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Sindacato e case automobilistiche

L’ideologia crudele e spudorata del corporativismo
21/02/2014
di Ralph Nader

Come le bestie voraci che per predare attaccano un’antilope indebolita, le forze del capitale sovvenzionato e i loro mercenari affondano le loro zanne sulla United Auto Workers (UAW) e sulla sua organizzazione nella fabbrica Volkswagen di Chattanooga, Tennessee.
L’UAW ha perso di misura – 712 a 626 - e il branco ululante dei plutocrati  si è esaltato, come se avessero appena salvato la civiltà occidentale antisindacale e del basso salario del sud.

I giorni precedenti la votazione sono stati una frenesia corporativista con i predatori corporativi che muggivano: “il cielo cade”.
VW, che saggiamente è rimasta neutrale, ma ha sostenuto privatamente gli sforzi della UAW e dei suoi “comitati dei lavori” collaterali (un accordo che aveva stabilizzato e reso più produttivi i suoi lavoratori sindacalizzati e meglio pagati in Germania), deve essersi chiesta in quale pianeta era sbarcata.

In primis fuori delle grotte a grugnire c’erano i politici supini, che si offrono sempre a chi propone una grande fabbrica sovvenzionata con i dollari del contribuente per portare capitalismo clientelare nella loro regione.
Il senatore Bob Corker (R-TN) che, senza citare la sua fonte, ha avvertito: “Oggi ho avuto dei colloqui e sulla base di questi sono sicuro che, qualora i lavoratori votassero contro la UAW, la Volkswagen annuncerà nelle prossime settimane che produrrà il suo nuovo SUV di medie dimensioni qui a Chattanooga”.
VW ha subito negato questa causa ed effetto della protesta.

Non è importato, il senatore Corker allora ha assalito il UAW, le sue retribuzioni contrattuali e le norme di lavoro perché danneggiano Detroit e le tre grandi aziende automobilistiche - GM, Ford e Chrysler.
Questo è strano perché per decenni la UAW ha sollevato il lavoro industriale, mentre le aziende automobilistiche hanno fatto profitti record.
A parte l’errore che la UAW fece anni fa quando si schierò con i padroni dell’automobile nell’attività di lobbying al Congresso contro gli standard di efficienza del carburante, che avrebbero reso i veicoli di produzione nazionale più competitivi rispetto alle importazioni straniere, la responsabilità per il crollo del settore auto è dei manager.
Era tutto un “produrre, produrre, produrre”, come dicono gli scrittori di regime, e i prodotti di Detroit sono caduti dietro ai veicoli giapponesi e tedeschi.
I rating di J.D. Power, anno dopo anno, hanno messo le automobili USA in posizione arretrata.
Le case automobilistiche estere hanno avuto rating più elevati per forma e finitura, e per altri controlli di qualità e di efficienza del carburante, mentre, come mi ha raccontato un ex dirigente Chrysler la sua casa: “Produceva spazzatura”.

Aggiungete cali delle vendite all’abbuffata speculativa delle società finanziarie controllate delle imprese delle automobili, come la Ally Financial Inc., prima nota come General Motors Acceptance Corporation, che finì nell’enorme cappa di Wall Street nel 2008-2009.
Il risultato è che i giganti dell’auto sono corsi a chiedere un enorme piano di salvataggio del contribuente ad Washington, che è stato fatto.

Le associazioni imprenditoriali allarmarono contro l’invasione UAW di altri stati del sud, se il sindacato avesse mobilitato l’impianto VW.

Tuttavia, la grande menzogna che le corporazioni dicono è che era tutta colpa della UAW che voleva salari dignitosi per i suoi lavoratori i quali devono affrontare più di un paio di rischi professionali.

Poi è accaduto qualcosa di strano.
L’arrivo del leader anti-tasse, Grover Norquist, con un nuovo gruppo, con il nome orwelliano di Centro per la Libertà del lavoratore (CWF), a mettere 13 cartelloni pubblicitari a Chattanooga che accusavano la UAW di sostenere Obama e i “politici liberali”.
Forse il signor Norquist ha pensato che questo avrebbe influenzato la maggior parte degli operai della fabbrica che sono repubblicani.

Il sito web della CWF ha anche messo annunci ridicoli come “la UAW vuole le vostre armi”.
Tutto questa azione bizzarra e anti-sindacale di Grover Norquist serve a promuovere l’idea di tagliare le tasse, mantenendo bassi i salari?

Diventa strano.
I potenti legislatori statali repubblicani uniti con il senatore Statale locale Bo Watson il quale ha detto che se i lavoratori avessero votato per unirsi alla UAW: “Credo che eventuali ulteriori incentivi da parte dei cittadini dello stato del Tennessee per l’espansione o altro avrebbero un momento molto difficile per passare al Senato del Tennessee”.
Si riferiva ad una continuazione dei 577 milioni di dollari già concessi (sovvenzioni statali e locali) per l’impianto VW esistente e localizzato lì, con una miniera d’oro supplementare di 700 milioni di dollari in più dei contribuenti se VW dovesse aprire una nuova linea di SUV.

Questo è un grande momento per il benessere corporativo del quale Grover Norquist più volte si è detto fermamente contrario.
Come conciliare? Chi lo sa?
Egli domina i repubblicani del Congresso con il suo impegno no-tax, ma forse Grover Norquist è troppo sottile, quando parla delle condizioni di vita dei lavoratori industriali e commerciali americani.

C’è un’altra anomalia operativo qui.
Come osserva Jay Bookman, editorialista politico dell’Atlanta Journal-Constitution, questi legislatori e il governatore Bill Haslam: “minacciano chiaramente di utilizzare le sovvenzioni fiscali per punire VW per quello che lei crede sia un buon affare”.

Quali sono stati i punti base fra l’89% dei lavoratori che hanno votato sullo sciopero?

Gli elettori contrari hanno ritenuto che VW pagasse loro salari e benefici equivalenti a ciò che i lavoratori ricevono presso altre fabbriche organizzate da UAW o da altri, in seguito alle concessioni al sindacato negli ultimi anni.
Allora perché dovrebbero pagare quote sindacali mensili? Capirono anche gli avvisi dei politici che una possibile estensione dello stabilimento non avrebbe avuto “gli incentivi fiscali”.

I “sì” degli elettori, invece, volevano una voce collettiva attraverso i “consigli di fabbrica”, che, secondo il diritto statunitense, richiedono un’unione. Questa combinazione è presente in tutti gli impianti europei VW.
Il lavoratore dell’impianto Chris Brown ha detto che essa aiuta l’efficienza.
Ha spiegato che “nella linea di montaggio, il processo cambia ogni anno a causa [dei] nuovi modelli. Una voce nella società agevolerebbe di più il processo di anno in anno”.

Gli impianti stranieri non sindacalizzati, come vengono chiamati, finora si sono opposti agli sforzi di rappresentanza della UAW, tra loro abbiamo Nissan, Toyota e Honda.
Ma la UAW continuerà a provare.
Non è la fine del mondo per l’unione che Walter e Victor Reuther costruirono la quale negli anni Trenta sollevò gli sfruttati e i lavoratori auto senza voce per ottenere un tenore di vita decente con i benefici, allo stesso tempo, per l’enorme espansione del settore auto.

Mentre il sistema salariale a 2 livelli dell’industria automobilistica spinge i lavoratori al livello più basso, il fascino di una voce unica del lavoro diventerà più chiaro.

Tradotto da F. Allegri il 15/06/2014.

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