle foto che aveva nel cassetto “Ecco Elisa, questa è mamma”.

Chissà forse i due giovani che si erano trovati per caso speravano in una storia d’amore a lieto fine, del tipo “e vissero felici e contenti per tutta la vita” non fu esattamente così, ma forse non era stato un caso a volerli far incontrare e comunque sarebbero rimasti uniti ugualmente per tutta la vita da un legame non d’unione ma di sangue, l’essere fratelli.

 
 
 

SCRITTORI PER CASO- RACCONTO SCRITTO DA: vulcanicaesulfurea

Post n°55 pubblicato il 17 Giugno 2010 da SCRITTORI_PER_CASO

L’appuntamento dall’odontotecnico era per le ore 15,00 e Massimo, single di 35 anni, era già in attesa nella saletta dello studio. Si aprì la porta e comparve una giovane donna, bionda ed avvenente. Fu grande la meraviglia. Impossibile per Massimo profferire parole durante la seduta. Nel mentre il medico dentista si affacciò dalla porta e disse:“Elisa devo correre subito a casa, ho un piccolo problema con mio figlio. Beata te che a 30 anni sei ancora single!” Parole magiche per le orecchie di Massimo che si organizzò mentalmente. Terminata la visita, rimase in attesa di fronte al portone, e quando la giovane donna uscì la seguì fino in farmacia, senza farsi notare. Ella pagò, ma dalla borsetta cadde la sua carta d'identità senza che la stessa se accorgesse. Massimo la raccolse furtivamente.. e Massimo raccolse quel documento e lo mise in tasca. Qualcosa nella sua testa gli diceva di non precipitarsi a portarglielo,  non voleva sbagliare modalità di approccio. Più che l’istinto, seguì il ragionamento, intanto continuava ad osservarla procedere verso la fermata dell’autobus. L’accarezzava con lo sguardo, lei scivolava tranquilla tra i passanti. Il passo sinuoso, l’andamento morbido, l’atteggiamento di chi sa di essere bella e si mantiene ad una certa distanza  per non farsi oltraggiare con apprezzamenti volgari. La osservava in questo suo incedere di donna semplice eppur matura nella sua essenza, bella e singolare per la sua femminilità nascosta ma prorompente,  celava  qualcosa di misterioso, raffinato ed affinato che  offriva alla vita, ma non a tutti. La lasciò andare, compiacendosi con se stesso,  per la forza d’animo che aveva avuto nel non correrle dietro, per non averla inseguita e fermata, come avrebbe fatto chiunque altro in una situazione analoga. Sapeva di quanto fosse capace di saper centellinare ogni sua emozione, sentiva che lei era una persona speciale, non voleva perderla con approcci sbagliati o troppo frettolosi. Sicuro di poterla rintracciare, grazie alla carta d’identità raccolta, un dono cadutogli dal cielo, che gli avrebbe consentito di non perderla, pregustava il momento dell’incontro, che avrebbe organizzato in maniera splendida..Se ne ritornò a casa, pensando a come avrebbe potuto contattarla. Voleva  un incontro che non si fosse fermato solo alla restituzione del documento. Desiderava sbalordirla e , nello stesso tempo, avere la possibilità di esprimerle il subbuglio che, al solo vederla, gli era scoppiato nel cuore. Sentiva una attrazione animalesca per quel corpo superbo, in pochi attimi era riuscita a stimolargli  passioni a lui sconosciute e, di sicuro, non avrebbe sciupato un’occasione simile, con passi sbagliati.Giunse a casa, la mente sempre rivolta a lei, bella e altera, uno splendore di donna, irradiava sensualità e calore da tutti i pori. Si sedette in poltrona,  accese la luce dell’abat-jour sul tavolino, voleva godersi bene la vista di quel volto,  quella visione che lo aveva preso totalmente, sconvolgendogli i sensi così profondamente. Con un sorriso sulle labbra, si compiaceva per il suo gesto astuto, gli avrebbe consentito di carpire e gestire una parte della sua vita, di lei, della sua persona. Il tempo di aprire il documento, ed ecco scoppiargli davanti agli occhi la sua vera identità.Andrea Bellini, di sesso maschile, nato a Milano il….residente al Corso Buenos Aires, 23Sobbalzò sulla poltrona, la testa gli girava per la