Creato da salfi.sardegna il 11/11/2006

CONFSAL Salfi

Spazio dedicato ai lavoratori settore finanze

 

 

1° CONGRESSO NAZIONALE CONFSAL SALFI

Post n°11 pubblicato il 22 Novembre 2009 da salfi.sardegna

Cari colleghi, parteciperò al Congresso Nazionale che si terrà a Tivoli il 27,28 e 29 dicembre, siete invitati ad usare questo spazio per farmi pervenire idee, progetti "dritte" anche (ma nn solo) in vista dei passaggi dalla 2^ alla 3^ area settore dogane.

Segreteria provinciale di Sassari.

NON DORMITE...PARTECIPATE

 
 
 

TIPI DI FANNULLONI

Post n°10 pubblicato il 30 Luglio 2008 da salfi.sardegna

Sotto la generica ed equivoca aggettivazione di “fannulloni”, tanto cara al Ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta, vengono in realtà raggruppati alcuni comportamenti dei lavoratori pubblici, alquanto diversificati.

 

Primo tipo di fannullone.

Nel suo più comune ed errato significato, col termine fannulloni vengono identificati quei dipendenti pubblici, che risultano presenti in Ufficio, avendo registrato il proprio ingresso al lavoro, ma che in realtà svolgono un’altra attività.

Clamoroso il caso del portantino che figurava essere in ospedale, mentre ogni giorno andava a fare il carpentiere.

Non sussistono dubbi sul fatto che questo comportamento integra il reato di truffa (e falso ideologico): chi lo commette deve risponderne penalmente ed essere licenziato, oltre che restituire il maltolto e rispondere dei gravi danni arrecati all’immagine della Pubblica amministrazione ed ai dipendenti tutti.

Naturalmente si dovranno accertare anche i motivi del non funzionamento del sistema di controllo e soprattutto il perché il Dirigente responsabile non ha provveduto immediatamente a far cessare l’abuso; andranno valutate le diverse responsabilità e complicità espresse o tacite, con tutte le conseguenze del caso.

La limitatezza quantitativa e l’eccezionalità di questi casi estremi di abuso, la sussistenza di un reato di questa gravità e visibilità, fanno concludere per l’estraneità di queste fattispecie, alla crociata del Ministro.

Di contro è vero che questi casi estremi ed isolati, hanno un effetto dirompente sull’opinione pubblica che tende a generalizzare i concetti negativi. trenta, quaranta casi su milioni di dipendenti, determinano un danno gravissimo all’immagine della Pubblica Amministrazione e degli impiegati.

L’estraneità di questa problematica al funzionamento della P.A., non può essere sfuggita ad un fine giurista ed economista come il Ministro Brunetta.

Pertanto, la sussistenza di questi casi estremi, non può aver determinato i provvedimenti del Governo, specialmente economici, che hanno colpito milioni di impiegati, né può giustificarli.

 

Secondo tipo di fannullone.

Seconda accezione corrente del termine fannullone, è quella che indica i così detti falsi malati.

Si ricorda che la certificazione di malattia è sempre rilasciata da un medico e che sussiste l’ulteriore vaglio della visita fiscale, che da tempo molte Amministrazioni dispongono a tappeto, ed ora obbligatoria per legge, fin dal primo giorno di malattia.

L’unica prova che il dipendente finge di essere ammalato, è il riscontro che questi pone in essere attività incompatibili con lo stato di salute certificato.

“Esemplare” il caso della dipendente che era in malattia per una lombo sciatalgia, certificata dal medico di base e accertata dal medico fiscale, e intanto partecipava ad una gara di ballo ripresa da una TV locale di Trento.

A difesa dei due medici, va detto che se un paziente riferisce esattamente i sintomi di una lombo sciatalgia, è pressoché impossibile accertare il contrario.

Anche in questo caso, conclamata la falsità della malattia del soggetto, occorre denunciarlo per truffa, licenziarlo e contemporaneamente accertare se il medico era compiacente, complice o solo superficiale e impreparato.

Questo secondo caso è in realtà molto simile al primo, perché si tratta di una truffa che nulla ha in comune col pubblico impiego in quanto tale, salvo l’appartenenza del soggetto ad una Pubblica amministrazione.

Anche in questa ipotesi, non si riscontrano gli estremi per l’adozione di provvedimenti di carattere generale così vessatori, né motivi per l’aggressione punitiva al salario accessorio. Si tratta di un reato e nient’altro: e va perseguito a termini di legge.

 

Terzo tipo di fannullone.

Nella genericità della locuzione e nella confusione che il suo utilizzo determina, sono stati ricompresi tra i fannulloni, i pubblici dipendenti che hanno un secondo lavoro.

