Creato da nina.monamour il 11/06/2010
 

Il Diavolo in Corpo

Di tutto e di piu'.....

 

Messaggi di Maggio 2018

L'assenza..

Post n°8409 pubblicato il 31 Maggio 2018 da nina.monamour

 

 

Scrivere non è raccontare storie,

è il contrario del raccontare storie.

È raccontare tutto insieme.

Raccontare una storia e l'assenza

di questa storia.

 

 

Buona serata..


 
 
 

Bonjour Madame ...

Post n°8408 pubblicato il 30 Maggio 2018 da nina.monamour




Dopo il livello di acidità presente in pensieri e parole, un secondo potentissimo indicatore del tempo che passa è il saluto. Quel particolare momento in cui al lavoro o in un negozio veniamo in contatto con chi, di qualche anno più giovane, pensa di doverci trattare con la massima considerazione che la nostra età o la nostra posizione richiedono e quindi, educatamente ma tragicamente, ci saluta con il “Buongiorno”a cui aggiunge talvolta un ancor più tragico “Signora” mentre noi avevamo già amichevolmente lanciato uno squillante e soprattutto giovanilissimo “Ciao” per buttarla sulla parità.

Seguono istanti di impasse in cui la signora in questione viene percepita come segue, “una che vuole fare la giovane, ma non si è vista?” Se l’interlocutore è una donna, oppure “un’appassionata di toy boy” se si tratta di un uomo. Patetica in entrambi i casi.

La marcia indietro è spesso ancora più imbarazzante perché a questo punto la signora è costretta a ripiegare sulla formalità mentre il giovane si sente in dovere di trattare amichevolmente una che potrebbe avere (e quasi sicuramente ha) l’età di sua madre e proprio si capisce che fa una fatica bestia e gli scappa anche un po’ da ridere. Infatti si taglia corto il minuetto e prima si finisce e meglio è per tutti.

Diversamente dal livello di ph che aumenta in modo direttamente proporzionale agli anni e che può essere tenuto a bada da un minimo di autocontrollo, il “saluto sfalsato” è una evenienza assolutamente al di fuori della nostra possibilità di intervento perché è il segnale di come ci percepiscono gli altri. Il che spesso ci mette di fronte ad una tragica consapevolezza, per quanto si possa lavorare sull’aspetto, su abiti e accessori e perfino sul linguaggio, eventualmente sorbendosi dosi massicce di MTV e Amici di Maria, i veri giovani ci sgamano subito.

E’ questione di avere quella certa naturalezza, che non riusciremmo a raggiungere nemmeno se frequentassimo corsi di teatro e dizione. Perché non siamo tanto convinte nemmeno noi di preferire una confidenza un po’ finta, che fa “forever young” ma che livella e appiattisce in una uguaglianza che non sentiamo appartenerci, visto il mazzo che ci siamo fatte per arrivare fin qui, oppure il riguardo che sentiamo di meritare come doveroso omaggio all’esperienza.

A noi la scelta, Signore mie.

 


 
 
 

Anche Orazio nelle "Satire" ne parla...

Post n°8407 pubblicato il 29 Maggio 2018 da nina.monamour

 

 

Lasciate perdere Lino Banfi e le sue proverbiali "orecchiettole", perchè raccontare la Puglia, e la sua gastronomia, vuol dire infatti andare ben oltre il tormentone e il luogo comune. Per tuffarsi invece in un ventaglio di materie prime straordinarie che, da sole, valgono il viaggio tra i sapori e la gastronomia della Puglia, nonché il pasto. E per capirlo basta cedere alla tentazione del matrimonio più semplice e irresistibile, pane e olio.

In Puglia infatti, granaio generoso sin dai tempi dei Romani e dei loro litigiosi dirimpettai, nasce uno dei pani più prelibati d’Italia, il pane di Altamura (e non sarà un caso se si tratta del primo, nel gruppo dei prodotti da forno, ad avere ottenuto il marchio europeo Dop). Questa pagnotta, dote fortunata di una manciata di comuni in provincia di Bari (Altamura certo, ma anche, tra gli altri, Gravina e Minervino) ha sfamato per secoli pastori e contadini prima di guadagnarsi disciplinari e regolamenti multilingue che, di fatto, non sono altro che fotocopia di quella ricetta che ogni buon fornaio di queste terre conosce da sempre.

E se anche Orazio nelle "Satire" parla con trasporto di questo pane un motivo ci sarà.
Un motivo che sta nel sapore, reso particolare dalla scelte dei grani, ma anche nella capacità di "durare" del pane stesso, che garantiva, giorno dopo giorno, alle magre bisacce dei pastori la sicurezza di un pasto comunque sostanzioso.

L’Altamura infatti, che si abbina con piacere a ogni pietanza, con la sua mollica paglierina è in grado di reggere ben più di qualche giorno e si sublima con il companatico più antico e umile, l’olio (divino). Proprio una delle altre grandi ricchezze di questa regione che vanta cinque tipologie di oli premiati dall’Europa (su un totale di 38 oli italiani Dop. E anche l’oliva Bella di Daunia ha il suo marchio).

Da Foggia a Lecce, da Taranto a Brindisi, passando ovviamente per Bari, ogni provincia della Puglia ha il proprio olio e questa ricchezza si ritrova nei panorami e sulle tavole. Nei piatti, con una declinazione di color oro che profumano di frutta e pizzicano di piccante, e nelle campagne che grazie a quasi cinquanta milioni di alberi di ulivo si tingono di una infinita serie di sfumature dal verde al bruno. E nel contrasto con il blu del cielo e il turchese del mare si arricchisce la tavolozza che tratteggia la Puglia.
Pane e olio quindi, ma non solo, volendo, è una questione di principio, non cedere alla facile lusinga della orecchietta è doveroso infatti cercare nuovi abbinamenti per il pane e, scelta quasi obbligata, è facile farsi ammaliare dalla soppressata di Martina Franca. Che con il capocollo prodotto nella stessa zona è un po’ l’orgoglioso portabandiera della norcineria regionale.


viaggio tra i sapori e la gastronomia della Puglia

Carne magra di maiale, spalla e coscia, tagliata finemente con una piccola parte di grasso, sale pepe e vino: ecco la ricetta di questo salume che poi stagiona un paio di mesi prima di finire, a fette, sul solito pane. Vincendo, dettaglio non banale, condizioni climatiche che in teoria, non sarebbero certo quelle ideali per la carne conservata. Ecco perché, per il capocollo, è fondamentale la concia e l’affumicatura.

