Creato da: alice_17 il 29/03/2005

Alice
   
Il mio paese delle meraviglie

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   Messaggio N° 5 06-04-2005 
 

Un bambino monello

Lo chiamerò Mario, perché il suo nome è talmente particolare che scriverlo sarebbe come pubblicare la sua carta d’identità. E’ un piccolo ma affermato industriale del centro Italia e ha una quarantina d’anni portati non benissimo. Probabilmente neanche da giovane è stato un adone, e forse è per questo che si è sposato pochi anni fa. Un matrimonio d’interesse, dicono. Più che altro il matrimonio di due capitali. Mi ha confidato diverse volte che non ha mai toccato la moglie, sua coetanea, che peraltro lo tradisce spudoratamente senza problemi. Lui le rende la pariglia e di tanto in tanto mi chiama perché sa che riesco a portarlo al parossismo estremo con dei flash-back della sua infanzia, che non è stata evidentemente felice a causa probabilmente di una madre dispotica. Almeno questo mi sembra di intuire quando mi telefona e mi spiega cosa vuole da me. Lo raggiungo nel suo ufficio privato nel primo pomeriggio di una giornata uggiosa e umida. La segretaria che mi fa passare mantiene un atteggiamento professionale nonostante sappia benissimo perché sono lì. E’ stata lei a chiamarmi e passarmelo al telefono. Non posso fare a meno di chiedermi se ha mai dovuto infilarsi sotto la scrivania del capo a fare quello per il quale è diventata famosa Monica Lewinsky . Mario non è in ufficio, ma la segretaria mi dice che “posso mettermi a mio agio” e mi indica la porta di un piccolo salotto. E’ arrivato il momento di completare la preparazione del mio personaggio. Sotto l’impermeabile indosso un severo tailleur gessato, calze grigie con riga nera posteriore, scarpe nere con tacco quadrato di otto cm, foulard nero al collo, diversi anelli con pietre e camei alle mani, capelli raccolti in uno chignon e tenuti con una vecchia pettinetta d’osso. Sotto, intimo della nonna con mutande grandi bianche e canottiera ugualmente bianca di cotone che copre un reggiseno semplice e sformato. Nella borsetta a portafoglio un altro complemento che mi servirà. Completo la trasformazione con un paio di occhiali con montatura d’osso che mi danno, nel complesso, un aspetto da istitutrice astroungarica.

Devo attendere circa dieci minuti, che impiego per calarmi meglio nella parte, prima che si apra una porta mimetizzata nel mobile libreria alle spalle della scrivania ed esca Mario. Dovrei dire Mariolino, dato che indossa un paio di pantaloni corti all’inglese, calzettoni bianchi con scarpe di camoscio blu, una camicia bianca con cravatta blu e un capellino da college americano. Entra con esitazione, guardandomi di sottocchi come intimorito e tormentandosi le mani senza interruzione. “Mario!” Urlo senza preoccuparmi di chi sta fuori della porta… “ Sei stato molto cattivo! Mi ha detto la tata che ti ha scoperto ancora nello sgabuzzino che ti toccavi il pisello!”

“No mamma……non mi toccavo” inizia a frignare                                                  

“Invece si. Lo hai fatto ancora e ti dovrò punire!”

A questa affermazione un sussulto passa sul suo volto che inizia a farsi paonazzo, e mi sembra di notare una leggera protuberanza che inizia a farsi strada all’altezza della patta.

“Hai ragione mamma, mi devi punire perché sono stato cattivo”

“Vieni subito qui, Mario! Abbassati i pantaloni!”

Il suo respiro inizia a diventare ansimante mentre si avvicina fissando le mie mani che prendono dalla borsetta un sottile e resistente ramoscello di ulivastro. Con le mani tremanti si abbassa i pantaloni e gli slip mostrando una erezione che ogni volta riesce a meravigliarmi. Pare che la natura abbia ecceduto lì per bilanciare le deficienze di altre parti del corpo.

La prima frustata lo colpisce proprio sul cazzo, lasciando un segno rosso. Lui rotea gli occhi all’indietro dal dolore ma non emette alcun suono. Invece si gira e mi mostra le natiche, sulle quali lo colpisco tre o quattro volte di seguito. Inizia a mugolare e a masturbarsi poi all’improvviso si infila indice e medio della mano sinistra nel culo e si sodomizza con rabbia mentre con la destra si torce con forza il cazzo. Ho paura che prima o poi questo gli provocherà un infarto e finirò in galera, ma lui mi esorta a continuare. Altre due frustate lasciano il segno sulla pelle rugosa del culo. “Puniscimi mamma, puniscimi come la volta scorsa!”

E’ arrivato il momento di quella che lui chiama punizione ma che in effetti lo è soprattutto per me.

