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La paura del rosa

Post n°9 pubblicato il 23 Novembre 2012 da scrittorifrontiere

La più alta aspirazione dell'uomo è la libertà dalla paura. La paura di parlare, la paura di credere, la paura di essere. Il disprezzo dei diritti umani ha condotto l'umanità attraverso ere dove la barbarie era l'unica risposta. La risposta alla paura. Solo proteggere tali diritti può impedire che l'uomo ceda all'abbrutimento. Non riconoscere che tutti i membri del proprio popolo abbiano uguali diritti, è la vergogna di ogni nazione civile, ed è per questa ragione, che al fine di promuovere il progresso sociale, una nazione ha il compito primario di trasmettere alle generazioni future lo strumento più efficace per il rispetto di tali diritti, con lo scopo di prevenirne la violazione, principalmente attraverso l'insegnamento e l'educazione.

La discriminazione è complice di intolleranza, estremismo, razzismo, e di un'infinità di fobie più o meno indotte, causate anche da politiche subdole, allenate a scaricare sulle minoranze la frustrazione e l'aggressività di quanti da sempre occupano la parte peggiore del tessuto sociale.

Sono queste le politiche che molti vorrebbero annoverare tra i crimini contro l'umanità. Quelle politiche che da un lato difendono strenuamente la vita e dall'altro giustificano interventi militari spacciandoli per missioni di pace. Coloro che ne fanno parte non sono credibili. Non lo sono mai stati.

Venexia

 

 
 
 

All'amico "scrittore"...

Post n°8 pubblicato il 21 Novembre 2012 da scrittorifrontiere

Ieri mi ha telefonato un amico, dicendomi che ha pubblicato un libro. Vorrebbe che Scrittori Senza Frontiere lo recensisse e ne parlasse. Il nostro blog è appena nato e già fioccano le proposte, siamo lusingati!

"Bene", gli dico io, "fammelo avere e vediamo". Non gli ho fatto promesse. Per fortuna.

Questa mattina mi consegna il libro durante una pausa tra una lezione e l'altra e io ci resto di sasso: "Collana Nuove Voci, Gruppo Albatros - Il Filo"…. E basta co' sta roba del cavolo!

No, non è il titolo del libro, è una mia imprecazione, che ho trattenuto a stento, e vi lascio immaginare cos' avessi in mente al posto di "cavolo"...

La faccia del mio amico era tutta un programma; con ogni probabilità si aspettava un'esclamazione entusiastica da parte mia, non un completo mutismo.

Credo di aver perso la sua amicizia, perché mi è bastata una frazione di secondo per decidere se essere sincero o dirgli la pietosa bugia che mi torceva le budella, perciò eccomi qui a raccontare di un caro ex amico d'infanzia, turlupinato dal solito editore a pagamento… ah no, scusate, non è editoria a pagamento, errore mio, si tratta di "co-produzione".

In ogni caso, al mio ex amico d'infanzia, col quale ho condiviso la tenda al mare, l'ultimo panino, la candela smozzicata (quando ci hanno staccato la corrente perché eravamo senza un centesimo), e quasi quasi pure la ragazza, dico solo questo: hai trovato i soldi per "pubblicare" un libro e non li trovi per quelle lezioncine extra che tanto ti servirebbero?

Mi hai lasciato il tuo libro. Ho letto alcune pagine, come ti ho promesso; hai presente il concetto di editing? Perché, vedi… chi ti ha "pubblicato" il libro, questo indispensabile concetto non ce l'ha. Non ce l'ha per niente.

Tanto per chiarire: Scrittori Senza Frontiere non recensisce libri di editori a pagamento.

Siamo disponibili per auto-pubblicazioni, purché sia chiaramente dichiarato. 

Marco "Il Gatto"

 
 
 

Editoria a pagamento o no? Un ultimo suggerimento...

Post n°7 pubblicato il 18 Novembre 2012 da scrittorifrontiere

 

         È molto importante sapere che sono necessarie parecchie operazioni, per rendere pubblicabile un libro, alcune delle quali possono essere svolte da un’agenzia letteraria (e molti editori lo preferiscono), ecco un elenco molto approssimativo, ma da considerare con attenzione:

1.       Valutazione del testo da parte di un consulente editoriale, che può essere sia un lettore professionista che un editor scout che un agente, e in caso di scheda di valutazione con esito positivo, seguiranno quindi:

2.     Editing (o chek-cross), molto spesso step by step, cioè invio del primo capitolo all’editor, che lo rispedisce all’autore con i suggerimenti del caso, l’autore corregge e rispedisce il primo e il secondo capitolo e alla via così;

3.     Proofreading (correzione delle bozze o giri di bozza); di solito sono tre. Ma gli editori più maniacali ne fanno un numero maggiore.

