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COME DIREBBE UNA MIA CARA AMICA: “QUANNO CE VO’, CE VO’!!!”

Post n°19 pubblicato il 15 Gennaio 2010 da pantariste89

TRADUZIONE DI UN’INFORMAZIONE DI QUALCHE ANNO FA DAL SITO:

http://www.thelocal.se/1393/20050508/

 

FEMMINISTE COINVOLTE IN UNA RISSA FUORI FUORI DA UN CLUB PER SOLI UOMINI A STOCCOLMA (8-5-2005)

La notizia è un po’ datata, ma ritengo che valga la pena conoscerla ugualmente (Spero di aver reso abbastanza l’idea della traduzione….).

 

Un violento scontro fuori da un night club a Stoccolma tra dimostranti femministe e il personale e i clienti di un night club ha provocato il ferimento di parecchie persone e ha portato all’arresto di 24 persone, come riferisce Domenica la polizia.

 

Nella notte tra sabato e domenica, circa 30 giovani donne si sono radunate fuori dal Club Privè, un locale per soli uomini nel centro di Stoccolma, che offre spettacoli di strip-tease e lap dance, e ne hanno bloccato l’entrata.

Inizialmente pacifica la dimostrazione è diventata violenta dopo che tre uomini, due del personale e un cliente, hanno assalito le dimostranti, riferisce l’ispettore Nordberg…

Altri uomini si sono uniti alla rissa e nel conseguente scontro tre uomini sono stati feriti gravemente e portati all’ospedale, con ferite alla faccia e alla testa. La polizia ha riferito che sembra che le dimostranti abbiano usato mazze da baseball e ombrelli nello scontro.

“Quando due buttafuori hanno attaccato due donne, le altre hanno reagito per impedire che le loro compagne fossero trascinate all’interno del locale” ha affermato Monica Johansson, una delle dimostranti, negando anche che siano state usate mazze da baseball.

La polizia ha arrestato un totale di 16 donne, comprese sei ragazze di 17 anni, e otto uomini. Domenica mattina erano già stati tutti rilasciati, con possibili accuse pendenti per assalto aggravato, ha detto Nordberg.

Un responsabile del club ha riferito che una dimostrante lo ha assalito con “pose da arti marziali”, che bottiglie sono state lanciate contro i buttafuori e che ombrelli miravano alle loro teste.

In una dichiarazione, le dimostranti hanno affermato che volevano protestare contro il Club Privè, come uno dei simboli dell’accettazione dell’oppressione delle donne”.

La dichiarazione era firmata “Feministas”, il nome di un gruppo femminista svedese esistente ma la portavoce del gruppo Marita Ulvskog ha detto che non sapeva nulla della protesta e che il suo gruppo ha preso le distanze dall’azione violenta.

“Anche se siamo contro i club porno e altre attevità che usano le donne come oggetti e le sfruttano, violenze o minacce non sono mai un buon mezzo per cambiare le cose” ha detto.

Il Club Privè è uno di una dozzina circa di nightclubs nella capitale svedese e d è il più famoso.

I suoi proprietari sono stati inquisiti per frode fiscale e per non aver pagato tasse sociali ed il Club è stato il bersaglio di numerose proteste.

 

 

LA SVEZIA E’ SEMPRE STATO IL PAESE DEI MIEI SOGNI!!!!!!!!

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Commenti al Post:
carlacaldalsb
carlacaldalsb il 25/01/10 alle 20:06 via WEB
Ciao, hai ragione, e' tutto uno skifo...bene hanno fatto a legnarli...cmq sempre noi DISCRIMINATE!!!
 
Miloo7
Miloo7 il 07/02/10 alle 14:43 via WEB
tesoro il tuo blog è sempre più interessante.....buon lavoro & good luck!!! kisses...
 
kissofthetiger
kissofthetiger il 09/02/10 alle 23:21 via WEB
hanno fatto benissimo!!!!
 
