Non vedeva lontano perché si ostinava a voler guardare le cose troppo da vicino. [...] Un esempio di questo genere di errore possiamo riscontrarlo nell'osservazione dei corpi celesti. Quando si dà un'occhiata a una stella, guardandola con la coda dell'occhio, con la parte più esterna della retina (la più sensibile alla luce debole), possiamo vedere la stella distintamente, cogliendone adeguatamente la luminosità che si attenua a mano a mano che volgiamo lo sguardo pienamente su di essa. A questo punti, infatti, l'occhio è investito da un gran numero di raggi luminosi, mentre alla prima occhiata si ha una più raffinata capacità di percezione. La troppa profondità condiziona il pensiero e ci rende perplessi, mentre una osservazione troppo prolungata, troppo concentrata o troppo diretta può fare svanire dal firmamento persino Venere.
(E.A. Poe)
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Post n°18 pubblicato il 20 Gennaio 2016 da Quaaalude
Fu così che decise di ritirarsi a riflettere sui suoi sentimenti e il suo sesso. Loic fu l'ultimo a vederla prima che cercasse conforto in un monastero zen ad appagare l'istinto all'autoconservazione e l'inclinare verso una forte criticità nei confronti dei propri peccati di gola e di ingordigia. Si videro in una vecchia cascina diroccata e Lei fu comunque pronta a sbottonare e a mettere a nudo l'imponente e scurissima verga del ragazzo. Forse non era giusto, forse poteva essere uno sbaglio ma la sua mano non riusciva a sbagliare un colpo. Sfregò con decisione la grossa cappella e poi l'annusò come fosse una cipolla bollente. Era ancora quello faceva per Lei prima del grande salto. Piegò l'asta e l'appoggiò all'entratura posteriore, esattamente al centro delle odorose chiappette e gli disse, gemendo, di spingere con decisione. Così fece il giovanotto e lasciò infilarsi, senza la minima resistenza, il brando nel buchino spalancato e largo. Poi Rebecca gli disse di stare fermo mentre Lei decideva di prendersi da sola il Piacere galoppando avanti e indietro in orizzontale. Era una sensazione formidabile: quell'immenso cazzo che non cedeva di un millimetro mentre la colmava in ogni piega nera del culo. Lei restava sempre stupita del carattere erotico di Loic. Il suo marchio era, oltre alle dimensioni, quello di venire in rapide successioni e di enfiarsi rapidamente per una nuova passata. Così avvenne anche in quegli istanti; Dal glande sbocciò una polluzione superba che le allagò gli intestini e traboccò sulla parete esterna facendola sentire tanto umida come mai Le era capitato. Sorridente decise di voltarsi e individuò il bastone del ragazzo duro per metà e ancora, evidentemente, capace. Prese a leccarlo con indugio e passione trascorrendo dalla ruvida nerchia alla gommosa cappella, fino a ingoiarlo a metà delle sue spropositate doti. Trascorsero solo alcuni minuti e la coda fu di nuovo paonazza ed eretta. La donna lo fece mettere seduto a gambe incrociate e si accomodò con decisione in dirittura verticale. Poi sprofondò con la fica rorida sopra lo stupefacente martello. Teneva le mani sulle spalle di Loic e intanto praticava la più bella ginnastica del mondo agitando le cosce salde e ben tornite intorno a quella soddisfazione che, nella sua brevità, pareva durare in eterno. Sbocconcellava con la vagina la punta esterna della pigna gigantesca poi decideva d'improvviso di farsela sprofondare tutta nelle interiora bollenti della sua sessualità. Nel frattempo si mordeva a sangue il labbro inferiore e gemeva ad alte grida, quasi dovesse testimoniare il mondo tutto del suo smisurato godimento. (Continua) |
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