Creato da nina.monamour il 11/06/2010 |
L'INFERNO CHE HO SCELTO..
Lei gli sussurrò
"Sono il tuo inferno"
e lo guardava con occhi densi di desiderio.
Lui la attirò prepotentemente a sé...
e mentre la spogliava con gli occhi e con le mani rispose...
"TU.. sei l'Inferno che mi sono scelto..."
il resto....è storia...
CARPE DIEM..
Ci sono persone che non vivono la vita presente, ma si preparano con grande zelo come se dovessero vivere una qualche altra vita e non quella che vivono e intanto il tempo si consuma e fugge via..
"Carpe diem, quan minimun credula postero"
Messaggi del 04/04/2015
Post n°7005 pubblicato il 04 Aprile 2015 da nina.monamour
Era il 28 Marzo 1797 quando venne depositato il primo brevetto della lavabiancheria. Il primo progetto dedicato all'ideazione di una macchina per lavare era stato costruito da Jacob Christian Schäffer, teologo di Ratisbona, nel 1767, ma sarà il XX secolo a decretare il successo di questo elettrodomestico, che ha radicalmente trasformato il tempo dedicato al bucato e alla vita domestica. Il primo rudimentale apparecchio progettato da Schäffer prevedeva una centrifuga azionata a mano. Un secolo prima il baronetto John Hoskins aveva pensato un sistema per sciacquare più velocemente i panni grazie a un cestello in corda che veniva fatto ruotare sotto un potente getto d’acqua. Da allora, quando ha cambiato la nostra vita la lavatrice? PIÙ TEMPO, MENO FATICA Una volta fare il bucato era decisamente più faticoso e occupava un tempo rilevante della giornata, però di frequente costituiva anche un rito sociale che coinvolgeva tutte le donne della collettività. Si andava al fiume e fra le rive, mentre le mani instancabili delle donne di un tempo diventano rosse e si screpolavano, giovani e anziane intrecciavano canti e confidenze, si parlava di figli, matrimoni, lutti e la giornata trascorreva condividendo la fatica. Oggi viviamo in un'epoca più fortunata, perché grazie ai moderni apparecchi, che fanno la comparsa nelle case degli italiani fra gli anni Cinquanta e Sessanta, è diminuito il tempo da dedicare al bucato, con un grande risparmio di energie e fatica. Scegliere il modello giusto di lavatrice, tuttavia, diventa importante non solo per le questioni di casa, ma anche verso l'ambiente, parametri che ci aiutano a tenere d'occhio anche le bollette. QUAL È IL MODELLO GIUSTO? Prima dell'acquisto è importante riflettere sulle necessità familiari e della casa dove inseriremo l'elettrodomestico. Innanzitutto valuta bene lo spazio: la carica dall'alto può costituire un'utile alternativa rispetto alle lavatrice con carica frontale. Oggi una lavatrice standard prevede 1.200 giri, con almeno 7 kg di carico: ricorda che modelli a 1.400 o 1.600 giri non solo non contribuiscono a un incremento importante delle prestazioni, ma al contrario alte velocità di centrifuga sono fra le cause che possono condurre a stress meccanico e, dunque, a una vita più breve della lavatrice. Per ottenere un bucato pulito i programmi rapidi a 30° sono ottimi, presta attenzione alla presenza e la comodità di modalità giocate sulla velocità. Il consiglio di Altroconsumo è di utilizzare di preferenza programmi di lavaggio non oltre i 40° C, comunque efficienti per un lavaggio ottimale. IMMAGINARE UN FUTURO DIFFERENTE Diversi progetti oggi prevedono l'uso condiviso di un locale lavanderia, con diverse lavatrici a disposizione di tutte le famiglie in modo da ridurre i consumi e consentire di avere più spazio in casa. Usare meno detersivo è un'abitudine preziosa, non solo per il risparmio, ma poiché consente di migliorare la fase di risciacquo pur mantenendo un bucato di uguale qualità. Evita di ridurti all'ultimo giorno della settimana con un cumulo imponente di biancheria... un carico più leggero migliora il lavaggio aiutando a evitare lo stress... le invasioni degli stendibiancheria! |
Post n°7004 pubblicato il 04 Aprile 2015 da nina.monamour
In questo mondo che inneggia al baccano, in ogni forma, e decreta il "successo" di un individuo in base al numero di conoscenze che possiede, Facebook è l'esasperazione di questo concetto, spesso vedo persone che si circondano di "amici" con i quali non hanno nulla in comune soltanto per paura di rimanere soli con se stessi, paura della solitudine. Eppure la vera solitudine non deriva dall'essere soli fisicamente ma dall'impossibilità di comunicare a chi abbiamo intorno i pensieri che ci sembrano importanti o dal dare un forte valore a qualcosa che gli altri giudicano inammissibile. Non è un caso che i più grandi pensatori di tutti i tempi abbiano vissuto una buona parte della loro esistenza scegliendo l'isolamento, coltivando la loro solitudine per scavare dentro se stessi piuttosto che sforzandosi di evitarla a tutti i costi. Spesso chi sa più degli altri sceglie di diventare solitario, perché è consapevole di non poter condividere quello che sente con quasi nessuno. Ma la solitudine non è nemica della vera amicizia, nessuno infatti è più percettivo rispetto ai rapporti umani di chi conosce la propria individualità e non cerca gli altri per trovare un'identificazione. |
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