E il sapore intenso, arricchito di aromi, si imprime fatalmente nel ricordo di chi ha la fortuna, nel piccolo territorio di produzione che sconfina sino alla terra dei Trulli, a Locorotondo e Alberobello, di trovare una tavola amica dove sedersi a pranzare.
Un pranzo che, i pugliesi non avrebbero dubbi, non può definirsi completo senza almeno un assaggio di lampascioni.

Siamo onesti, il nome sgraziato non evoca brividi lussuriosi da gourmet e la difficoltà di preparazione sembra sconsigliarli ai non pugliesi. Ma la gente delle Murge sa bene che questo bulbo, lontano parente della cipolla, è in realtà una prelibatezza e anche il solito Apicio, l’onnisciente guru della gastronomia antica, lo cita più volte. Ecco perché vale allora la pena di provarlo senza formalizzarsi se si finisca per impiattarlo dopo averlo lessato, cotto sotto la cenere o fritto. E’ probabile che vi piacerà comunque.

Non amate il gusto amarognolo di questo bulbo? Poco male, la Puglia, regione in apparenza omogenea ma che già Federico II tripartiva nettamente, sa offrire materia anche a schifa i vegetali e si accalora per il formaggio. E, per fortuna, non si deve più sobbarcare la fatica aspra della transumanza per ottenere il piacere del canestrato pugliese.

Un formaggio di latte ovino, a pasta dura, che prende il nome dai canestri di giunco dove, la tradizione è una gran cosa, viene posto a stagionare prima di titillare il palato. Se giovane, magari abbinato a verdure crude o come merenda, se stagionato e occorrono non meno di dieci mesi, grattugiato sulla pasta. E alla fine, siamo buoni, con le orecchiette sarebbe davvero un’accoppiata vincente.

Per finire però l’ultimo accenno va ai vini, che mangiare va bene ma occorre anche sapere bere. Una necessità che in Puglia si declina con il piacere. Aleatico, Negroamaro, Primitivo, nero di Troia, l’enologia locale sa proporre dei piccoli classici che dopo decenni di «schiavitù» (i prodotti pugliesi venivano esportati per “tagli” fondamentali di blasonati vini del nord) ora hanno conquistato l’attenzione di chi sa cosa c‘è nel bicchiere.

Ed è bello scoprire che dai tempi del poeta latino Marziale poco è cambiato. Ora wine lovers e sommelier decantano la potenza ricca di frutto e i toni speziati del Primitivo o la struttura grande e complessa dei migliori Negroamaro. E fioccano bicchieri e voti da lode per bottiglie che, ancora, si possono acquistare senza accendere un mutuo. Mentre il Primitivo lotta con il mitico Zinfandel della California per stabilire quale sia l’originale e quale la copia. Ed è ovvio a questo punto che non sono “orecchiettole“.

Questo post lo dedico al mio amico Carlé

 
 
 

Cose vissute e poi perse..

Post n°8406 pubblicato il 28 Maggio 2018 da nina.monamour




Questa sensazione che ci fa dire... "vorrei che il tempo non passasse mai", "vorrei tornare indietro", "quelli sì che erano bei tempi". Questo senso di amarezza di cose vissute e poi perdute si manifesta perché quell'evento, quel momento o quella situazione sono percepiti come unici e irripetibili.

Questo, per certi versi, è assolutamente vero!

Ma è vero anche che ogni evento potrebbe essere annoverato come unico ed irripetibile, perché ciò che lo rende degno di nota è l’emozione e il vissuto emotivo che lo caratterizza.

Il tempo che passa è un tempo significativo grazie alla storia emozionale che lo accompagna. Nel bene e nel male ogni attimo che viviamo è rilevante perché gioiamo, piangiamo, abbiamo paura, ci arrabbiamo e ciò che rende il tempo così influente nelle nostre vite, non è dunque la semplice memoria degli eventi ma la qualità e il ricordo affettivo che li identifica.

Dovremmo, giorno dopo giorno, riconoscere con più attenzione ciò che stiamo provando in quel preciso momento, nel "qui ed ora" e fissare quella sensazione per rammentarla nel futuro come quella emozione legata a quell'evento, ma che rimane lì nonostante tutto e che può ripresentarsi anche legata ad altri momenti.

Il tempo non ha potere alcuno sulle farfalle nello stomaco del primo bacio o sulla gioia di un abbraccio di un figlio, queste cose sono custodite come in una fortezza nel nostro cuore e nessuno potrà mai intaccarle.

Probabilmente proveremo lo stesso un po' di malinconia quando ripenseremo a quegli istanti, ma con la consapevolezza che potrà esserci un altro evento che potrà suscitare ancora la stessa emozione o magari una ancora più forte e bella.


 
 
 

La storia di Sherry Johnson ...

Post n°8405 pubblicato il 26 Maggio 2018 da nina.monamour



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Negli Usa, dal 2000 al 2015, si sono già celebrati circa 250mila matrimoni di minori. Un fenomeno legato soprattutto alla povertà. Inoltre, in 25 Stati non sono fissati limiti d’età per le nozze.

Il blog Strisciarossa racconta la storia di Sherry Johnson, aveva solo 11 anni quando sua madre le chiese se voleva sposarsi. Questo non significa che la decisione le spettasse, il matrimonio era già deciso dagli anziani della chiesa Pentecostale che la sua famiglia frequentava.