Flavio_Zabini
Flavio_Zabini il 13/06/10 alle 22:41 via WEB
Ma voi, scherzando e sognando, volete la pace o la guerra? Se volete la prima, discutiamo. Se voi ponete avanti l'abusata argomentazione dell'oggetto sessuale (già di per sè un'impostura, in quanto, nell'ambito dell'amore sessuale, che è natura e non idealismo. non esistono soggetto e oggetto, bensì diversi soggetti con diversi ruoli, disiati e disianti), evidentemente inventata dal nulla da parte del femminismo per far sentire in colpa gli uomini per la loro stessa natura in ogni momento della loro esistenza quotidiana, ogniqualvolta guardano, pensano o si protendono verso una donna (sentirsi colpevoli con la frequenza, l'intensità e l'ineludibilità dei desideri di natura: qualcosa di tanto perfido da non poter prima essere concepito neanche dai più feroci torturatori leninisti o nazisti), allora io posso a maggior forza argomentare che ancora meno piacevole di sentirsi un oggetto sessuale (cui comunque si rivolgono un desiderio sincero e un valore reale) risulta essere trattati da freddi specchi su cui provare l'avvenenza, da pezzi di legno innanzi a cui permettersi di tutto (qualsiasi provocazione più o meno sessuata, qualsiasi ferimento intimo, qualsiasi irrisione al disio, qualsiasi inflizione di dolore nel corpo e nella psiche, di inappagamento fisico e mentale fino all'ossessione, di disagio da sessuale ad esistenziale, con conseguenze variabili dall'anoressia sessuale al suicidio), da ferri inanimati da usare senza limiti, remore nè regole come strumento di ogni "test-psicosessuale" (di cui la donna ha bisogno per "divertirsi" o per "essere sicura di aver trovato l'uomo giusto per il tipo di rapporto voluto", sia esso di una notte o di una vita, a costo di distruggere per una sera o per sempre, la vita e la psiche di tutti i candidati), di ogni "gioco di seduzione" (molto vicino allo stupro psicologico), di ogni crudeltà naturale (fatta passare per "raffinata intellettualità sessuale femminile"), in quanto comunque privi di sensibilità e di anima (le stesse femmine-femministe pronte a lamentarsi di un falso storico, ovvero della presunta negazione medievale dell'anima femminile, sono le prime a considerare privi di sensibilità gli uomini la cui diversa sensibilità osi di quando in quando non solo cantare le grazie sensitive e intellettive del femminile, ma anche guardarsi dentro e scoprire le ferite inferte per mano femminea, e come privo di anima quasi l'intero genere maschile quando non più funzionale alla donna, nonostante i poeti maschi di ieri, ma anche quei fanciulli di oggi, tanto seri nell'atto creativo del gioco quanto ingenui nel trasporto per la bellezza, e pronti molto più delle coetanee ad eternare in rime, filosofie, musiche, pitture o poemi la persona amata e disiata quanto a uccidere o morire per causa essa, sarebbero semmai testimonianza dell'esatto contrario, innanzi a chi fa del mero utilitarismo il metro di valore dell'altro sesso), o (come traspare dai vostri stessi racconti) da pupazzi (a volte parlanti, a volte muti) da sollevare nell'illusione solo per farli cadere nella delusione con il massimo possibile di sofferenza fisica e mentale, di irrisione innanzi a loro stessi e agli altri, di senso di nullità innanzi a voi e di umiliazione pubblica e privata. Se invece vogliamo ragionare in termini più profondi e reali, dobbiamo rilevare come la donna, in quanto soggetto disiato, goda del privilegio di natura (e quindi ANCHE di cultura) di essere dal mondo apprezzata, ammirata, disiata al primo sguardo in sé e per sé, per la sua grazia, la sua leggiadria, la sua essenza mondana (quando manca la bellezza, vi supplisce l'illusione del desiderio), senza bisogno di compiere imprese (cui sono invece costretti i cavalieri i quali senza esse restano purno nulla) o di mostrare necessariamente altre doti, poiché l'uomo la desidera primieramente per la bellezza. Al contrario, poiché la donna vuole selezionare fra i tanti che la desiderano colui che "eccelle", l'uomo è costretto a mostrare un certo valore, a faticare, a competere, a raggiungere una certa posizione socio-economica o anche culturale e di prestigio, giacché il concetto di "eccellenza", trasposto nel mondo umano, non ha valenza soltanto estetica, ma si ammanta di una sfaccettata serie di significati ed implica conseguentemente per l'uomo un'altrettanto variegata serie di "imprese da compiere". Se non vi riesce, rimane un puro nulla e non solo non ha alcuna speranza d'esser degnato d'uno sguardo dalle donne, ma risulta completamente trasparente per tutta la società (giacché non può esercitare nel mondo quell'influenza indiretta sugli uomini e sulle cose per tramite di quanto in essi è di