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Dopo il 15 ottobre. Il conflitto nell’epoca della ‘coesione sociale’. Parte I

Post n°515 pubblicato il 25 Ottobre 2011 da VoceProletaria

Dopo il 15 ottobre. Il conflitto nell’epoca della ‘coesione sociale’
LA CROCIATA CONTRO LA VIOLENZA,
IL COMPLOTTISMO
E L’INESISTENZA DI UNA SINISTRA

di Marco Veruggio,  25.10.2011

Le vicende del 15 ottobre impongono una riflessione su alcuni temi che purtroppo la sinistra italiana ha messo nello sgabuzzino da decenni, un abbandono che non è privo di conseguenze su quanto è avvenuto in piazza a Roma. Sono tre in particolare gli interrogativi messi all’ordine del giorno: 1. come si analizzano i fatti, 2. come si analizza l’utilizzo mediatico dei fatti e infine 3. come si governa e si protegge una manifestazione.
Cerco di sviluppare alcune riflessioni che nascono dall’osservazione in parte diretta degli avvenimenti, dalla visione di foto e video e dalle dichiarazioni di alcuni testimoni.

1. Che cosa è successo il 15 ottobre?

Una manifestazione nell’ordine delle centinaia di migliaia di persone si snoda lungo le vie di Roma. Già a Termini è visibile almeno uno spezzone di incappucciati. In Via Cavour dalle strade laterali o da dietro sbucano drappelli dei cosiddetti black bloc (utilizzerò questo termine sapendo che indica in modo impreciso un fenomeno contraddittorio e per sua natura difficile da definire), di volta in volta sfasciano vetrine e danno fuoco ad automobili incomprensibilmente lasciate sostare lungo i marciapiedi. Aggrediscono giornalisti e manifestanti che protestano contro le loro azioni, ma alcuni rischiano il linciaggio. Un dirigente di Rifondazione afferma che alcuni di loro si sarebbero rifugiati dietro le linee della polizia in via dei Serpenti. Il corteo a un certo punto viene spezzato in due. Una parte prosegue verso San Giovanni, l’altra viene deviata verso il Circo Massimo. I black bloc si uniscono al primo spezzone e continuano a compiere le loro azioni. Vengono devastate o date alle fiamme una caserma in Via Labicana, una filiale della Banca Popolare del Lazio all’angolo tra via Manzoni e Via Merulana, un’agenzia interinale Manpower sempre in Via Labicana, viene distrutta la famosa madonnina di San Marcellino, tra Via Labicana e Via Merulana. Alcuni dei protagonisti di queste azioni non hanno propriamente le phisique du rôle del black bloc, ad esempio alcuni cinquanta/sessantenni panciuti e con (pochi) capelli bianchi che vengono fotografati prima in corteo senza maschera, poi, travisati, mentre fanno da cordone protettivo durante l’assalto a una banca. C’è l’episodio del presunto infiltrato che sarebbe invece un giornalista de Il Tempo. Dopo un po’ a chi sta nell’altro spezzone di corteo arrivano notizie di pesanti scontri in Piazza San Giovanni.
Qual è il riflesso naturale per chi ha visto o sentito parlare di vetri infranti e macchine bruciate? Pensare che anche lì sia successa la stessa cosa. Dunque il 90% dei manifestanti, che a San Giovanni non ci arriveranno mai, avranno la percezione che è tutto opera degli incappucciati. E’ un riflesso naturale e ammetto in un primo momento di esserci cascato un anch’io.

