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CULTURA E GIUSTIZIA
 

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COME SI COSTRUISCE UNA LEZIONE:

Post n°2704 pubblicato il 09 Giugno 2020 da antonioi0

non esiste una tipologia unica di lezione; ci sono un’infinità di cose che si possono proporre in ciascuna lezione, ma dato che vogliamo dare alcune indicazioni a coloro che sono all’inizio della loro esperienza, il consiglio è di partire da questo

modello-tipo per poi sperimentare di volta in volta l’introduzione di contenuti personali e metodologie differenti.

Il primo concetto basilare è la varietà delle proposte operative che tuttavia devono sempre rispettare gli obiettivi prefissati e la finalità dell’insegnamento.

In modo molto schematico possiamo ricordare che ogni lezione dovrebbe contenere almeno 5 momenti:

  1. l’orientamento o l’accoglienza

  2. l’attivazione motoria o riscaldamento o condizionamento

  3. la parte centrale con lo sviluppo di uno o più obiettivi specifici

  4. la parte ludica (che può essere contemporanea alla valutazione)

  5. il defaticamento (ritorno alla condizione di normalità del ritmo cardio-respiratorio) con la sintesi finale

L’orientamento o l’accoglienza:  solitamente il gruppo appena arriva in palestra viene disposto in cerchio, seduti, compreso il docente. Ha lo scopo di comunicare l’obiettivo del giorno, richiamare quanto fatto precedentemente e quali sono le capacità/abilità già apprese che saranno prerequisiti importanti per il nuovo apprendimento; inoltre accoglie tutte le istanze dei vari componenti (chi non sta bene e giustifica, chi ha voglia solo di giocare, ecc.) cercando di responsabilizzarli e motivarli al lavoro.

L’attivazione motoria o riscaldamento:  si inizia a lavorare con un ritmo gradualmente crescente per innalzare la frequenza cardio-respiratoria e velocizzare le reazioni biochimiche (vedi capitolo Riscaldamento nella dispensa Marani). Le esercitazioni possono essere le più svariate: corse, giochi, staffette, a corpo libero o con piccoli attrezzi o palloni, ecc..

La parte centrale con lo sviluppo di uno o più obiettivi specifici: rappresenta il cammino operativo dell’apprendimento di nuovi contenuti, l’acquisizione di nuovi schemi motori, nuove abilità, o l’applicazione di precedenti apprendimenti in nuovi contesti (trasferibilità). (Vedi il capitolo Apprendimento motorio nella dispensa Marani)

La parte ludica può essere la trasferibilità degli apprendimenti appena acquisiti in modo analitico, nel gioco globale o in una partita.  Per esempio: imparare il tiro a canestro poi utilizzarlo in un gioco (gara di tiri a canestro) o in una partita 3 contro 3 o 5 contro 5.

In questa fase si ottiene anche un feedback, necessario sia all’insegnante che all’allievo, sul livello di apprendimento raggiunto dal gruppo. Questo consente al docente di fare le opportune correzioni al suo programma o al suo metodo e consente all’allievo di “sentire” se ha raggiunto una sufficiente padronanza del gesto o se necessita di ulteriori esercitazioni. In accordo con gli studenti, a livello scolastico, questo momento può anche essere utilizzato per una verifica formativa o sommativa; mentre un gruppo gioca, alcuni allievi vengono valutati dal docente poi si cambia, in modo che nessuno stia fermo ad aspettare il proprio turno per essere valutato.

Il defaticamento: solitamente negli ultimi 5/10 minuti di lezione bisogna proporre un’attività un po’ blanda, in modo che il ritmo cardio-respiratorio si abbassi e ritorni alla condizione di normalità, per non mandare i ragazzi nello spogliatoio tutti affannati e accaldati. Spesso è difficile farli smettere di giocare per fare un’attività blanda (che a loro appare noiosa) quindi si utilizzano gli ultimi 5 minuti per rimetterli seduti in cerchio e chiedere loro di fare una sintesi del lavoro appena svolto cercando di portarli a verbalizzare quello che hanno appena sentito, provato, imparato, le difficoltà non superate, le proposte per la volta successiva, ecc.