più profondo e irrazionale, quell'influsso sui pensieri e sulle azioni che per disparità di desideri ed inclinazioni sentimentali è proprio della donna). Per la donna la carriera è una scelta, per un uomo un obbligo. Altrimenti è infelice, non può godere di ciò di cui ha bisogno per natura e non ha né accettazione né stima del sesso opposto. Che la donna risulti oggetto di disio non solo non è colpa dell'uomo, essendo invece pienamente naturale, al pari dei fiori che sbocciano, dell'estate che fiorisce, delle cascate che irrompono, degli amorosi usignuoli che cantano, delle fiere che inseguono la femmina nei boschi chi sa dove, o del rifletterso sull'onon costituisce neppure una una diminuzione del suo valore (o del suo "status"), bensì un suo aumento e una sua elevazione, in quanto essere posti a motore e fine dell'agire umano (desiderio significa proprio questa "voluptas cinetica") significa essere posti sopra l'umano ordinario. Se e come mettere a frutto (materialmente o moralmente, per vanità per o interesse economico o sentimentale, o per qualunque altro motivo) questa posizione di privilegio (per non dire preminenza) naturale è pertinenza delle singole donne (le quali, almeno nella maggioranza dei casi, ben lungi dall'essere minorate mentali, hanno la capacità e il diritto a scegliere per sè cosa sia più dignitoso/vantaggioso/giusto/opportuno). Le disparità di desideri (non solo sessuali) permettono alla donna di avere la lucidità mentale e la forza contrattuale per decidere (dentro e fuori ogni prostituzione più o meno dichiarata) da una posizione non certo di debolezza. Che poi tutto quanto in desiderabilità e potere è dato alle donne per natura debba essere compensato in qualche modo dall'uomo (con la posizione sociale, la fama, il prestigio, il successo, la cultura,la ricchezza, il potere, il lavoro, lo studio, la fortuna o il merito individuali) appartiene alla ragione (e al desiderio di giustizia e felicità individuale): ogni uomo decide il come. La compensanzione di cui parlo è necessaria non solo perchè, nel caso peggiore, si potrebbe altrimenti essere vittime ad ogni tentativo di contatto con il mondo femminile di perfidie sessuali, inganni sentimentali e tirannie erotiche d'ogni genere, ma anche perchè se non si può offrire alla donna nulla di suo reale interesse, nulla di oggettivamente valido e immediatamente apprezzabile al pari della bellezza (perchè una bella donna dovrebbe infatti accontentarsi di quanto ha l'effimera consistenza delle parole e delle emozioni e il valore aleatorio e momentaneo di presunte doti soggettive senza effetto sul mondo?), nulla di cui ella senta lo stesso bisogno e lo stesso desiderio provato dall'uomo per la sua grazie corporali, non si può sperare di instaurare con lei alcun rapporto costruttivo (nè quello di un fugace e piacevole incontro nè quello di una vita assieme). Ogni rapporto umano prevede un dare ed un avere e solo gli illusi e distruttori sono convinti del contrario. Nel mondo capitalista, persa (intendo come dote conferente primato o prestigio sociali) la virtù guerriera del mondo antico e quella poetica del mondo cavalleresco medievale, il mezzo preferito per tale compensazione è ovviamente il denaro, se non altro perchè, qualunque cosa se ne pensi e qualunque sia la propria posizione di accettazione/ostilità verso la società moderna e mercantile, rappresenta attualmente l'unico valore intersoggettivamente valido e immediatamente apprezzabile al pari della bellezza, con il quale essere dunque universalmente mirate, amorosamente disiati e socialmente accettati come le donne lo sono senza sforzo per le loro grazie corporali (le doti strettamente personali e sentimentali , che si mostrano solo con il tempo dato al corteggiamento, al dialogo e all'introspezione reciproca degli animi, non compensano nulla , perchè in un rapporto già esistente sono possedute anche dalla donna , mentre in un rapporto non ancora esistente non hanno il potere di attrarre chi invece possiede doti oggettive ed evidenti a proporre o accettare un incontro non banale, ed essendo di apprezzamento arbitrario, non universale e non immediatamente evidente , non danno mai potere contrattuale , giacchè, mentre con la bellezza una donna sa di poter trovare in qualunque momento altri pretendenti, un uomo, con le sue soli particolari doti di sentimento o intelletto, può trovare un'altra amante solo sperando di incontrare un'altra donna predisposta ad apprezzare proprio quelle doti e di avere l'occasione per disvelarle con calma e spontaneità, lontano dal caos dei fugaci incontri moderni e dalla tensione da esame degli appuntamenti "mirati", in modo da essere in esse apprezzato per il meglio di sè).
 