sorpresa e lo stupore, un turbinio nella mente, impietrito non riusciva a collegare quella definizione alla foto di lei,  strinse gli occhi per acuire  la vista, la foto era quella di Elisa, la donna che aveva visto nello studio dentistico, certo i capelli molto più corti, lo sguardo forse più triste e perso, ma era lei. o lui? Ancora più disorientato e, non credendo ai suoi occhi, a ciò che leggeva, andava dalla foto ai dati anagrafici, sperava di essersi sbagliato, guardava e riguardava, ma le cose non cambiavano. Alla fine dovette arrendersi ed ammetterlo, Elisa era un uomo! Uno scherzo del destino, un diverso, un organismo geneticamente modificato, era capitato proprio  sulla sua strada, a lui, ostile e contrario a queste persone confuse nel corpo e nell’anima, che non avevano neanche il buonsenso di nascondere la loro diversità, anzi, la ostentavano senza pudore, ingannando gli altri e attraendoli, a loro insaputa in un vortice di sensualità e curiosità loro malgrado. Era confuso, combattuto, a chi credere, a lei così bella e femmina o a ciò che era scritto su quel minuscolo pezzo di carta? Divenne rosso dalla rabbia, provò disgusto per tutta la situazione, per lui stesso che era rimasto irretito da  una donna-uomo, per i pensieri e le emozioni che lei gli aveva suscitato, per lui che fantasticava un incontro speciale ed eventuali evoluzioni, per lui che non riusciva a lasciarla andare dalla sua mente e dalle sue carni.  Ma cosa gli stava succedendo? Lui, macho fin dalla nascita, che si sentiva attratto da un gay, un diverso, un transessuale?  Lui, unico figlio maschio, dopo quattro femmine, orgoglio e vanto di papà e che aveva sempre condannato queste situazioni particolari, ora non riusciva a staccarsi da quel viso, quel corpo sinuoso ed intrigante? Una ridda si sentimenti e risentimenti si scatenò nella sua testa, non avrebbe mai accettato di proseguire quella conoscenza, avrebbe consegnato il documento alla segretaria del dentista, in incognito, trovando una scusa qualsiasi, mascherando anche il fatto di aver saputo, capito..però il richiamo di lei era molto forte e continuava ad infastidirlo con pensieri ed emozioni. Cercava di allontanare quella immagine, denigrandola come transessuale in senso dispregiativo. Pensava all’Aids, alle cose più turpi, detestava il dentista che lo aveva preso a lavorare nel suo studio.  Con che ardire lo presentava come dottoressa e faceva attuare le cure ai pazienti?  La sua mente era ormai fuori da ogni controllo, non capiva se provava più rabbia verso il dentista, verso se stesso o verso Elisa, considerato il fascino che ancora ne subiva.  Si dibatteva fra mille considerazioni, sballottato da una parte all’altra dalle sue emozioni,  si accalorava, confuso  e stupito,  cercava una via di uscita, una via di fuga... Ma sì, avrebbe mandato tutto all’aria, nessun incontro, anzi, neanche da quel dentista sarebbe andato più. Avrebbe proseguito nel suo cammino, per la sua strada. Una vita tranquilla, tutta programmata e schematizzata, tutto calcolato, tutto sotto controllo.  Una linea sottile e decisa tracciava il bianco e nero, il buono e cattivo, il giusto e sbagliato, nessun motivo al mondo lo avrebbe fatto derogare dalle sue regole, poche ma chiare e precise. Certo, si perdeva le altre sfumatura della natura, gli altri colori della vita, ma così doveva andare se voleva raggiungere i suoi obiettivi, la tranquillità, la serenità, la stabilità nella sua vita. Si, ma cos’era quello strano e violento sentimento mai provato prima? Si versò da bere, cercava di calmare il vortice dei pensieri,  voleva mettere ordine in  quella tempesta emotiva, scoppiata senza nessun preavviso, si sentiva preso a tradimento,  in una situazione più grande di lui, superiore ad ogni lontana immaginazione. Massimo, il razionale, il pragmatico, Massimo che non aveva mezze misure. Massimo che marcava il territorio di sicurezza con il contenimento delle sue verità, aveva racchiuso e chiuso  il suo cammino in