“Mario, vieni dalla mamma. Ti ho detto tante volte che non ti devi fare le seghe. Un ometto queste cose non le fa.”

Intanto inizio a spogliarmi fino a restare in canottiera e mutande. Lui mi osserva mentre un sottile filo di bava gli cala dall’angolo della bocca e si avvicina fino a toccarmi.

“Dai, Mario, scopa tua mamma. Questo fanno gli ometti, non le seghe” e nel frattempo mi stendo sul tappeto aprendo le gambe.

Con lo sguardo ormai allucinato dall’eccitazione mi sale sopra e mi penetra con furia. Sarebbe piacevole, se non fosse per il contesto, ma non ho il tempo di pensarci. Ad ogni colpo di reni corrisponde una frustata sulle sue natiche e i grugniti che emette non hanno più niente di umano.

“Si, Mariolino, continua così….diventa un ometto nella figa di mamma” lo esorto, anche se non è più necessario tanta è la sua furia.

“Scopo mia mamma, scopo mia mammaaaaaaaaaaaaaaaaa” Dopo una decina di colpi si svuota nella  mia figa con un un sussulto e poi resta fermo come in catalessi, quasi fulminato, il respiro corto e rauco.  Poi si rialza e, raccolte le sue cose, ritorna senza una parola nello stanzino.

Anche io mi dò una sistemata nel bagno privato, e quando ritorno nello studio lui è alla sua scrivania, elegante e misurato come sono abituati a conoscerlo tutti. Sembra abbia appena concluso un affare.

Mi sussura un “grazie” mentre mi allunga un assegno. Questo lo controllo, da quando ha cercato di fregarmi. Sono 600 euro, non tanti per un incesto.

“Ciao Mariolino” lo saluto uscendo

“Fottiti” mi risponde

 

 
Inviato da alice_17 @ 09:34
COMMENTI: 2
 
   Messaggio N° 4 04-04-2005 
 

Un momento di riflessione

Credo che sia giusto, e sento davvero nel cuore di doverlo fare, sospendere per qualche giorno la pubblicazione del mio diario. Lo faccio per rispetto nei confronti di un uomo, Giovanni Paolo II, che pur essendo sempre stato critico nei confronti delle persone come me e della società nella quale io svolgo la mia professione ( ma era Suo compito farlo ), ha sempre avuto una parola di conforto per chi si è trovato in difficoltà. E' stato un grande uomo e io non sono degna di parlare di Lui. Ma posso rispettare, col mio silenzio, il Suo ricordo.

 
Inviato da alice_17 @ 08:21
COMMENTI: 8
 
   Messaggio N° 3 01-04-2005 
 

Aldo ( politico )

Aldo è un uomo politico abbastanza in vista di una città del centro-sud. Non è quello che si può definire un cliente affezionato. Non ci vediamo più di una volta al mese, ma so che nella sua agenda ci sono anche i numeri di telefono di alcune mie colleghe. Una personalità affascinante, uomo di grande cultura e di buone doti fisiche a dispetto dei cinquant’anni suonati. Insomma, uno con cui si va a letto volentieri. Pardon, si andrebbe. Non mi ha mai toccata con un dito. Anche questa volta ho ricevuto la chiamata con una settimana di anticipo. Un semplice messaggio sul cellulare con una parola in codice e il giorno dell’appuntamento. Come sempre ho trovato ad aspettarmi all’aeroporto la macchina col suo autista che mi ha condotto in un casolare di campagna dove tutto era pronto per un garden-party. Sono stata accompagnata in una grande stanza da letto al primo piano con il caminetto acceso e un buffet sul tavolino ornato da un grande mazzo di fiori. Accanto un biglietto : “Aspettami con pazienza”.

Mi sono messa a mio agio e ho controllato che tutto del mio aspetto fosse a posto. Sapevo già cosa sarebbe successo, quindi sotto il tailleur grigio gessato avevo indossato calze di pizzo rosso molto appariscenti con giarrettiera dello stesso colore e reggiseno a balconcino sempre in tinta. Niente mutandine e figa totalmente depilata. Al collo una filo di corallo e un sottile nastrino rosso alla caviglia destra. Scarpe rosse di vernice con tacco medio. Come contrasto un trucco “cadaverico” : cipria bianchissima per rendere la pelle diafana, labbra e occhi di un viola melanzana con occhiaie marcate.