Flavio_Zabini
Flavio_Zabini il 13/06/10 alle 22:54 via WEB
Se volete la seconda, guerra sia. Il paese dei miei sogni è invece l'Iran, perchè ivi sanno come trattare le manifestanti femministe prima che le loro menzogne senza remore e le loro pretese senza limiti divengano legge e costume (e quindi decadenza e iniquità per lo stato e per l'uomo). Nello specifico, la protesta delle femministe (che giustificano il tutto come "lotta simbolica all'ennesimo tentativo di fare della donna un oggetto") e la vostra ripresa di essa (gridando alla discriminazione e alla oppressione della donna), sono capovolgimenti della verità. Tanto voi quanto le lapdancers siete ben lungi dall'essere vittime assomigliando molto di più a delle oligopoliste (di cui noi maschi siamo le reali vittime). Le ballerine di lap, come gran parte delle donne, prima studiano in ogni modo, tempo e luogo di apparire massimamente belle e disiabili, di esporre pubblicamente le proprie forme (che l'illusione del desiderio fa apparire belle) e di diffondere massimanente disio sugli astanti, poi sfruttano le disparità naturali di desideri nell’amore sessuale, volute dalla natura e ad esse favorevoli, per attuare un comportamento oligopolistico degno dell’opec, con cui rendono l’appagamento dei sensi quanto di più difficile, raro, faticoso, costoso, in ogni senso materiale e morale, (e a volte pure umiliante) possibile, aumentandoall’inverosimile il proprio valore economico sentimentale (e quindi acquisendo un grado infinito in desiderabilità e potere in ogni presente e potenziale rapporto). Le lapdancer (come le prostitute e più implicitamente e più in generale le donne che vestono e passeggiano “all’occidentale”, mostrando le proprie grazie per via, in discoteca o sul lavoro) mettono a frutto il disio suscitato ad arte nell’uomo per trarre un profitto (questa volta solo materiale, altre volte anche di vanagloria, potere, successo o autostima): è sfruttamento dell’uomo. Fanno strapagare ingressi, bibite e privè lasciando implicitamente credere possibile un godimento delle loro grazie che non concederanno mai ma dalla cui speranza gli uomini sono comunque irresistibilmente attratti per natura: è oppressione dell’uomo e dei suoi desideri. Impongono all’uomo di pagare solo per guardare, sfiorare e parlare con una donna, come questa fosse posta ad un livello superiore per giungere al quale l’uomo dovesse comunque offrire o soffrire qualcosa: è discriminazione dell’uomo. Pongono la donna quale unico simbolo di bellezza, di grazia, di raffinatezza, vitalità, moda e quindi di intelligenza, cultura ed ogni altra facoltà nobilmente umana, unico genere degno di essere rappresentato scenicamente e unica forza cosmica all’apparire della quale l’uomo, incantato nei sensi e vinto nella mente, si sente inesorabilmente attratto e subordinato (fino al punto da pagare solo per poter assistere alla presenza della divinità donna nel nudo splendore delle sue grazie corporali): sono simbolo della sopravvalutazione estetico-filosofica della figura femminile. Esse fanno il loro mestiere, ma voi, alla luce di questi fatti, siete solo mentitrici che meritano di morire uccise dai guardiani della rivoluzione. Se infatti anzichè discutere volete la guerra (e vi compiacete di questa scaramuccia bellica), vi enuncio esplicitamente la differenza fra quanto è accaduto e quanto avrei voluto accadesse. Evidentemente, in questo caso, avendo a disposizione mazze e ombrelli, le femministe sono riuscite a ferire i primi tre uomini che le si sono avvicinate, e poi, nella successiva rissa, gli uomini non hanno voluto infierire (per mera cattiva inconscia abitudine galante o per volontà conscia di evitare troppo guai legali) usando tutta la violenza che quelle stronze si sarebbero meritate, oppure sono stati fermati dalla polizia. A me sarebbe piaciuto invece che la polizia non fosse intervenuta, che eventuali tribunali pronti a condannare le "violenze" (sempre maschili, quando vi fa comodo) non fossero mai esistiti, e gli uomini avessero trovato il tempo e il modo di prendere anch'essi mazze ed altre armi (di offesa come di difesa: guanti con punte d'acciaio, caschi e protezioni per evitare le