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La retorica della domenica nel commercio

Post n°634 pubblicato il 05 Marzo 2012 da VoceProletaria


La retorica della domenica nel commercio

di Federico Giusti,  03.03.2012
Confederazione Cobas Toscana

Il 4 marzo è la Giornata Europea per le domeniche libere dal lavoro promossa dalla “European Sunday Alliance” - una rete di organizzazioni sindacali, associazioni civili e religiose che puntano le loro attività  sul rispetto dei tempi di vita e di lavoro.
Dal canto loro Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil hanno organizzato iniziative in molte città  italiane.
“Libera la domenica dal lavoro, oggi non fare shopping” è lo slogan della campagna, ma sarà  vero?
Solo pochi anni fa Cisl e Uil sottoscrissero un contratto nazionale che prevedeva le domeniche lavorative, l’anno dopo la stessa Cgil che quell’accordo non lo aveva firmato, lo accettò in nome di un non meglio definito patto per lo sviluppo nel commercio.
Se firmiamo contratti nazionali che aprono la strada alle domeniche lavorative, i grandi marchi commerciali prendono la palla al balzo e, sulla scia delle liberalizzazioni volute dall’Unione europea dei banchieri e dal governo Monti, alzano la posta in gioco.
L’art 31 del decreto di fine anno liberalizza gli orari della distribuzione commerciale che già  in parte erano previsti dal decreto Bersani.
La risposta di Cgil Cisl Uil non è stata quella di entrare nel merito della organizzazione del lavoro, dell’aumento dei carichi di lavoro, di un orario frammentato e flessibile che già impone alle lavoratrici e ai lavoratori condizioni di vita precarie e indecenti.
Cgil Cisl Uil si sono preoccupate solo di concertare con gli enti locali una regolamentazione delle domeniche lavorative per programmare le domeniche lavorative e da qui sono partiti ricorsi al Tar e la scesa in campo di alcuni sindaci che si sono fatti paladini “dei diritti dei lavoratori”.
Ma la posta in gioco è ben altra. Nel settore del commercio stanno passando contratti ed accordi che, oltre a non incrementare salari già  di per sé bassi, stanno distruggendo molte conquiste in fatto di malattia, di rispetto delle mansioni (ti vogliono flessibile e utilizzabile ovunque), stanno trovando il modo di farti lavorare di sera e nei giorni festivi a costo zero per l’azienda (qualche euro di differenza non si nega a nessuno ma nella sostanza i profitti aziendali aumenteranno in misura esponenziale rispetto al salario di chi lavora), insomma impongono una organizzazione del lavoro atta ad impedire ogni rivendicazione.
Di questo dovrebbero occuparsi i sindacati, per esempio non sottoscrivendo contratti che peggiorano le condizioni di vita e di lavoro nel commercio.
E’ giusto opporsi alle domeniche lavorative ma quale opposizione credibile si può costruire se gli accordi sottoscritti prevedono domeniche lavorative e trattamenti iniqui per i primi giorni di malattia?
Insomma, al di là  della retorica domenicale, chi tutela le lavoratrici e i lavoratori del commercio?

 
 
 
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