Il suo stupratore, di nove anni più grande di lei, sarebbe diventato suo marito, così tutto sarebbe tornato a posto. Nessuno avrebbe più indagato, sua figlia, nata quando Sherry aveva appena 10 anni avrebbe avuto il nome del padre, tranne ovviamente la sua vita.

La sua storia arriva dagli Stati Uniti, e Sherry è una delle tante bambine costrette a sposarsi in tenera età. Infatti, tra il 2000 e il 2015 ci sono stati circa 250mila casi di matrimoni di minori, secondo le stime un Unchained at Last, l’organizzazione che si batte perché vengano introdotte leggi specifiche, oggi negli Usa le spose bambine sono di fatto un fenomeno legale.

In 25 Stati non sono addirittura fissati limiti d’età per le nozze. In quasi tutti gli altri è possibile a 13-14 anni e sono previste alcune condizioni, come il consenso dei genitori o in caso di gravidanza. Solo la Virginia, da un anno, ha alzato il limite a 16 e prevede il consenso del minore, verificato dal giudice. Ma ci sono ancora grandi resistenze. In New Jersey, ad esempio, è stata respinta una legge che avrebbe bandito il matrimonio di minori, sostenendo che sarebbe andato contro le consuetudini religiose.

La povertà è ciò che accomuna tutti i casi di spose bambine, che hanno una costante, la povertà, economica e culturale. Sono nella gran parte dei casi ragazzine stuprate, date in spose per evitare i rigori della legge là dove questa vieta il sesso con i minori. Le nozze sono anche un modo per mascherare la tratta delle minorenni, quando dovesse cadere sotto la lente degli investigatori.

Sherry Johnson, oggi è un’attivista che si batte per evitare ad altre quello che ha subito. Niente più scuola, niente futuro, una bimba che cresce altri bambini.

 


 

 

 
 
 

Una morte sconvolgente e confusa..

Post n°8404 pubblicato il 24 Maggio 2018 da nina.monamour

 

 

Ringrazio commossa per il calore dimostrato in questo doloroso momento, ringrazio per l’affetto e la vicinanza ricevuti.

Spesso chi vive un lutto si chiede se sia “normale” stare male a lungo, a volte la morte di una persona cara è devastante, e ritrovare l’amore per la vita pare un’impresa impossibile. Forse però dobbiamo smettere di pensare con ansia a quanto tempo è passato, per riflettere sulle modalità del nostro lutto. 

Anche i ricordi non sono consolanti ma minacciosi e volti ad accrescere la sofferenza. Ci si volta spesso indietro, con senso di colpa, e si rimpiange di non essersi comportati in modo diverso in alcune situazioni

L’enorme solitudine di chi si trova prigioniero di un lutto senza uscita è difficile da comprendere e tollerare dagli altri, famiglia o amici, che vorrebbero aiutare il dolente a recuperare una vita piena, ma che sono sovente respinti e frustrati.

Spesso così essi cominciano ad allontanarsi, inasprendo il senso di solitudine.

 Nei popoli antichissimi la morte era vissuta come una festa, la celebrazione di un passaggio di un’entrata verso una soglia di rinascita, verso un universo che si poteva dispiegare solo quando questo corpo avvizzito poteva lasciare andare la sua essenza.

Una crisalide, questo è il nostro corpo, allora, ricucire lo strappo culturale con quell’universo è il senso che voglio dare a questo mio post, sempre che ne siate d’accordo. Spero di incontrare persone che hanno questa consapevolezza e lasciano andare il senso di abbandono e di colpa che erroneamente contraddistingue questa esperienza.

Un grazie a tutti Voi...

 


 
 
 

Ricordi sbiaditi...

Post n°8402 pubblicato il 16 Maggio 2018 da nina.monamour





Quelli che se ne vanno prima ci prendono alla sprovvista, non erano poi così vecchi, nessuno di noi è così vecchio, non ancora.

Li abbiamo visti sempre, e non ci sembrava che.... o forse si, ma non pensavamo o non volevamo credere che sarebbe successo.

Quelli che se ne vanno prima ci lasciano con un mucchio di ricordi disordinati, senza cronologia, con i colori sbiaditi delle vecchie foto e restiamo qui, come se avessimo in mano un libro che ci hanno imprestato e che non potremo più restituire. Un giorno qualunque davanti a scuola, le domenica a sciare, i pomeriggi al cinema, una sera a un concerto, le pinete del mare, i picnic in montagna, le risate, una chiacchierata sui gradini, un lavoro ben fatto, una giacchina, una festa. 

Quelli che se ne vanno prima hanno avuto le loro buone ragioni, come le avevano per restare, d’altronde, ma non è concesso decidere quali siano le migliori.

E ci lasciano soli, a riempire di significato la frase "il resto della vita" incominciando dalla loro assenza.

Addio sorellina..

 


 

A presto..


 

 
 
 

Il tempo che passa..

Post n°8401 pubblicato il 14 Maggio 2018 da nina.monamour

 

 

Se pensate che il problema siano le vampate state sbagliando, non le maniche corte anche in inverno e un continuo metti-il golfino-togli-il-golfino il disagio è risolto anche se tre donne sopra i cinquanta nello spazio di una cena riescono a spogliarsi e rivestirsi almeno quattro volte a testa esibendosi in un balletto che fa venire il mal di mare (e non parliamo se per caso si beve vino).

Bhé adesso faccio la seria, non che io non lo sia, tra gli inconvenienti dell’età quello è nulla, in confronto all’acidità. E non sto parlando del reflusso gastroesofageo, quel disturbo da stress con cui abbiamo molto prosaicamente sostituito le farfalle nello stomaco, che tanto non le sentivamo più da secoli, ma proprio di quel tipico atteggiamento che sta dietro l’angolo in ogni situazione quotidiana, soprattutto in presenza di altre donne non necessariamente più giovani.