Ma c’è una ricca documentazione che dimostra come a San Giovanni le cose siano andate diversamente. Si vedano i video su youtube:  Black Bloc a Roma: la prima carica della polizia in Piazza San Giovanni
http://www.youtube.com/watch?v=0miwx0bou-Q
cariche polizia piazza S. Giovanni - Roma 15.10.2011 ore 17.31
http://www.youtube.com/watch?v=wklpmLMqZZw
e la serie Roma – S. Giovanni 15-10-2011 p. 2/3
http://www.youtube.com/watch?v=wGoIt9qStSg, http://www.youtube.com/watch?v=7oF8vsUMKQ8
nei primi due si vedono idranti e furgoni irrompere alle spalle del corteo ed entrarvi in profondità e la gente che comincia a scappare disordinatamente. Nel terzo, la voce che commenta le immagini, pur accreditando la tesi dei black bloc infiltrati, riferisce che è stata la polizia ad assaltare un corteo pacifico. Si vedano anche in sequenza il video sul sito di Repubblica Manganellate a ragazzo inerme la folla grida assassini
http://tv.repubblica.it/dossier/indignados-italiani-indignati/manganellate-al-ragazzo-inerme-la-folla-grida-assassini/78339/76729
e su youtube Piazza San Giovanni - Roma 15 ottobre 2011 - Scontri con le forze dell’ordine - Riots
http://www.youtube.com/watch?v=KT9LFuhr36M
In questo caso si vedono prima reparti dei carabinieri che avanzano e aggrediscono un ragazzo inerme (appunto), successivamente la folla che reagisce gridando ‘Assassini! Assassini! (si sentono in sottofondo le urla di ragazze giovanissime) e rincorre i militari in fuga. A quel punto alcuni furgoni dei carabinieri si avventano sui manifestanti e inizia un confronto che vede protagonisti parecchie centinaia di ragazzi, mentre altri assistono alla scena esultando quando i furgoni sono costretti a ritirarsi. A San Giovanni lo scontro avviene tra manifestanti e forze dell’ordine. Non vengono danneggiati edifici, negozi, auto, non risultano segnalazioni di strani personaggi, né aggressioni da parte di incappucciati contro altri manifestanti o giornalisti. A chi abbia un minimo di esperienza, risulta abbastanza evidente che l’abbigliamento, l’atteggiamento e l’armamento di chi attacca polizia e carabinieri è differente da quello dei commandos di Via Cavour e Via Labicana. Molti manifestanti sono a volto scoperto, altri hanno semplicemente un fazzoletto in faccia. Il ragazzo che lancia l’estintore - passato agli onori della cronaca come er pelliccia - si è coperto il volto con la maglietta restando a torso nudo e lasciando scoperto un tatuaggio grazie al quale viene identificato. Non è esattamente un comportamento da devastatore professionista addestrato militarmente in Grecia. A questo fanno riscontro le immagini di poliziotti col volto coperto, che tirano sampietrini, picchiano persone inermi, compiono evoluzioni in mezzo ai manifestanti rischiando di travolgerne qualcuno (vedi
http://tv.repubblica.it/dossier/indignados-italiani-indignati/la-camionetta-investe-un-manifestante-il-conducente-frena-in-tempo/78360/76750).
C’è un altro video interessante su youtube: indignati scontro black bloc e polizia : 15 ottobre : roma : video
http://www.youtube.com/watch?v=eZdhGHgKtyo
Qui si vede come, partito l’attacco al corteo, la gente si allontani dagli idranti e dai fumogeni mentre in direzione della polizia arrivino alla spicciolata ragazzi coi caschi e alcuni col fazzoletto in faccia. Non è escluso che tra questi ci sia anche qualche black bloc (al minuto 1:16 sembra di vedere un ragazzo vestito di nero con una spranga o un bastone in mano), ma perlopiù sembrano ragazzi ‘normali’. I black bloc si muovono in ‘reparti’ piccoli ma compatti e tendenzialmente - questa fu l’esperienza di Genova - evitano il confronto diretto con la polizia. Dunque è ipotizzabile che l’arrivo degli idranti e delle camionette abbia infiammato gli animi di alcune migliaia di persone e fatto confluire verso quel punto della piazza settori più radicali, magari anche organizzati, provocando un’escalation. Si possono anche dare giudizi differenti su questa reazione, ma è un dato di fatto che fino a San Giovanni la gente urli contro gli incappucciati e cerchi anche di linciarne qualcuno. A San Giovanni gridano contro polizia e carabinieri. Emblematica la testimonianza dello scrittore Leo Palmisano: Allora ecco che arrivano alla carica le camionette, con ridicoli girotondi e gli idranti che bersagliano chiunque, perfino la spianata, il prato della basilica, noncuranti di chi - come un uomo in carrozzella - era lì per aderire all’indignazione che coinvolge l’intero mondo occidentale. Siamo stati costretti a bendarci, a coprirci come guerriglieri perché i loro lacrimogeni, lanciati a grappolo o ad altezza d’uomo - chi scrive porta i segni di un colpo all’addome ricevuto per aver schermato un diversamente abile - ci hanno impedito di respirare, di parlarci, di dirci quanto fosse folle e diabolico quello che loro ci stavano facendo. Per cinque volte nel fango, per cinque volte poi abbiamo ripreso la piazza. Abbiamo applaudito a noi stessi, e non a loro, perché nessuna organizzazione sindacale e nessun partito è venuto in nostro soccorso.
http://www.go-bari.it/notizie/cronaca/4481-ecco-come-e-andata-a-piazza-san-giovanni.html
Dunque mentre la polizia afferma di non aver potuto intervenire contro i black bloc per non mettere in pericolo i ‘manifestanti pacifici’, le immagini dicono che a San Giovanni è successo esattamente il contrario. La migliore documentazione di quanto avvenuto nelle strade è costituita dai video pubblicati dal sito serviziopubblico.it, la nuova web tv di Michele Santoro, che ricapitola in modo organico quanto documentato in modo frammentario dai video su youtube. A San Giovanni - commenta una delle inviate di Santoro - ‘il gruppetto coi caschi diventa un popolo’. Le gente grida di tutto alla polizia: ‘Assassini! Dovete andare al Viminale a protestare! Guadagnate 1200 euro al mese e venite a manganellare noi!’. Immagini di ragazzi e ragazze catturati e picchiati dalla polizia e liberati dalla folla. Centinaia di persone vanno con le mani alzate e a volto scoperto contro la polizia insultandoli e gridando ‘Andatevene!’ e che vengono presi a manganellate. I furgoni compiono le loro evoluzioni in piazza speronando il camion dei COBAS e portando via un pezzo di tettoia a un chiosco di kebab.  In tutti i video che ho indicato i commenti e gli insulti nei confronti delle forze dell’ordine ci parlano di migliaia di persone che si sentono aggredite senza ragione. D’altra parte se si volevano tutelare i ‘manifestanti pacifici’ perché la piazza è stata chiusa e il Vicariato ha dovuto aprire i propri cancelli per dare una via di fuga a chi voleva andarsene? La sensazione è che a Roma sia successo qualcosa di simile al G8 genovese. I black bloc sono una miccia, appaiono e scompaiono, in Piazza San Giovanni sembra si siano volatilizzati, ma quando la polizia spinge i manifestanti fuori dalla piazza e si torna nelle stradine si rivedono le auto in fiamme. Se anche a San Giovanni si fossero semplicemente ‘diluiti’ nella folla rimane il fatto che una miccia da sola non è sufficiente a scatenare un’esplosione.