4.     Veste grafica, che deve essere tenuta in debita considerazione, con un’accurata impaginazione, scelta della carta, font, eccetera e ovviamente realizzazione di una bella copertina, così “l’Oggetto Libro” potrà avere il suo peso nelle vendite (quindi non un disegnino insulso o una foto più o meno sfocata);

5.     Un risvolto di copertina o un “pezzullo” ben curato;

6.     ISBN, che è un codice di identificazione internazionale;

7.     Bollino SIAE, facoltativo ma importante se volete sapere quanti dei vostri libri sono stati venduti; Il “visto si stampi” dovrebbe essere subordinato al CFQ (controllo finale di qualità);

8.     Realizzazione di una buona scheda editoriale; indispensabile sia alla distribuzione che alla promozione;

9.     Un ufficio Stampa qualificato per la promozione, che sia in grado di proporre il libro nelle librerie ancor prima che finisca di essere stampato; sia per favorire la distribuzione che per ottenere inviti per la presentazione del libro, magari con la gradita presenza dell’autore;

 

         Da tenere bene a mente: una vera promozione non significa presentare il libro in un paio di librerie, un’intervista sulla piccola emittente locale e qualche economica riga sul free press della città.  Si tratta di promuovere possibilmente a livello nazionale… capita l’antifona?

         Naturalmente ribadiamo che tutto questo deve avvenire previa proposta di pubblicazione da voi regolarmente approvata. Una cosa IMPORTANTISSIMA è firmare  il Contratto Editoriale PRIMA che il libro vada in stampa. Se volete che i vostri diritti siano garantiti e ricevere rendiconti puntuali e tutte le royalties che vi spettano, l’unica strada è farsi rappresentare da un’agenzia letteraria. Un agente pretenderà che sul vostro contratto siano specificate date, percentuali, penali (a vostro favore, in caso di ritardo nei pagamenti), verificherà che non ci siano clausole capestro (molto utilizzate con gli esordienti), controllerà i rendiconti, insomma farà in modo che siano garantiti i VOSTRI interessi, perché sono anche i suoi…

        

            Esistono diverse associazioni editoriali che offrono il servizio di prima lettura e scheda di valutazione, chiedendo solamente un piccolo rimborso spese.  Fate una ricerca sul web, troverete certamente ciò che fa al caso vostro. Anche per questa eventualità, sappiate valutare il rapporto qualità/prezzo.

         Alcune agenzie letterarie sono piuttosto famose, ed è comprensibile che le loro tariffe appaiano alte. Se si tratta di agenzie che hanno promosso parecchi libri celebri e rappresentano autori molto conosciuti, tali tariffe sono più che giustificate. Se siete esordienti, cercate agenzie specializzate in esordienti. Se siete anche furbi, cercate agenzie NO Vanity Press.


         Se il nostro testo ottiene una valutazione negativa è opportuno valutare i suggerimenti ricevuti. Un consulente che si rispetti non vi dirà semplicemente che il vostro lavoro è una schifezza, ma cercherà di essere chiaro su pregi e difetti e su tutto ciò che potreste fare per migliorare il manoscritto, compilando un’accurata scheda di valutazione del testo narrativo. Se non avete voglia di perdere tempo dietro quei suggerimenti vi trasformerete in potenziali vittime del peggior editore a pagamento, che troverà le giuste lusinghe per accedere al vostro portafoglio… cari pigri pseudo-scrittori.

 

         Se ricevete una proposta di pubblicazione da un editore, prestate la massima attenzione a parole come “contributo” e “collaborazione” e all’accattivante tono finto-accademico; le frasi più gettonate sono:  “scritto con piacevole scioltezza”; “superba padronanza nello stile del linguaggio”; “siamo davanti ad un talento emergente”; “la straordinaria impronta personale”; “originalità ed efficacia si fondono con la freschezza della narrazione”; “abbiamo incontrato pagine di rara bellezza che invitano a riflettere”; “ci sorprende la profondità di alcune affermazioni, capaci di stuzzicare la curiosità…”; “la sfera poetica”; ecc, ecc, ecc: vogliono solo i vostri soldi!  

         Concludendo, se vi chiedono quattrini per “pubblicare”, fate in modo di sentire nella vostra testa non un semplice campanellino d’allarme, ma tutte le campane della Cattedrale di San Pietro a Pasqua! Chiaro?

