Messaggi di Novembre 2014

Uno scritto del terzo libro delle tavole

Post n°837 pubblicato il 28 Novembre 2014 da amici.futuroieri
 

Le Tavole delle colpe di Madduwatta – Terzo libro
L’Italia e la ricostruzione della memoria pubblica

DI I. Nappini

Alcuni anni fa avviai una riflessione sulla costruzione dell’identità italiana. Oggi in tempi di crisi del sistema di produzione e consumo In Europa e negli USA e di guerre non più episodiche ma integrate nel sistema finanziario e dei complessi militar-industriali delle grandi potenze a vocazione imperiale emerge la fragilità politica e di sistema del Belpaese.
Questo ripubblicazione vuole dare un contributo di pensiero intorno alla questione della complessità dei processi che definiscono la memoria pubblica e l’appartenenza di un privato a una comunità umana. Presento qui uno schema storico.

1861 - Il Risorgimento
L’avventura dell’Italia Unita si apre a grandi speranze di gusto romantico per via della presenza di grandi eroi ottocenteschi come Mazzini e Garibaldi. Il Regno Unitario che si costituisce, e che è privo di alcune regioni del nord-est, si presenta come un nuovo Stato Nazionale su cui sono collocate molte speranze non solo italiane.

1861 - 1876 La destra Storica al potere
L’Italia passa dalla poesia alla Prosa, al posto dei grandi ideali – la poesia- emerge l’evidenza di un Risorgimento tormentato e contrastato, di una Nazione giovane con grandi masse popolari e contadine povere e poverissime, di classi dirigenti insensibili alle sofferenze quotidiane dei loro amministrati e di un popolo italiano tutto da costruire e da istruire. Intanto il brigantaggio è represso con estrema durezza e grande è la distanza fra la stragrande maggioranza degli italiani e le minoranze al potere di estrazione sociale aristocratica o borghese.

1876 - 1887 La Sinistra Storica
La sinistra storica constatando la distanza enorme fra paese legale e paese reale, fra sudditi del Regno d’Italia e la minoranza di ricchi e di nobili che di fatto governa il paese e ha i diritti politici cerca di avvicinare le masse popolari con riforme sociali ed edificando monumenti agli eroi del Risorgimento e attuando titolazioni patriottiche di piazze e vie. Intanto l’emigrazione italiana verso il Nuovo Mondo si presenta come un fenomeno inedito che coinvolge milioni d’Italiani. Tuttavia per la prima volta la minoranza al potere si pone il problema di nazionalizzare e istruire le masse che costituiscono il popolo italiano.

1887 - 1896 L’età Crispina
L’età Crispina segna l’emergere di una minoranza politica autoritaria con forti legami con i grandi industriali del Nord e i latifondisti del Sud. Da una lato aggredisce con estrema violenza poliziesca le manifestazioni di protesta operaie e contadine dall’altro coltiva un nazionalismo aggressivo e colonialista che fa presa sui ceti medi, la nuova formula di creazione degli italiani fa leva su riforme di carattere giuridico, amministrativo e sociale. La disfatta coloniale dell’esercito italiano ad Adua fa emergere sia un nazionalismo esasperato sia forze socialiste diffidenti e ostili al concetto stesso di Nazione. Emerge l’impegno politico dei cattolici in quel momento culturalmente ostili alle minoranze "liberali" che esercitano il potere in Italia.

1898 - 1900 Sangue e fango sull’Italia.
L’età Crispina cessa al momento della disfatta coloniale, la protesta sociale è soffocata nel sangue anche nella civilissima e industrializzata Milano dove spara con i cannoni contro donne e bambini in sciopero. La repressione sociale è durissima, l’idea risorgimentale di fare gli italiani è di fatto spenta. La politica diventa terreno di terribili contrasti, per evitare la disgregazione delle libertà fondamentali l’opposizione ricorre all’ostruzionismo parlamentare. Su questo biennio di sangue e fango cade il regicidio del 1900 per mano dell’anarchico Gaetano Bresci.

1901 - 1913 L’Età di Giovanni Giolitti
L’età di Giovanni Giolitti segna un periodo di riforme e di progresso sociale, economico e industriale che trasforma lentamente ma inesorabilmente l’Italia in una potenza regionale dotata di una propria potenza militare e industriale anche grazie alle innovazioni della Seconda Rivoluzione Industriale e fra queste l’energia elettrica. Le proteste contadine nel sud sono represse, aperture alle forze sociali e operaie nel Centro - Nord.
Emerge l’impegno politico dei cattolici fino a quel momento culturalmente  ostili alle minoranze che esercitano il potere in Italia. Il suffragio universale maschile è un fatto, c’è la possibilità di avvicinare le masse popolari alla Nazione nonostante la presenza fortissima di una cultura cattolica e socialista diffidenti verso lo Stato Nazionale e le sue classi dirigenti.

1914 L’Italia del Dubbio.
L’Italia è l’unico paese fra le potenze d’Europa che evidenzia una massa popolare ostile all’entrata nella Grande Guerra, il grande massacro scientifico e industrializzato che riscriverà la storia del pianeta e della civiltà industriale. Giolitti è ostile al conflitto che comporterebbe il rovesciamento dell’alleanza con il Secondo Reich e l’Impero d’Austria - Ungheria, il parlamento è contrario alla guerra, il popolo freddo e diffidente, i ceti borghesi impauriti. Solo una minoranza di nazionalisti di varia origine è favorevole per spirito d’avventura; la Corona per motivi di prestigio internazionale e di potere è orientata a stracciare l’alleanza e a dichiarare la guerra.

1915 - 1918 L’Italia della Grande Guerra.
L’Italia in tutte le sue articolazioni sociali paga un prezzo spaventoso al conflitto mondiale imposto da una minoranza politicizzata di nazionalisti e organizzata e di estremisti politici di destra politicizzata e organizzata a tutto il resto della popolazione della penisola. I morti sono più di Seicentomila, tutta l’Italia è coinvolta, lo sforzo è enorme e ipoteca il futuro del paese a causa dei debiti contratti e delle perdite umane, quasi tutte le famiglie italiane direttamente o indirettamente sono toccate dal conflitto.

1919 - 1920 Il Biennio rosso
L’influenza della rivoluzione d’Ottobre e della presa del potere Comunista in Russia determina e la resa dei conti fra le forze politiche e sociali dopo la Grande Guerra determina un periodo di forte scontro sociale con accenni rivoluzionari che porta all’occupazione delle fabbriche e di alcuni latifondi incolti da parte delle masse popolari arrabbiate e impoverite. Il mito della rivoluzione Bolscevica e la disillusione per la Vittoria Mutilata sembra spegnere qualsiasi progetto di creare un senso collettivo di appartenenza alla Patria. Emerge la reazione squadristica, armata e terroristica fascista che intende imporre all’Italia intera la sua concezione di Patria e di Stato.

1922 - 1924 Il Fascismo al potere
Mussolini riesce a trasformare i Fasci di Combattimento in una forza politica autorevole che ha rapporti con il Vaticano, con la Corona, con l’Esercito, e con la grande industria italiana. Nell’Ottobre del 1922 con un finto colpo di Stato derivato dalla “Marcia su Roma” comincia a costituire un modello di Stato che deve sostituire quello liberale e giolittiano attraverso un governo di coalizione che trova ampio consenso in parlamento. L’idea è usare il fascismo per creare lo Stato fascista che deve a sua volta creare l’italiano nuovo. Il fascismo manipola la scuola, lo Stato, i riti pubblici per arrivare al suo scopo politico.

1925 - 1935 Il Regime fascista
Il fascismo cerca di creare il suo italiano ideale militarizzando la scuola pubblica, determinando riforme sociali, trasformando il partito in istituzione, plagiando al gioventù e distorcendo la vita quotidiana sulla base della sua demagogia patriottica. L’Italiano del futuro dovrebbe essere l’italiano del fascismo, ma il fascismo deve di volta in volta attuare dei compromessi politici e sociali che riducono la forza di persuasione che può esercitare sulla popolazione italiana.

1935 - 1939 Anni Ruggenti
Il fascismo appare vincente. Crea l’Impero a danno delle popolazioni dell’Etiopia che vengono aggredite e conquistate, sfida i grandi imperi coloniali d’Europa e la Società della Nazioni. Il prezzo per questa operazione è il legarsi ai destini del nuovo regime nazista che ha proclamato al fine della Repubblica di Weimar e la nascita del Terzo Reich. Hitler e Mussolini s’impegna nella guerra di Spagna, emerge una diffidenza fra gli italiani e il regime, stavolta la guerra del regime è ideologica e non nazionalista e colonialista. Tuttavia le vittorie in Etiopia e Spagna spengono tanta parte del dissenso. Intanto Hitler e il suo Terzo Reich iniziano la seconda guerra mondiale.

1940 - 1943 La guerra Fascista
Il fascismo e il suo Duce Mussolini s’impegnano nella guerra mondiale al fianco del Giappone e del Terzo Reich ma le forze armate italiane son mal equipaggiate, peggio comandate e in generale il morale è basso. L’Italia fascista e monarchica dimostra di non essere in grado di sostenere il conflitto pur essendo una delle tre potenze principali dell’ASSE. Le disfatte del biennio 1942 -1943 in Russia e Africa e l’invasione del territorio italiano da parte degli Anglo-Americani determinano la caduta del fascismo e la resa incondizionata del Regno d’Italia nel settembre del 1943.