strade ben strette e codificate. Nessun compromesso, nessuna forma di cedimento a transigere nelle varie espressioni della vita. Il suo metro di giudizio si ostinava a considerare sempre e solo i due colori, il bianco o il nero, evitava volutamente le varie sfaccettature che la vita stessa offriva, con i suoi miscugli imponderabili e sconosciuti. La sua strada la percorreva sempre ritto, con lo sguardo fisso su obiettivi chiari e concreti da realizzare, a volte basso, per non lasciarsi offuscare da luci accattivanti e pericolose, che potevano rappresentare un pericolo per le sue scelte sempre ponderate e valutate. Intransigente con se stesso e con gli altri,  procedeva per il suo cammino, il più delle volte da solo, sentendosi tranquillo e protetto dalla sua legge ma, non aveva considerato quella del destino, del fato, quel fulmine a ciel  sereno, che gli stava facendo saltare le dighe di protezione, ed un fiume in piena straripò dai suoi canoni di contenimento, lasciandolo confuso e stordito.  Che fare?  Si dibatteva fra mille conflitti, non voleva abbandonare l’idea di rivederla o, quantomeno ascoltare la sua voce. Chiamarlo, spiegargli l’accaduto e liquidarlo frettolosamente per evitare imbarazzi inutili e disagi evidenti  o ..e lì si scioglievano tutte le sue resistenze. Solo al pensarla veniva pervaso da una struggente sensazione di calore, di fremiti, resa ancora più intensa dal mistero che lei nascondeva e che lui ora conosceva. Un mistero che non aveva mai voluto esplorare.  Non poteva negare l’attrazione che sentiva più forte nei suoi confronti, si sentiva stranamente complice di quella verità negata, cercava mille scuse per giustificare il desiderio di volerla rivedere. Cercava di convincersi che solo così,  guardandola per quella che era, poteva acquietare gli spasmi che lo sconvolgevano. Voleva provare il suo solito sdegno e mostrarglielo con una punta di disprezzo al momento della consegna del documento, così avrebbe riscattato la sua rabbia per essere rimasto irretito suo malgrado.  Si stupiva, non riusciva più a pensare a lei come ad un diverso, anzi..  l’attrazione e l’intrigo che sentiva crescere dentro di sé lo avvolgeva e lo spingeva più violentemente verso di lei o lui. Cosa gli stava succedendo? Si chiese spaventato e sperduto in questa ridda di emozioni.  Non riusciva più a scindere il bene da male, l’illecito dal lecito, il giusto e sbagliato?  Un  sentimento nuovo, forte e travolgente gli sconvolgeva tutti i  parametri, lo proiettava  in  mondi diversi, accattivanti e  pericolosi.  Già, ma quali erano i suoi valori, quali invece i condizionamenti? Conosceva i suoi desideri, le sue emozioni?  Perché ritrarsi inorridito di fronte alla diversità che la natura aveva creato? Per quale motivo e su quali principi riteneva uno normale e l’altro anormale? Era lui che rifiutava ogni considerazione verso costoro, quasi che il farlo gli facesse perdere la sua mascolinità?  Disorientato da tutti questi pensieri, quasi in trance, prese l’elenco telefonico, cercò la voce Bellini Andrea, l’indirizzo corrispondeva, segnò il numero telefonico e pensava a come fare, a cosa dire al momento della risposta, per la prima volta  spiazzato nei suoi programmi. Erano finiti i piani di azione, l’invito nel miglior locale della città, la serata a lume di candela  per  far colpo su di lei, avviare la conversazione ad un progetto di frequentazione per una eventuale relazione sentimentale. Ora non poteva più,  sapeva che era un uomo, un uomo come lui, quindi niente galanterie ma solo una fredda  e formale comunicazione per spiegarle l’accaduto e trovare un  modo banale per restituirle quel documento. Uno squillo, due....pensava, si agitava, rifletteva a cosa dire ma la voce di Elisa zittì tutto quel trambusto. Il suo Sii, , tre sillabe, lui gliele sentì scivolare dalla bocca dolcemente, lo rapirono in un istante. All’improvviso si sentì indifeso, erano caduti i baluardi, i paletti, i punti fissi, sentiva il suo Essere