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ANCORA SU OBAMA

Post n°263 pubblicato il 19 Novembre 2008 da enricolucre
Foto di enricolucre

Segnalo tre interessanti contributi scovati nella mia personalissima rassegna stampa ancora sulla elezione di Obama.

 

Grotteschi paragoni

di Nicola Tranfaglia dagli Editoriali di Articolo 21

 

La vittoria di Barak Obama nelle elezioni presidenziali americane ha segnato una svolta obiettiva: dopo otto anni di una presidenza americana di George W.Bush  si è caratterizzata per un ottuso unilateralismo yankee e un bellicismo arrogante che ha portato gli Stati Uniti alla guerra prima in Iraq e poi in Afganistan, il leader neo del Partito Democratico ha condotto una lunga ed entusiasmante campagna elettorale verso la Casa Bianca, riuscendo a battere il combattente McCain che aveva all’inizio buone possibilità di perpetuare il dominio repubblicano fino al 2012 negli Stati Uniti. Ma in Italia dominano ancora il trasformismo e il provincialismo che hanno sempre contrassegnato la nostra politica e così può verificarsi un fenomeno grottesco come quello che si sta svolgendo in questi giorni nei salotti televisivi. Ci accade di sentire il superberlusconiano Maurizio Gasparri (durante la trasmissione “omnibus” su La7) che vuol convincere gli italiani che noi quella rivoluzione l’abbiamo già fatta nel 1993-94 mandando al potere l’imprenditore televisivo Silvio Berlusconi che di nuovo non ha nulla facendo parte del vecchio e peggiore establishment conservatore italiano, con preoccupanti legami con la P2 di Licio Gelli e legami non tanto oscuri con un mafioso condannato all’ergastolo come Mangano, suo vecchio stalliere nella villa di Arcore, legato negli anni ottanta e novanta a vecchi cavalli della DC come Giulio Andreotti e del PSI come Bettino Craxi. Ma che cosa richiama la vicenda di Obama a quella di Silvio Berlusconi nei primi anni Novanta? Davvero nulla perché l’uno è portatore di un messaggio di società aperta, carico di suggestioni che fanno pensare al rinnovamento e al riscatto dei più poveri, l’altro ha fatto come politico e presidente del Consiglio una politica di difesa dei potenti, di privilegio dei suoi amici, di violazioni costanti del dettato costituzionale democratico, di mantenimento del suo conflitto di interesse. Paragonare Berlusconi a Obama significa far finta che la destra italiana, assai più arretrata di quella europea e americana, ancora al di qua dell’aggettivo democratico e vicina semmai ai rigurgiti autoritari e razzisti, abbia qualcosa a che fare con la speranza di progresso e di superamento della peggiore conservazione con cui abbiamo a che fare nell’Italia contemporanea. Sorprende anche, seppure meno, il tentativo del partito democratico italiano di confrontare il suo ruolo a quello del vittorioso Obama. Nel nostro paese la situazione resta assai diversa perché il rinnovamento è ancora di là da venire nella nostra politica e basta guardare la scarsa opposizione che i democratici ancora oggi portano al governo berlusconiano e le scelte fatte da Veltroni negli ultimi mesi per rendersi conto che siamo ancora lontani da quel vento.
Certo almeno qui si è dalla stessa parte e la cosa appare meno grottesca e impropria del confronto di Gasparri o dei leghisti ma non c’è ancora in Italia un tentativo coerente di uscire dal vecchio sistema e c’è piuttosto da sperare che l’elezione di Obama abbia una influenza forte sul nostro paese e favorisca la speranza di cui è diventato protagonista ormai il giovane senatore dell’Illinois che il venti gennaio entrerà dalla porta principale della Casa Bianca.

 

www.nicolatranfaglia.com

 

Furio Colombo: “Cambiamento grandioso”

"Una frase non solo in sé di stampo nitidamente fascista, ma anche di un'immensa volgarità e di una cecità pericolosa da parte di un personaggio che ha un ruolo di rilievo nella vita politica italiana". Così Furio Colombo commenta le parole di Maurizio Gasparri che stamattina, alla notizia della vittoria di Obama, aveva dichiarato: "Con Obama alla Casa Bianca, al Qaeda sarà molto piu' contenta". Secondo il deputato del Pd questa frase e quella di Umberto Bossi, che ha dichiarato che una cosa del genere in Italia non accadrà mai, sono "vergognose e umilianti" e dimostrano "la distanza siderale a cui il nostro paese sta viaggiando rispetto alll'evoluzione del mondo". Quanto alla vittoria di Obama, Colombo commenta: "Ciò che è successo stanotte negli Usa è di portata mondiale. Si è superata la barriera più grande nella storia di quel paese. Per la prima volta davvero si è superato il razzismo. Non era scontato e il risultato è stato immenso, un cambiamento grandioso".

 

Michele Serra: L'amaca di giovedì 6 novembre 2008

7. novembre 2008, 01:08

Vi cito qui il testo completo e imprescindibile dell’amaca di Michele Serra tratta da “la Repubblica”.

 

Non è per contraddire Barack Obama, ma “il Paese dove tutto è possibile” non sono gli Usa. È l’Italia. Dove è possibile che il capogruppo del partito di maggioranza commenti l’elezione di Obama dicendo che fa contenta Al Qaeda. È possibile che il leader di un altro partito di governo abbia definito “bingo bongo” gli africani. È possibile che un altro autorevole leader di quel partito abbia definito “culattoni” gli omosessuali. È possibile che un sindaco del Nord inviti a trattare gli immigrati come “leprotti”, a fucilate. È possibile che Marcello Dell’Utri (interdetto dai pubblici uffici, e però senatore della Repubblica: è possibile anche questo) ammonisca le giornaliste del Tg3 perché abbassano il morale della Nazione. È possibile che il premier, proprietario di televisioni, nel pieno del suo ruolo istituzionale inviti gli imprenditori a non destinare investimenti pubblicitari ai suoi concorrenti. È possibile che, in piena crisi finanziaria, lo stesso premier esorti ad acquistare azioni indicandone il nome. È possibile che una trasmissione della televisione pubblica sia oggetto di una spedizione punitiva di squadristi. È possibile che un ex presidente della Repubblica rievochi la violenza e gli intrighi di Stato come metodo repressivo delle manifestazioni studentesche. E sono possibili mille altre di queste meraviglie, nel solo vero paese dove veramente tutto è possibile. Così possibile che si è già avverato.

 
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