1943 - 1945 La Resistenza
Si formano due stati in Italia, uno monarchico a Sud e uno Nazi-fascista a Nord. Uno controllato da Hitler e denominato Repubblica Sociale di cui è leader Mussolini appoggiato da una schiera di fanatici fascisti e l’altro sotto il controllo degli alleati. Si formano nell’Italia Centro-Settentrionale le forze armate partigiane antifasciste malviste dagli alleati per via della componente comunista e socialista. L’Italia diventa così un campo di battaglia, l’unità nazionale è dissolta, gli italiani si dividono e si combattono fra loro. Il futuro è incerto e legato alla prossima spartizione dell’Europa e del mondo che sarà fatta dai vincitori del Conflitto mondiale.

1946 - 1947 Il Dopoguerra
L’Italia dopo una difficile e contrastata votazione diventa Repubblica e s’inizia a pensare alla sua ricostruzione. Intanto nel 1947 a Parigi le speranze italiane sono deluse, il trattato di pace è punitivo la Resistenza non viene valorizzata dai vincitori che ne hanno dopotutto tratto profitto, Alcide De Gasperi si trova a dover liquidare la pesante eredità fascista e monarchica. Di lì a breve si romperà anche l'unità delle forze antifasciste.

1948-1953 L’Italia Democristiana
L’Italia diventa democristiana, nell’aprile del 1948 il responso elettorale punisce socialisti e comunisti e premia i democristiani legati agli Stati Uniti e al Vaticano. L’Italia della Democrazia Cristiana di Alcide De Gasperi fra molte contraddizioni e tanti limiti cerca di legare l’economia all’Europa del Nord e la politica estera agli Stati Uniti impegnati nella lotta contro il comunismo. Si forma una Repubblica Italiana che esce dalle emergenze e comincia a ritagliarsi un suo ruolo economico e politico in Europa e nel Mediterraneo.

1954 - 1963 Il Miracolo economico
L’Italia si trasforma in civiltà industriale, le antiche culture contadine, rionali, cittadine, popolari iniziano a dissolversi. Quanto di antico e di remoto aveva fino ad allora limitato l’azione propagandistica dei nazionalismi fascisti e monarchici si dissolve. L’Italia si trasforma rapidamente e aldilà della volontà delle classi dirigenti timorose di non controllare più la mutazione sociale ed economica in atto. La criminalità organizzata intanto diventa una potenza economica nel Mezzogiorno d’Italia.

1963 - 1968 Il primo Centro-Sinistra
L’Italia è governata con il contributo del Psi, inizia una stagione di riforme volta ad aiutare i ceti popolari, a riequilibrare le differenze sociali, a migliorare la scuola pubblica, nasce la scuola media. Ma i tempi sono aspri, il contrasto fra comunismo sovietico e regimi capitalisti è durissimo e il riflesso in Italia è pesantissimo. Intanto la televisione inizia a rideterminare e a formare la comune lingua italiana. Emerge la distanza enorme fra cultura alta e fra le masse popolari avviate al consumismo acritico e una ridefinizione di sé sulla base degli stimoli pubblicitari della società mercantile. Pasolini denunzia la trasformazione degli italiani da cittadini a consumatori.

1969 - 1976 L’Italia della Strategia della tensione
L’Italia paga un prezzo spropositato alla miopia politica delle minoranze al potere e alle mire politiche degli stranieri, la contestazione di carattere sociale diventa durissima emerge un terrorismo italiano di destra e di sinistra inserito nelle logiche degli ultimi anni della guerra fredda. Per l’Italiano contano due sole identità quella, spesso opportunistica, derivata dall’appartenenza politica e quella data dalla propria collocazione entro i parametri della società dei consumi. Pasolini muore atrocemente in circostanze non chiare il 2 novembre 1975.

1976 - 1990 L’Italia di Craxi
Craxi diventa il leader indiscusso del PSI e l’ago della bilancia della Repubblica, con la presidenza Pertini avviene un fatto inaudito: la distanza fra masse popolari e potere politico, il famoso Palazzo si riduce. In questi anni aumenta il consenso per il PSI e per i partiti di governo mentre il PCI viene ridimensionato e l’Italia ascende al rango di potenza globale. Questo ha però un rovescio della medaglia: corruzione, clientelismo, disgregazione di ogni morale e di ogni valore sociale o umano, pesante indebitamento dello Stato, ingerenza di poteri illegali nella vita pubblica del paese. Il Craxismo dominate esprime una labile forma di nazionalismo garibaldino che cerca di collegarsi alle antiche glorie risorgimentali.

1991 - 1994 L’agonia della Prima Repubblica

L’Italia di Craxi si decompone, la crisi politica e morale della Repubblica italiana è evidentissima e le inchieste giudiziarie travolgono, disfano e umiliano i grandi partiti di massa che cambiano nome e ragioni ideologiche o si dissolvono. le novità internazionali successive alla Prima Guerra del Golfo del 1991 tendono a determinare il governo mondiale di una sola grande potenza gli USA e lo spostamento dei grandi affari internazionali verso l’Asia e l’Oceano Pacifico riducono l’importanza dell’Italia e del Mediterraneo. La confusione fra gli italiani è enorme perché i vecchi punti di riferimento si dissolvono.

1994 - 2000 L’Italia della Globalizzazione
Berlusconi e il suo schieramento di centro-destra e i raggruppamenti eterogenei di centro-sinistra sono i protagonisti della vicenda politica italiana. L’identità italiana malamente formata negli anni della Repubblica attraverso il mutuo riconoscimento dei partiti usciti dalla realtà della Resistenza e della creazione della Repubblica inizia a dissolversi. Lentamente si forma un quadro politico fra due grandi raggruppamenti politici contrapposti che sconfessa la molteplicità della identità politiche di parte e la crisi sociale creata dai processi di globalizzazione dissolve le identità legate al benessere e al facile consumismo. L’identità italiana sembra disgregata in una miriade di suggestioni pubblicitarie e demagogiche e dominata da una cultura mercantile del consumo e del possesso di beni superflui. Intanto la situazione internazionale peggiora partire dalla guerra del 1999, si determinano nuove potenze imperiali che contrastano gli Stati Uniti.

2001 - 2011 L’Italia della crisi globale
Il progetto di creare un Nuovo Secolo Americano pare dissolversi fra le dune irachene e le montagne afgane (e di recente fra i deserti della Libia e le foreste dell'Ucraina). Nel periodo che va dal 2003 AL 2011 gli USA sono impegnanti in due guerre logoranti contro insorti e terroristi in Medio Oriente e Asia, l’Italia partecipa con sue forze a "operazioni" in Afganistan e Iraq. La globalizzazione rallenta, le logiche imperiali sembrano più forti dei grandi interessi commerciali e finanziari, intanto emergono i guasti politici e sociali legati ai processi di globalizzazione. L’Identità italiana è oggetto di dibattito pubblico segno della sua difficoltà a collocarsi in questi anni difficili con le proprie ragioni e la propria autonomia.

2011-2014
La cronaca di questi anni vede irrisolte le questioni di fondo di un Belpaese che ha difficoltà a ritrovare se stesso e di una situazione internazionale resa sempre più grave e pericolosa da disastri ecologici, guerre di guerriglia e per procura, crisi finanziaria internazionale, decadenza e discredito delle istituzioni democratiche nell'Unione Europea quest'ultime evidenze manifestate da risultati elettorali che premiano forze di netta contestazione dell'ordine costituito e delle politiche neoliberali. La questione dell'identità collettiva degli italiani appare ad oggi irrisolta.

 
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Le nostre mostre

Post n°836 pubblicato il 27 Novembre 2014 da amici.futuroieri
 

Futuro Ieri al Museo della Liberazione di Lucca e a Empoli
Di F. Allegri

Il museo della Liberazione si trova in 9 sale del Palazzo Guinigi, nel centro di Lucca.
Esso mostra i documenti, le testimonianze, le fotografie, alcuni cimeli e le divise risalenti alla seconda guerra mondiale.
Nel 1989 un gruppo di reduci, ex internati, ex partigiani l’hanno fondato per rendere omaggio alla memoria di tutti i lucchesi che persero la vita in quei mesi terribili.
Il museo ha uno scopo didattico e culturale.
Il principio ispiratore è: “Mai più”.
Qui si capisce il concetto che per promuovere la pace bisogna ricordare la guerra.
La prima sala raccoglie la memoria dei sacerdoti assassinati nella provincia di Lucca tra il 1944 e il 1945, ci sono le storie della resistenza e anche oggetti dell’esercito tedesco.
La seconda sala affronta il tema della “La guerra degli italiani” con una particolare attenzione agli alpini morti sul Don e agli internati nei campi di concentramento.
La terza sala è dedicata alle armi.
La quarta sala presenta un ricostruzione del campo di concentramento di Colle di Compito.
La quinta sala è quella degli alleati, dei loro oggetti.
La sesta si concentra sull’Italia nel conflitto, prospettiva opposta rispetto alla seconda.
C’è una sala per le mostre, dove è stata ospitata la nostra mostra sulle miniature della guerra che troverete riassunta in uno spazio tra le foto.
Infine c’è una biblioteca con oltre 3.000 volumi.
Sono possibili le visite guidate.
Per prenotare basta inviare una mail a museoliberazionelucca@yahoo.it
Tra le nostre foto c'è un album dedicato!

 
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Popolazione

Scheda sulla Popolazione
Earth Policy Release
16 luglio 2014

Quando si valuta l’adeguatezza delle risorse di base come terra o acqua nel corso del tempo, la popolazione è il denominatore universale: mentre la popolazione si espande, la disponibilità pro capite si restringe.