espandersi nel cosmo per una sorta di felicità mai provata prima. Non era più il Massimo, represso e compresso da una società vecchia ed obsoleta che lo aveva condizionato per una vita,   ma una persona nuova, pronta a conoscere e sperimentare il nuovo, l’incognito, le strade,  dove aveva sempre scritto, a chiare lettere:  divieto di accesso! Di nuovo quel Sii, si, sono io..,  detto in maniera determinata ma non sfrontata, mostravano una forza interiore di chi sa chi è, ma ha anche  il coraggio di ammetterlo, di chi ha imparato ad affrontare,  senza remore o falsi pudori e imbarazzi fittizi, una realtà vissuta e sofferta, accettata fra  dolori e mortificazioni. Tanti momenti, molti passaggi, continue trasformazioni, sempre un divenire, mai un essere statico, lo avevano arricchito e non depauperato. Una sensibilità straripante, una intelligenza acuta, messa a frutto per farsi avanti nella vita, senza offendere ma  ancor di più senza mai farsi offendere!  Era cresciuta in tutti i sensi, amplificando le parti migliori di sé. Aveva donato, nella accettazione della sua diversità, amore e comprensione a chi doveva comprenderla ed amarla,  per i dolori, traumi ed i travagli che aveva sopportate con immane coraggio ed infinita  solitudine. Aveva subito violenze, violata e abusata. Aveva perdonato, si era allontanata da tutte le brutture della vita dove,  la sua condizione di fragilità ed ambiguità, l’avevano esposta,  indifesa ed inconsapevole, a viziosi e maligni. Era cresciuta  fra continue ed impegnative scelte di vita, faticose e sofferte. Decidere se accettare lo sbaglio della natura o combattere per far emergere una parte di sé molto più prepotente e determinante? Lasciarsi andare ad una vita facile e comoda, sfruttando proprio la sua diversità di cui era stata oggetto o la crescita, l’evoluzione morale e sociale? Fra enormi difficoltà, sofferenze e cambiamenti, aveva optato per la seconda, crescere, evolversi e farsi avanti nella società conquistandosi un suo posto di tutto rispetto. Aveva lottato per la sua accettazione, sofferto nella trasformazione psicologica e fisica, studiato e laureatasi, si era guadagnata il suo posto nella società.  Ecco, questa era Elisa, una donna forte, temprata attraverso i dolori e le prove che si era assunta di vivere, nonostante gli inciampi, le negazioni della natura e degli altri esseri umani.  Senza mai arrendersi, era caduta mille volte e mille volte si era rialzata, aveva messo in pratica tutta la sua forza d’animo per non soccombere e farsi accettare. Si, uno scherzo della natura, una virgola sbagliata nella combinazione dei vari cromosomi, le avevano regalato quella dualità, che non tutti avevano, Un mondo  femminile,  un corpo di maschile, una lotta per divenire ed una resa per apparire. Il conflitto ed il dolore,  la gioia di sentire due parti a molti sconosciuti, la libertà di viverle senza condizionamenti e la capacità di esserci riuscita, conquistata così duramente. Quella voce, l’essenza di tutto ciò che era Elisa, riportò Massimo ad un mondo sconosciuto, mai visitato prima, ad una apertura mentale e morale che comprendeva la vita, l’amore, Elisa parlava e Massimo l’ascoltava e si lasciava andare senza più paure e né remore. Man mano che il loro dialogo andava avanti nella conoscenza,  il suo spirito si espandeva, la parte sottile e forte che aveva soffocata ed offuscata dentro di sé, prese contatto con le luci, i colori e le sfumature della vita,  seguendo la forza vitale del  cuore e dell’istinto. Attraverso Elisa, organismo geneticamente modificato,  Massimo conobbe una forza mai provata prima, il coraggio di vivere, libero e senza schemi mentali. Offendere o ferire quella creatura, così dolce e gentile, divenne la priorità nei suoi pensieri e sentimenti. Si offrì naturalmente a lei, in un invito galante a cena, a lume di candela, con fiori e gardenie offerte senza ombra di scherno, cogliendo e vivendo ogni attimo intensamente, amato e riamato, incondizionatamente!