 

         Alcuni affermano che l’editoria a pagamento è l’unico modo per far sopravvivere i piccoli editori, che altrimenti soccomberebbero alla grande distribuzione, ma se questo fosse vero, sarebbe la stessa cosa per qualsiasi altro prodotto. C’è chi compra biscotti industriali e chi preferisce quelli dei laboratori artigianali. Avete mai sentito di una biscotteria artigianale che chieda ai suoi commessi o alle massaie di versare un “contributo” per zucchero, burro e farina ancor prima di avere i biscotti, con la scusa che nei supermercati c’è la grande distribuzione di Macine, Oro Saiwa e Osvego?

         Nessuno obbliga un imprenditore a fare l’editore, in Italia c'è la libera imprenditoria, ma se non se lo può permettere, si accontenti di fare il tipografo.

         Senza dubbio, un biglietto da visita dove c’è scritto “tipografo”, non è prestigioso come uno con su scritto “editore” ma provate a partecipare ad un Gran Premio di Formula 1 con la bicicletta, chiamandola Ferrari…

         Il titolo di professionista si conquista sul campo con sudore e fatica.  Per il titolo di “scrittore” vale lo stesso principio: non te lo puoi comprare.

         Siete scrittori se meritate di esserlo, se c’è qualcuno che vi legge, se avete  saputo “dare” qualcosa di vero. Se pagate per stampare il vostro “libro”, ma è una schifezza e nessuno lo vuole, siete solo un bluff. Non è affatto obbligatorio pubblicare… e nemmeno stampare.

         Se vi dicono che siete scrittori fantastici ma poi vi chiedono dei soldi per quello che avete scritto, un pochino di puzza la dovreste sentire, no?

 

         Non pubblicate a pagamento! Se amate scrivere e sentite che quella della scrittura è la vostra strada, preoccupatevi di migliorare. Seguite corsi di scrittura, partecipate a forum e community, consultate professionisti veri. Seguite i blog e i siti di scrittori famosi. Indagate. Fate ricerche. Informatevi. Informate.

 

         L’editoria a pagamento, paradossalmente, distrugge la piccola editoria di qualità e favorisce proprio la grande distribuzione: il lettore occasionale, in genere, acquista il prodotto libro molto pubblicizzato, ma il Lettore di Libri, cerca sempre nuove proposte; se queste sono pessime, è forzato a ripiegare sulle edizioni  conosciute, che gli garantiscono un minimo di sicurezza. Più si pubblica a pagamento più gli scrittori esordienti faticano ad emergere, perché il sospetto della qualità scadente è comprensibilmente all’orizzonte.

 

         Informatevi digitando su Google “contro editoria  a pagamento”. Vi suggeriamo inoltre di consultate il sito dei Writer’s Dream: www.writersdream.org. Sono ragazzi molto determinati, che mettono a disposizione degli aspiranti autori diversi servizi e un’accurata lista di editori, che viene costantemente aggiornata, ed è assolutamente affidabile. Il movimento dei WD è da anni in prima linea nella lotta contro l'editoria a pagamento, comprovata dai numerosi e discutibili tentativi di delegittimazione portati avanti dagli editori a pagamento che il WD ha collocato nella Black List.

         Se siete fortunati e avete un libraio di fiducia, magari una di quelle librerie a conduzione familiare dove andava anche vostro nonno (in questo caso avete anche la nostra invidia), molto probabilmente sarà il primo a sconsigliarvi certi libri. Dategli retta.

         

 

 
 
 

Editoria a pagamento - considerazioni finali

Post n°6 pubblicato il 18 Novembre 2012 da scrittorifrontiere

Diciamoci la verità: la maggior parte di ciò che gli editori ricevono, è di pessima qualità. Saper pestare su una tastiera e mettere insieme qualche frase di senso (si fa per dire) compiuto, non trasforma in scrittori provetti. Ci vuole ben altro. Senza contare che gli aspiranti scrittori non si informano sulle procedure da seguire; molte case editrici (la maggior parte), accettano di valutare solo testi trasmessi da agenzie letterarie o da editor con i quali collaborano, anche perché non hanno tempo (né possono permettersi di perderlo) per stare dietro a tutto quello che arriva nelle loro caselle postali, che molto spesso finisce direttamente al macero.

 

         In Italia non esiste o quasi una vera didattica della scrittura e il nostro paese vanta un primato, niente affatto invidiabile, d’un analfabetismo di ritorno che ormai supera il 72%, senza contare gli analfabeti totali, che sono oltre sei milioni di individui. Ciò nonostante, non avete idea di quante persone siano convinte di poter scrivere il romanzo della loro vita, dopo aver letto (a malapena) un paio di libri carini...