Sovrapopolazione
La popolazione mondiale ha impiegato fino all’inizio del 19° secolo per raggiungere 1 miliardo di persone.

Da quando la crescita della popolazione ha preso slancio, abbiamo superato i nuovi traguardi molto più rapidamente.
Nel 2011, il mondo ha raggiunto i 7 miliardi.
Stasera 219.000 persone saranno a tavola e non erano lì la scorsa notte — molti di loro con piatti vuoti.
Mentre la crescita della popolazione mondiale ha rallentato dal picco del 2,1% del 1967 fino al 1,1% del 2014, essa è ancora destinata a crescere fino a 9,5 miliardi entro il 2050.

Quasi tutta la crescita della popolazione nel prossimo futuro dovrebbe avvenire nei paesi in via di sviluppo mentre le popolazioni sono stabili in gran parte del mondo industriale.

Una delle principali conseguenze della crescita esplosiva della popolazione è che le richieste umane superano la capacità di resistenza dei sistemi di sostegno dell’economia — le sue foreste, la pesca, le praterie, le falde acquifere e i terreni.

Metà della popolazione mondiale vive in paesi che stanno esaurendo le loro falde acquifere a causa dell’eccessivo pompaggio, compresa la Cina (la più popolosa del mondo) e l’India, che dovrebbe superare la Cina entro il 2028.
Mentre le popolazioni umane crescono accade lo stesso per le popolazioni di bestiame.
La Nigeria, geograficamente non molto più grande del Texas, ha ora 178 milioni di persone e si prevede che raddoppieranno entro il 2041, raggiungendo i 440 milioni nel 2050.
L’Etiopia, uno dei paesi più affamati, potrebbe crescere da 96 a 188 milioni entro il 2050.
Il Pakistan, con 185 milioni di persone che vivono con l’equivalente dell’8% del territorio degli Stati Uniti, dovrebbe raggiungere 271 milioni entro il 2050 — quasi la popolazione degli Stati Uniti di oggi.
Più di 200 milioni di donne in tutto il mondo vorrebbero prevenire o ritardare la gravidanza, ma non hanno accesso alle informazioni di pianificazione familiare o alla contraccezione efficace.
L’Iran ha sperimentato uno dei tassi più veloci di declino della fertilità nella storia del mondo, passando dal 4,1% di crescita nel 1985 al 1,3% nel 1995, sostenendo l’educazione e la pianificazione familiare.
In tutto il mondo 44 paesi, compresi quasi tutti quelli dell’Europa occidentale e orientale, hanno raggiunto la stabilità della popolazione a causa del graduale declino della fertilità nelle ultime generazioni.
# # #
I dati e le risorse aggiuntive sono disponibili su www.earth-policy.org.
Sentitevi liberi di passare queste informazioni ad amici, familiari e colleghi!
Contatto per la Ricerca: Janet Larsen
Earth Policy Institute
1350 Connecticut Avenue NW, Suite 403, Washington, DC 20036

Tradotto da F. Allegri il 24/11/2014.

 
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Il maestro

Il Maestro - secondo atto – Prima conversazione
Pane, vino e salame

Di I. Nappini

Vernio, notte. Interno: ambiente popolare, riproduzioni di quadri francesi alle pareti, rumori da ristorante.
Franco apre la porta ed entra. Fa dei cenni, va verso un tavolo. Chiama i suoi convitati. I quattro si seggono

Franco: Dopo tanta strada buia, eccoci finalmente. Abbiam fatto tutta la lunghezza della Calvana per arrivare fin qui. Siamo proprio sulle montagne.

Paolo Fantuzzi: Ci hai fatto scollinare, ma per davvero. Comunque il posto sembra gradevole.

Clara Agazzi: Sì. Ricorda il passato, i tempi delle Case del Popolo in ogni quartiere, delle feste dell’Unità. Cose semplici, popolari. Cose di tempi ormai andati.

Stefano Bocconi: Ma è quello il tuo amico, e l’altro dove sta?

Franco: Infatti non vedo il professore

Vincenzo Pisani: Grande Franco, amico mio che piacere! Anche voi qui. Avvicinatevi, facciamo un solo tavolo. Se volete. Si capisce.

Franco: Mi pare una cosa buona, va bene allora s’aggiunge un posto a tavola. Vieni con noi vecchia volpe. Racconta che cosa hai fatto. Ti vedo bene.

Vincenzo Pisani: Avvicinatevi. Mi è capitato di venir qui con il professore ma per combinazione oggi si ritrovano in questo posto certi vecchi allievi della sua palestra di arti marziali e così nell’occasione del primo lustro della morte del loro vecchio maestro han fatto un tavolo per loro laggiù per ricordare il passato e onorarne la memoria. Si è scusato e mi ha lasciato qui da solo.

Franco: Certo che aver avuto un maestro è una cosa importante, se ne ragionava proprio oggi con gli amici. Anzi te li presento: Clara Agazzi, Stefano Bocconi, Paolo Fantuzzi. Rispettivamente insegnante, commerciante, operaio.

Vincenzo Pisani: Poi c’è Francone qui presente saggio, contadino e molte altre cose. Hai messo assieme su questo tavolo i tre settori: primario, secondario e terziario. UN TAVOLO CHE È SPECCHIO DELLA PIRAMIDE SOCIALE ALMENO PER QUEL CHE RIGUARDA LE CATEGORIE. Il sottoscritto può esser iscritto nel terziario alla voce servizi visto che messo su un piccolo ostello.

Franco:  Certo che è proprio vero. Alla fine si viene giudicati per il mestiere che si fa.

Vincenzo Pisani: Invece no caro Franco. SI VIENE GIUDICATI OGGI IN QUESTO TEMPO IN MISURA DEL DENARO. Del denaro che si guadagna. Ma è una cosa antica il professore mi diceva che queste cose già accadevano al tempo dei filosofi dell’Antichità Classica, anche allora il possesso delle ricchezze segnava la differenza fra gli schiavi, i poveri, e i padroni fossero essi aristocratici o volgari arricchiti. L’APPARTENENZA A UNA GERARCHIA, A UN GRUPPO DI POTENZIALI CONSUMATORI DI CERTI BENI E SERVIZI DETERMINA L’IMMAGINE E QUINDI LA FORMA CON CUI UNO SI MANIFESTA AI SUOI SIMILI.

Franco:  Certo, ma questo riguarda il passato. Un passato lontano e antico che a fatica si può ricostruire e immaginare.

Vincenzo Pisani: Non lo credo. Il passato forse sarà per noi un mistero ma certi fenomeni sembrano proprio manifestazioni dell’essere umano. Con una differenza di non poco conto da stabilire fra questo presente e il passato. NELLA CIVILTÀ INDUSTRIALE CHE ESISTE DA SOLO TRE SECOLI IL DENARO È L’UNICO METRO. In antico l’onore, la discendenza, la patria, il sapere, la credenza religiosa o filosofica potevano segnare un distinguo.
Oggi le uniche patrie che sembrano rimaste sono le MULTINAZIONALI E LE BANCHE. Sono loro che decidono quali prodotti lanciare sul mercato, quali pubblicità mandare a giro, quali parole nuove far calare in testa alla gente comune, quali gusti e quali mode seguire, quali guerre fare, quali paci accettare magari di controvoglia.
GLI STATI, E SOTTOLINEO GLI STATI, OGGI SI DIVIDONO IN QUELLI CHE RIESCONO AD ATTIRARE INVESTIMENTI E CAPITALI E A FAR GIRARE L’ECONOMIA E QUELLI CHE SI RITROVANO CON LIMITATE RISORSE DOMESTICHE, CON ENORMI DEBITI PUBBLICI O CON PROBLEMI INTERNI GRAVISSIMI.
Dal momento che il successo o l’insuccesso di una comunità umana complessa come lo Stato oggi si misura sul metro del successo di mercato ne deriva che tutte le altre forme d’appartenenza diventano marginali o secondarie.

Franco: Poi c’è il singolo, uomo o donna che sia che deve trovare le sue ragioni di vita, i suoi scopi, i suoi sentimenti. Dall’alto dei grandi poteri e delle segrete stanze al basso tutto è un correre dietro ai soldi. IN FONDO IL DENARO VIRTUALE È L’UNICA COSA CHE PUÒ CRESCERE ALL’INFINITO IN UN PIANETA AZZURRO LIMITATO PER DIMENSIONI E RISORSE. Ma dimmi ora che siamo a tavola tu personalmente sei soddisfatto di quanto hai?

Vincenzo Pisani: Una domanda difficile. Intanto se permetti faccio un cenno alla cameriera che porti subito acqua e almeno un litro di vino e l’antipasto della casa, doppio ovviamente, salumi e crostini della casa..

Vincenzo fa dei gesti e poi ordina il solito per cinque persone.

Allora, ti devo una risposta.

Franco: Se vuoi, non obbligo nessuno. In fondo ti ho chiesto una cosa personale e davanti a personale che conosci appena. Ma sono curioso. Su rivelati.