prevedibili scorrettezze femminee nel combattimento), di chiamare magari in aiuto "collettivi maschili" (ma nel nostro caso si chiamano gruppi ultras amanti della violenza), e di usare tutte le loro forze fisiche e numeriche (di aggressione e di coesione "da branco lupi") per scagliarsi "in massa e con le spranghe" contro le donne-femministe fino a violentarle e ucciderle (come tutte le stronze si meritano) o comunque fino a ridurle ad un ammasso di carne e sengue, con la testa distrutta in senso psicologico o anche fisico. Perchè la verità è questa: voi potete "giocare" a fare le "combattive" solo e soltanto perchè leggi e costumi vi tutelano, perchè quei cinque sesti di imbecilli costituenti il genere maschile, de facto(indipendentemente dal fatto che ne siano consci e che voi lo vogliate ammettere), vi protegge, perchè la maggioranza degli uomini (sedicenti intellettuali e "progrediti" in testa), per stupidità cavalleresca vi considera creature fragili, custodi (stilnoviste) di ogni bellezza, sensibilità e verità umana, gemme rare e preziosa da difendere e proteggere ad ogni costo, da lasciare libere di permettersi di tutto davanti all'uomo senza dover temere le reazioni poichè protette dallo status di dame intangibili, o comunque da non colpire (come sarebbe giusto, ovvero come si farebbe con un uomo) con tutta la violenza a disposizione, e per demagogia femminista vi crede davvero oppresse (oggi per l'ieri) assecondando le vostre illimitate pretese (materiali e morali) di "risarcimenti" e "compensazioni" (così ben evidenti ogniqualvolta si devono applicare le cosiddette "pari opportunità" per un sesso e non per l'altro, o si deve scegliere alla cieca, per strada come in tribunale, se difendere un uomo o una donna, se credere a questo o a quella). La maggioranza degli uomini sarà pure imbecille, ma se quel sesto che detiene il senno potesse mostrare con chiarezza agli altri: 1. come la vostra fragilità sia soltanto un'apparenza dietro cui si celano una una tirannica vanità pronta ad usare il vittimismo quale "violenza della debolezza" e una prepotenza vanagloriosa degna dei peggiori bulli e capace di usare, per gli stessi malvagi fini, la perfidia al posto dell'aperta violenza e la raffinata menzogna al posto della barbarica ma onesta brutalità, 2. come il bel sesso (in natura come in poesia) sia quello maschile (unico capace di generare, con le immagini, le rime e i suoni, bellezze non mortali), 3. come la sensibilità sia più propria ai maschi (capaci di mettere la stessa serietà nei giochi fanciulleschi come nei trasporti ingenui a qualsiasi età verso la bellezza e il sentimento con cui possono tanto cantare l'amata in versi quanto uccidere o morire per essa) che alle femmine (capaci di scambiare il sentimento vero per il loro sentimentalismo gridato ai quattro venti, gettato a manate e venduto a staia e fatto sempre emergere nelle occasioni mondane o di regalo, nonchè di vedere come degni d'amoro e solo o chi emerge per prepotenza socio-economica o chi può fornire un profitto in termini di finanza o di vanità) 4. come il femminismo sia una semplice distorsione del passato (consistente nel giudicare con i criteri individualistici ed eudemonici di oggi il mondo di ieri basato su valori comunitari e anagogici, con i relativi sacrifici incomprensibili oggi per ambo i sessi) ideata per giustificare iniquità presenti e preparare tirannie future, e, soprattutto, 5. come le parole "oppressione" e "discriminazione" siano una eterna menzogna dietro cui si cela il "trucco" di chi, prima, ha smantellato tutte le mirabili strutture (dell'arte come della religione, della politica come della storia, del pensiero come della società) edificate nei millenni dai saggi (dei popoli fondatori di città e civiltà) per compensare tutto quanto in desiderabilità e potere è dato alle donne per natura (dalle disparità di desideri e da quelle psicologiche correlate alla predisposizione all'esser madre) e, poi, senza limiti nè remore nè regole, fa uso delle proprie armi naturali per raggiungere (sempre dietro il paravento della "parità" formale) un'incontrastata preminenza nelle sfere più rilevanti davanti alla natura, alla discendenza