Insomma, pensieri del tipo, "Svestita così si prende un raffreddore, garantito. E poi questa mania di non mettere le calze, Oddio! I pantaloni larghi alla caviglia! Ma pensa di stare bene conciata in quel modo?" .. "Sempre con questo cellulare, sai che concentrazione.." “Noooooo, io su Facebook?Mai! Sono solo esibizioniste che mettono foto ritoccate" per restare in un ambito ancora abbastanza soft.

Pensieri che arrivano prima della considerazione che anche noi qualche anno fa indossavamo cappottini leggeri con temperature vicine allo zero, che abbiamo seguito mode anche più improponibili e che le foto ritoccate al limite sono quelle delle ragazze perchè quelle della nostra età non sanno nemmeno da che parte incominciare a farlo, il ritocco.

Finchè però restano pensieri siamo nel territorio di una sana, umanissima invidia, ma quando questo reflusso di perfidia varca le labbra, e se ci fate caso sono frasi che si portano dietro sempre, immancabilmente, una mimica da "bocca a culo di gallina", è come se avessimo dichiarato in un sol colpo tutti gli anni che faticosamente cerchiamo di cancellare a colpi di creme, massaggi e ginnastica.

L'acidità è più rivelatrice di una ruga, più impietosa di un culo poco tonico, più fuori moda di una scarpa con la punta dalla forma sbagliata, è una definitiva dichiarazione di mezz’età senza attenuanti.

Basta poco, per esempio tacendo e barattando un istante di meschina soddisfazione, con il piacere di non darla vinta a entrambi, alla tipa senza le calze e al tempo che passa. Vedrete che è più efficace del Gaviscon e del filler.


 
 
 

Auguri alle mamme, dolci creature..

Post n°8400 pubblicato il 13 Maggio 2018 da nina.monamour

 

 

A volte mi perdo nei ricordi,
quei ricordi che ammalano la mia
anima, quei ricordi, sì,
quelli che vorrei riabbracciare un solo
attimo,
uno solo, per poter guarire da questa
stupida malattia che si chiama..
ricordo.

Auguri alla mia mamma e

a tutte le mamme del mondo..


   

 
 
 

Non posso vivere senza di te?

Post n°8399 pubblicato il 12 Maggio 2018 da nina.monamour

 

 

La cosa drammatica è che non pesano le tue lacrime e la sofferenza che puoi provare nell’attesa di uno che non arriva mai. Per lui è molto più importante di qualsiasi calvario il fatidico addio di un momento.

Perché quella è una decisione finale che non lascia speranza. Chi dice addio ha deciso per due e lui proprio non se la sente. E per fare questo, cioè per provocare il vostro Addio al posto del suo, è spesso disposto a mettere in atto crudeltà di coppia che potrebbe tranquillamente risparmiarvi.

Che dire in questi casi? Dovete avere il coraggio di lasciare da parte tutto il bagaglio di cose belle che avete raccolto in questi anni nei quali avete fatto l’amante.

Può avervi detto che siete la donna più importante del mondo, che non può vivere senza di voi, ma se lui non è disposto a tutto pur di vivere con voi, non solo non lo farà mai ma non è l’uomo della vostra vita, per quanto vi piaccia e per quanto voi siate innamorate di lui.

Quindi inutile recriminare, peggio ancora tentare di vendicarsi, o sperare nell’insperabile. fate come vuole lui, lasciatelo; mettete una pietra tombale su chi non deciderà mai.

Qualcuna di voi pensa ogni tanto di dirlo all’altra. Pensateci bene, volete davvero delegare a un’altra una decisione che lui non vuole prendere, a prescindere dal fatto che non è detto che lei lo lasci e lui, probabilmente, vi odierà e ripudierà?

Siate superiori, voi potete ancora guardarvi allo specchio senza schifarvi.

Lo fate per vendicarvi? Di che? Di promesse mancate? Di bugie dette per tirare avanti? Non dategli la soddisfazione di dire e di dirsi “Vedi? Era la donna sbagliata”. E poi, se proprio dovete sfogare la vostra rabbia, la miglior vendetta è scxxxxre con uno che non sia lui.

Ma non è la vendetta che vi renderà felici, anzi, vi sentirete in colpa, dopo, non aggiungete la gogna al peso del dolore.

Domanda finale, e se fosse solo questione di “altro” tempo? Se dopo tutti questi miei sforzi lui è a tanto così dal decidersi?

Dentro di voi avete già la risposta, avete fatto una maratona aspettando che lui si decidesse. È sembrato che fosse così diverse volte, troppe volte. Se le volte che lui ha promesso e non ha deciso sono troppe, se sono passati davvero anni con il tira e molla, provate a lasciarlo davvero. I casi sono due, o impazzisce e corre da voi o sparisce.

Attenzione, lasciarlo significa lasciarlo davvero, niente messaggi, niente telefonate, niente social o caffè. Sparite, solo così toccherà con mano che cosa significa non avervi. Basta una telefonata, invece, per capire che siete lì ad aspettarlo, per rassicurarlo. No, sparite. Deve venirvi a cercare per il mondo. Istruite gli amici, nessuna notizia deve trasparire, a parte quella che avete iniziato a uscire. Occhio alla gestione dei social, dovete sparire dalla sua bacheca, e lui vedere solo quello che volete fargli vedere.

Di solito questo provoca un silenzio tombale di due settimane. Poi i casi sono due: o era davvero finita o lui si rifarà vivo. Attente, è inutile un ritorno che ripropone lo stesso stand by. È inutile vedersi un’ultima volta perché non è bello lasciarsi così. Non confondete la sua voglia/speranza/bisogno di scoxxrvi l’ultima volta con l’amore.

 

 

Non esiste amore che non riesce a vivere con voi, quindi non prolungate la vostra agonia buttando nel cesso i vostri sforzi di silenzio, se lui non ha davvero lasciato, una volta per tutte, la sua vita precedente per voi.

Mentre decidete se regalargli qualche mese in più di prova o lasciarlo pensate bene a una cosa, tutto questo per voi è un costo. Che non è solo la sofferenza dell’attesa e della disattesa, è soprattutto quello del tempo che passa.