Vincenzo Pisani: VEDI NELLA MAGGIOR PARTE DEGLI ESSERI UMANI C’È BISOGNO DI UN PICCOLO SPAZIO DI POTERE, proprio così.
Questo bisogno non è uguale, ognuno ha il suo. C’È CHI HA BISOGNO DI QUESTO POTERE NEL SENSO DI POTER MUTARE QUALCOSA NELLA REALTÀ CHE VIVE TUTTI I GIORNI e ognuno ha il suo.
Ad esempio c’è chi vuole esser al centro dell’attenzione, chi vuole riconoscimenti formali anche con certificati, chi vuole i soldi, chi vuole la pubblica ammirazione, chi vuole una famiglia numerosa, chi cerca l’amore.
Questi sono esempi presi a caso fra tanti.
MA DI SICURO UN SOGGETTO DEVE AVERE LA VOLONTÀ E QUALCHE STRUMENTO ANCHE MINIMO, ANCHE SOLO LA PROPRIA FISICITÀ E CORPOREITÀ PER ARRIVARE ALLA SODDISFAZIONE DEL SUO DESIDERIO.
O almeno provare ad arrivare al punto, perché anche la volontà conta.
Cosa è oggi il denaro per i molti.
Bene, io dico che per i molti è esattamente questo: POTERE.
PERCHÉ I SOLDI, ANZI MI CORREGGO I TANTI SOLDI SONO CIÒ CON CUI SI MISURA TUTTO E CON CUI SI COMPRA TUTTO QUI NEL BELPAESE.
O almeno essi sono lo strumento che sembra deputato a far questo.
Allora, venendo al mio caso, il mio spazio di potere lo giudico inadeguato, la qualità della mia persona per esprimersi avrebbe bisogno di ben altre condizioni di lavoro e di vita.
Purtroppo qui non trovo le condizioni per afferrare la realtà e la fortuna e scuoterla fino a realizzare il successo personale nel mio ramo che è quello turistico.

Paolo Fantuzzi: Sei un tipo dalle concezioni chiare, se il successo non arriva è colpa del sistema. Se arriva invece è solo opera tua. Così è facile non ti pare.

Clara Agazzi: Aspetta, magari ha i suoi buoni motivi per dire queste cose. Comunque è vero nella vita si finisce con il fare delle scelte e scegliendo o si è o non si è. Quando si prende una direzione per fare un lavoro o per scegliere un percorso di vita ci si lascia alle spalle altri percorsi possibili.
Quindi se lui ha scelto una carriera ha fatto quella scelta e ciò che poteva essere altrimenti sarà per sempre un mistero. C’è dà stupirsi se è così categorico. Io credo di no.

Stefano Bocconi: Ma insomma. Ricordiamoci che questo Belpaese non è esattamente il Regno di Camelot e non ci governano i santi cavalieri di Re Artù o i paladini di Carlomagno.
Difficoltà negli affari. Di questi tempi mi sembra normale, l’importante è non farne una malattia anche se riconosco che è difficile non identificarsi con il successo o con l’insuccesso sul lavoro. Se sei in proprio e rischi del tuo, come dire. Il lavoro spesso diventa il tuo sangue, lo senti che scorre dentro di te.

Franco: Siate certi che il nostro sa bene di cosa parla. Tante ne ha fatte e tante ne ha viste. Ma vi invito a pensare che non sempre nella vita si può scegliere e che talvolta lo scorrere degli anni o i casi della vita ci spingono in direzione magari non voluta o inattesa.
Pensate per un momento a quanti non hanno coronato il loro sogno d’amore, a quelli che non hanno ereditato, a quelli che hanno dovuto scegliere un mestiere pressati dalle necessità e cose simili.
Vogliamo forse far loro un torto e dire che era solo colpa loro, che era una debolezza di volontà o di fortuna. Prendiamo anche in considerazione la questione del denaro.

Clara Agazzi: Aspetta, il denaro è tanto. Ma non usiamolo per nasconderci e negare proprie responsabilità.

Stefano Bocconi: Vero. Ma se il metro è il denaro tutto viene passato da quella misura.
Allora come misurare la propria debolezza, i propri limiti, la propria cattiva volontà?

Paolo Fantuzzi: Ma l’umano, il tipico umano. Voglio dire… saprà misurarsi.
Magari non con parole alte e nobili ma riconoscere i suoi limiti, ammettere le mancanze, capire chi è. Poi va bene, il metro è il denaro. Con questo. Cosa ci si fa con questo.
Cosa si misura con il denaro se non i beni, il successo, la capacità di comprare e di possedere.
Questo è l’essere umano o c’è di più. Che ne so famiglia, affetti, sensibilità, perfino tenerezza. Queste cose non stanno nel foglio del dare e dell’avere del commerciante.

Vincenzo Pisani: Vedi io intendo che il denaro è il metro perché lo è per le cose che all’apparenza contano davvero in una società industriale e mercantile come questa.
QUANDO COMANDA L’APPARENZA DEL POSSESSO UNA NON GUARDA I BICIPITI O LA CICATRICE MA LA CATENA D’ORO, L’OROLOGIO DI MARCA, LE SCARPE, GLI ABITI E PER CERTISSIMO IL CELLULARE.
Molte delle mie relazioni nel mio settore sono totalmente o parzialmente mercantili, quindi è sicuro che sarò giudicato e pesato sulla base dell’apparenza di quanto possiedo. Poi si può esser più o meno sobri, più o meno cafoni in certe manifestazioni di sé ma questi sono i fatti. Come misuri la tua automobile, il tuo cellulare, il tuo orologio. Vuoi farmi credere che hai una dimensione affettiva e di rispetto per tutto, suvvia non è possibile.

Paolo Fantuzzi: Ma ora parli d’oggetti di beni. Di cose materiali e concrete.

Vincenzo Pisani: Ma questo è il punto. La realtà oggi è dominata dal calcolo, si parla da anni d’investimenti affettivi.
VOGLIO DIRE… MA CI RENDIAMO CONTO CHE NEL VOCABOLARIO COMUNE IL METRO È IL DENARO, I TERMINI SONO I TERMINI DEL COMMERCIO E MOLTE ESPRESSIONI SONO PRESE DI PESO DALLA LINGUA COMMERCIALE PER ECCELLENZA, OVVERO QUELLA INGLESE.
Non voglio esagerare la natura dei tempi ma io vedo qui nel Belpaese una gran parte della gente ripiegata su se stessa e che guarda il quotidiano alla luce del successo apparente e del risultato economico. I molti vedono e pesano quel che vogliono pesare e misurare.

Franco: Amici vi prego. Stanno portando il vino e gli affettati. Intanto distribuiamo questo e poi passiamo ad ordinare i primi. COMUNQUE MENTRE VERSO VOGLIO AGGIUNGERE UNA COSA IN QUESTO MONDO TUTTO È SOTTOPOSTO ALL’USURA E ALLA SCORRERE DEL TEMPO E SE NON SI HANNO SCOPI FORTIFICATI DAL CONOSCERE BENE SE STESSI E IL PROPRIO PICCOLO MONDO SI RISCHIA DI CORRERE DIETRO AL VENTO, DI PERDERSI NEL MUTARE DELLE COSE E DI RESTARE DOPO UNA VITA D’AFFANNI PROSTRATI SENZA AVER TROVATO IL SENSO E LO SCOPO DELLA PROPRIA VITA. Quindi osserviamo che usare sempre lo stesso metro e la stessa misura per cose diverse può far precipitare nell’errore e nell’idiozia.

Stefano Bocconi: Intanto dividiamo il pane e versiamo il vino e poi sotto con il companatico. Siamo qui per star bene assieme. Allora iniziamo. E un brindisi alla salute, perché senza la salute della mente e del corpo nessuna impresa umana è possibile.
Clara Agazzi: Ben detto.

 
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Contro la violenza sulle donne

25 novembre: Cerreto Guidi contro la violenza sulle donne

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite scelse il 25 novembre come giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Lo fece con la risoluzione 54/134 del 17 dicembre 1999.
Tale lotta fu portata avanti dalle nazioni caraibiche e la scelta della data è legata al ricordo del brutale assassinio, avvenuto nel 1960, delle sorelle Mirabal, donne rivoluzionarie che si opposero al regime dittatoriale di Rafael Leònidas Trujillo nella Repubblica Dominicana.
Dal 2005 questa data ha avuto un suo riconoscimento anche in Italia, specie nei centri anti violenza e nelle Case delle donne che hanno iniziato a celebrarla.
Nel 2007 ci fu una manifestazione di piazza, con una partecipazione tra le 40.000 e le 100.000 donne.
Quest’anno ci saranno centinaia di manifestazione e la ricorrenza sarà festeggiata anche a Cerreto dove si è insediata da pochi mesi una giunta con una donna come sindaco e anche un vice sindaco donna.
La ricorrenza sarà celebrata con due iniziative distinte.
Nella biblioteca comunale Perodi saranno disponibili dei libri dedicati a questo tema: si va da Nina e i diritti delle donne di Cecilia D’Elia, Ferite a morte di Serena Dandini, Con la scusa dell’amore di Giulia Buongiorno, Rivoluzioni violate: Primavera laica, voto islamista di Giuliana Sgrena e altri che trovate nei volantini in distribuzione.
Inoltre martedì 25 alle ore 21, all’interno del Mumeloc sarà proiettato il film Un giorno perfetto di Ferzan Ozpeteck.
Nei due martedì successivi, il 2 e il 9 dicembre ci saranno altre due proiezioni.
Il 2 dicembre (nella palestrina di Lazzaretto) sempre alle 21, sarà proiettato Il colore Viola di Steven Spielberg.
Il 9 la proiezione sarà a Bassa nella palestra della scuola primaria e il film sarà La bestia nel cuore di Cristina Comencini.

