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Audrey Chihiro Kawasaki

Post n°25 pubblicato il 16 Agosto 2007 da TamaraRufo
 

Questa giovanissima artista giapponese incanta per il suo stile naif. Audrey proviene dal mondo dei manga e dell’Art Nouveau, dipinge su pannelli di legno usando esclusivamente colori ad olio. Le sue opere coinvolgono per la semplicità e per l’accuratezza: una sensualità espressa che non perde la sua innocenza ma anzi se ne esalta. Le ragazze di Audrey mantengono un’aura di mistero e di contraddizione, la medesima che nell’immaginario collettivo tante volte ha rappresentato l’universo femminile.

L’erotismo di Audrey è dolce, seduttivo, ma velato di tristezza. Appare sotto forma di desiderio inespresso completamente messo in mostra, inevitabilmente. L’artista torna e ritorna a definire le linee del volto, le espressioni marcate, lo sguardo dettagliatissimo, la bocca particolareggiata – è il primo piano il nodo emotivo su cui si concentra.

Tra i suoi dipinti prevalgono i ritratti e l’accento vivo è sempre sui lineamenti, tanto da svelare la profondità dell’influenza proveniente dai manga. È infatti Audrey che racconta: - “inizialmente volevo diventare un’artista manga”.

I contorni sono definiti come a voler contenere la bellezza rappresentata. Il risultato è una bellezza eterea, lontana, eppure in qualche modo raggiungibile, possibile, anche all’osservatore. Se la lontananza richiama un’ideale erotico che rimane immaginario, un modello che non è ragionato bensì visceralmente dalla pittura riversato fuori; se nella lontananza il dipinto assume toni più cupi e malinconici, nel momento in cui sembra invece plausibile toccare la sensualità svelata dalle linee allora il colore si attenua, si addolciscono le forme. La sinuosità del tratto vince la sensazione altera e distaccata di altri momenti, di altre opere.

Il volume delle figure appena accennato, l’uso dei colori caldo e dai toni del tramonto – rubati al legno, si direbbe – arricchiscono la volubilità sfuggente degli occhi raffigurati, ne approfondiscono le ombre, anticamera del subconscio.

Difatti proprio dietro gli occhi ci sono i pensieri, le fantasie, l’inconfessabile che nemmeno Audrey stessa saprebbe dire proprio perché estremamente immerso nel suo animo. Il mondo viscerale che dipinge.

Un mondo che appare fantastico ma che è lo specchio di un’introiezione, del perdersi fra i labirinti del pensiero e dell’anima alla ricerca di ciò che è sfuggente. Un mondo restio a mostrarsi come lo sguardo delle donne rappresentate, contrapponendo vulnerabilità e seduzione.

È Audrey stessa infatti che si descrive come una ragazza timida e chiusa, contrastando l’idea della donna che emerge dalla sue opere. Dipingere per lei è dare espressione a qualcosa che non sa prevedere, “mi viene da dentro, è inconscio” spiega. “L’uomo è veramente se stesso quando può indossare una maschera, in questi casi allora quando si esprime usa la prima persona”.

Freud d’altra parte ha allargato il confine della coscienza umana, spiegando i tumulti della ragione attraverso il modo in cui la storia viene filtrata e diviene conoscenza per mezzo del subconscio di ognuno.

Audrey Chihiro Kawasaki ne è un esempio: le motivazioni interiori che spingono l’artista a volersi esprimere vengono poste in risalto. Motivazioni che affondano negli archetipi alla base delle radici emotive, assolutamente trasversali in quanto tali alle tendenze e a qualsivoglia corrente artistica predefinita.

Certo le influenze subite si ritrovano nell’ispirazione e quindi nell’arte realizzata ma la trascendono, vanno al di là dell’arte stessa ed hanno il maggiore fondamento negli enigmi imprevedibili dell’animo.

La creatività di Audrey è un viaggio interiore che forza quanto è immediatamente reale per andare più in profondità. Per questo l’artista dichiara di non dipingere nessuna ragazza in particolare né lei stessa, anche se poi conferma che sono proprio le donne ad essere maggiormente attratte dalle sue opere: “le donne che vengono da me vivono una sorta di identificazione con le ragazze dipinte”.

La scelta di usare solamente pannelli di legno e colori ad olio rispecchia dunque le esigenze del suo viaggio emozionale, Audrey perfeziona linee e tratto, cominciando dalla scelta della migliore grana del legno e del suo colore caldo.

Afferma: “le classiche tele per me sono troppo bianche e piane”.

 
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