Tempo perduto a rincorrerlo e non destinato a un altro uomo che magari vi aspetta dietro l’angolo. A voi sembra impossibile che sia così, un mondo senza di lui ma, come diceva Montanelli, i cimiteri sono pieni di gente indispensabile.

L’uomo della tua vita non è quello che dice non posso vivere senza di te, ma che poi non può stare con te…

Buon fine settimana

ultima puntata

 
 
 

Matrimonio indissolubile..

Post n°8398 pubblicato il 11 Maggio 2018 da nina.monamour

 

 Matrimonio indissolubile?

 

Questo post è dedicato a tutte coloro che hanno scelto un uomo impegnato, vale a dire un uomo sposato, convivente o fidanzato con un’altra.

La domanda è... lui non lascia lei ma neanche te, perché?

Ormai è passato del tempo da quando vi siete messi insieme, avete passato insieme tutte le fasi dell’amantato. Quella ludica dove c’era tanto sesso e divertimento. Poi siete passati a quella romantica, a furia di stare insieme avete iniziato a chiedervi se c’era qualcosa di più del sesso.

Sicuramente lui avrà detto che la vita con l’altra non è più soddisfacente, magari addirittura giurato di essere ormai separato in casa, e comunque da quando conosce voi le cose sono cambiate.

Avete passato anche il periodo delle promesse, avrete fantasticato insieme di una vita futura, di costruire qualcosa, insomma lui deve lasciare lei per mettersi con voi.

Qui le coppie di amanti si dividono in due categorie, quelli che fanno quello che dicono e quelli che non lo faranno mai.

Quelli che fanno quello che dicono sono una minoranza e, spesso, decidono molto in ritardo e con grandissima difficoltà. Anzi, il più delle volte decidete voi mettendo l’uomo di fronte a una scelta irrevocabile, o me o addio.

Moltissimi non decidono, o meglio dentro di loro hanno già deciso perché non lasceranno mai la moglie e i figli ma in realtà non lasceranno mai neanche voi, aspettano che decidiate voi.

Perché questo?

Innanzitutto perché l’uomo medio è un vigliacco.

Lasciare non solo significa prendere una decisione e una responsabilità.

Anche se ho tirato la corda per anni, anche se ti ho detto che non posso lasciare i figli perché sono troppo piccoli, anche se ti ho detto che non posso lasciare la moglie malata, anche se ti ho detto che non posso lasciarla perché mi rovinerebbe economicamente, quando tu mi chiederai ma allora lasci me lui non risponderà o ti dirà di no.

In realtà è una farsa, è lui che ha già lasciato te, è lui che ha già preso una decisione, e lui che non riesce a staccarsi dalla moglie o dalla fidanzata per quanto tu sia importante (anzi ti ha detto la cosa più importante della sua vita).

Il problema che la cosa più importante della sua vita è l’altra, forse anche per questioni economiche o altro. O i figli, che però c’erano già prima (a meno che non vi avesse detto fin dall’inizio “io non lascerò mai i miei figli”, non barate con voi stesse, e quello che si dice a letto va confermato lontano dal letto).

L’uomo medio è anche un essere egoista e utilitaristico, è difficile lasciare una donna che ti piace molto fisicamente e con cui scopi benissimo facendo dei numeri che sono decenni che non fai con la moglie.

Lui lo sa che è brutto “approfittare” di te da questo punto di vista ma trascende ogni suo controllo. Al punto che arriva a pensare che in fondo anche tu hai goduto del piacere comune e quindi siete pari. È vero, in parte, ma se sei un uomo e sai che è finita non la scxxxi più. O no?

Quindi, a prescindere dalla tempesta mentale che ti ha scatenato col fatto che ti ama ma non verrà mai a stare con te, la cosa è semplice, lui ti ha lasciato. Però glielo devi dire tu, anzi devi lasciarlo tu.

Perché? Non potrai mai rinfacciargli di essere stata lasciata da lui. Non potrai neanche arrabbiarti, ma come, dopo tutti i film che ci siamo fatti insieme tu mi lasci?

Ricorda, l’uomo medio non vuole neanche sentirsi in colpa nei tuoi confronti. Quindi, se sarai tu a lasciarlo, sarà una decisione tua, una responsabilità tua, non importa se è lui che ti ha tirato per il collo fino ad arrivare a questo punto. Quello che conta è chi ha deciso, chi ha comunicato all’altro ufficialmente adesso basta.

Tutto ciò è una finzione, è pura ipocrisia, ma tranquillizza tanto il nostro uomo che è così legato alla forma. In fondo sta con la moglie spesso per forma, per consuetudine, perché è giusto così nella società e nella sua economia di scala.


prima parte..

 
 
 

La Snake girl..

Post n°8397 pubblicato il 10 Maggio 2018 da nina.monamour

 

 

 

L'hanno soprannominata la ragazza serpente perché la sua pelle assomiglia a quella di un rettile, ma lei, una ragazza di 13 anni è in realtà affetta da una strana malattia.

Una ragazza indiana di 13 anni è stata crudelmente soprannominata dai coetanei "snake girl" o ragazza serpente, questo perché la sua pelle sembra quella di un rettile. Lei, che si chiama Vedika Gupta, in realtà soffre di una strana malattia dermatologica che si chiama ittiosi. Questa condizione le impedisce di uscire di casa, poiché quando la pelle viene esposta alla luce solare inizia a sanguinare e poi cicatrizzare a squame, che assumono la forma di chiazze simili a quelle di un serpente.

L’ittiosi è una malattia rara, pare di origine genetica o ereditaria e congenita, che coinvolge tutto il corpo; allo stato attuale se ne conoscono 20 tipi, di cui non esiste una cura reale. Con il termine ittiosi si descrive un gruppo di condizioni che rendono la pelle secca e squamosa; si ritiene manifestarsi quando le cellule della pelle si formano più velocemente del necessario, causandone un accumulo, con conseguente ispessimento della cute.