e alla felicità individuale (aiutata in questo peraltro da leggi applicate a senso unico contro ogni etica, ogni natura e ogni diritto, come nel caso di aborto, divorzio e violenza sessuale), o (come avviene in civiltà non decadenti dell'oriente vicino o lontano), potesse, se necessario con la forza (magari anche con quella della religione instrumentum regni), imporre queste chiare verità agli imbecilli, allora voi sareste assai meno "guerriere", così come assai poco guerriere sono le donne afghane o somale (e, tanto per divagare, parlereste con più rispetto della "Guerra" quale madre delle nazioni e generatrice del tipo umano superiore dell'animale "da preda", eroe generatore di storia e fondatore di città e civiltà, da contrapporre a quello "da gregge", dilagante nell'effemminato e decadente mondo moderno, e proteso a far terminare la storia in un verde pascolo in cui tutti sono felici poichè non succede più nulla). Considerando che deriva da braccia e menti maschili sia tutto quanto, dai tempi dell'arrivo degli Ittiti, permette al mondo propriamente storico di esistere e funzionare, ovvero la tecnologia (la capacità di concepire, sviluppare e rendere belle, utili e funzionanti le mirabilie della tecnologia, è oggi come ieri e come sempre ad appannaggio quasi esclusivo degli uomini, nonostante tutta la demagogia femminista inculcata fin dalla scuola, in mano alle donne quasi totalmente, nonostante tutta la propaganda antimaschile della pubblicità femminilmente orientata e della cultura ufficiale femminista, nonostante le quote rosa volute per le donne all'università e in azienda sotto varie forme, da condizioni di favore nelle iscrizioni e nei testi d'ingresso a vere e proprie regole esplicite nelle assunzioni e nei concorsi, per non dire dei mille dissimulati ma non innoffensivi privilegi galanti o femministi loro concessi da docenti uomini e da docenti donne, e nonostante la circolazione di idee sulla presunta inutilità degli uomini in un mondo tecnologico propugnata da donne sedicenti evolute le quali, magari inebriate dalle interfacce web, scritte da uomini o comunque rese possibili per la scienza informatica ideata e portata avanti da uomini, a prova di utonta, anzi, di “ustronza”, blaterano di tecnologia pur non sapendo nemmeno assemblare un pc o risolvere un'equazione differenziale: come potrebbero sopravvivere senza uomini in un mondo tecnologico è un interessante mistero), sia tutto quanto consente alle sentenze della magistratura di avere un peso nella realtà, e quindi di difendere anche voi e le vostre pretese fatte passare per giustizia (è paradossale come gran parte degli agenti matariali delle violenza antimaschile legalizzata dallo stato, dalla disparità di pene e trattamenti a parità di reato alle assurdità della madri o mogli assassine sistematicamente assolte con scuse varie e dei mariti sistematicamente condannati prima, durante e dopo le loro comprensibili o comunque prevedibili reazioni verso chi vuole e spesso riesce ridurli ad esuli ottocenteschi, privati della casa, dei figli, di tutte le sostenza economiche, di ogni forza psicologica per continuare potere e volere vivere e lavorare e a volte della stessa libertà, con accuse false, dalle rapine e dalle tirannie conseguenti il matrimonio all'occidentale a tutte le conseguenze dell'abolizione della presunzione di innocenza nei reati sessuali, dalla licenza per le donne di permettersi una certa dose di violenza psicologica e pure fisica contro l'uomo senza subire alcuna condanna morale o legale alla sproporzione delle pene per chi anche solo "tocchi una donna con un fiore" o, in caso di litigi degenerati in bottigliate reciproche con la ragazza, rischi poi, al primo grido di aiuto e di falsa accusa di lei, il linciaggio fisico, morale, mediatico e giudiziario per una violenza mai commessa, dall'indifferenza o addirittura dalla compiaciuta ironia con cui si accettano i "calci nelle palle", fisici o mentali, all'enfasi con cui viene trattato ogni minimo o presunto danno alla soggettività femminile, siano uomini), una presa di coscienza maschile (o un ritorno al potere di una aristocrazia virile che riduca in catene la massa ginofila) potrebbe