Creato da nina.monamour il 11/06/2010 |
L'INFERNO CHE HO SCELTO..
Lei gli sussurrò
"Sono il tuo inferno"
e lo guardava con occhi densi di desiderio.
Lui la attirò prepotentemente a sé...
e mentre la spogliava con gli occhi e con le mani rispose...
"TU.. sei l'Inferno che mi sono scelto..."
il resto....è storia...
CARPE DIEM..
Ci sono persone che non vivono la vita presente, ma si preparano con grande zelo come se dovessero vivere una qualche altra vita e non quella che vivono e intanto il tempo si consuma e fugge via..
"Carpe diem, quan minimun credula postero"
Messaggi del 10/07/2015
Post n°7138 pubblicato il 10 Luglio 2015 da nina.monamour
Addio a Omar Sharif, fu l'indimenticabile "Dottor Zivago", lo Sceriffo Alì in "Lawrence D'Arabia" e il commerciante sufi di "Monsieur Ibrahim e i fiori del corano". Fu uomo dalle grandi passioni, al cinema e nella vita.
Addio Omar Sharif, addio a quegli occhi furenti di vita, addio al sorriso galante, addio al gentiluomo e al seduttore, addio all’uomo che si perse (e perse parte della sua fortuna) nel gioco e si ritrovò nell’arte del cinema. È morto Omar Sharif, a stroncarlo è stato un infarto, dopo che l’Alzheimer, da poco annunciato dal figlio Tarek, ne aveva provato la mente brillante. Aveva 83 anni. Fu lo Sceriffo Alì in Lawrence D’Arabia nel 1961, dove doveva essere il comprimario e fu il vero trionfatore. La nomination all’Oscar gli aprì le porte di Hollywood e di una carriera fatta di oltre 100 film. Michel Dimitri Shalhoub, questo il vero nome di Sharif, egiziano, nato ad Alessandria d’Egitto da genitori libanesi, arriva al cinema quasi per caso. A sceglierlo per il suo film, Lotta sul fiume, nel 1953, è il giovane regista Youssef Chahine. Al suo fianco recita la diva dell’epoca Faten Hamama che, due anni dopo, diventerà sua moglie. È per lei, per ottenere il consenso alle nozze da parte dei suoi genitori, che si converte all’Islam e prende il nome di Omar El Sharif. È David Lean, scegliendolo per il cast del film Lawrence D’Arabia, a decretarne una prima ascesa. Non è un’impennata: il suo fascino esotico lo consegna all’inizio a film hollywoodiani trascurabili e, in Italia, a pellicole come Marco Polo e Gengis Khan. Ma Lean, suo pigmalione, gli riaprirà le porte del grande cinema vestendolo da Dottor Zivago (1965), adattamento per il cinema del grande romanzo di Pasternak. Per Sharif è il successo. È attore e uomo di passioni, una tra tutte quella per il gioco, il bridge in particolare, di cui pubblica un manuale, dopo essere entrato nella lista dei “top players”. Del vizio, perché di questo a un certo punto si tratta, scriverà nella sua autobiografia:
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Post n°7137 pubblicato il 10 Luglio 2015 da nina.monamour
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