 
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Il nuovo libro di Ralph Nader

Foto di amici.futuroieri

Per l’interesse pubblico
Miti del capitalismo delle grandi multinazionali

11 Luglio 2014
Di Ralph Nader

Il grande capitalismo multinazionale è una specie a parte del capitalismo più piccolo (in scala).
Il primo può evitare spesso i verdetti del mercato attraverso il welfare aziendale, togliendo ai proprietari - azionisti il controllo sui capi delle aziende principali e scaricando il costo del loro inquinamento, delle fughe fiscali e di altre “esternazioni” sulle spalle di persone innocenti.

La capacità di sottrarsi alla regolamentazione della concorrenza di mercato (propagandata in teoria), dell’efficienza e della produttività è sempre in continua evoluzione quindi questo capitalismo è una macchina innovativa per l’oppressione.

Pensate a un uso produttivo del capitale e al suo corollario che il governo rifiuta il denaro.
La Apple Inc. spende $ 130 miliardi dei suoi utili non distribuiti in un programma di ritorno del capitale, dei quali 90 saranno usati per riacquistare proprie azioni fino al 2015.
I dirigenti di Apple fanno questo per evitare di pagare dividendi agli azionisti e si sforzano invece di sostenere il prezzo delle azioni e il valore delle stock option redditizie per i capi.
Infatti le indagini sull’impatto del riacquisto di azioni proprie mostrano che spesso esso non fanno nulla o molto poco per aumentare il guadagno per gli azionisti nel lungo periodo.
Ma i capi tolgono soldi alla ricerca e allo sviluppo.
E i prezzi al consumo di rado, se non mai, cadono a causa del riacquisto di azioni proprie.

Il recente iPhone della Apple è prodotto da 300.000 lavoratori cinesi a basso reddito utilizzati dal Foxconn Technology Group.
Sono fortunati se sono pagati $ 2 l’ora per le loro lunghe settimane di lavoro.
Ci vorrebbero 5,2 miliardi di dollari l’anno per pagare questi lavoratori cinesi se riscuotessero sui $ 10 l’ora.


Se i $ 130 miliardi dal programma della Apple fossero stati messi in una fondazione, essa potrebbe pagare, ad un tasso di interesse del 4%, 5,2 miliardi dollari, anno dopo anno.
Confronta i 130 miliardi dollari di “denaro morto”con il miliardo di dollari di “denaro vivo” che Tesla Motors ha speso in ricerca e sviluppo per produrre le sue rivoluzionarie auto elettriche.

Dimenticate la concorrenza di mercato per quanto riguarda l’abuso del monopolio del sistema dei brevetti per i farmaci, immerso nella ricerca di base finanziata dai contribuenti e nelle sue motivazioni obsolete per incoraggiare l’innovazione.
Un benvenuta alla pillola da 1.000 dollari - sì il prezzo dell’ultimo farmaco di Gilead Sciences, Sovaldi che viene utilizzato per trattare l’epatite C, un virus che distrugge il fegato.
Si dice che abbia un minor numero di effetti collaterali e un tasso di guarigione superiore rispetto ai suoi omologhi.
Preso ogni giorno ad un costo di 1.000 dollari a pillola, il trattamento di 12 settimane che è quello consigliato per la maggior parte dei pazienti costa 84 mila dollari e quello di 24 settimane di trattamento per i casi difficili da trattare costa $ 168.000.

L’utilizzo di questo farmaco inizia a sbilanciare i bilanci dei contribuenti delle compagnie di assicurazioni.
I rappresentanti di Medici Senza Frontiere hanno detto che un trattamento di 12 settimane non dovrebbe costare più di $ 500.
Gilead non ha faticato per fare la ricerca e lo sviluppo di questo farmaco.
Gilead ha semplicemente comprato Pharmasset - la società con il brevetto su questo farmaco.
Non sorprende che l’azione Gilead sia salita verso l’alto, ignorando l’impennata di critiche pubbliche.

Alcuni paesi d’oltremare non sono così sottomessi all’editto del “paga o muori” aziendale.
Il gruppo no - profit I-MAK (Iniziativa per l’accesso ai farmaci e alla conoscenza) ha presentato una sfida per il brevetto, sostenendo che Sovaldi si basa sulla “vecchia scienza” su “un composto noto”, così esso non soddisfa i severi requisiti dell’India per la brevettabilità.
Inoltre, l’economista Jamie Love ha sviluppato un'alternativa al monopolio dei prezzi dei brevetti “paga o muori” mantenendo delle ricompense per le vere innovazioni (http://www.keionline.org/).

Un altro esempio di avidità e degli sprechi multinazionali è la storia incredibile della Casa Bianca che cerca di ottenere la sostituzione della sua flotta dei vecchi elicotteri presidenziali la quale mina ulteriormente il mito che le grandi multinazionali sono più efficienti del governo.
Sotto l’amministrazione di George W. Bush, la Marina fece un ordine per 23 nuovi elicotteri della AgustaWestland, in collaborazione con Bell Helicopter e Lockheed Martin.
Il prezzo nel 2005 era di $ 4,2 miliardi.
Tre anni dopo, il prezzo del contratto salì a 11,2 miliardi dollari o a $ 400 milioni per elicottero (circa il prezzo di un Air Force One 747).
L’Ufficio del Government Accountability del Congresso (GAO) e l’Air Force criticarono le imprese e le loro pratiche di subappalto.
Come al solito, Lockheed rispose che gli aumenti erano dovuti a modifiche del governo.

Nel giugno del 2009, la Marina rescisse il contratto dopo aver speso $ 4,4 miliardi e dopo aver presa in consegna solo 9 di questi elicotteri VH-71).
Nel dicembre 2009, la Casa Bianca e i funzionari del Dipartimento della Difesa si lavarono le mani di questa debacle.
A quel punto, il costo previsto era salito a 13 miliardi di dollari.
In totale, l’impresa pasticciata sprecò 3,2 miliardi di dollari e questo sforzo dell’appalto presidenziale deve ricominciare tutto da capo.

In confronto, 3,2 miliardi di dollari superano i bilanci combinati di Americorps, Public Broadcasting, dell’edilizia residenziale pubblica (Choice Neighborhoods), per le Arti (NEA), gli aiuti umanitari (NEH), le spedizioni di Pace e per i programmi per la sicurezza dei lavoratori inclusi nell’OSHA.
Immaginate se ci fosse un simile sperpero in quei bilanci: ci sarebbe stata l’indignazione diffusa al Congresso!
Quando si tratta dell’industria della difesa no quello è il solito affare, con le strette di mano d’oro con il Pentagono quanto è quasi certo il superamento dei costi.

Le grandi aziende dovrebbe essere sottomesse ai miti della competitività, della produttività, del capitalismo efficiente – senza deroghe.
(Per molti altri esempi vedi il mio libro Getting Steamed to Overcome Corporatism [Common Courage Press, 2011])


Tradotto da F. Allegri il 20 novembre 2014.

 
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I pannelli solari in Cina

Post n°831 pubblicato il 18 Novembre 2014 da amici.futuroieri
 

La produzione di pannelli solari in Cina raddoppierà entro il 2017
J. Matthew Roney
www.earth-policy.org/data_highlights/2014/highlights47
Earth Policy Release
Data Highlight
8 luglio 2014

Nel 2013 la Cina ha fissato un record mondiale di capacità installata di fotovoltaico solare (PV).
Anche se questa è stata la prima volta che il paese è stato il numero uno nelle installazioni, la Cina ha guidato tutti i paesi che fanno fotovoltaico per gran parte del decennio.
La Cina rappresenta attualmente il 64% della produzione mondiale di pannelli solari — sforna 25.600 megawatt dei quasi 40.000 megawatt di fotovoltaico realizzati in tutto il mondo nel 2013 — secondo i dati di GTM Research.

Cinque delle prime 10 imprese manifatturiere che hanno prodotto pannelli solari nel 2013 — tra le quali Yingli è la prima e Trina seconda — erano aziende cinesi.
La terza è la Canadian Solar, che produce il 90% dei suoi moduli in Cina.
Due società giapponesi e una ciascuno per gli Stati Uniti e la Germania hanno completato la top 10.

Poiché la domanda di energia solare sempre più accessibile continua a salire in tutto il mondo, la GTM Research prevede che la produzione di pannelli solari annuali cinesi raddoppierà a 51.000 megawatt entro il 2017, quasi il 70% della produzione mondiale di quel momento.
Senza dubbio Pechino aveva in mente una simile industria in rapida accelerazione quando nel maggio 2014 ha annunciato un nuovo obiettivo di capacità fotovoltaica nazionale: 70.000 MW di fotovoltaico installato entro il 2017, rispetto ai 18.300 alla fine del 2013.
Per metterla in prospettiva, se la Cina soddisferà questo obiettivo in 4 anni aggiungerà più capacità di generazione solare di energia elettrica di quanto ha fatto il mondo intero dall’inizio del 2011.
# # #
Per ulteriori informazioni, vedete gli ultimi indici solari dell’Earth Policy Institute.
I dati e le risorse aggiuntive sono disponibili su www.earth-policy.org.
Sentitevi liberi di passare queste informazioni ad amici, familiari e colleghi!
Contatto per i media: Reah Janise Kauffman
Contatto per la ricerca: J. Matthew Roney
Earth Policy Institute
1350 Connecticut Avenue NW, Suite 403, Washington, DC 20036

tradotto da F. Allegri il 18 novembre 2014.