Mentre attendevo bevendo un dito di Pinot ghiacciato, nel cortile iniziavano ad arrivare gli ospiti. Macchine di lusso, autisti, guardie del corpo, per un parterre di miliardari, politici, industriali, giornalisti e relative signore ingioiellate come Madonne da portare in processione. Dopo qualche minuto la serata iniziava a scaldarsi grazie alle abbondanti libagioni e a qualche polverina magica…… Il mio ospite si divideva fra i presenti, tutto preso dai suoi doveri di padrone di casa. Ma io sapevo che di lì a poco sarebbe scomparso per venire da me. Infatti dopo dieci minuti uno squillo del cellulare mi avvisa che era il momento di preparare la messa in scena.

Spengo la luce e mi distendo sul letto in posizione supina con le mani incrociate sul ventre che stringono una rosa rossa. Accanto al letto quattro candelabri accesi illuminano debolmente l’ambiente assieme al riverbero del fuoco nel caminetto.

Dopo un minuto entra lui e si chiude la porta silenziosamente alle spalle. Il suo sguardo acquoso mi percorre tutto il corpo mentre si avvicina e si inginocchia accanto al letto iniziando a piangere sommessamente. “ Perdonami, Miriam ( il nome della moglie scomparsa ). Perdonami se non riesco a dimenticare la tua bellezza…Tu sai che non ti ho mai tradito, che sei l’unica donna della mia vita. Sei così bella…..” Pian piano il pianto lascia il posto ad una specie di sordo rimpianto : “ Ma non dovevi morire. Non dovevi lasciarmi sapendo che ti avevo promesso fedeltà. Non posso amare un’altra donna, Miriam, e allora devi essere tu a darmi quello che mi spetta” . Mentre aumenta il tono del monologo la compostezza iniziale lascia il posto ad  una eccitazione perversa. Inizia a spogliarsi con fare nervoso, prima giacca e cravatta, la camicia, le scarpe, i pantaloni, infine la canottiera, i boxer e i calzini. Resta nudo a guardarmi, col cazzo semirigido in mano, iniziando a masturbarsi lentamente mentre ripete il nome della moglie. Pian piano il membro si irrigidisce fino a raggiungere dimensioni e rigidità notevoli, mentre il movimento della mano si fa via via più veloce. Con l’aumentare dell’eccitazione cresce il turpiloquio, e la dolce mogliettina diventa una troia di casino rottainculo e lesbica ciucciacazzi, mentre il volto diventa talmente paonazzo da farmi temere un infarto. All’improvviso mi si avvicina con gli occhi quasi fuori dalle orbite e mi schizza addosso tutto il suo sperma urlando “Tieni, Miriam, figlia di puttana, prendilo adesso quello che non hai mai voluto prendere…tieni…tieni….”. Resta lì qualche minuto, col cazzo che mi gocciola addosso le ultime stille, poi ormai svuotato fisicamente e psicologicamente si siede per terra accanto al letto e per un po’ si sente soltanto il suo respiro ansimante. Poi si rialza, prende un fazzoletto e mi ripulisce del suo sperma :  “ Scusa Miriam “. Si riveste lentamente ed esce senza una parola. La farsa è finita. In giardino nessuno sa che si è appena svolto l’ennesimo funerale della ex padrona di casa.

Faccio una doccia nel bagno attiguo dove trovo un cofanetto con un bracciale e due orecchini di corallo assieme ad una busta che neanche apro. So già che all’interno ci sono, come sempre, due biglietti da duecento euro, due da cento e due da cinquanta. Nuovi di zecca e tenuti assieme da un fermaglio d’oro.

 

 
Inviato da alice_17 @ 09:08
COMMENTI: 10
 
   Messaggio N° 2 30-03-2005 
 

Francesco ( medico )

