Creato da nina.monamour il 11/06/2010 |
L'INFERNO CHE HO SCELTO..
Lei gli sussurrò
"Sono il tuo inferno"
e lo guardava con occhi densi di desiderio.
Lui la attirò prepotentemente a sé...
e mentre la spogliava con gli occhi e con le mani rispose...
"TU.. sei l'Inferno che mi sono scelto..."
il resto....è storia...
CARPE DIEM..
Ci sono persone che non vivono la vita presente, ma si preparano con grande zelo come se dovessero vivere una qualche altra vita e non quella che vivono e intanto il tempo si consuma e fugge via..
"Carpe diem, quan minimun credula postero"
Messaggi del 17/11/2015
Post n°7288 pubblicato il 17 Novembre 2015 da nina.monamour
"Salvateci, salvateci, chiunque sia in ascolto, Stati Uniti, Europa, chiunque, per favore salvateci". La voce rotta dal pianto è quella di una ragazza Yazida di 24 anni, che è riuscita a trovare un telefono dalla sua prigione ed ha chiamato l'Agenzia curda Rudaw per chiedere aiuto. La telefonata è stata interrotta bruscamente, ma la giovane Yazida ha avuto il tempo di raccontare frammenti di un orrore che in Iraq ormai è quotidiano.
La comunità Yazid e quella cristiana sono nel mirino dei "cacciatori di teste" dell'Isis, il califfato iraqeno composto da soldati jihadisti che obbediscono agli ordini di Al-Baghdadi. La loro folle ferocia punta a sterminare le minoranze in territorio iraqeno, ma molte donne Yazide hanno un altro destino, persino più disumano. Vengono rapite e trattate come oggetti. Schiave del sesso, regalate al migliore emiro o abusate a uso e consumo delle truppe estremiste del Califfo. Secondo la drammatica testimonianza della ventiquattrenne Yazida, con lei ci sarebbero circa 200 donne rapite dai militanti dell'Isis. Alcune di loro non ce la fanno a sopportare le violenze e gli stupri quotidiani e preferiscono scegliere di togliersi la vita. Come una donna, racconta la ragazza Yazida, che dopo l'ennesima umiliazione si sarebbe impiccata con il suo velo. Storie di ordinaria follia in questi giorni di guerra in Iraq, la ragazza rapita racconta che ogni giorno i soldati dell'Isis fanno visita alla prigione dove le donne sono incarcerate e scelgono le più belle per i loro emiri. I jihadisti visitano la prigione anche tre o quattro volte al giorno. "Le ragazze li scongiurano di finirle con un proiettile per mettere fine alla loro sofferenza", racconta la giovane Yazida, "ma loro non le ascoltano e le portano via".
Quando le schiave del sesso sono state "usate" dai loro aguzzini, vengono riportate in prigione, piangono, sono disperate e umiliate. Secondo la telefonata della giovane Yazida, la prigione si troverebbe nei pressi di Baaji, nella provincia di Mosul, dove si stanno consumando scontri serrati tra i militanti dell'Isis e i Peshmerga curdi. La maggior parte delle ragazze verrebbero dai distretti Gir Azair e Siba Sheikh Khidri del distretto di Shingal, caduto in mano dei jihadisti all'inizio di Agosto. Secondo gli attivisti Yazidi, in Kurdistan dall'inizio degli scontri a fuoco tra i Peshmerga ed i terroristi dell'Isis sarebbero scomparse più di 2000 persone. Molte sono donne e se sono giovani è molto probabile che il loro destino sia stato quello di diventare schiave del sesso. Una brutale forma di barbarie non nuova nelle terribili cronache di una guerra, e che gli estremisti "giustificano" con il fatto che secondo le credenze gli Yazidi sarebbero "adoratori del diavolo". Eppure, l'unico Satana che si aggira per l'Iraq in questo momento ha le sembianze dei jihadisti al servizio del Califfo e non delle donne Yazide, rapite e stuprate da truppe di belve feroci.
E' stata, e per quelle che non sono riuscite a fuggire lo è tutt'ora, una discesa nell'orrore quotidiano per centinaia di donne, ragazze e anche bambine della minoranza Yazidi catturate l'anno scorso dai terroristi islamici dell'Isis nella loro offensiva nel Nord Iraq. Hanno fra 10 e 24 anni, e le loro terribili storie non sono ambientate nel Medio Evo, ma nel cuore del XXI° Secolo. Una di loro è passata per le mani di un miliziano turcmeno, quindi di un "emiro", di nome Abu Mustafa, che l'ha "regalata" ad un amico ceceno, Aymen. "Prima di violentarmi mi ha preso per i capelli e mi ha tuffato la testa in un catino di benzina". "Sei sporca, cosi ti pulisco", diceva. Il calvario della ragazza è durato nove mesi, fino a quando è riuscita a fuggire. L'altra ragazza, 20 anni, è stata venduta a Raqqa, "capitale" Isis in Siria. "Venivano tutti i giorni e prendevano tre o quattro ragazze che gli piacevano". Neanche le bambine sono sfuggite al sadismo dei "tagliatori di teste" del califfo Al-Baghdadi. Cosi Rudeyna, 10 anni, dice: "Hanno fatto cose brutte con me, sono la gente più cattiva del mondo". Una ragazza, Dalia, aveva 18 anni quando è stata catturata il 3 agosto 2014 con altre decine di donne e ragazze nel villaggio di Herdan nel Sinjar. Ha riferito piangendo, gli occhi fissi nel vuoto, di essere stata ripetutamente violentata, umiliata, torturata, venduta, regalata, per nove mesi. E' stata "ceduta" sette volte da un miliziano all'altro.
Bahar, 15 anni, è stata comprata con due cugine di 19 e 24 anni, Nawin e Hadiya, da un aguzzino saudita, sposato. "Ci picchiava tutti i giorni, la notte ci violentava". "Abbiamo fondato il califfato per diffondere l'islam, quindi dovete convertirvi", ci ha ordinato. "Abbiamo accettato per non morire". Ma la sorte delle ragazze non è cambiata, fino alla fuga.
Schiave del sesso a otto anni, anche queste vittime yazide dei jihadisti, addirittura una 12enne violentata da sette uomini! Se fino ad ieri ero contraria ai bombardamenti, oggi non piu'.. Bisogna elminare queste belve feroci!!
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Post n°7287 pubblicato il 17 Novembre 2015 da nina.monamour
(Renato Guttuso, opera realizzata sul set del Carosello "Un pittore alla settimana") Quello dell’Amarena Fabbri è un nome che accomuna intere generazioni, per questo ricordare, anzi "celebrare" un secolo di Amarena non è azione commerciale, ma sociale. Allestita con freschezza, semplicità, con un pizzico di giocosità e con un taglio "da famiglia", l'esposizione bolognese vuole essere un'occasione per rivivere i propri ricordi. I Caroselli, le pubblicità, i celebri vasi, fotogrammi di una storia che appartiene a tutti. Non solo "Amarcord" ma anche Fabbri oggi nel mondo, da Bologna ai cinque continenti, una grande storia di successo italiano e di capacità di guardare avanti con mente aperta, la stessa che ha portato Fabbri ad anticipare i tempi, scegliendo Guttuso e Capogrossi come propri testimonial e che recentemente ha dato vita al "Premio Fabbri per l’arte contemporanea". Quest’anno, non a caso, tutto al femminile, dalle artiste alla curatrice, Lea Mattarella.
Un secolo di Amarena
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