L’ittiosi è differente da altre condizioni dermatologiche come per esempio l’eczema, che di solito è localizzato e spesso sporadico. Questa infatti in genere resta permanente e colpisce l'intero corpo. Le uniche "cure" sono a livello sintomatico, per ridurre la secchezza e il disagio causato dalla condizione. Per esempio, si utilizzano rimedi idratanti diverse volte al giorno.

La giovane Vedika ha dovuto fare i conti con la sua invalidante condizione sin dalla nascita, una malattia che l'ha costretta a restare praticamente reclusa in casa sua, dato che quando esce alla luce ne ricava soltanto sofferenza, sia fisica per le ulcere che si formano sulla pelle, sia psicologica per lo stigma che l'accompagna e la derisione dei coetanei. Tutto quello che posso fare è guardare i bambini della sua età giocare e godersi la loro vita e spesso si chiede perché è stata sottoposta a questo tipo di punizione da Dio, che peccato ha commesso per soffrire così?

Anche se la famiglia di Vedika l’ha portata più volte da diversi medici, nessuno è stato in grado di aiutarla; al momento, infatti, lei fa affidamento su una semplice lozione per il corpo per aiutare a prevenire l'essiccazione della pelle. Tuttavia, durante le ricerche per trovare una soluzione, i familiari sono venuti a conoscenza che esiste un trattamento sviluppato in Spagna che pare abbia risolto l’ittiosi in una ragazza malata.

Il problema maggiore per accedere a questo possibile trattamento, come spesso accade, è però la mancanza del denaro necessario da parte della modesta famiglia. A motivo di ciò, hanno dato avvio ad una raccolta fondi  per consentire a Vedika di accedere al trattamento. La madre di Vedika, ha detto che tutto ciò che desidera è che la figlia abbia un futuro felice.  Aggiungendo che non c'è nulla che lei possa fare per fermare la sua angoscia.

Anche la luce solare a Vedika fa male, come racconta lei stessa, non puo' uscire al sole, ogni volta che esce, prova una sensazione di bruciore sulla sua pelle che si stacca e, a volte, sanguina. Per questo motivo la maggior parte del tempo lei lo passa chiusa in casa o in altro luogo riparato. A farle per così dire compagnia c’è anche la sorella di 20 anni, che pare soffrire anche lei dello stesso disturbo ed è diventata una reclusa emarginata dalla società, e ha sempre dovuto rinunciare a feste ed eventi fuori casa per la paura di ciò che gli altri potrebbero dire.

Una vita davvero dura per una giovane ragazza che vorrebbe fare quello che fanno tutti gli altri alla sua età. Anche lei ha provato diversi trattamenti, senza ottenere benefici. Una volta ha persino provato con l’omeopatia, ma come lei stessa ha dichiarato, ha aggravato la condizione. La madre ha detto che l'omeopatia ha causato alle due sorelle un aggravamento tale che avevano prurito continuo e molti episodi di sanguinamento.

Per le due sorelle la speranza arriva dunque dalla Spagna, pare che l'azienda farmaceutica che ha prodotto il rimedio abbia venduto il brevetto in India, per cui la famiglia spera che presto il farmaco sia disponibile anche se sarà a caro prezzo. Le due sorelle sperano che le persone prendano a cuore la loro causa e si possa raccogliere il denaro necessario. Se anche la cura rimediasse al 50% la condizione, potrebbero già condurre una vita dignitosa.

 

 
 
 

Stare dalla parte dell'onestà..

Post n°8396 pubblicato il 09 Maggio 2018 da nina.monamour

 

 

La Rai ha deciso di omaggiarne la memoria con una fiction che è andata in onda ieri sera; la messa in onda  è stata preceduta da "55 giorni, l’Italia senza Aldo Moro" per la regia di Luca Zingaretti che è stato registrato ieri sera proprio in via Caetani, dove venne trovato il corpo di Aldo Moro.

La pièce è tratta dall'omonimo libro di Stefano Massini, il drammaturgo autore della celebre “Lehman Trilogy”. “55 giorni” vuole raccontare il contesto sociale e culturale in cui avvenne il sequestro Moro, proponendo alcune tesi di sapore provocatorio.



In ogni cosa che Aldo Moro ha detto, o scritto, risalta il rispetto della libertà dell’uomo, il riconoscimento della sua dignità, la condivisione di una precisa responsabilità. Insomma, la democrazia che si concretizza quando la politica permette alla libertà di coniugarsi in ogni dimensione umana.

La politica, quindi, che ha un senso solo quando parte dall'uomo ed arriva all'uomo, ogni violazione della democrazia rappresenta un’azione contro la libertà che si ritorce non solo contro l’uomo, ma anche contro lo Stato.

Una serata per ricordare e per riflettere, una grande occasione in cui la Rai davvero stacca il biglietto di autentico servizio pubblico.


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Il 9 maggio è la Giornata della memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi, sono passati 40 anni da quando nello stesso giorno, il 9 maggio 1978, sono stati trovati morti Aldo Moro e Peppino Impastato. Il primo ucciso dai terroristi che volevano abbattere lo Stato e l’altro dalla mafia che si presentava come Stato alternativo. 


 
 
 

Sofferenze d’amore paragonabili al dolore fisico..

Post n°8395 pubblicato il 08 Maggio 2018 da nina.monamour

 

 

Altro che stupide paranoie da ragazzine liquidate spesso con un "…vedrai che tutto passa.."
Le sofferenze d'amore, da un punta di vista scientifico, possono essere paragonate al peggiore dolore fisico. Questa teoria è dimostrata anche da una ricerca, pubblicata sui Proceedings of the National Academy of Sciences, condotta dalla Psicologa californiana Naomi Eisenberger su 122 volontari.

In laboratorio sono state ricreate le famose pene d’amore con un partecipante a turno che veniva escluso dagli altri, la simulazione di rifiuto sociale stimolava l’area della corteccia cingolata anteriore e dell’insula anteriore sinistra, in poche parole le aree dove si trova la componente affettiva del dolore fisico.

