...QUALCOSA DI ME
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HA-HA-HA
Il cellulare del parroco
Un americano visita Fossano (una città della provincia di Cuneo) e un amico gli spiega:
- Questa è la piazza dei martiri, la più grande.
- Oh, dove abito io sulla piazza più grande può atterrare un jet, risponde l'americano.
Davanti alla casa più vecchia, l'amico spiega:
- Questo è il nostro municipio!
L'americano:
Oh! Oh! Il nostro municipio e un palazzo nuovo alto 125 metri!
L'amico comincia a perdere la pazienza. Proprio in quell'istante suonano le campane del duomo.
- Cos'è questo suono?, domanda.
L'amico risponde:
- Ah, non ci badare, è solo il cellulare del parroco!
In confessionale
Una giovane si confessa:
- Padre, quando mi guardo allo specchio mi trovo bellisima. E' vanità?
Il confessore dà una sbirciata al volto della ragazza e risponde:
- No, figliola: è cecità!
« Basta poco | Ti racconto una storia... (n.1) » |
C'erano una volta, in un paese orientale, due bel lissime sorelle.
La prima sorella andò sposa al re, la seconda ad un mercante. Con il passare del tempo, però, la mo glie del re si era fatta sempre più magra, sciupata e triste.
La sorella, che viveva con il mercante accanto al palazzo reale, pareva farsi più bella ogni giorno che passava.
Il sultano convocò il mercante nel suo palazzo e gli chiese:
«Come fai?».
«È semplice: nutro mia moglie di lingua». Il sultano diede ordine di preparare quintali di lingua di montone, di cammello, di canarino per la die ta della moglie. Ma non successe niente. La donna era sempre più smunta e malinconica.
Infuriato, il re decise di far cambio. Mandò la re gina dal mercante e si prese in moglie la sorella.
Nella reggia però, la moglie del mercante, diven tata regina, sfiorì rapidamente. Mentre la sorella, a casa del mercante, in poco tempo ridivenne bella e radiosa.
Il segreto? Ogni sera il mercante e sua moglie par lavano, si raccontavano storie e cantavano insieme.
Credo che quello che tutti dobbiamo capire è l'amore comincia dalla famiglia.
Ogni giorno di più ci rendiamo conto che nel no stro tempo le sofferenze maggiori hanno origine nel la famiglia stessa.
Non abbiamo più tempo per guardarci in faccia, per scambiarci un saluto, per dividere insieme un mo mento di gioia, e meno ancora per essere quello che i nostri figli attendono da noi, quel che il marito at tende dalla moglie e la moglie attende dal marito.
E così apparteniamo ogni giorno meno alle no stre famiglie e i nostri contatti scambievoli diminuiscono sempre più.
Un ricordo personale. Qualche tempo fa arrivò un gruppo numeroso di professori dagli Stati Uniti.
Mi chiesero: «Ci dica qualcosa che possa esserci utile».
Dissi loro: «Sorridetevi scambievolmente».
Credo di averlo detto con eccessiva serietà. Uno di loro mi domandò: «Lei è sposata?».
Gli risposi: "Sì, e a volte mi riesce difficile sorri dere a Gesù; perché arriva ad essere troppo esigente".
Credo che l'amore cominci proprio qui: nella famiglia.
(Madre Teresa di Calcutta)
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