         Siamo un popolo di scrittori ma non siamo un popolo di lettori, tuttavia, un mediocre scrittore, dovrebbe essere innanzitutto un grandissimo lettore. Non ci vedete una piccola discrepanza?

         Girano “opere letterarie” dove il lessico è così sgrammaticato e il concetto di sintassi talmente astratto, che se si riesce a trovare un periodo corretto, è più che altro un evento da notificare in Vaticano…

 

         Una volta spedito il vostro manoscritto, l’attesa dovrebbe essere di diverse settimane, se non addirittura mesi, ma un editore a pagamento non aspetta, vi risponde immediatamente, per lui la tempistica è tutto. Tanto quello che gli avete mandato non lo ha letto di sicuro. I complimenti saranno tanti ma piuttosto generici, adatti a qualsiasi categoria. Per avere la prova che abbiano letto davvero il vostro lavoro, chiedete chiarimenti, ponete delle domande specifiche, sulla caratterizzazione del personaggio principale o sulla trama. Nella proposta di pubblicazione si parlerà di un semplice “contributo”, o verrà chiesto allo scrittore di acquistare un certo numero di copie al prezzo di copertina, da un minimo di cento copie in poi.

         La distribuzione è un servizio che potrebbe essere contemplato, ma difficilmente lo scrittore è in grado di verificare se è stata fatta realmente. Diffidate soprattutto quando vi promettono una “distribuzione capillare”. Le società di distribuzione (che hanno una reputazione da difendere)  non si sognano proprio di distribuire un prodotto scadente. Tenete presente poi, che un'edizione con meno di 1.000/1.500 copie, per le grandi distribuzioni - cioè per quelle capaci di arrivare in tutto il paese - non è veramente degna di considerazione.

         In Italia ci sono almeno 2000 librerie, oltre ai supermercati di grandi dimensioni che hanno sempre un settore libri, ai quali si aggiungono le edicole; più le librerie virtuali e gli stessi siti degli editori (dati AIE - Associazione Italiana Editori). Come si può parlare di distribuzione capillare?  L’editore a pagamento solitamente distribuisce solo qualche copia nelle librerie della città dove vive l’autore e nella più fortunata delle ipotesi in un paio di quelle delle città vicine. Volete una prova? Contattate i vostri amici di facebook più lontani geograficamente e chiedete loro di effettuare dei controlli nelle rispettive città. In alternativa potete telefonate personalmente nelle librerie o mandare una mail. Scoprirete che il "libro" è disponibile solo su ordinazione o acquistandolo dal sito dell'"editore".  Per questo bastano un blog o una pagina facebook.

         Ennesima domanda: se l'autore deve pagare la stampa, eventuale editing, promuoversi da solo eccetera… a che cavolo serve l'editore?

 

         Le case editrici a pagamento, tengono molto a sottolineare la loro partecipazione alle più importanti fiere del settore, ma questo non vuol dire qualità. La partecipazione ha un costo e se possono permetterselo nulla vieta loro di essere presenti con il proprio stand. L’espediente è puntualmente sfruttato per ricavarne apparente prestigio, opportunamente utilizzato per gonfiare le credenziali, oltre che i prezzi. Sappiate che l’ultima fiera della piccola e media editoria ha visto la presenza di un 70% di editori a pagamento…

         Per fortuna qualcosa si sta muovendo: VENTO LETTERARIO - FIERA DELL'EDITORIA INDIPENDENTE DI QUALITA' non ammette editori a pagamento, né Print On Demand. Ma siamo solo all’inizio.

 

         Volete saper se l’editoria a pagamento viene recensita? Decisamente no. Se si esclude qualche recensione “spintanea”, ricordate che la parola d’ordine è: non recensire quelli della REAC (rete acchiappacitrulli). Gli editori puri non vedono di buon occhio quelli che hanno pubblicato a pagamento, è una macchia sul curriculum che rischia di sporcare anche loro. Se un editore puro pubblica il testo di un autore che ha precedentemente pubblicato a pagamento, vede la sua reputazione finire in fondo a un pozzo. In troppi penseranno che è un editore a pagamento anche lui, e tutti i sacrifici fatti per farsi un nome serio nel mondo dell'editoria di qualità, saranno stati vani. Chi glielo fa fare di rischiare così tanto?

         La preferenza, ove possibile, è per quelli che scelgono l’auto-pubblicazione. Chi stampa a proprie spese, tutto sommato, è considerato un imprenditore di sé stesso, ma chi regala denaro agli editori “a perdere” è considerato un autore “a perdere”.