I pazienti con una lesione in queste aree sentono fisicamente il dolore, ma lo vivono in modo distacccato.

Non mi meraviglia che la base biologica per il dolore fisico e psicologico sia la stessa, non usiamo infiniti sistemi per le nostre funzioni; per situazioni simili adattiamo e attiviamo un circuito unico. Del resto il valore profondo del dolore, reale o psicologico, è uno, ci segnala che dobbiamo evitare qualcosa che può nuocerci.

Una caduta rovinosa o una relazione sbagliata, vengono lette e interpretate nello stesso modo dal nostro cervello.

Ma allora un dubbio sorge spontaneo, se le due cose sono così legate perché non curare le pene d’amore con gli antidolorifici? Sarebbe mostruoso, star male per amore serve per imparare a scegliere la persona giusta; solo se la sofferenza diventa depressione è doveroso intervenire, l’amore non deve essere manipolato.

 


 
 
 

Ce lo svela un esame del sangue..

Post n°8394 pubblicato il 07 Maggio 2018 da nina.monamour

Per sapere quanto si vivrà non serve una cartomante, ma un esame del sangue


Quanto a lungo vivremo? Non ce lo svela una cartomante ma un esame del sangue. Quanto lunga sarà la nostra vita?
 Una domanda a cui molti vorrebbero dare risposta, ma per saperlo non bisogna rivolgersi a una cartomante, basta infatti un semplice esame del sangue.
Gli scienziati statunitensi non si sono messi a fare le carte o a leggere la mano, ma sono comunque convinti di poter "predire" quanto a lungo vivrà una persona. E tutto questo per mezzo di un semplice esame del sangue.

Lo studio pubblicato soltanto venerdì scorso sulla rivista scientifica Aging Cell, riporta la scoperta dei ricercatori della Boston University, i quali sostengono di aver scoperto un esame del sangue che può aiutare a prevedere la durata della vita.

L’idea viene dall’esame dei dati raccolti utilizzando i biomarcatori (o biomarker) di 5.000 campioni di sangue umano. Con questi, i ricercatori hanno analizzato la salute dei donatori nel corso degli otto anni successivi al prelievo, scoprendo che i campiono potevano "predire il futuro’"delle persone.

La prof.ssa Sebastiani, insieme al Dottor Perls, hanno identificato dei modelli predittivi che indicavano la possibilità di essere in salute o, al contrario, di sviluppare nel corso del tempo malattie come cancro, malattie cardiache e diabete. Nel totale, i ricercatori hanno identificato 26 diversi biomarker predittivi. Conoscere dunque prima del tempo a quali rischi per la salute e a quali malattie si potrà andare incontro in futuro, potrà significare intervenire prima che questi si manifestino, intervenendo per esempio sullo stile di vita, la dieta e altri fattori di rischio.

I ricercatori ritengono che la loro scoperta sia un passo in avanti nella prevenzione delle malattie e nel poter offrire maggiori speranze di vivere in salute e più a lungo. Esistono molti punteggi utilizzati per la previsione e il rischio di specifiche malattie come per esempio quelle cardiache. Qui, però, stiamo compiendo un altro passo avanti, mostrando che particolari modelli di gruppi di biomarcatori possono indicare quanto bene una persona sta invecchiando e il suo rischio di sindromi e malattie specifici legati all’età. I ricercatori, infine, concludono che sono tuttavia necessari ulteriori studi su grandi gruppi di persone al fine di confermare ulteriormente i risultati.

 

 

 
 
 

In malora le leggende metropolitane..

Post n°8393 pubblicato il 06 Maggio 2018 da nina.monamour

 

 

A dispetto delle copertine, delle tisane e dei divani di cui sembra siano costellate le nostre serate, la vita sociale delle OverAnta è un turbine di impegni. In inverno si inaugurano mostre, si aprono negozi, si organizzano conferenze, si presentano libri, si fa beneficenza per onorevoli cause, concedendosi come premio di bontà un bicchiere (o anche due) di prosecco. E ci sono le feste, sempre più danzanti mano a mano che gli anni aumentano.

 


Le più gettonate sono quelle con inizio all’ora dell’aperitivo perchè possiamo anche abbandonare il divano per una sera, ma l’ora di rientro non deve superare la mezzanotte canonica, non c’abbiamo più il fisico per fare after.

E chi l'avrebbe mai detto, quando litigavamo con i nostri genitori per strappare una mezz'ora in più al rientro tassativo?! Ma quella è quasi preistoria e ormai ci preoccupa di più l’ora di chiusura del garage di quello che può succedere dopo che abbiamo abbandonato la festa.

Alle feste a cui, dato l'orario di inizio, è implicito arrivare "già mangiati" la scelta della musica è fondamentale per evitare l’effetto balera, la metà degli invitati schierati lungo il muro a guardare gli altri che si scatenano in pista.

La verità è che dopo i Cinquanta gli invitati e la musica devono essere assolutamente compatibili, impossibile riuscire a amalgamare con successo i fanatici della musica “unz-unz” e quanti (la maggioranza, ormai) si mettono in moto con Gloria Gaynor, vogliono a tutti i costi Bandiera Gialla e conoscono a memoria la coreografia di YMCA con tanto di braccio teso avanti e movimento leggermente ondulante della mano che indica uno a uno gli altri ballerini, nemmeno avessero fatto uno stage nel corpo di ballo dei Village People. Che poi quando arriva il momento di mimare con le braccia le 4 lettere del titolo ci incasiniamo un po’ e torniamo a fare i normali.

 


Dato il gran numero di “single di ritorno” in circolazione le feste meglio riuscite sono quelle che li mettono insieme senza formalismi, capita così che borghesissime e persino un po’ timide signore si lascino trascinare nelle danze da improbabili “quasi giovanotti” o che le più disinibite si producano in esibizioni a centro pista che dopo qualche istante di imbarazzo coinvolgono e divertono tutti. Non è escluso poi che, tra un piatto di risotto e un dolce al cioccolato, qualcuno riproponga tradizionali e un tempo proibiti piaceri di gioventù, ormai rigorosamente all’aperto e sdoganati dallo scopo terapeutico.