 

 

 
 
 

SCRITTORI EMERGENTI NEL WEB-RACCONTO SCRITTO DA: presadate14

Post n°54 pubblicato il 17 Giugno 2010 da SCRITTORI_PER_CASO

L’appuntamento dall’odontotecnico era per le ore 15,00 e Massimo, single di 35 anni, era già in attesa nella saletta dello studio. Si aprì la porta e comparve una giovane donna, bionda ed avvenente. Fu grande la meraviglia. Impossibile per Massimo profferire parole durante la seduta. Nel mentre il medico dentista si affacciò dalla porta e disse:“Elisa devo correre subito a casa, ho un piccolo problema con mio figlio. Beata te che a 30 anni sei ancora single!” Parole magiche per le orecchie di Massimo che si organizzò mentalmente. Terminata la visita, rimase in attesa di fronte al portone, e quando la giovane donna uscì la seguì fino in farmacia, senza farsi notare. Ella pagò, ma dalla borsetta cadde la sua carta di identità senza che la stessa se ne accorgesse. Massimo la raccolse furtivamente e …lesse i dati della donna. Il suo stupore fu grande quando vide che la ragazza
aveva lo stesso cognome della sua ex moglie. Fece giusto in tempo ad alzare lo
sguardo dal documento che vide la ragazza scomparire all’interno di un autobus.
Non poté che pensare a quella che era stata la donna della sua vita. L’aveva
conosciuta dieci anni fa, si erano incontrati in un pub ma l‘amore non era
sbocciato subito. All’epoca lei era innamorata di un ragazzo che la faceva
soffrire e che la tradiva continuamente. Lui era un libertino incallito, capace
di frequentare dieci donne contemporaneamente, ma di non tenere a nessuna delle dieci. Il caso volle che si incontrassero nuovamente a casa di amici comuni.
Lei era accompagnata dal fedifrago; lui accompagnava una delle sue donne del
momento. Al pensiero di quella sera gli scappò un sorriso. Di certo quella fu
la prima volta che vide la sua ex moglie arrabbiata. Quella sera il fedifrago
stava mentendo nuovamente alla ex moglie di Massimo su quanto aveva fatto la
sera prima. Lei aveva le lacrime agli occhi e Massimo arrivò proprio nel
momento in cui la donna si precipitava fuori della porta di casa forse in cerca
di un taxi. Lui rimase stupito che il di lei accompagnatore non facesse nemmeno
finta di seguirla. Massimo non perse tempo, lasciò la sua donna e si diresse a
gran passi verso la strada. Elena, questo il suo nome, era in preda al panico
più totale. Attraversò la strada, incurante delle macchine che sfrecciavano
suonando e facendo gesti che sarebbe opportuno non ripetere. Ad un tratto si
fermò una macchina vicino al marciapiede dove la donna transitava in tutta
fretta, ne discesero quattro ragazzi con facce non proprio benevole. Lei sembrò
non rendersene conto. Massimo non perse tempo, corse a più non posso e, sapendo di non fare in tempo ad evitare qualcosa di sgradevole, urlò a squarciagola: “Annaaaa, aspettamiiiii!!!!”. Tutti si girarono a guardarlo. I ragazzi,
dapprima baldanzosi, rimasero di sasso, intuendo che in realtà la donna non era
poi tanto sola. Elena si fermò, si girò di scatto, capì cosa stava succedendo e
rimase immobile in balìa degli eventi. I ragazzi si voltarono verso la
macchina, risalirono e sgommarono in cerca di altri grattacapi per la serata. I
due giovani rimasero da soli. Lei aveva i capelli arruffati, il trucco quasi
del tutto sciolto, le gote arrossate, il respiro affannato. Lui era abbastanza
calmo, la guardava divertito, riprendendo fiato a sua volta. Tutto ciò che lei
seppe dire fu: “Veramente io non mi chiamo Anna…” e scoppiarono a ridere di
gusto. Camminarono fino alle due di notte e parlarono di argomenti di vario
genere. In seguito lei confessò che le dolevano le scarpe a forza di
passeggiare, ma anche che la vicinanza di Massimo la fece distrarre e che si
accorse di non aver pensato nemmeno per un momento al suo accompagnatore della festa. Massimo la accompagnò a casa dicendole quasi scusandosi: “Volevo essere sicuro che tu tornassi a casa sana e salva, impudente Anna”. All’epoca Anna-Elena era iscritta alla facoltà di Giurisprudenza e voleva diventare
magistrato. Lui era un neolaureato in Economia e Commercio e aveva da poco
aperto uno studio di consulenza fiscale e del lavoro. Da quella sera Massimo ed
Elena diventarono grandi amici. Ogni scusa era buona per sentirsi e per
vedersi, ma nessuno dei due si decideva a fare il primo passo per creare un
legame amoroso. Massimo si confidava spesso con Elena sulle sue relazioni
sentimentali; la donna, dal canto suo, gli dava consigli che lui accettava di
buon grado. Capitava persino che Massimo uscisse con una donna e chiamasse
Elena più volte, persino davanti alla sua nuova fiamma. All’improvviso Elena
iniziò a notare qualcosa di strano nel comportamento di Massimo. L’uomo si
dimostrava fin troppo premuroso quando lei doveva uscire con qualche