 
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La nuova incoerenza nella politica italiana

Post n°830 pubblicato il 17 Novembre 2014 da amici.futuroieri
 

SAGGIO BREVE
La nuova incoerenza nella politica italiana

Di F. Allegri

PREMESSA
I disastri di questi mesi (e di questi anni) mi hanno spinto a fare una riflessione sui postulati del pensiero politico italiano.
Il mio punto di partenza è il PROFONDO LEGAME che passa tra il monoteismo religioso (anche per chi si è secolarizzato) e le riflessioni politiche dell’italiano medio, sia di destra che di centro e di sinistra, soprattutto nei loro populismi di riferimento.
Io inizio il mio ragionamento dicendo che alla base dei pensieri politici attuali e passati c’è la concezione del fenomeno religioso globalmente inteso, anche quando si tratta di poche idee semplici e confuse.
Io userò come riferimento sottinteso un soggetto che potrei definire IL CATTIVO CRISTIANO.

SVOLGIMENTO
La domanda di partenza è semplice: come mai alcuni partiti sono appetibili e popolari tra la gente e altri no?
Cosa spinge tizio o caio ad appoggiare una particolare esperienza politica?
In prima analisi potrei scrivere che c’è pure una corruzione vasta e continuata, ma questo è un fenomeno superficiale e complementare, da approfondire.
Qui basta citare Antonio di Pietro quando dice che per ogni criminale c’è anche una vittima e dei testimoni a favore del danneggiato.

Se si va oltre a questo fenomeno si giunge alla BONTA’ PUBBLICA GARANTITA E RIBADITA specie tra soggetti dominati e consenzienti.
Chi gode oggi di tale garanzia?
In primis mi viene in mente il falso ecologismo.
Penso a quello che preannunciava la desertificazione italiana, stravolgendo i dati seri di questo fenomeno che si concentra in nord Africa e nel cuore della Cina (e solo qui).
Se allargo il discorso posso scrivere che esempi di falso ecologismo si trovano in tutti i partiti e questo fenomeno tende a crescere.
Milioni di italiani fanno finta di essere contrari all’inquinamento e sono nate tante strane teorie che vorrebbero misurare quello che chiamano IMPATTO AMBIENTALE.
A ben vedere, si tratta di convinzioni superficiali, questi falsi ambientalisti preferisco una vecchia auto usata ad una ibrida o elettrica moderna (e non c’è solo la necessità economica).
Il povero usa l’autobus!
Il problema di incoerenza si stabilisce facilmente: chi si dichiara ambientalista non mette in pratica alcun comportamento reale quando compra la propria auto, quando va al mare, quando deve smaltire i rifiuti o in tanti altri casi simili.

Questo ragionamento non vale solo per i tanti partiti del passato!
Siamo davanti ad uno sviluppo temporale del vecchio conformismo, anche nei nuovi soggetti politici, come il m5s.
Anzi vado oltre: questa incoerenza politica diffusa mi fa vedere bene l’irrilevanza attuale del m5s.
Posso aggiungere che il m5s mostra meglio di altri i limiti di cultura politica che appartengono a questo paese dove c’è sempre stata tanta differenza tra il dire e il fare.
Si vota Grillo e il suo ambientalismo, ma non si cambia l’auto.
Si vota Grillo e la sua moralizzazione, ma non si fa impegno civile.
Si contrasta la partitocrazia, ma si rompe la rete di solidarietà che c’era nella lotta alla criminalità organizzata, dopo decenni di lotte vincenti.

Per sviluppare il discorso introduco un altro esempio: LA FALSA SOLIDARIETA’.
Tutti parlano di solidarietà, dai cattolici presunti che amano il prossimo e i poveri alle sinistre cooperanti passando per le destre nazionali.
Come si misura la solidarietà? Con il volontariato e con il rifiuto della vita precaria!
Nella realtà, il volontariato è lo stesso dei tempi belli del pil che cresceva e il precariato impera!
Anche qui, è arrivato il non movimento e non è cambiato nulla: stessi volontari di prima, nulla nel mondo del lavoro e neanche in quello degli affetti.

CONCLUSIONI
Per tutto questo e anche altro, posso dire che il trionfo elettorale del M5S non ha portato alcun cambiamento di rotta nei comportamenti degli italiani.
Nulla è cambiato negli elettori e a ben vedere neanche negli eletti: stesse auto, stesse case e non mi pare che ci sia un progetto da sviluppare.
Siamo all’interno della logica del CONSENSO e del CONFORMISMO dove basta fare un buon pensiero e non importa quale sia il comportamento reale.
Nel medio evo c’era la vendita delle indulgenze oggi c’è questa incoerenza ammessa rispetto a teorie distorte ad arte con tanti assolti e altrettanti capri espiatori.
Siamo davanti ad un doppione, a due criteri di giudizio che nascono da un pensiero malato e sbagliato in origine.
Certi condoni sono largamente ammessi mentre resta una persecuzione molto ben identificata e indirizzata.
Il m5s è un nuovo venditore di indulgenze, una nuova finzione, ma moderna e senza una vera base quindi impotente: Qui salvo solo le lotte localiste dei no tav!

La conclusione finale è breve, non è in corso alcun processo di cambiamento sociale e politico quindi non c’è motivo di annunciare vere riprese o l’alba del mondo nuovo.

 
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Sto con Cerreto Guidi

Post n°829 pubblicato il 14 Novembre 2014 da amici.futuroieri
 

Sto con Cerreto Guidi

I lavori di riparazione delle case e degli stabilimenti industriali proseguono a Cerreto Guidi dopo il terribile down burst che l’ha colpita lo scorso 19 settembre.
Al momento resta l’incertezza sull’ammontare dei fondi che la regione e il governo centrale stanzieranno per il comune, ma nel frattempo i cerretesi non stanno a guardare e non sono soli.
Tutti hanno apprezzato la solidarietà delle amministrazioni e delle popolazioni dei comuni vicini!
Nel comune si è sviluppata una fitta rete di solidarietà e di iniziative che sono raccolte sotto l’hashtag #stoconcerretoguidi.
Le iniziative più grandi sono due: da un lato c’è la raccolta di oggetti da collezione per una grande asta di beneficenza mentre si prepara un pranzo di beneficenza che potrebbe uguagliare il successo di quello che fu fatto in piazza in occasione della cerimonia per la targa UNESCO alla villa medicea.
Il pranzo di beneficenza si terrà domenica 7 dicembre alle 12:30 presso i locali del circolo ARCI di Cerreto Guidi.
Il principale organizzatore è l’Associazione turistica Proloco, ma collaborano anche l’amministrazione comunale, le contrade del palio, la Misericordia, l’Avis, la parrocchia, e varie associazioni giovanili.
I soldi raccolti saranno devoluti per pagare i lavori di restauro delle scuole di Stabbia, Lazzaretto e del capoluogo.
Il menù è appetitoso: Antipasto fantasia, Penne al cinghiale di “Gino”, Peposo con fagioli, frutta fresca, dolce, vinsanto, caffè, acqua e vino. La spesa è modica, 15 euro, i bambini da 3 a 10 anni pagheranno 10 e i neonati da 0 a3 avranno accesso gratuito.
Nel pomeriggio verrà aperta la casina di Babbo Natale e sarà inaugurata la Via dei presepi.
Per informazioni e prenotazioni, i lettori si possono rivolgere all’ufficio turistico al numero 0571/55671 o possono mandare una mail all’indirizzo info@prolococerretoguidi.it.

 
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Cerreto, anno zero!

