Iglesias. Partono gli sfratti per case e terreni dell'Igea: il monito dei sindacati al presidente Soru. «Non cacciate i vecchi minatori». Almeno 200 famiglie rischiano di finire in strada. Almeno duecento famiglie di ex minatori rischiano di perdere le case avute in uso dalle vecchie società minerarie. Non hanno potuto acquistarle e ora, nonostante vivano lì da decenni, stanno ricevendo gli sfratti. I sindacati rivolgono un monito a Soru.
Erano poco più che ruderi. Per trasformarli in case dignitose, mica in ville, hanno speso i risparmi di una vita e ore di riposo dopo il duro lavoro in miniera. Lavoro e anche impegno nelle battaglie sindacali per fare in modo che il patrimonio minerario restasse in mano pubblica, lontano dagli speculatori. Forse i minatori del Sulcis Iglesiente non si aspettavano un trattamento di favore dalla Regione. Ma neppure di essere messi alla porta di punto in bianco o dover competere con facoltosi immobiliaristi per l'acquisto dei ruderi diventati casa. Gli sfratti. Invece è quanto sta succedendo nelle aree minerarie di Iglesias e dintorni, dove abitano centinaia (secondo le stime dei sindacati almeno 200) di ex minatori o loro familiari che, sulla base di una prassi consolidata in passato, avevano ricevuto terreni e ruderi dalle vecchie società minerarie. Nessun contratto, solo concessioni sulla parola. Una sorta di "agevolazione" a fronte del duro lavoro in miniera, mal ripagato da stipendi irrisori. Ma oggi è tutto dimenticato e l'Igea (società controllata dalla Regione) ha avviato l'operazione sfratti. Il primo ad essere messo alla porta è stato, venerdì sera, Giuseppe Pinna, che assieme alla moglie e a un figlio ha dovuto lasciare la casa di Monteponi dove abitava dal 1975, quando aveva ricevuto il permesso di occupare il rudere dalla Sogersa, società per la quale lavorava. Niente sconti. Igea e Regione non hanno voluto sentire ragioni neppure davanti alle precarie condizioni di salute dell'uomo, 64 anni, affetto da gravi problemi cardiaci. La famiglia è stata messa alla porta e poiché indumenti e arredamento sono rimasti a casa, l'Igea si sta accollando l'onere di pagare la vigilanza. «Un vero controsenso», hanno denunciato Cgil, Cisl e Uil nel corso di una conferenza stampa che si è svolta ieri davanti all'ingresso dell'Igea, a Campo Pisano. I sindacati. Divisi sulle procedure del bando di gara internazionale per la vendita dei beni minerari, i sindacalisti della Rsu Igea si ritrovano compatti e uniti sulla vicenda che riguarda i vecchi minatori e i loro familiari. Franco Mulas, Giampaolo Delrio (Cgil), Pierpaolo Emmolo (Cisl), Marco Tuveri e Mario Podda (Uil) lo ribadiscono con fermezza e non disdegnano le critiche nei confronti di Regione e amministratori della società, considerati succubi. Le promesse. «Della cessione del patrimonio ai dipendenti si era parlato già in occasione della liquidazione dell'Ente minerario sardo - ricordano - poi ci sono state delibere di giunta che stabilivano le modalità e indicavano tre fasi: la cessione del patrimonio ai Comuni, ai dipendenti ed ex minatori, infine la cessione attraverso bandi ai privati. Alcune fasi sono andate avanti con estrema rapidità, mentre sulla cessione dei beni ai minatori c'è stato un freno, anzi la questione non è stata affrontata affatto e ci troviamo di fronte a queste situazioni assurde». Molti minatori, già in passato, si sono messi al sicuro: alcuni hanno avuto la possibilità di acquistare, altri hanno fatto ricorso all'usucapione. Ma centinaia, per ingenuità, sono rimasti fuori e ora vengono considerati abusivi. Per qualcuno ci sono già gli sfratti, per altri, l'unica possibilità è quella di partecipare al bando di gara internazionale predisposto dalla Regione. Le critiche. «Prendiamo le distanze da questa politica - commentano i sindacalisti - stanno costringendo chi ha lavorato trent'anni in miniera a dormire in macchina perché non ha più una casa. Forse, in mezzo alle duecento famiglie, ci sarà anche qualche furbo che non ha i titoli e noi non vogliamo difenderlo. Chiediamo però garanzie per colore che hanno il diritto a continuare a vivere in quelle case e sono la maggioranza. Vogliamo ricordare al presidente Soru che se può permettersi di andare in giro in elicottero a mostrare le aree minerarie è grazie a quei minatori che hanno lottato per fare in modo che passassero in mano pubblica».
