Non vedeva lontano perché si ostinava a voler guardare le cose troppo da vicino. [...] Un esempio di questo genere di errore possiamo riscontrarlo nell'osservazione dei corpi celesti. Quando si dà un'occhiata a una stella, guardandola con la coda dell'occhio, con la parte più esterna della retina (la più sensibile alla luce debole), possiamo vedere la stella distintamente, cogliendone adeguatamente la luminosità che si attenua a mano a mano che volgiamo lo sguardo pienamente su di essa. A questo punti, infatti, l'occhio è investito da un gran numero di raggi luminosi, mentre alla prima occhiata si ha una più raffinata capacità di percezione. La troppa profondità condiziona il pensiero e ci rende perplessi, mentre una osservazione troppo prolungata, troppo concentrata o troppo diretta può fare svanire dal firmamento persino Venere.
(E.A. Poe)
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Post n°21 pubblicato il 15 Novembre 2016 da Quaaalude
A turno i ragazzi sfregarono le loro code contro il corpo di Rebecca. Qualcuno non resisteva a lungo e schizzava violentemente sulla pelle bianchissima della donna. Altri, nel momento in cui stavano per venire erano in grado di ricomporsi e lasciavano la torre di carne ciondolare dall'alto verso il basso, pronti per quando fosse stato il loro turno. Damiki, un diciassettenne piccolo ma assai fornito cacciò gli altri e volle avere il piacere della prima imbeccata nel buco bollente di Rebecca. Fu così che la spinse con la testa verso il basso, forzando al tempo stesso il culetto verso l'aria, e quasi per una sorta di legge di natura la verga sparì, completamente inghiottita dalla fica. I ragazzi e Owei erano allibiti: da quello che si mormorava nessuna era mai stata in grado di contenere tutto il saldo vigore di Damiki. Superata la prima sorpresa stettero a guardare mentre il ragazzo spingeva avanti e indietro il cazzo, ben inumidito e solcato da grosse vene gonfie. La donna gemeva e mugolava finché Podol comprese la sua muta richiesta e le colmò la bocca dell'ampia ed empia cappella costringendola a distorcere il ghigno in una espressione volgare e feroce, come piaceva ai giovani monaci. Fu da quel momento che iniziò una lunga notte. In piedi e completamente nudi i ragazzi si posero all'interno di una fitta fila in attesa del proprio turno. Rebecca, dal canto suo, pareva insaziabile e sganciato con un poderoso FLOP! un membro subito ne faceva spazio ad altri tre, cercando pose al limite della gravità e assolutamente spericolate. Grosse gocce dense di seme la ricoprivano tutta e lei trovava il tempo per leccarsene via alcune senza che questo, tuttavia, la ripulisse completamente. Lo fece dondolandosi viziosamente su un'altalena perversa, lo fece aprendosi a compasso e incollando le mani al pavimento, lo fece in piedi appoggiandosi a un muro bianchissimo, con il fisco esile a novanta gradi di posizione. Così andò avanti finché giunse il mattino arrossendo davanti ai corpi giovani ed esausti sparpagliati su tutta la superfice dell'ampio luogo. Rebecca, come se nulla fosse successo si recò da Owei, che, unico, era ancora sveglio e non spossato. Sorridendo lo motteggiò: "I tuoi allievi hanno qualche demone in corpo, maestro, ma debbono lavorare ancora parecchio per soddisfarmi." (Continua) |
Inviato da: cassetta2
il 12/07/2020 alle 18:16
Inviato da: MerveOrhun
il 15/09/2016 alle 18:41
Inviato da: legrillonnoirdestael
il 02/10/2015 alle 19:42
Inviato da: Quaaalude
il 09/07/2014 alle 18:30
Inviato da: Quaaalude
il 09/07/2014 alle 18:30