Cerreto, anno zero!
Di F. Allegri
Inizio il mio scritto periodico sul consiglio comunale di Cerreto Guidi con una constatazione: “Finalmente ho assistito ad un vero consiglio comunale, dove la maggioranza e le opposizioni hanno mostrato i loro volti veri!”.
Per capire lo svolgimento della seduta vanno fatte alcune premesse brevi.
Il gruppo consiliare e la giunta PD del sindaco Rossetti è un monocolore Renziano che convive nel partito (per ora) con la minoranza Bersaniana che ha espresso per decenni tutta la classe dirigente del comune, ma i bersaniani non hanno un consigliere eletto. Questo PD nuovo cerca convergenze con le 4 opposizioni facendo minime aperture e minimi cambiamenti: tutto questo sotto la pressione dei problemi creati dal down burst con i 2000 edifici da riparare.
La seconda premessa riguarda il M5s che unisce la denuncia un presunto colpo di stato in corso con un poster in bacheca e arriva in consiglio con 3 mozioni minimali e dialoganti. Potrei scrivere che parliamo del movimento 5 PD; basterebbe constatare che molti militanti hanno un passato di sinistra e una militanza che traspare … del resto non c’era molto altro in questo paese.
Questa combinazione di moderazione nell’azione politica ed estremismo verbale mi lascia perplesso anche se devo scrivere che funziona: 2 mozione sono passate senza problemi e la terza ha avuto un emendamento che la svilisce, ma è passata! Inoltre la loro interrogazione sul cemento amianto riesce nel miracolo di lodare la giunta, di farla risaltare e di dialogare sul bene della gente, specie se tale problema esistesse! In ogni caso le tariffe agevolate per smaltire i rifiuti sono una necessità superiore alle false statistiche sulla raccolta differenziata dei rifiuti.
Ipotizzo anche che tali comportamenti politici siano ispirati da un timore reverenziali verso le istituzioni e dalla nostalgia dei sogni politici del passato.
Anche Rosso Cerreto (l’alleanza di sinistra tra socialisti e comunisti) ha provato a fare una mozione dialogante sul tema della scuola, ma non ha rinunciato ad una critica alla giunta per le sue scelte scolastiche e per i ritardi accumulati e quindi l’effetto finale è stato uno scontro accentuato.
Le altre 2 opposizioni sono state più dure, queste hanno la consapevolezza che questa giunta esprime e subisce una continuità amministrativa con le giunte precedenti che non può essere negata e che ha lasciato un’eredità pesante da gestire.
Venendo ai temi concreti del consiglio, il primo tema discusso è stato il REGOLAMENTO della gestione degli impianti sportivi, ci sono molte novità ma al momento non sono stati sciolti i nodi del caro tariffe e della manutenzione degli impianti. Il comune gestirà le domande di accesso agli impianti mentre il nuovo concessionario/gestore farà l’orario e avrà l’obbligo di una contabilità separata e puntuale. Il centro – destra ha centrato le sue critiche sull’inadeguatezza del nuovo stadio di Pieve a Ripoli e della nuova palestra di Stabbia che ha ceduto subito al down burst. Le due strutture sono prive di spogliatoi per gli sportivi che le praticano. Il sindaco ha chiarito che la riparazione della palestra costerà 52.800 euro e che questa spesa prevede anche un rafforzamento del tetto. La lista Cittadini per cambiare Cerreto ha introdotto il nodo delle tariffe. Il vice – sindaco si è impegnato a rivedere le tariffe. Tale regolamento è passato con il SI unanime del PD, 4 no e l’astensione di Rosso Cerreto.
La prima interrogazione ha acceso gli animi: il consigliere Barontini ha scoperto che la giunta precedente non fece alcuna richiesta per accedere ai fondi per la scuola sbloccati dal governo Renzi e molto pubblicizzati in questi mesi. In pratica non fu sottoposto alcun progetto al governo.
Nella nostra zona solo i comuni di Cerreto Guidi e quello di Gambassi sono rimasti al punto di partenza. La giunta attuale ha ammesso la veridicità della vicenda!
La seconda interrogazione del consigliere Barontini è entrata nel tema del down burst e constata una realtà che è sotto gli occhi di tutti: i lavori di riparazione degli edifici privati è in corso e procede spedita anche se non si sa chi pagherà i lavori fatti (molta gente spera nel contributo statale, regionale e locale) mentre negli edifici pubblici è tutto fermo.
Per quanto riguarda la palestra di Stabbia i lavori inizieranno presto, specie se saranno finanziati in somma urgenza mentre per l’Oratorio della Madonna del Buon Consiglio bisognerà attendere il pronunciamento della sovrintendenza.
Ho raggiunto il massimo di perplessità quando ho saputo la triste storia del semaforo che va e viene in Via provinciale Cerretese. L’assessore Feri ha risposto con precisione al Barontini.
La prima rimozione del semaforo fu dovuta all’esaurimento delle pile elettriche: l’unione dei comuni ebbe bisogno di alcuni giorni per reperire i fondi per sostituirle. Successivamente qualcuno gettò il semaforo nel dirupo e ultimamente è stato rubato da ignoti.
Il buon finale di tale novella è che presto inizieranno i lavori sulla frana per ripristinare la viabilità.
Subito dopo c’è stato lo scontro sulla mozione di Rosso Cerreto sulla scuola elementare comunale che è tuttora parzialmente inagibile al primo piano e nel sottotetto.
Il PD non ha accettato la critica per i ritardi nella gestione dell’emergenza e ha lodato l’importanza dell’intervento del genio civile e del genio degli alpini che poterono operare solo dal giorno 25 settembre. Il progetto di riparazione costerà 158.400 euro.
Successivamente abbiamo saputo che dal comune di Londa arriverà un prefabbricato che ospiterà le 3 classi delle elementari che momentaneamente vanno nell’edificio della scuola media.
Tale prefabbricato sarà posto nel terreno dietro la scuola media.
La mozione sulla viabilità nel comune della lista Cittadini per cambiare Cerreto non ha avuto fortuna, non ci sarà alcuna pressione sul comune di Fucecchio e non si prevedono grosse novità per il ponte sul Rio Ganghereto.
Va bene al M5s, la mozione per i fondi dell’8 per mille alla scuola è passata dopo che la giunta l’aveva già attuato (un classico del vecchio pd toscano, per chi lo conosce bene) mentre quella sul sostegno psicologico agli alunni e stata recepita e condivisa in toto.
Infine passa con un emendamento quella sulla messa in sicurezza di alcuni incroci viari molto particolari. Tale emendamento sospende gran parte dell’efficacia di un atto che necessità di maggiore impegno popolare.
Così nasce la democrazia a Cerreto, dopo quasi 70 anni di sogni e utopie comuniste e comunisteggianti.

 
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Invito a Cena

Post n°827 pubblicato il 10 Novembre 2014 da amici.futuroieri
 

Il Maestro - primo atto – Decima conversazione
Invito a Cena

Di I. Nappini

Clara Agazzi: Ricapitolo il senso del tuo ultimo ragionamento: siamo in presenza di una trasformazione della civiltà industriale. La maggior parte della popolazione non ha gli strumenti psicologici e culturali per affrontare questo mondo nuovo.
Occorre una nuova consapevolezza, forse un nuovo senso della cittadinanza perché la carità o la liberalità del singolo non basta.
Tutti discorsi interessanti, reggono alla prima confutazione. MA DIMMI DA DOVE VIENE QUESTO MUTAMENTO, DA QUALE STORIA ARRIVA QUESTA EMARGINAZIONE DI MILIONI DI UMANI RISPETTO A UNA SOCIETÀ E A UNA CIVILTÀ DI CUI SONO PARTE?

Franco: Un quesito simile esige un seminario universitario, ma proverò a dare una risposta. Dunque. Cercate di capire che taglierò con la mannaia i concetti e banalizzerò moltissimo, ma questa cosa è essenziale per dare il senso del corso storico.
All’inizio di questa storia c’è la Grande Guerra che causò la lenta ma inesorabile disgregazione del dominio che i grandi imperi coloniali dell’Europa avevano sul resto del mondo e che fece emergere da un lato la potenza della Russia Sovietica e degli Stati Uniti.
Da quella prima grande tragedia del Novecento, di cui solo in tempi recenti si è compreso l’enormità e la gravità, scaturì un disagio enorme che portò tanta parte della piccola borghesia, o ceto medio, a simpatizzare per le diverse forme di fascismo.
Del resto lo sviluppo del capitalismo e della tecnologia a livello internazionale creavano le condizioni per l’espansione dei ceti poveri e operai e dei ceti piccolo-borghesi dominati ovviamente da una minoranza ridotta di ricchissimi che detenevano i capitali e i mezzi di produzione.
Poi si scatenò una Seconda Guerra Mondiale che costò sicuramente più di cinquanta milioni di morti.
I vincitori si spartirono una cosa da niente: il mondo e la razza umana che ci sta sopra.
Dopo la Seconda guerra Mondiale qui e in Europa Occidentale ci fu la ricostruzione e uno stato sociale di cui entrambe le classi antagoniste beneficiarono; erano gli anni della socialdemocrazia in Europa e qui della Democrazia Cristiana.
Nei fatti questi governi né rossi e né neri, e tendenzialmente centristi o di centro-sinistra, erano una forma di contrasto al comunismo che prevedeva l’espansione del ceto di mezzo e l’avvicinamento di vasti strati della popolazione disagiata ai benefici dello stato sociale e va da sé alla società dei consumi dominata dalla pubblicità commerciale di cui si è detto.
BENE QUESTO MODELLO DIVENTA SPIACEVOLE E INDIGESTO PER LE MINORANZE DI RICCHISSIMI NEL MOMENTO IN CUI CESSA IL PERICOLO DEL COMUNISMO E IL PERICOLO DI UNA RIVOLUZIONE SCATENATA DAI CETI POVERI E DALLA CLASSE OPERAIA.
Fra l’altro con le multinazionali della finanza, della produzione e della distribuzione e commercializzazione e del mondo dello spettacolo i ricchissimi sono diventati fra la Seconda Guerra Mondiale e l’inizio del nuovo millennio i padroni delle vere potenze nazionali e internazionali di oggi.
LE CORPORATION SONO IL NUOVO POTERE CON LA P MAIUSCOLA.
Quindi ecco la ragione di quanto accade: il grande potere finanziario di una ristretta minoranza di ricchissimi ha la capacità di condizionare e di imporre la politica alle grandi potenze quando non capita che i leader delle grandi potenze siano essi stessi espressione di questi poteri economici.
Ora dal momento che i rapporti di forza sono cambiati questa minoranza si sta riprendendo quanto per decenni ha dovuto cedere ali ceti medi e in una certa misura ai poveri e ai lavoratori.
Si tratta di una trasformazione interna alle stanze del potere.
Al posto del generale, del leader politico conservatore, del tribuno del popolo carismatico ci sono dei team di specialisti delle pubbliche relazioni e di avvocati detti lobbisti che per conto delle loro corporation condizionano il potere politico, l’attività legislativa e la società in generale.

Paolo Fantuzzi: Ma tutto questo è forse la ragione per cui sento l’assenza di una mia condizione di potere nelle cose del quotidiano?

Stefano Bocconi: Forse è questa la ragione per la quale non trovo più conforto nel passato e nelle credenze ereditate dalla mia famiglia?

Paolo Fantuzzi: In effetti da anni mi sento privo della sicurezza che riguarda le mie faccende domestiche almeno quanto quelle che riguardano al società nel suo complesso. Mi spiace vedere tanta corruzione, disfacimento, perdita di senso delle cose. Ma se questo potere finanziario è così enorme perché non assume lui stesso il potere, perché non fa da sé e si assume le sue responsabilità.