spasimante. Era capace di andare a trovarla la sera stessa in cui lei sarebbe
dovuta uscire con un ragazzo e non dimostrava alcuna intenzione di volersene
andare. A volte, uscendo dal cinema con un ragazzo, Elena trovava la macchina
di Massimo parcheggiata vicino alla loro. Un’altra volta lui le fece recapitare
dei fiori al tavolo in cui era seduta con un nuovo tipo. Lei non sapeva come
interpretare questo modo di fare di Massimo. Un giorno decise di affrontarlo.
Gli avrebbe chiesto di stare al suo posto, non era mica suo fratello! Recatasi
da Massimo, notò che lui la ascoltava apparentemente sbalordito dalle di lei
parole; notò altresì che, da quel giorno in poi, l’uomo evitò di cercarla per
qualche giorno. Elena rimase esterrefatta da tale atteggiamento. A casa Massimo
non c’era mai ed il cellulare era sempre irraggiungibile. La donna si preoccupò
non poco finché una sera andò a casa di Massimo. Bussò più volte, sentì dei
rumori soffocati provenire dall’interno della casa e, finalmente, le venne ad
aprire una giovane donna in abiti succinti che le chiese: “Desidera?”. La
meraviglia di Elena fu tale che, quando vide avvicinarsi alla porta Massimo con
un asciugamano arrotolato intorno all’addome, non ce la fece più e corse via.
Passarono settimane in cui nessuno dei due si fece vivo. Elena si ritrovava
spesso a svegliarsi di cattivo umore, la notte dormiva male e nei suoi sogni c’
era spesso Massimo che sorrideva sardonico o Massimo sotto le lenzuola con una
donna o Massimo che rideva di gusto. Un giorno le arrivò un sms di Massimo con
su scritto: “Ciao Anna, ho avuto molto da fare in questi giorni, ti va di
vederci stasera?”. Elena decise di farlo cuocere nel suo brodo per un’ora
circa, ma, dopo dieci minuti, fu lesta a mandargli un sms che diceva: “Scusa ma
non riconosco il numero, chi sei?”. Massimo non rispose, ma alle 20 in punto di
quella sera l’uomo si presentò a casa di Elena bussando con una certa
insistenza. Elena stava facendo la doccia e maledì quell’impudente che aveva
scelto proprio il momento meno adatto per bussare. Prese l’accappatoio e andò
ad aprire la porta. Rimase allibita…lui! Ma chi si credeva di essere, venire a
casa sua senza alcun preavviso! Gli disse: “Ah, sei tu…”. “Certo, aspettavi
qualcun altro?” e abbassò lo sguardo verso l’accappatoio sorridendo divertito.
“Accomodati” fu tutto quello che uscì dalla bocca ormai asciutta di Elena. “E
così non sapevi di chi fosse il numero dell’sms di stamattina…”. “Beh, sai, ho
cancellato molti numeri da un po’ di tempo a questa parte”. Lui la fissava con
uno sguardo indecifrabile. “Ti preparo un caffè?” gli disse e, senza voltarsi,
si diresse verso la cucina. Lui la seguì di buon grado. “Senti…” dissero quasi
all’unisono. Si guardarono negli occhi. Possibile che Elena non avesse mai
notato che gli occhi di Massimo fossero così azzurri? “Ma cosa vai pensando?”
si accusò tra sé e sé Elena. Si sedettero sulle sedie e sembravano molto presi
dal colore del caffè. “Come trascorri le tue giornate? Accogli sempre vestita
in questo modo i tuoi visitatori?” chiese Massimo. Lei non rispose, ma sembrava
aver messo la testa nel microonde tanto era arrossita. “Arriva al punto,
Massimo” “Passavo di qua e mi sono detto che sarebbe stato bello rivedere una
cara amica” “L’ultima volta che ti ho visto, eri molto impegnato ed ho pensato
che sarebbe stato meglio se io…” “Sei diventata gelosa, vero Elena?” “Ti odio,
Massimo” “E’ già qualcosa” “Come osi venire a casa mia dopo quello che hai…” e
nel dire questo le si aprì l’accappatoio. Sperò che a Massimo fosse sfuggito
quel gesto, e, alzando lo sguardo, le sembrò di vedere una lieve contrazione
del suo viso. “Elena, non provocarmi…” “Ma cosa…” e d’un tratto le fu vicino,
in piedi di fronte a lei. “Meglio che vada o potrei non rispondere più delle
mie azioni e ce ne potremmo pentire” “Massimo, aspetta…”. Come si sentiva
piccola e indifesa di fronte a quell’uomo che, ora l’aveva capito, era più
importante di quanto non avesse pensato! Elena spostò un ricciolo dei suoi
capelli arricciati dalla doccia e non capì quanto quel gesto la rendesse
vulnerabile. “Vieni qui, Elena…” disse Massimo e aprì le braccia. Lei era
indecisa tra la voglia di stringerlo forte ed il bisogno di ferirlo per ciò che
aveva patito per settimane a causa sua. Alla fine restò immobile, Massimo
sembrò capire e si avviò verso la porta. Ma all’improvviso l’uomo si girò e si
ritrovò faccia a faccia con la donna, che chiuse gli occhi in attesa degli
eventi. L’uomo avvicinò le sue labbra a quelle della donna e le diede un bacio
a fior di labbra. Quella sera si dimostrarono reciprocamente il loro amore.
Divennero nuovamente inseparabili, ma, da allora in poi, con una complicità del