cambiare molte cose. Ad esempio si potrebbe cessare di considerare il cosiddetto "stupro" come un crimine contro l'umanità, e ridurlo a volte ad un deprecabile ma non gravissimo atto (colposo, non doloso) di incontinenza, e a altre volte a una umana reazione a ben più gravi violenze di natura psicologica attuate dapprima dalla donna (perfidie sessuali, tirannie erotiche, avvelenamenti sentimentali o comunque atti di inganno e di ferimento psichico) e si potrebbe pensare di bilanciare la vostra naturale condizione di preminenza nelle sfere amorosa e riproduttiva togliendovi i cosiddetti (e da voi mai conquistati con guerra alcuna) "diritti civili" (soprattutto dopo aver constatato come li consideriate discinti dai corrispettivi doveri e gli usiate quali privilegi ed armi ora di irrisione ora di tirannia contro l'uomo a dispetto di ogni etica, di ogni logica, di ogni diritto e di ogni ragione) o addirittura (una volta capito come uno stato serio potrebbe, anzi dovrebbe, fare benissimo a meno del vostro chaos) considerarvi come semplici serve da chiamare in causa solo per le corvèe amorose (in maniera esattamente simmetrica a quella in cui voi pretendete di essere "servite" nel cosiddetto corteggiamento, che voi di fatto imponete all'uomo vietandogli i locali notturni del sesso a pagamento). Non preoccupatevi: poichè sarò pure ginofobo ma non sono maschilista nè odiatore di donne, non voglio tutto ciò. Mi basta essere lasciato in pace quando vado a puttane. Siete voi che volete la guerra. Io vi ho solo avvertito come può andare a finire. Conclude dicendo che siete delle paracule incredibili. Prima (in questo post) inneggiate alle femministe che contestano un club in cui gli uomini vogliono rilassarsi stando fra loro, lontani dalle pretese delle stronze di turno e magari in compagnia di fanciulle disposte a concedere quanto le altre negano o fanno tirannicamente e sadicamente sospirare, poi (nel video in alto a destra) ponete a modello culturale ragazze che non solo (legittimamente) vogliono stare tra loro, ma addirittura si dilettano a irridere nel disio, umiliare in pubblico e nel profondo e frustrare sessualmente e mentalmente qualunque uomo colpevole soltanto di essere ingenuamente trasportato dal naturale disio di bellezza non appena questa si mostra agli occhi. Della serie: quando gli uomini vogliono stare senza donna, sono gli uomini a dover essere legnati. Quando le donne vogliono stare senza gli uomini, sono gli uomini a dover essere irrisi. Siete proprio delle stronze senza limiti nè regole. E proprio perchè quello che dico è vero, non ho paura a firmarmi con nome e cognome. Vediamo se mi pubblicate o mi censurate. Intanto vi dico addio. P.S. Se tre uomini sono stati feriti gravemente alla faccia e alla testa evidentemente le femministe avevano delle armi (impossibile provocare un certo tipo di danni a mani nude) e se avevano delle armi evidentemente avevano fin dall'inizio l'intenzione di provocare la rissa. E allora il loro "giustificazionismo" assomiglia a quello degli "eroi partigiani" che svolgevano azioni proditorie di puro terrorismo solo per scatenare la rappresaglia ed additare quella come "Inaudita violenza" contro cui aizzare la plebe. Assomiglia anche al costume delle stronze di permettersi di tutto davanti all'uomo (qualsiasi provocazione più o meno sessuata, qualsiasi tensione psicologica, qualsiasi ferimento intimo, qualsiasi irrisione al disio, qualsiasi umiliazione pubblica e privata, qualsiasi inflizione di senso di nullità, dolore nel corpo e nella psiche, inappagamento fisico e mentale fino all'ossessione e disagio da sessuale ad esistenziale) e poi chiamare "violenza" la brutale ma doverosa reazione (senza almeno la minaccia della quale la stronzaggine femminile proseguirebbe all'infinito in tempo e intensità). A me, dai tempi del sacco di Roma (in cui gli imperiali si stancarono dei tira e molla di "madre chiesa" e si presero alla fine tutto), in guerra come in amore, è sempre parsa degna di ammirazione la (dagli altri) censurata figura del maschio che mette in ginocchio e stupra la femmina ingannatrice e corruttrice!
 
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