Mariti e compagni da sempre poco inclini alla danza attendono pazientemente che la loro dama si scateni per ore, se il loro è un matrimonio di vecchia data probabilmente si è retto anche su piccole concessioni come questa, se invece è un incontro più recente l’esperienza ha insegnato a entrambi che nessuno cambierà e quindi tanto vale farsene una ragione, questa volta io ballo e tu aspetti, la prossima tu parli di calcio e io faccio finta di capire il fuorigioco.

Addosso alle Signore imperversa il nero, come in un consesso di vedove, in ogni possibile declinazione, con ogni immaginabile trasparenza, scollatura, volant e lunghezza. Qua e là sprazzi d'argento e bagliori metallici, molto chic e di moda quest’anno tra le Barbarelle fuori tempo massimo. Il must stagionale è il velluto che espone i fisici non più esili al pericolo dell'effetto poltrona. E veramente tanti complimenti alle commesse che riescono a fare certe vendite!

Si spilluzzica il buffet, si assaggiano tutti i dolci e ci si bacia molto, felici di vederci ancora anche se ci siamo viste ieri e forse ci rivedremo domani.

Si fanno un po’ di foto con lo smartphone ma non troppe, chè sudando al ritmo di Barry White magari il trucco si è un po’ sciupato e il capello è “sceso”.

 


E domani sarà di nuovo ... divano.

Buona Domenica serale da...

 



 
 
 

Il postino dell'amore..

Post n°8392 pubblicato il 04 Maggio 2018 da nina.monamour

 
 
 

Balbuzienti verità..

Post n°8391 pubblicato il 03 Maggio 2018 da nina.monamour

 

La gazzetta che stamani pretende di aggiornarmi sullo stato delle cose

com’è

reticente, pettegola e favolosa,

con quante balbuzienti verità m’imbonisce.

"Mercanti di rumori", chiamava Joubert i Giornalisti,

ed era il 26 gennaio del 1823.

In un secolo e mezzo non è cambiato granché,

anzi il rumore è cresciuto e lo vendono più caro.

 

 
 
 

Cerchiamo di essere risoluti ....

Post n°8389 pubblicato il 02 Maggio 2018 da nina.monamour

 

 

Alzi la mano chi non ha mai pensato almeno una volta che era venuto il momento di farsi furba e smetterla di togliere le castagne dal fuoco all’universo mondo.

Perché diciamocelo, anche la mamma più mammosa, la manager dotata di segretaria, la bricoleuse più precisa, la cuoca più disponibile arriva a un punto in cui ne ha pieni i santissimi di fornire assistenza organizzativa e servizi vari.

E magari per non sentirci tropppo in colpa mettiamo sulla bilancia quell’unica striminzita ora che ci concediamo dal parrucchiere per contrastare la ricrescita! Va da se che qualcosa la perdiamo per strada, per forza, siamo umane.

Se poi siamo umane e testarde come la sottoscritta che è convinta di poter ricordare tutto a memoria e non scrive la lista della spesa è chiaro che le cose da portare in tintoria si ammucchiano e il portasapone da fissare con un tassello sta lì abbandonato per mesi.

Perchè dopo aver fatto la lista bisogna trovare anche il tempo per farle, le cose. Oppure trovare qualcuno che le fa per noi. Qualcuno a metà tra un elfo di Babbo Natale, ma meno folcloristico e il maggiordomo Carson di Downton Abbey, ma meno costoso. Anche se non essendo né Babbo Natale né Lady Mary non possiamo permetterci un personaggio così alle nostre esclusive dipendenze.

E qui sta il punto, bisogna essere smart! Pena l’essere considerate delle retrograde sulla via del tramonto.

Se ne sono inventate di cose, di soluzioni furbe, veloci e poco costose. Non abbiamo gli spiccioli per il parchimetro? Invece di andare a elemosinare dal tabaccaio usiamo la app. Non abbiamo voglia di cucinare? Invece di chiedere al marito di passare a prendere la pizza usiamo il food delivery, quei simpatici ciclisti fuxia che vanno a palla di cannone, candidati a essere asfaltati perché non rispettano i semafori e vanno contromano.

Abbiamo da fare delle commissioni e invece vorremmo partecipare al campionato di burraco? Siamo ammalate e abbiamo bisogno di qualcuno che ci vada a prendere l’antibiotico in farmacia, abbiamo freddo e il piumone è ancora in tintoria perché non abbiamo avuto tempo di andarlo a ritirare dall’anno scorso, siamo stufe di rinunciare ad un week end a Parigi perché non sappiamo che farne del cane?

Il sistema di girare le bottiglie di plastica piene d’acqua nei vasi non dà i frutti sperati e al ritorno delle vacanze vorremmo avere delle piante e non dei rovi che nemmeno nel bush australiano?

Volete che continui? Oppure vogliamo farci furbe (il corretto signficato di be SMART, tanto gggggiovane) e approfittare di chi ci dà una mano? Con un piccolo costo, più di un marito che tanto non sarebbe risolutivo ma molto meno di Carson, che lo farebbe in Frac.

Così qualcuno ci è venuto incontro (e poi non dite che nessuno pensa a noi!) e si è inventato ChiamaMartino.

E’ un servizio per ora attivo solo a Milano e Torino (ahimé) che, su prenotazione, fornisce chi può svolgere per noi le piccole incombenze e i lavori per i quali non siamo tagliate o non abbiamo tempo. Incluso il ritiro del pacco di vestiti ordinati su Zalando o di libri presi su Amazon, l’accompagnamento del nonno alla visita Amplifon e la consulenza per la connessione internet.

La procedura è semplice, il servizio impeccabile, basta chiamare il numero 339/8088481 oppure, per saperne di più cliccare su questo link ChiamaMartino.



È un consiglio da donna a donna, vedrete che ci prenderete gusto a farvi finalmente aiutare.

 

 
 
 

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