tutto nuova. Massimo tornò al presente. Ricordare una parte della sua vita lo
aveva reso malinconico. Non si era reso conto di quanto tempo fosse passato.
Riprese in mano la carta d’identità di Elisa e lesse il nome della via. A quest’
ora la donna sarebbe dovuta già essere a casa, quindi si diresse verso l’
abitazione sconosciuta. Fu semplice trovare la casa. Bussò alla porta e gli
aprì una bambina che doveva avere sui sei anni. “Chi sei?” fu la pronta domanda
della piccola. Nel frattempo arrivò Elisa, più bella che mai, con i capelli
raccolti e una montagna di panni in mano. Non lo riconobbe e lo guardò
incuriosita. “Ciao Elisa, non ci conosciamo direttamente, ho trovato questo
documento dall’odontotecnico e, leggendo la via ed il civico, ho ritenuto
opportuno non coinvolgere la polizia, ma venire di persona a rendertelo”. La
donna prese la carta d’identità tra le mani e verificò che quel pezzo di carta
fosse davvero il suo. “Ti ringrazio, non mi ero resa conto di averla smarrita”
“E’ tua questa bambina?” chiese incuriosito Massimo. “No, è mia nipote, una
piccola peste!” disse la donna accarezzando dolcemente la testa della bambina.
“Allora io vado” disse l’uomo e se ne andò. Massimo si ritrovò a pensare spesso
ad Elisa nei giorni che seguirono. Si chiedeva se la donna fosse a casa, se
lavorasse, se fosse rimasta colpita da lui come lui lo era stato da lei. Ma
poi, notando che la donna non lo aveva nemmeno riconosciuto, capì che
evidentemente si sbagliava. Il caso volle che i due si incontrassero nuovamente
dall’odontotecnico. Massimo la salutò cortesemente e lei sembrò felice di
rivederlo. Stavolta l’uomo si fece audace e, con nonchalance, le chiese: “Ti
piacerebbe andare a prendere qualcosa al bar uno di questi giorni?”. La donna
lo guardò attentamente, incerta se fidarsi o meno di quello sconosciuto, ma poi
acconsentì di buon grado per il giorno dopo. Il giorno seguente Elisa si vestì
con molta cura, lavò i capelli e si truccò con particolare attenzione. Massimo
arrivò puntuale a casa sua. La mattinata aveva richiesto non poco tempo per i
preparativi della donna. Ci teneva davvero tanto a fargli una buona
impressione. Arrivarono al bar a piedi perché Massimo non voleva sembrare
impudente nel portarla in macchina e soprattutto non era certo che lei avrebbe
accettato. Trascorsero un’oretta a raccontarsi, a conoscersi e sembrò troppo
presto per entrambi, quando arrivò il momento di separarsi. Mentre i due
uscivano dal bar una donna salutò Massimo con voce carezzevole. “Tesoro, che ci
fai qui?”. Massimo sembrava infastidito, non avrebbe mai pensato che Elena si
sarebbe divertita a metterlo in imbarazzo in questo modo. Elisa non sapeva cosa
pensare e rimase allibita. Ripensò agli uomini e, di certo, non furono pensieri
molto carini quelli che le passarono per la testa. Massimo rispose ad Elena con
malcelato disdegno. Ma cosa pensava di fare Elena comportandosi in quel modo?
Massimo ed Elisa uscirono dal bar in silenzio, ormai l’uscita era rovinata per
entrambi. Lui tenne a precisarle che si trattava della sua ex moglie e lei
sembrò credergli. L'uomo le chiese di rivederla, ma notò che qualcosa in lei
era cambiato, così non insistette. “Avrà pensato che io abbia ancora legami con
la mia ex moglie” si disse Massimo. Passarono settimane e Massimo si ritrovò a
pensare spesso ad Elisa. Le mandò anche dei fiori a casa con un simpatico
biglietto. Una sera decise di andarla a trovare. Bussò alla porta e lei venne
ad aprirgli quasi subito. “Ciao, come stai?” “Bene, accomodati”. Massimo non si
aspettava questo invito, ma non poteva certo immaginare che, nel frattempo, la
donna avesse preso informazioni su di lui tramite amici comuni. Parlarono di
molte cose, lei lo invitò a cena e lui si sentì da subito a proprio agio. Dopo
cena si sedettero sul divano. Le loro gambe si sfioravano quasi. Stettero in
silenzio per vari minuti. Massimo sapeva cosa ci si aspettava da lui. Passò un
braccio intorno alle spalle della donna, che lo lasciò fare. Le spostò qualche
ciocca di capelli dal volto e la costrinse a girarsi verso di lui. Il bacio fu
inevitabile, pieno di tenerezza e passione. La serata si concluse nel migliore
dei modi e Massimo ringraziò in cuor suo l’odontotecnico. Qualche settimana
dopo l'uomo venne invitato a pranzo dai genitori di Elisa e lì conobbe i
fratelli della donna che trovò subito simpatici. Il legame tra Massimo ed Elisa
si rafforzava di giorno in giorno e l'uomo non avrebbe potuto desiderare ninete
di meglio. Pensò che era proprio vero, c'era sempre una seconda volta per
amare. Ripensò al suo passato, a quando non sapeva cosa avrebbe fatto nella
vita, ai momenti di felicità, a quelli di tristezza. Ripensò ad Elena e gli
scappò un sorriso. Ora nella sua vita c'era Elisa e non l'avrebbe fatta uscire
tanto facilmente.