E’ utile ricordare che i dipendenti in part time sono autorizzati dalle Amministrazioni di appartenenza, a svolgere tutti quei lavori non incompatibili con quello pubblico esercitato. Per chi non è in part time, vige in generale l’obbligo della esclusività della prestazione in favore dello Stato.

Le Amministrazioni, ai sensi della Legge n° 662 del 1996, effettuano ogni anno dei controlli su circa li 5% del personale per verificare lo svolgimento di attività di lavoro o altre situazioni di incompatibilità.

Si stima che comunque, una percentuale tra il 10 ed il 12 % dei lavoratori dipendenti, fa anche un altro lavoro (in nero) per arrotondare il (magro) stipendio.

Si può discutere a lungo sulla moralità e censurabilità di questo comportamento e della … Legge che prevede l’esclusività della prestazione dei Dipendenti della P.A. (voluta dal Centro Sinistra nel 1996).

Per un’equa valutazione di questi comportamenti, non dovrà essere trascurato quanto viene permesso ad altri pubblici dipendenti, quali i Parlamentari ed i professori universitari che di lavori ne fanno anche quattro, senza bisogno di chiedere nessuna autorizzazione.

Anche in questo terzo caso, non si riscontra un nesso tra la situazione di fatto, quella di diritto e l’adozione di provvedimenti di carattere generale così invasivi, ne motivi per il taglio al salario accessorio effettuato col Decreto 112/08. Si tratta di un’illegittimità che è già sanzionata col “massimo della pena”: il licenziamento. Mi pare che basti.

 

Quarto tipo di fannullone.

L’unico tipo di pubblico dipendente a cui si potrebbe affibbiare l’epiteto di fannullone, è quello che sta in Ufficio, non finge di ammalarsi, non fa il doppio lavoro, ma non rende, non si applica: vagheggia tra un caffé e un video gioco, oppure è lento nel servire il pubblico, anche poco gentile o per niente disponibile. Un lavativo scansa fatiche.

 

La domanda è spontanea: Perché si comporta così?

Concetto fondamentale in Economia, Il Prof. Brunetta lo insegna, è che la Società non si può strutturare sulla volontarietà del lavoro “nessuno lavora se non è costretto” affermava il Prof. Giuseppe Mirabella, insigne economista dell’Ateneo Palermitano.

Quindi la domanda vera è: Perché gli viene consentito di comportarsi in questo modo?

 

E’ in soprannumero, ovvero fa parte di un Organico sovradimensionato per il prodotto che la Struttura deve assicurare;

E’ stato assunto per motivi “politici”, per creare consenso;

Il Dirigente non lo incalza, anzi lo ignora perché in realtà non ha bisogno di Lui o perché non vuole rogne con certi Rappresentanti sindacali;

Al Dirigente responsabile non vengono chiesti o misurati i risultati conseguiti e la conservazione del suo incarico non dipende dai risultati raggiunti o meno;

 

Si potrebbe continuare a lungo nell’elencare le cause che di fatto, consentono talvolta agli impiegati lavativi di non lavorare. Ma il punto non è questo.

Il punto è: Perché fino ad oggi la PA è stata abbandonata a se stessa? Perché la politica ha ignorato per decenni i suoi problemi funzionali? Perché si è preferito il discredito di una grande categoria di lavoratori, al licenziamento di qualche centinaio di fannulloni?

Lo scarso rendimento reiterato nel tempo, costituisce sempre causa di licenziamento, in tutti i Contratti Collettivi Nazionali.

 

Risulta chiaro che il vero problema non risiede nella gestione del rapporto di lavoro. Se il licenziamento non è stato adottato come deterrente, il motivo sta nell’indirizzo esclusivamente politico che è stato dato alla P.A., alla quale di conseguenza, non venivano chiesti risultati.

 

Lo ammette lo stesso Ministro Brunetta, nella lunga lettera inviata sabato al Corriere della Sera: “cattiva politica, cattivo sindacato hanno sin qui creato mostri. Per questo ho bisogno della buona politica (quella del mio amico Ichino per esempio) e di un sindacato protagonista del cambiamento.”

 

Il problema è stato per decenni il clima generale del Paese, laddove l’immoralità nella conduzione della cosa pubblica, era evidente e la politica si disinteressava della P.A., se non per utilizzarla come serbatoio di voti, come volano del consenso sociale.