2. Come interpretare i fatti?

Quando una folla si muove sotto la spinta di fatti così concitati e drammatici emergono forze e pulsioni irrazionali che travalicano le volontà dei singoli e d’altra parte le strategie di piazza dei soggetti organizzati si sommano o si scontrano tra loro in modo non lineare, per cui di solito la risultante non corrisponde mai pienamente a ciò che ciascuno di essi aveva pianificato. E’ il fenomeno che Clausewitz, a proposito della guerra, definiva ‘attrito’ o ‘nebbia’. Dunque bisogna evitare di considerare tutto come il semplice effetto di un piano razionale deciso a tavolino. In campo vi sono una pluralità di soggetti con interessi diversi e spesso al loro interno vi sono articolazioni differenti. Lo Stato non è un monolite, ma un insieme di apparati - potere politico, magistratura, forze dell’ordine - all’interno dei quali spesso si sviluppano ulteriori contraddizioni. Dunque la situazione è estremamente ingarbugliata, ma alcuni strumenti per cercare di analizzare fatti come questi esistono. A me sembra che un metodo vecchio ma tutto sommato funzionante sia chiedersi a chi giova quello che è successo. Il Governo ne ricava un beneficio, perché, se tutto fosse andato bene, la manifestazione sarebbe stata presentata in tutto il mondo come una gigantesca dimostrazione popolare contro Berlusconi e si sarebbe conclusa con una serie di comizi indirizzati in massima parte contro di lui. L’opposizione parlamentare tutto sommato non ne esce male, perché ormai, col vento di Standard & Poor’s che gonfia le vele, qualsiasi cosa accada si può sempre dire che è colpa di Berlusconi. E d’altra parte un bel pezzo del corteo non era propriamente amico neanche del centrosinistra. I vertici di polizia e carabinieri hanno una buona occasione per denunciare i tagli di cui sono vittima (a Roma sono stati usati candelotti di gas scaduti 5 anni fa, come documentato da Repubblica) e qualche magistrato ‘progressista’ può affermare che le intercettazioni telefoniche servono anche per contrastare i black bloc. Di Pietro, che venerdì 14 diceva ‘Via Berlusconi, prima che scoppi la violenza’, domenica 16 chiede leggi speciali contro la violenza, come negli anni ‘70.
Tuttavia tutti questi sono interessi di parte che poco contano rispetto alla superiore esigenza di spaccare al suo interno un movimento di contestazione che sta assumendo connotati e slogan magari inconsapevolmente antisistemici, un’articolazione internazionale e una forza tali da renderlo pericoloso. D’altra parte come spiegare che Draghi sia arrivato a dichiarare che ‘i giovani hanno ragione di avercela con la finanza’? Si può pensare che il capo di Bankitalia abbia commesso una gaffe così colossale, sdoganando una manifestazione che si preannunciava ‘movimentata’? No, evidentemente il vero messaggio era   ‘qualunque cosa accada, nel movimento ci sono i buoni’. Naturalmente perché ci siano i buoni ci vogliono necessariamente anche i cattivi. Che settori all’interno dell’establishment abbiano cercato di mettere in rete un assist così invitante come quello fornito da una manifestazione totalmente priva di protezioni, mi sembra fosse del tutto prevedibile.