presadate14

 
 
 

GARA DI POESIA "POETI EMERGENTI NEL WEB"

Post n°52 pubblicato il 06 Aprile 2010 da irismonti

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  Con piacere comunichiamo che le poesie vincenti e quelle menzionate dalla giuria, sono state pubblicate nel blog della stanza.... QUELLI DELLA TERZA ETA' ....

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GARA DI POESIA POETI EMERGENTI NEL WEB

Post n°51 pubblicato il 02 Aprile 2010 da irismonti

In questo blog abbiamo pubblicato tutte le poesie che sono pervenute, le vincitrici e quelle con nota di merito saranno inserite........

                                                     

                                          nel blog            della stanza

Grazie a tutti voi che avete partecipato e un riconoscimento particolare va a zuaro2 perchè grazie a lui abbiamo potuto progettare questa iniziativa. 

Clicca sulle icone ed entrerai nel blog e nella nostra stanza

 
 
 

POESIA SCRITTA DA: berri_01

Post n°50 pubblicato il 02 Aprile 2010 da irismonti
 

Il mio unico desiderio sei tu da sempre
il mio desiderio le mie paure  tu sola sai placare
a volte sprofondo nel obli se non mi parli
ma ti basta un sorriso per farmi felice
come negli ultimi 40 anni sempre uniti
cosi finche  vivremo
quando non sei con me io silente affondo nel oblio
odo i tuoi passi guardo con gli occhi chiusi e ti vedo
il tuo corpo mi appare come allora dei tuoi verdi anni
io ti vedo con gli stessi occhi di allora
oggi per me sei ancora piu belle nel argento dei tuoi capelli
insieme abbiamo alimentato il nostro desiderio
giorno dopo giorno alimentendolo con   l amore .
io avrei ancora un desiderio amore
vorrei morire un attimo prima di te

 
 
 

POESIA SCRITTA DA: vulcanicasulfurea

Post n°49 pubblicato il 02 Aprile 2010 da irismonti
 

I L    D E S I D E R I O


            
Vola gabbiano, vola..e cercami nel Tempo, quell'Aquilone che vaga, sperduto e
senza vento.

Fra quelle assi in croce, fra i veli ed i colori, c'è un ultimo Desiderio di
una donna sola.

La Vita vorrei vivere, libera e senza  Fili, strappando l'ultimo aggancio, di
quell'Amor di ragno

che piano e senza limiti, mi chiuse in un confino...

Lanciare la mia Anima, spezzata e senza ali, su quella scia bianca, con meta
solo...Aria!

 
 
 

POESIA SCRITTA DA: ilcapitano_55

Post n°48 pubblicato il 02 Aprile 2010 da irismonti
 

 Il cestino

L'altro giorno dalla campagna
arrivò a casa un bel cestino.
Io esclamai che piacere!!
saran prugne? Saran pere?
...Appena aperto fu
un musetto venne su...
un musetto birichino
era il musetto: di un gattino.

(Scritta quando aveva 8 anni)

 

 
 
 

POESIA SCRITTA DA: acquarium92

Post n°47 pubblicato il 02 Aprile 2010 da irismonti
 

NEBBIA DI MARE
SI AFFACCIA LA LUNA ALLA FINESTRA
E LA TRISTEZZA è NEL MIO LETTO
SENTO UNA VOCE A CHI CHIAMA

SALE LA LUNA PIANO PIANO
TUTTO ATTORNO è NEBBIA DI MARE
E I SUOI OCCHI SONO STELLE BELLE

E TUTTO ATTORNO è NEBBIA DI MARE
CHE NON SI AVVICINA E NON SI ALLONTANA
BAMBINA CHE VOGLIA DI VEDERTI

GIRA LA LUNA POI TUTTO SCOMPARE
E' STATO UN SOGNO D'INNAMORATO
RIMANE SOLO VICINO A ME
IL GRANDE AMORE CHE HO PER TE.


 
 
 

POESIA SCRITTA DA: tullietto50

Post n°46 pubblicato il 02 Aprile 2010 da irismonti
 

DESIDERIO

Fù un giorno meraviglioso

Il cuore mi diceva che qualcosa

di  bello sarebbe successo.

Mentre da un pianeta lontano

Sentivo mille pensieri d'amore

Infuocate e ardenti in cuor.

 

Mentre dall' altra parte una splendida

Persona amorevole si avvicinava e mi

Disse: ciao!!! E io risposi ciao! !! Ti posso venire vicino

Lei disse si, in quel momento,

sentii tantissima emozione.

 

E capii che qualcosa di bello stava accadendo,

e ci furono parole splendide e capimmo.

Che stava sbocciando un' amore.

 

Da quel splendido fiore, chiamato amore

Che spargendo del profumo in un immenso calore,

dalle mille sensazioni è nato un amore.

 

Or ora lontano dalle stelle ma vicini col cuore

Ora dopo ora il nostro amore ci porterà,

sempre più voglia di vivere,

illuminati da uno splendido sole.

 
 
 
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