Fuor di metafora, il vero problema, che non viene mai delineato con esattezza, neanche dal Ministro Brunetta, è che la P.A. in Italia non è stata pensata e strutturata per funzionare bene, ma per essere asservita alla politica, ripetendone i vizi e subendo quindi direttamente le conseguenze di una gestione completamente svincolata da principi economici e morali.

 

Di cosa si occupasse la politica lo si è visto con tangentopoli. Di cosa si occupa oggi, lo stiamo comprendendo giorno dopo giorno, Decreto dopo Decreto.

 

E se l’uso della PA era quello di un ammortizzatore sociale, nessuno aveva interesse o vantava l’autorevolezza per dire: licenziamo gli impiegati in sopranumero che ho assunto per avere i loro voti. Non ci pensava neanche.

Nessuno aveva l’autorevolezza morale e politica per spostare al Nord le migliaia di postini assunti dal Ministro Vizzini (PSDI) nel Mezzogiorno.

 

Il problema è esclusivamente politico: Fannulloni sono stati gli uomini politici che invece di pensare al Paese hanno coltivato il loro collegio elettorale. I governi che hanno pensato solo a stringere patti di potere, con coalizioni messe insieme solo dal collante del compromesso su tutto e ad ogni costo, disinteressandosi del Paese, a spese della collettività.

 

Fannullone è il potere fine a se stesso: quello che governa avendo come unico obiettivo gli interessi di parte e di partito, se non quelli propri.

Non è corretto assolvere tutto e tutti i pubblici dipendenti: colpe ne hanno anche loro, come ne ha un certo tipo di sindacato-patronato, che ha sempre difeso a spada tratta chi non si impegnava nel lavoro.

Ma a ben vedere, questo potere al sindacato lo ha ceduto la politica con la sua mancanza di autorevolezza, col suo disinteresse per la Funzione pubblica, col suo comportamento auto referenziale.

 

Le disfunzioni che si registrano nel pubblico impiego sono da imputare a decisioni meramente politiche, la colpa del degrado non è della massa dei pubblici dipendenti che sono stati colpiti oggi, ma di chi ha lasciato che le cose degenerassero fino a questo punto, per demagogia, per interesse di parte.

 

Tutti concordiamo col Ministro Brunetta sulla necessità di rendere più efficiente e moderna La Pubblica Amministrazione ed i suoi dipendenti. Ma tagliare il salario accessorio non significa questo, anzi.

 

Ora si sveglia la politica trasformista, e si dichiara “diversa” dalla sua storia, si chiama fuori: eppure Il Prof. Brunetta è stato Consigliere economico dei Governi Craxi, Amato e Ciampi, e la storia della PA la conosce bene.

 

E il pubblico impiego deve piegarsi alla nuova stagione della politica che nega la sua storia e presenta il conto a tutti i pubblici dipendenti, a chi è economicamente più indifeso, e soprattutto a chi all’orgia del potere non ha partecipato.

 

Ancora Brunetta sul Corriere: ”Certo il Decreto Tremonti-Brunetta ha tagliato con durezza un pezzo di cattiva spesa corrente. Che altro c’era da fare? Chi strilla tanto ha il dovere di dire cosa avrebbe fatto al posto del Governo per controllare e stabilizzare la finanza pubblica in un triennio di crescita quasi zero, con deficit tendenziale crescente, fuori dagli impegni europei”.

 

Pensiero coerente all’azione, Brunetta svela candidamente che per il momento bisognava fare cassa, per le riforme sostanziali c’è più tempo.

Invece di proporre un piano organico di ristrutturazione e valorizzazione, si sceglie di cominciare tagliando il salario accessorio, giustificando il provvedimento con lo slogan “via i fannulloni”.

 

Paga il pubblico impiego, perché è più facile togliergli il salario: basta un tratto di penna. E gli altri? Chi pagherà? Quelli giustificati ad evadere per l’eccessiva pressione fiscale? I notai? I farmacisti? I commercianti? I Petrolieri? Le Banche e le Assicurazioni? Quelli no, perché Robin Hood non potrà evitare che scarichino sull’utenza-ostaggio anche il più piccolo onere aggiuntivo.

 

 
 
 

Post N° 9

Post n°9 pubblicato il 21 Luglio 2008 da salfi.sardegna

 
 
 

CERCASI SOLUZIONI E FORME DI LOTTA

Post n°8 pubblicato il 04 Luglio 2008 da salfi.sardegna

Cari colleghi, stiamo assistendo ad un assalto senza precedenti alla ns categoria..

Una vera e propria "gogna" mediatica che ci espone al pubblico ludibrio.

Questo spazio è per noi, vorrei suggerimenti, idee e quant'altro serva a riabilitare l'immagine dell'impiego pubblico che NON è solo cattivi esempi.