D’altra parte ridurre i black bloc a mero strumento dello Stato controllato attraverso l’infiltrazione di poliziotti o neofascisti è altrettanto inverosimile. I black bloc - continuo a utilizzare questa formula imprecisa per semplice comodità - sono il prodotto autentico di una società in cui è sempre più difficile trovare vie d’uscita individuali, ma viene a mancare anche una prospettiva di emancipazione collettiva. Situazioni analoghe si ripetono nella storia e spesso sfociano in un nichilismo per cui distruggere una banca o una caserma (o le macchine industriali, come facevano i luddisti) è un modo per esprimere la propria rabbia individuale contro il sistema e se a farne le spese è un disgraziato che deve pagare ancora 40 rate e si trova l’auto sotto casa bruciata, peggio per lui. D’altra parte è chiaro che tutto questo si coagula in un’area politica talmente informale che è soggetta a infiltrazioni di ogni tipo e che può contenere anche soggetti che si dicono contrari a questi metodi (vedi la lettera firmata ‘quello che chiamate il blocco nero’, pubblicata nei giorni scorsi su internet
http://letteraviola.it/2011/10/lettera-aperta-dei-black-bloc-a-voi-pacifisti-dedichiamo-un-vaffanculo-testo/)
Non avendo sedi di discussione formale, che sarebbero considerate ‘burocratiche’, in cui discutere eventuali divergenze, ma soltanto i forum su internet, alla fine ciascuno va in piazza e fa quel che vuole. In questa situazione vi può essere una oggettiva convergenza tra queste frange e gli interessi di settori interni allo Stato, anche senza che tale convergenza sia percepita dai primi come tale o che vi siano degli accordi tra le parti. Semplicemente pezzi di apparati politici, economici, repressivi possono inserirsi nelle pieghe di questa oggettiva convergenza per provare a dirigerla e trarne vantaggio. Non sarebbe una novità, ma la conferma di una prassi comune consolidatasi nella storia e che qualcuno forse - chissà su quale base - considerava un ricordo del passato. D’altra parte esiste un fenomeno più generale di rabbia e di disperazione sociale, come emerge ad esempio nell’intervista, apparsa sempre su serviziopubblico.it, a un quindicenne protagonista degli scontri e travolto da un blindato, che dichiara di essere mosso anche dalla consapevolezza di non avere un futuro, la possibilità di un lavoro, di una pensione. Non capire che i confini di questo fenomeno sono ben più ampi di quelli del ‘blocco nero’ significa essere imbecilli o in mala fede. Così è evidente che chi si scontra con la polizia allo stadio tutte le domeniche spesso utilizza la fede calcistica come la ‘giustificazione ideologica’ di un malcontento che spesso ha radici altrove. La rabbia sociale come l’acqua di una falda sotterranea, spesso esce fuori utilizzando i canali e i buchi che trova sul proprio cammino, non costruendo acquedotti.

 
 
 
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