Ci sono persone con le quali è piacevole trascorrere qualche ora, a prescindere dai gusti e dalle preferenze in fatto di sesso.  Francesco è una di quelle. Medico affermato, cinquantenne libero professionista con studio in uno degli stabili di prestigio di una ricca città del nord-ovest, sposato con una noiosa ( lo dice lui ) e agiata figlia di grandi proprietari terrieri, si concede due o tre volte al mese quella che lui chiama “ la mia valvola di sfogo per non scoppiare”. Mi telefona qualche giorno prima e ci incontriamo solitamente in un piccolo ed elegante ristorante della provincia dove tra una portata e l’altra si consuma il rito ormai consolidato di un finto corteggiamento al quale devo fingere di resistere, benchè il brillante “ di fidanzamento” sia ogni volta assolutamente vero. Ovviamente devo restare molto distaccata e fredda, mentre lui cerca in ogni modo di conquistarmi. Dopo la cena accetto, dietro lunghe insistenze a cui fingo di opporre resistenza,  di andare in albergo con lui. Arrivati in camera, sempre la stessa, telefona alla moglie per dirgli che rientrerà più tardi per imprevisti impegni di lavoro e intanto io inizio la commedia della ragazza di buona famiglia che si è trovata nelle grinfie del seduttore incallito e infatti mentre lui cerca di sfoderare le sue doti migliori io faccio la ritrosa e lo prego di non insistere oltre. Questo gioco lo carica e va avanti finchè lui non arriva al culmine dell’eccitazione e inizia a spogliarsi ordinandomi di fare altrettanto altrimenti dirà a mio padre quello che faccio. A questo punto devo cedere al ricatto. Onestamente  dal punto di vista anatomico non è male per uno della sua età, sia per dimensioni che per capacità, quindi la serata può avere risvolti piacevoli anche per me.  Non sempre vuole che glielo prenda in bocca, dalla volta che non ha saputo trattenersi ed ha goduto fra le mie labbra. Spesso invece mi chiede di toccarmi, stesa sul letto a gambe aperte, mentre lo guardo e apprezzo ad alta voce le sue capacità implorandolo di mettermelo dentro e di possedermi con forza, e viene così masturbandosi e schizzando il suo sperma sul mio volto e sul mio seno. Quando decide di scoparmi lo fa alla pecorina, perché gli dà la sensazione di dominarmi. Vuole che sia io a infilargli il preservativo, poi mi attira a sé con forza e raggiunge l’orgasmo dopo almeno una decina di minuti di penetrazione sempre più forte e profonda. Poi mi chiede di togliergli il condom e di spalmarmi addosso lo sperma che lui lecca avidamente. Finito questo rituale richiama la moglie e le dice che sta rientrando e che spera di fare l’amore con lei, quella sera. Poi i saluti e l’arrivederci alla prossima volta, ma non prima di avermi lasciato il solito assegno da cinquecento euro.

 

 
Inviato da alice_17 @ 13:36
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   Messaggio N° 1 29-03-2005 
 

Vita da ......

Non vivo nel paese delle meraviglie ma per molti SONO il paese delle meraviglie.

Una donna normale, se non fosse che per amore di un uomo ( ma non era amore, e lui in fondo non era un uomo) un anno fa ho deciso di dimostrargli che potevo essere alla sua altezza. Ho deciso di fare la puttana per guadagnare più di lui e non sentirmi usata in cambio di niente. Adesso l’ho mandato al diavolo ma continuo a farlo. Perché mi piace, perché mi vendico di quelli come lui quando sbavano leccando le mie scarpe o implorando di  fargli la pipì addosso. Perché in fondo è molto meglio fare la puttana così piuttosto che prostituirsi per mille euro al mese facendo un lavoro privo di qualsiasi fascino e prospettiva. Ma non farti venire la tentazione di conoscermi di persona attraverso queste pagine. Il mio nome è falso, la mia città non è Roma e non ho trent’anni. Tutto al mondo è finzione, come quando uomini che si credono potenti e intoccabili  vengono dentro di me dicendo “Ti amo” e io gli rispondo “Anch’io tesoro” , ma sanno bene che invece amo il loro portafogli”. Il mio blog è il racconto della mia vita, giorno dopo giorno, finchè ne avrò voglia.

Normalmente lavoro a Roma, ma potrebbe essere Milano, New York, Parigi, Londra. O una delle altre città nelle quali mi sposto quando c’è qualcuno disposto a spendere molto per avermi per un’ora o una notte. Ovviamente quando un uomo è in grado di pagare mille euro all’ora più le spese ha diritto ad un servizio puntuale e di qualità. Ecco perché ho sempre pronte due capienti borse. In ciascuna un “set” completo. Devo essere in grado di partire in meno di un’ora. Di solito non chiedo mai i gusti, le preferenze. Preferisco scoprirle di persona e stupire il mio uomo dimostrandogli di aver previsto le sue scelte. In effetti non è così, ma dopo un po’ ci si rende conto che il necessaire è più o meno sempre lo stesso. Intimo fetish, manette, un frustino, preservativi per ogni gusto, un paio di falli in lattice per quelli che proprio non ce la fanno o che amano essere sodomizzati, o che si masturbano mentre faccio da sola quello che dovrebbero fare loro. Ovviamente ci sono anche quelli “normali” ( ma esiste la normalità nel sesso a pagamento? ) la cui unica preoccupazione è magari quella di far godere anche me ad ogni costo. Cosa piuttosto difficile, visto che non confondo la mia vita col lavoro e che i miei momenti di intimità preferisco riservarli al mio ragazzo. Si, lui sa cosa faccio. Non potrei nasconderglielo visto che non sappiamo mai quando possiamo incontrarci. E’ contento del mio lavoro? No. Ma sa che lo deve accettare, visto che ci siamo conosciuti proprio perché, un giorno, ha fatto il mio numero di cellulare. E non per chiedermi come stavo.

 
Inviato da alice_17 @ 08:39
COMMENTI: 21
 
 
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