         Leggetevi “Editori a perdere”, di Miriam Bendìa e Antonio Barocci (Stampa Alternativa), o “Esordienti da spennare”, di Silvia Ognibene (Terre di Mezzo). Pura illuminazione.

 
 
 

A proposito di editoria a pagamento: il print (o book) on demand

Post n°5 pubblicato il 18 Novembre 2012 da scrittorifrontiere

Sono più chiari i POD (“Print on demand”) o BOD ("Book on demand"), che significano rispettivamente: "stampa su richiesta" e "libro su richiesta"; essi offrono la stampa del testo, un facoltativo ISBN e poco altro (talvolta un marchio registrato e l’accesso ad un catalogo virtuale), ma anche in questo caso è tutto a pagamento ed è ovvio che non si tratta di “vera editoria”, perché mancano la selezione, la mediazione critica, i filtri, chiamateli come volete… avremo però la certezza di sapere sin dall’inizio che dovremo sborsare un bel gruzzolo e potremo regolarci.

         Trattandosi di inviare quasi sempre testi in pdf o impaginati in word, essi saranno stampati “tal quale”, quindi senza alcuna supervisione professionale, la qualità dei contenuti perciò sarà pura teoria; cioè un punto interrogativo grosso come la torre di Pisa… e altrettanto storto.

         Purtroppo l'autore inesperto, dando la priorità alla “stampa” e confondendola con la “pubblicazione", depenna cose come l’editing; egli non considera che sta lesinando sull’azione più importante: quella che potrebbe permettergli di accedere ad un Editore puro e un editore puro i diritti d'autore ve li paga! Mentre quando il POD sottolinea che i diritti restano tutti all’autore, non vi sta facendo una generosa concessione, semplicemente dei vostri diritti non gliene importa una beneamata fava.   

         Il POD guadagna con la stampa, il prezzo della quale, ovviamente, varia secondo il numero delle pagine, se si tratta di brossura con colla americana (la più usata e la più economica) o di cartonato (quasi mai), e se è presente il codice ISBN.  

         Un esempio pratico: per un testo narrativo di dimensioni 17x24, composto da 120 pagine  con copertina in quadricromia, senza ISBN, di solito si spendono circa 6,50 – 7,50 Euro a copia; con ISBN calcolate almeno un altro euro, sempre a copia; se volete la copertina plastificata, un altro euro a copia; la spedizione può costarvi dai quaranta ai sessanta euro ogni cinquanta libri… dobbiamo continuare? Dove sia la convenienza non ci è chiaro… a quanto dovreste rivenderlo?

         Se il POD è a sua volta un cliente del tipografo, sul cui lavoro pratica un salatissimo ricarico, quanto bisogna essere “svegli” per capire cosa conviene?  Ricordate il concetto di "diversamente furbi?".

         Le campagne pubblicitarie di molti POD utilizzano meccanismi di marketing estremamente efficaci; tramite una terminologia seducente si induce l'autore inesperto a credere che "avere accesso al mondo dell'editoria" e "diventare un successo editoriale", sia semplice e pulito, niente gavetta né fatica. Del resto, quando mai staccare un assegno è mai stato faticoso?

 

         Alcuni POD si fanno chiamare “editori”, e nessuno glielo vieta, ma un Editore puro non spedisce un “preventivo di stampa”, un Editore puro fa una “proposta di pubblicazione”, alla quale seguirà, dopo una serie di accordi, scambi e confronti, una cosa molto speciale che si chiama CONTRATTO EDITORIALE, o contratto di edizione, che è l’unica cosa che garantirà i VOSTRI interessi, oltre a quelli dell’editore.

 

         Se per la stampa sponsorizzata possono essere una risorsa, con prodotti editoriali per i quali una collocazione commerciale è possibile, non si spiega la necessità di ricorrere all’Editoria a pagamento o ai POD (che sono una forma edulcorata della stessa pillola…) a meno che non si tratti di testi narrativi senza sostanza, il cui contenuto vale meno della carta su cui sono scritti (siamo cattivi? No, solo schifosamente sinceri!).

         Molti autori credono che convenga il POD perché permette loro di decidere il prezzo al pubblico autonomamente, e questo è vero, ma sempre in teoria.

          Il prezzo di un libro non può essere deciso dall'autore per recuperare i soldi che ha speso e quindi poter guadagnare. Sul prezzo di copertina di un vero Libro c'è calcolato il lavoro di un sacco di gente, dall'autore all'editor, dal grafico ai correttori di bozze, la percentuale dell'editore e quella della società di distribuzione. Se queste figure mancano, manca la qualità.

         Voi sareste disposti a pagare della frutta immangiabile allo stesso prezzo di quella sana?

 
 
 
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