Leggi e contratti dove venivamo puniti fannulloni e assenteisti ( che è una piccola percentuale) esistevano da un pezzo ma stranamente sui media sono riportati SOLO esempi negativi e mai si parla del lavoro di tanti, delle idee anche innovative che l'Amministrazione NON ha mai premiato e dello sfruttamento di professionalità che MAI sono state promosse...

E' un momento critico, stiamo uniti, non demoralizziamoci perchè è ciò che vogliono : DIVIDERCI

Un caro saluto a tutti

 
 
 

ACCANIMENTO..TERAPEUTICO?

Post n°7 pubblicato il 04 Luglio 2008 da salfi.sardegna
Foto di salfi.sardegna

Statali, niente premi nel 2009
in attesa delle nuove regole (ARTICOLO DAL MESSAGGERO)

di Pietro Piovani
ROMA (3 luglio) - Per un impiegato del ministero dell’Economia nel 2009 la busta paga si ridurrà di 5 mila e 200 euro. Per uno dell’Inps la perdita sarà quasi della stessa cifra. Per uno delle agenzie fiscali siamo sui 4 mila euro. In altri ministeri il danno sarà più contenuto, sotto i mille euro annui. Ma quelli per cui andrà peggio sono i dipendenti del ministero della Salute: il prossimo anno il loro reddito totale si ridurrà di 9 mila e 500 euro.

Sono gli effetti del decreto Tremonti, che all’articolo 67 ha quasi azzerato i fondi per i contratti integrativi dello Stato. La misura viene direttamente collegata al progetto di riforma dei premi di produttività, che si prefigge di combattere il cattivo uso delle risorse per gli incentivi, troppo spesso distribuite a pioggia dalle amministrazioni.

In attesa della riforma, il decreto abolisce una buona parte dei fondi per un anno, mentre a partire dal 2010 li ripristina, sia pure con una riduzione che questa volta sarà definitiva: circa 1.700 euro annui in meno per chi lavora all’Economia, circa 2.500 alla Salute, 1.900 euro all’Inps, 1.800 euro alle agenzie fiscali, 1.300 euro alla Presidenza del Consiglio. In altri ministeri meno ricchi il taglio si ferma a 639 euro pro capite. Ma l’alleggerimento dei premi che partirà fra due anni riguarderà anche la scuola (in media 323 euro in meno a testa), gli enti di ricerca e l’università (circa 600 euro), le asl, gli ospedali, le regioni, le province (450 euro), i vigili del fuoco (750 euro).

Trattandosi di premi, le cifre sono ovviamente una media teorica: le risorse devono essere usare per riconoscere gli aumenti di produttività, dunque vanno distribuite in modo diseguale fra i dipendenti. E proprio qui sta il punto. La scelta di intervenire sul salario variabile serve sì a contenere la spesa pubblica (il risparmio supera i 500 milioni di euro il primo anno, e i 300 milioni a partire dal 2010). Ma allo stesso tempo la decurtazione contiene un giudizio del governo su come sono state utilizzati i contratti integrativi fino a oggi.

I premi di produttività è il ragionamento dei ministri Tremonti, Brunetta, Sacconi sono diventati una sorta di secondo stipendio fisso, invece di essere un incentivo a lavorare meglio e di più. Con un disegno di legge di Renato Brunetta, il governo spera di costringere i dirigenti delle singole amministrazioni a introdurre una reale meritocrazia nei loro uffici. Nel frattempo è meglio non sprecare soldi, quindi azzeriamo o quasi i fondi per un anno, poi li ripristineremo (sia pure ridotti) nel 2010. Non per niente i dipendenti pubblici sono stati anche esclusi dallo sconto fiscale sul salario di produttività concesso invece ai privati.

Certo, in questo modo vengono colpite anche le amministrazioni dove invece i premi venivano distribuiti in modo realmente selettivo. Di esempi ce ne sono diversi: l’Agenzia del Territorio, l’Agenzia delle Entrate, alcune direzioni del ministero dello Sviluppo, e molti altri ancora.

Inoltre non sarà facile far accettare ai dipendenti una perdita economica così pesante. Martedì scorso Brunetta ha incontrato i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil. I sindacalisti hanno letto al ministro le cifre che mostrano le conseguenze dei tagli sulle tasche dei dipendenti pubblici. Di fronte a quei numeri, pare che Brunetta abbia reagito con sorpresa: sapevo del taglio agli integrativi avrebbe detto ma non sapevo che avessero quella portata. Brunetta si sarebbe perciò impegnato a riaprire il discorso con Tremonti.

 
 
 
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