Creato da: kabolts il 22/02/2007
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Post N° 73

Post n°73 pubblicato il 12 Dicembre 2007 da kabolts

mi hai fatto perdere la testa, ti ho pensata talmente tanto e ho commesso errori data la mia cecità. Il sesso in questo caso ha una rilevante differenza:sei diversa per me; sono confuso....cosa devo fare?

 
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Post N° 72

Post n°72 pubblicato il 13 Giugno 2007 da kabolts

Il silenzio invade la pelle a mezzanotte e un minuto. I netturbini sono puntualissimi, fanno un fragore immenso e spariscono, e il rumore abbandona anche i grovigli di lenzuola che si attorcigliano come alghe nel mare del letto sconvolto. C'è solo silenzio e mare e sapore di saliva rancida. Fumo troppo. Parlo troppo. Piango troppo. La pelle a mezzanotte e un minuto è invasa dal silenzio e dai solchi lasciati da unghie che scavano in cerca del senso. Il senso è sotto la pelle, in quei grovigli inestricabili e azzurrognoli che il sole cancellerà. Il sole imbianca i ricordi come fa con le ossa che affiorano dal terreno. Il sole cancella il silenzio. Il silenzio fa rumore. Un rumore di puntina che striscia su un long playing sporco e consumato, un fruscio di passato che ha odore di polvere e di tabacco. E qua c'è troppa polvere. La pelle a mezzanotte e un minuto si spiana in forme di plastilina, che formi in mille animaletti di sogno, con occhi e zampe da fiaba, irreali e brutali. Mangiano la polvere gli animaletti, mangiano i ricordi che non ricordi più, li fanno esplodere in vomiti di parole. A mezzanotte e un minuto si ricordano le parole. Il sapore rancido delle parole. A mezzanotte e un minuto vedi con gli occhi chiusi. Il sangue che scorre nelle palpebre disegna deserti rossi con lampi azzurri, catastrofi inenarrabili e silenziose, spalancano galassie inesplorate. La pelle diventa astronave e sale ed atterra sui deserti rossi, fa vorticare mulinelli di parole, tutte eleganti, carattere bodoni. I mulinelli di parole hanno il colore del sangue rappreso. Leggo troppo. Ricordo troppo. Pecco troppo. A mezzanotte e un minuto vengono tutte le assoluzioni. Tutti gli atti di contrimento li ho fatti un attimo prima. Celebro la mia confessione, la mia penitenza, la mia comunione. Amen. Innocente per non aver commesso il fatto. Prima di mezzanotte. Ego te absolvo. Poi è tutta un'altra storia. A mezzanotte e un minuto non aspetti più anime in pena. Una è appena andata via, in fuga da una vita che non vorrebbe, in sosta da me. Sono piazzuola di emergenza per un'anima dannata, ingabbiata. Io non voglio doveri. Io placo e consolo, con un vetro nell'anima. In caso di emergenza spaccate il vetro.
A mezzanotte e un minuto la pelle diventa vela che salpa in un mare di inchiostro, battute da un vento impetuoso. Mi lego all'albero della mia vela e passo le colonne d'ercole, con mille gocce di sale che mi fanno da rotta. Non ho ciurma nè capitani ma arrivo, il porto è vicino. A mezzanotte e un minuto mi tolgo la pelle e la lascio qua, come una biscia d'agosto, ne indosso una nuova e vengo a sognare notti senza mezzanotte e un minuto, notti senza orologio.
 

 
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Post N° 71

Post n°71 pubblicato il 05 Giugno 2007 da kabolts

Orologio a cucù, un misto di legno con cento mille altre piccole cose. Ricordi assurdi ricordi di infanzia, felicità, speranza, sapori di una epoca spensierata, dispersa nel tempo e nello spazio mentre tutto intorno il tempo passa veloce come un treno che mi lascia nella stazione incredulo a vederlo andar via mostrandomi solo le sue luci rosse restando solo con il mio stupore. Come un ricciolo, una ruga, un placido rumore dell'acqua nelle gore, con questi miei piedi che scalzi sfiorano l'erba accarezzano la terra saltellano sulle pietre all'improvviso una gara di gioiosi ranocchi gracidano ed io che corro fradicio ma sempre sempre rammentando che non devo pensare che certi dolori dimorano dentro. Fermandomi mi siedo tra bucce e semi, bucce e semi di cocomero.

 
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Post N° 70

Post n°70 pubblicato il 30 Maggio 2007 da kabolts

Note nella stanza chiara, la musica si innalza con maestria e il cuore vola con lei in un delicato sfarfallìo. L'estasi che dà l'arrendersi è inarrivabile. Ho capitolato, alla fine.
Non mi ci è voluto poi così tanto. Sono qui, intriso di arte, ascolto quello che ho prodotto e non mi sembra male,  te ne farei dono. Se ti penso, immagino ballate deliziose, copertine ben tenute, mani sapienti e un viso serio, cartelli che indicano direzioni opposte, la confusione del giudizio, la tenerezza di un bacio sulla spalla,
la dedizione accesa e folle di un innamorato di te... (musica). Ti riguardo, ti rileggo,
e non esiste spazio di correzione.  A volte il dolore è lancinante, pungente, selvaggio,
quel dolore fanatico,  che ti serra la gola e ti divora tra le lacrime. Poi arriva la tregua.
Mi sento brillare di propositi, migliaia di parole  si affollano nella mente, infiocchettate e composte  fanno la gara per farsi pubblicare. L'idea che ho di te è ardente, vorrei sentire la tua pelle tra le mie labbra, ti luciderei di saliva sentendoti sospirare, alzerei gli occhi sfidando la tua naturale riservatezza, accompagnandoti al piacere più intenso, chiudendo la mia morbidezza intorno a qualcosa di tuo. Ti godrei ogni attimo
perchè non ci sono barriere nè di età, nè di intelletto, quando si desidera. Ti laverei il viso di baci, precipitato in un subbuglio ondeggiante di percosse emotive, di fulminee fiamme, di sciropposi appetiti. E tutto questo non mi basterebbe. Ti condurrei all'avidità di pretese, all'intrigante furore. Ma ricordandomi di chi ho davanti, soffoco la parte più bella di me, anche se ne varrebbe la pena. Mi mortifico nella quiete, mi stravolgo nel non pensarti, riabbottono l'incanto, tiro le briglie dell'emozione,
scalo le marce dell'istinto, sospendo i battiti del cuore più sferzanti. Fino alla prossima volta.

 
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Post N° 69

Post n°69 pubblicato il 15 Maggio 2007 da kabolts

Come quando si è innamorati ci piace sentirci dire “ti amo” ma avete mai provato a chiedere di dirvelo? Non ha lo stesso suono, non vi fa lo stesso effetto.
È tutto un non tirare troppo la corda, come in una storia d’amore, lasciarsi andare e lasciare liberi di pensare e di creare un filo di ragionamento che non venga distrutto come da una folata di vento perché i piani in tavola sono cambiati solo perché la mattina ci si sveglia male no. I piani sono sempre quelli, tutti sappiamo tutto. Cosa fare e perché. Ma quando basta un niente per azzuffarsi, vuol dire che c’è qualcosa che non va o da una parte o dall’altra ma c’è qualcosa da sistemare e per farlo bisogna lasciar respirare lasciar picchiare la testa e picchiarla noi stessi. Ringrazio tutti voi per “l’ascolto” di questa mia lettera aperta e vi mando un bacio immenso (alle Donne) e un abbraccio (agli uomini, senza pudore). A presto su questi schermi

 
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