Cinzia Simbulaabstract: L'Unione Sarda del 28 settembre 2006Immobili Igea, pagano solo i minatori. Il sindacato contesta la Regione che sta sfrattando gli “abusivi”. «Chiediamo che chi ha i titoli per acquistare la sua casa sia messo nelle condizioni di farlo senza alcun trauma»
La premessa: «Non vogliamo difendere i pochi furbi, che sicuramente ci sono, ma far in modo che i diritti di chi non ha compiuto alcuna irregolarità vengano rispettati». La proposta: «La Regione istruisca meglio, insiema a Igea, i documenti riguardanti ciascun immobile, e individui una corsia peferenziale per gli immobili adesso abitati, senza speculazioni e anzi con grandi sacrifici, dagli ex minatori». Al sindacato di Igea non piace il decisionismo, ritenuto a senso unico, della Regione.
Ieri il sindacato di Igea, senza distinzioni, ha ricordato il percorso che la stessa Regione nel passato si era data per arrivare alla valorizzazione delle aree minerarie, con una delibera approvata dalla giunta Floris con Andrea Pirastu assessore all’industria.
Il percorso prevedeva il passaggio entro due anni degli immobili ai comuni, cessione ai dipendenti che ne avevano i requisiti, cessione ai privati anche attraverso bandi del patrimonio alineabile che non era stato assegnato in precedenza. «La sequenza è stata stravolta, e così la Regione, invece di concedere ai chi da decenni vive in abitazioni di proprietà Igea, il diritto di riscatto, mette quegli stessi immobili all’asta, senza poter o voler favorire chi ci abita senza illeciti o abusi». La posizione di Amelio Pintus, Mario Podda e Marco Tuveri della Uil, Pierpaolo Emmolo della Cisl e Giampaolo DelRio e Franco Mulas della Cgil, è univoca. «La società sta procedendo a sfratti indiscriminati, a conclusione di procedimenti legali che si sono conclusi a favore della Regione, senza verificare se Igea ha inviato tutta la documentazione necessaria, e facendo terra bruciata anche dei diritti maturati. Non difendiamo i casi di chi non ha titolo, ma sollecitiamo una attenta analisi perché anche chi ha titolo risulta svantaggiato, visto che la casa in cui risiede verrà messa all’asta senza alcun diritto di prelazione».
Il sindacato contesta soprattutto la doppia marcia con la quale Igea affronta tutta la questione delle aree dismesse. «In due mesi hanno preparato tutta la documentazione relativa alle aree da vendere agli immobiliaristi, in cinque anni non sono stati in grado di definire uno straccio di procedura che consenta ad ex minatori, non a grandi professionisti, di avere la disponibilità della casa in cui vivono, concessa nel passato e oggi rivendicata con pretese non degne di un paese civile». Il riferimento è al recente sfratto di cui è stato vittima in città un pensionato Igea, «che non ha potuto neppure entrare in casa per prendere le sue cose; adesso l’azienda - hanno detot i sindacalisti - deve anche pagare per la vigilanza a quell’immobile senza trarne alcun vantaggio».
La delusione dei sindacalisti per la decisione assunta dalla Regione è palese. «Non difendiamo i furbi, che sicuramente ci sono, ma coloro che hanno preso possesso di abitazioni fatiscenti, le hanno ristrutturate e adesso si vedono costretti a giocare una partita che li vede comunque perdenti. Eppure se Regione e Igea possono disporre di questo patrimonio lo devono anche alle lotte di quei minatori che oggi, senza un grazie pretendono di cacciare».
Il sindacato tende a distingue due piani. «Il primo è quello delle aree di maggiore pregio all’interno dei bandi minerari. La Regione ha preteso di inserire anche immobili che appartengono di diritto agli occupanti, sapendo che tutto ciò avrebbe dato origine a contenziosi lunghi e costosi. Il secondo pianmo è quello degli altri immobili, in città o nelle frazioni che vengono messi all’asta senza alcun vantaggio per i dipendenti. Fate periziare le abitazioni, fatele valutare nel modo giusto e poi chiedete in primo luogo a chi ci vive da anni e vi ha apportato significative migliorie o le ha rese abitabili se le vuole comprare; solo dopo mettetele all’asta a prezzi equi. Tutta questa fretta stupisce, e lascia intendere ben altre logiche». Il sindacato annuncia una assemblea con tutti i titolari di abitazioni o terreni Igea che in queste settimane hanno ricevuto comunicazione di sfratto. «Non vogliamo impedire che la Regione rientri in possesso di tereni o case di sua proprietà indebitamente occupate, ma che faccia le cose in modo trasparente e uniforme; stiamo assistendo a troppi figli e figliastri, a titolari che non hanno alcun diritto che rimangono sereni a casa loro e a chi, senza possibilità di opporsi ma in regola, si vede portare la via non una casa, ma la sua unica casa».
(g.cen.)abstract: La Nuova Sardegna del 28 settembre 2006