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« Il MarittimoIl Marittimo »

Il Marittimo

Post n°68 pubblicato il 06 Aprile 2016 da robertocass
 

2° Puntata



 

Ci siamo trovati con un mondo che stava cambiando profondamente, tutto veniva messo in discussione, tutto sembrava sbagliato.

Sembrava di essere solo noi ad avere le idee chiare e a sapere dove e come dovevamo andare.

Il problema è che non era assolutamente vero.

Le nostre manifestazioni erano sempre apolitiche o almeno così volevamo che fossero, il problema era che dopo s'infilitravano gruppi di ragazzi più grandi mandati dai partiti, gente esperta che si metteva subito ad organizzare e riuscivano con poco a portarci dove volevano, con il risultato che noi li seguivamo senza rendercene conto e la manifestazione prendeva una piega completamente diversa.

Quella mattina scioperavamo per un motivo che non ricordo, cominciammo a camminare verso l'Istituto Cinematografico, quando viene una macchina con quattro attivisti del MSI che iniziano ad urlare slogan contro tutto e tutti, cercando di provocare i ragazzi del Cinematografico che si erano asserragliati davanti all'ingresso.

Forse sarebbe finita così, ma sarebbe stato troppo facile, ad un certo punto intervengono le volanti a sirena spiegata.

Gli agenti scendono in tenuta antisommossa, armati e con la faccia cattiva, cominciano a menare tutti con i manganelli, corrono con i mitra in pugno.

Noi abbiamo paura e cominciamo a correre da tutte le parti.

La confusione è enorme, vedere questi agenti molto giovani con il mitra in mano e gli occhi terrorizzati è una scena da film dell'orrore.

Alla fine mi trovo con un mitra puntato sul viso e mi fermo, vengo caricato su una macchina e mi accorgo che hanno preso altri miei due compagni di classe e un attivista del MSI, uno basso tracognotto con la barba di almeno dieci anni più vecchio di noi.

Ci portano in carcere a Regina Coeli sempre senza parlare e senza dare nessuna spiegazione.

Mi ritrovo solo in una stanza, ma mi sembrava di non essere lì, vedevo tutto offuscato come in un sogno, non mi rendevo conto di dove ero, non c'era panico, solo che pensavo tanto è un brutto sogno, ora mi sveglio.

Passano alcune ore, non riesco nemmeno oggi a quantificarle, all'improvviso si apre una porta ed entrano due poliziotti.

Mi dicono di spogliarmi, sudo freddo, non riesco a parlare, li guardo con terrore, non riesco a pensare,

Cominciano a prendermi a calci, forte con gli scarponi, urlano frasi ed imprecano.

Non riesco a capirli, poi sento: prendi sporco comunista.

Riesco a pensare e a dire urlando: fermi non sono comunista, mi hanno preso davanti alla scuola, c'è un errore io sono del MSI, sono fascista.

Si fermano, mi guardano per qualche secondo poi senza guardarmi mi dicono: rivestiti e aspetta qui.

Rimango solo di nuovo, la schiena mi fa male ma non sento il dolore, sono completamente fuori, non riesco a pensare.

Vengono a prendermi, mi portano in una cella piccola con una finestra in alto da cui si vede il cielo. Rimango solo, non si sentono rumori, mi sdraio sul letto e mi addormento di colpo.

Sono rimasto in isolamento per tre giorni, un trattamento assurdo per un ragazzo preso durante un corteo studentesco.

Non ho mai saputo esattamente i motivi, certo ci scambiarono per terroristi, per brigatisti, un intervento del genere ad armi in pugno non dà altre spiegazioni.

Il risultato del clima di paura e di terrore che respirava in quegli anni.

Tre giorni di isolamento sul letto a guardare il cielo, a pregare, a prendere coscienza di quello che era accaduto.

Ma qualcuno ha deciso che potevo stare in mezzo agli altri e così mi portano in una cella grande e luminosa che poi ho saputo fosse quella che veniva utilizzata per i travestiti che venivano arrestati durante la notte.

Passano altri giorni sempre vissuti in terza persona, si arriva al processo e veniamo a sapere che saremo assistiti gratuitamente da un avvocato del MSI.

Il processo, mi sembrava di vedere un film con gli avvocati e il pubblico ministero.

Avevo appena compiuto 18 anni, ma ai miei tempi eravamo poco più che bambini, eravamo veramente ragazzi che cominciavano ad affacciarsi su un mondo che stava cambiando rapidamente.

Noi non eravamo pronti ed abbiamo dovuto imparare tutto e subito, eravamo entrati senza saperlo e senza volerlo, senza avere il tempo di rendersene veramente conto.

La contestazione, la lotta politica, tutto diventava normale e viverci sembrava scontato.

La droga, le morti per overdose, gli spinelli, si doveva crescere subito o almeno far finta di esserlo

Oggi è diverso solo perchè i ragazzi sono già abituati e sanno benissimo il mondo che li aspetta fuori dalla porta di casa, noi no, noi siamo entrati di corsa e non eravamo pronti.

Il processo finì con una pena di sei mesi con la condizionale e senza trascrizione, forse avevano capito la cantonata che avevano preso e non trova- rono niente di meglio che condannarci per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale.

Io avrei voluto oppormi e parlare delle botte che avevo preso e dei lividi che portavo sulla schiena, ma mi venne impedito e ci ritrovammo fuori con tutti che si rallegravano.

Rallegrarsi di cosa?

Avevo subito una paurosa ingiustizia e dovevo essere pure contento?

Essere scambiato per un attivista del MSI e per un picchiatore, essere giudicato per quello che non ero e non ero mai stato.

Ma poi non ci pensai più, l'uomo è uno strano animale che riesce sempre a dimenticare tutto e per uno strano meccanismo dimentica subito le cose brutte e ricorda solo quelle piacevoli.

E così si dice ai miei tempi, come era bello ai miei tempi, senza ricordare che lui ai suoi tempi stava male e non era affato felice.

Ma il tempo migliora tutto e tutto diventa passabile, si riescono a dimenticare fatti anche molto più brutti e cose mostruose, si riesce a vivere con i ricordi e le disgrazie più assurde.

E questo grazie al nostro cervello che ci aiuta a vivere e a convivere con tutto quello che siamo ed abbiamo passato, lentamente lascia che tutto si allontani e prenda un aspetto diverso.

E così lentamente ce ne facciamo una ragione e anche i nostri errori diventano più leggeri e ci perdoniamo tutto.

E così anche per me, tutto quello che mi era successo era diventato un ricordo vago e confuso.

E così passarono anche gli ultimi anni e mi ritrovai all'esame di maturita'.

Lo ricordo con una certa angoscia e talvolta l'ho pure sognato.

Non era un semplice esame era il nostro diventare grandi, il nostro ingresso nel mondo del lavoro, le scelte che dovevamo fare e che sarebbero state definitive per il nostro futuro.

Allora era così, non c'erano problemi a trovare lavoro e veramente potevi scegliere quello che volevi fare.

Oggi non è proprio così, ma questa è un'altra storia.

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dimariamonicaa
dimariamonicaa il 08/04/16 alle 21:36 via WEB
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