Questo momento che sembra banale in realtà è particolarmente importante, perché sottolinea l’attenzione del docente alla parte affettiva/emotiva/relazionale/sociale, al vissuto dei ragazzi, agli eventuali litigi avvenuti, e ribadisce la necessità di porre attenzione a quello che si fa e a come lo si fa, senza dimenticare che lavorando in gruppo è fondamentale il rispetto reciproco ed il  fair-play.


LE SCIENZE CHE DANNO BASE SCIENTIFICA

ALL’EDUCAZIONE FISICA

 

 

Gli studi e le ricerche condotti da numerosi scienziati che si occupano dell’uomo nei suoi diversi aspetti hanno permesso all’educazione fisica di acquisire un quadro culturale di riferimento ampio e definito.

 

La filosofia, per aver messo in evidenza l’importanza delle profonde interrelazioni esistenti tra il corpo e la mente, è stata la scienza che ha permesso i più importanti cambiamenti: essa ha restituito dignità al corpo riscattandolo dal ruolo dipendente dalla mente e ne ha fatto una componente essenziale della persona vista finalmente nella sua globalità, costituita dalle sue pulsioni interiori, dalle sue capacità cognitive ed espressive corporee.

Questa profonda evoluzione filosofica ha fatto sì che il concetto di unità della persona diventasse importante nel campo educativo soprattutto nell’evoluzione del bambino dalla nascita all’età adulta.

 

La fisiologia ha approfondito la conoscenza del funzionamento dei diversi organi ed apparati corporei dando ottime indicazioni sul dosaggio del lavoro. Conoscere l’influenza dell’allenamento sui diversi apparati ha consentito una programmazione sempre più precisa ed efficace.

 

La neurofisiologia ha consentito di comprendere come la persona associa elabora ed organizza le informazioni che riceve attraverso la percezione, per adattare la propria azione all’ambiente. La comprensione di come agiscono le cellule nervose, di come avvengono i collegamenti e la gestione delle numerose informazioni che influenzano il rapporto tra la persona e l’ambiente, ha permesso di comprendere la complessità dell’azione motoria e quindi di definire meglio le metodologie di apprendimento che favoriscono lo sviluppo delle potenzialità umane.

 

La psicologia ha posto l’attenzione sull’evoluzione del pensiero nel bambino, in che modo affronta, risolve e vive le diverse situazioni della vita. Ha riconosciuto l’importanza, nei processi di apprendimento, della relazione con gli altri, con l’ambiente e con se stesso e di stabilire il rapporto tra apprendimento ed età mentale sottolineando le relazioni esistenti tra le diverse aree che compongono la persona: cognitiva, affettiva e motoria.

Da qui la constatazione di quanta importanza abbia l’azione corporea nello sviluppo dell’intelligenza del bambino e nello sviluppo equilibrato della sua personalità.

 

La pedagogia, infine, ha messo a fuoco le modalità che permettono di realizzare un corretto intervento educativo; ha definito strategie, tipi di apprendimento, sistemi di lavoro, per rendere l’azione didattica sempre più efficace.

L’importanza dell’esperienza, il coinvolgimento percettivo cosciente, la forma ludica dell’apprendimento, la multilateralità che consente di arrivare ad apprendimenti più complessi, sono alcuni esempi delle sperimentazioni più utilizzate in campo didattico.

 

Nonostante le tre aree abbiano una loro connotazione precisa e sia possibile identificarle in termini anatomici e comportamentali, è essenziale ricordare che hanno pari dignità e che la persona agisce sempre globalmente utilizzandole in modo complementare.

 

Per questo motivo è fondamentale che lo sviluppo delle tre aree sia equilibrato ed armonico senza che si determinino delle dominanze che creerebbero sicuro disagio.

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Utente non iscritto alla Community di Libero
saltur il 01/07/20 alle 23:44 via WEB
testo preso da: TEORIA TECNICA E DIDATTICA DELL’ATTIVITÀ MOTORIA PER L'ETÀ EVOLUTIVA RIFERIMENTI TEORICI Prof. LORENA MARANI
 
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