Clara Agazzi: Mi sembra chiaro. SE LE MULTINAZIONALI DELLA FINANZA E DELLA PRODUZIONE DOVESSERO ASSUMERSI LE LORO RESPONSABILITÀ DOVREBBERO DESTINARE GRAN PARTE DEI PROFITTI A RIPARARE I GUASTI CHE PROVOCANO.
Ma se i loro danni vanno in carico alla collettività scaricano su tutti, cioè su ciò che è collettivo, il danno e il guasto causato dalla loro sete di profitto. Fare profitti privati e socializzare i danni e le perdite ecco di cosa si tratta.
Di sicuro una roba del genere davanti a una reale minaccia di natura fascista o comunista avrebbe le sue difficoltà perché questo loro privatizzare i profitti e socializzare le perdite crea milioni di esseri umani risentiti, arrabatti e perfino violenti. Ma aldilà delle favole della politica questa minaccia non esiste, almeno non per ora. Quindi per molto tempo avranno la possibilità di contare su governi deboli o compiacenti o su politici che si comprano con il biblico piatto di lenticchie.

Franco: Il biblico piato di lenticchie. Era da un pezzo che non ne sentivo parlare. Davvero. Mi piace. Certo è curioso come il potere politico nella civiltà industriale sia sottoposto al condizionamento fortissimo di coloro che controllano il denaro, davvero questa forma di civiltà concede al potere finanziario un margine di comando e controllo che non ha mai avuto nell’antichità.
IN UN CERTO SENSO NON È SOLO CEDERE UN DIRITTO DI PRIMOGENITURA PER UN PIATTO DI LENTICCHIE, È CHE STRUTTURALMENTE LA CIVILTÀ INDUSTRIALE TENDE A VINCOLARE SOCIETÀ, POLITICA E VITA QUOTIDIANA ALLE FORME CON LE QUALI IL CAPITALE CREA LA PRODUZIONE, IL CONSUMO, L’INNOVAZIONE.
La civiltà industriale è un tempo altro, è una scissione fra il mondo di prima e questo singolare spirito dei tempi dove tecnica e investimento dei capitali creano, distruggono e riaggregano la società umana e la sua identità.
LA POTENZA CHE È PREPOSTA A RIDEFINIRE E A DETERMINARE VALORI, CONSUMI, ASPETTATIVE E SPERANZE DELLA STRAGRANDE MAGGIORANZA DEGLI ESSERI UMANI IN QUESTA SOCIETÀ INDUSTRIALE È LA PUBBLICITÀ COMMERCIALE COLLEGATA ALL’ENORME INDUSTRIA DELLO SPETTACOLO.
Il capitale investito in intrattenimento e comunicazione plasma la mentalità di milioni di umani, è la nuova forma di egemonia sulle coscienze.
Per questo io stesso ho difficoltà a dare delle indicazioni più precise avendo come certezza il fatto che è difficile uscire da un sistema come questo.
IL CONDIZIONAMENTO È ORMAI EDUCAZIONE PERMANENTE AL CONSUMO, IL CONSUMO È DIVERTIMENTO E IL DIVERTIMENTO CONSENSO.

Per questo è umano ed è comune quel senso di sofferenza quando si ha la percezione di trovarsi davanti al dispiacere per l’assenza di una propria dimensione di potere sia sulle piccole cose sia su quelle grandi e notevoli. Questo senso di minorità e d’inferiorità è acuito e reso ancor più aspro dalla continua visione dei guasti che porta questa civiltà industriale e della corruzione e del danno che fa cadere sulla società, anche quella dei piccoli comuni o delle realtà nostre di provincia.

Paolo Fantuzzi: Ma ora voglio dire una cosa io. Se questo potere fosse davvero minacciato o insidiato ai vertici della piramide sociale sotto cui stiamo ci sarebbero uomini e donne eccellenti e di talento.
Un po’ come accade nella vita umana, senza sfide o pericoli l’uomo si sdraia sulla poltrona a vedere la partita con la sua birra in mano.
Se invece capita un guaio grosso, béh se non si muove è direttamente la donna che gli toglie la poltrona da sotto il culo e lo forza ad agire.
Quindi se abbiamo questa spazzatura a giro e tale vergogna ci governa è perché chi sta sopra di loro sa che non ha veri sfidanti.

Stefano Bocconi: Oppure ha sotto il tavolo il famoso piano B e quindi una diversa forma di governo e di governanti. In fondo da gente che non prova sentimenti o compassione per i danni e i disastri che provoca perché dovrebbe farsi scrupolo a toglier di mezzo dei pupazzi facenti funzione… di leader democratici.

Clara Agazzi: Mi pare che siamo dentro dei problemi belli grossi eppure eravamo venuti qui per delle risposte semplici, lineari. Volevamo una cosa rapida, quasi si fosse al supermercato.

Franco: Ma non sempre è possibile trovare risposte semplici. Capita che dietro una risposta semplice ci siano decine di cose complicatissime e intricate.
Certo il male di vivere è acuito spesso da aspettative gonfiate dalla pubblicità e dal mondo dello spettacolo. Ma da dove viene questo mondo della pubblicità e dello spettacolo? Come vedete una risposta semplice apre decine di domande difficili.

Clara Agazzi: Ma così non finiremo mai. Quanto detto finora rischia di perdersi, di finir dimenticato.

Franco: No, non accadrà. COMUNQUE TUTTE LE COSE DEVONO AVERE UNA CONCLUSIONE IN QUESTO MONDO. Almeno questa sembra esser la regola.
Quel che nasce si sviluppa e poi degrada verso la sua fine.
Il che fa pensare che prima o poi per ragioni interne alla fisica e alla logica della vita su questo pianeta azzurro anche questa civiltà nata dalla terza rivoluzione industriale cesserà d’essere.
Comunque vi faccio questa proposta visto che l’ora è tarda.
STASERA AVEVO INTENZIONE DI ANDAR PER COLLINE FINO A VERNIO DOVE NEL RISTORANTE VICINO AL PONTE DELLA STAZIONE SO CHE TROVERÒ I MIEI AMICI VINCENZO PISANI E IL PROFESSORE CHE LÀ SPESSO SI RECANO PER MANGIARE I TORTELLI DI PATATE.
VI PROPONGO DI ANDARE TUTTI ASSIEME STASERA E DI FINIRE LÀ I DISCORSI CHE QUI ABBIAMO INIZIATO ASSIEME A QUESTI MIEI DUE AMICI CHE DI SOLITO NON SI SOTTRAGGONO AL RAGIONARE DI MASSIMI SISTEMI.

Seguitemi quindi.
Sono sicuro che sarà una felice occasione conviviale.

 
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La sconfitta di Obama

Foto di amici.futuroieri

La sconfitta di Obama
08 novembre 2014
Di F. Allegri
Tutti sapevano che il presidente Obama e i democratici avrebbero perso queste elezioni di medio termine, ma molti non sanno spiegarselo.
Io lo so dal 3 luglio, quando lessi uno scritto di Ralph Nader titolato “Two November Chances for Progressives”.

Da quello scritto si capiva che i Tea Party avevano rinvigorito e reso popolare il partito repubblicano, incarnando il cambiamento nella vittoria di David Brat contro Eric Cantor nelle primarie della Virginia.

Dalla parte democratica invece c’erano due debolezze:
il presidente veniva da 2 anni di pasticci, fallimenti e riforme irrilevanti o deludenti mentre la base del partito e i suoi eletti avevano smarrito la spinta progressista necessaria per contrastare il declino economico, la povertà e la plutocrazia.
I democratici si sono presentati come il partito del “meno peggio” o come i liberali che sognavano Hillary e altri 8 anni di Clintonismo, con un po’ di militarismo.

Tutto questo va insieme al fatto che la base attiva progressista e molto più numerosa di quella del Tea Party.
Questa differenza quantitativa non fa la differenza, la base progressista non agisce e non preme su un partito democratico che Robert Reich definì moribondo in un articolo sul Washington Post del 2001.

C’è solo il lavoro politico per raggiungere degli obbiettivi specifici, riforme di settore, a veder bene c’è anche la critica del servilismo verso i potentati economici, ma tutto questo non arriva nelle arene elettorali.
Di conseguenza, la gran parte di queste riforme richieste e sognate si rivelano come inutili lamenti legati allo slogan: “I repubblicani sono peggio”.
Tale lamento è inutile perché ignora la vera natura di troppi democratici eletti!

Nel suo scritto di luglio Nader presentava 2 veri candidati progressisti, solo due, (uno nel 2° distretto congressuale del West Virginia e l'altro nel 21° distretto congressuale di New York), ma in una contesa che lui riteneva aperta.

Il primo dei due candidati era Ed Rabel, un ex corrispondente di guerra della CBS che si presentava come indipendente per la Camera dei Rappresentanti con un programma che sfidava le corporations e i loro politici di riferimento.
Prima ancora di aver finito di ottenere le firme necessarie per presentarsi alle elezioni, Rabel era già al dieci per cento nel primo sondaggio pubblicato e contrastava bene i suoi avversari, sia il repubblicano, Alex Mooney che il democratico Nick Casey, entrambi vicini alla lobby del carbone, alle aziende chimiche e a quelle del gas naturale che inquinano e sfruttano quello stato.

I candidati indipendenti e ambientalisti sono un buon termometro per misurare la crisi del partito democratico americano.
Quelli come Rabel frantumano i miti  e le falsità dei democratici di questi decenni e propongono le politiche favorevoli ad una vera crescita economica basata sugli aiuti alle famiglie, sull’ambiente e su una vera assistenza sanitaria.
Questi democratici non qualificano la spesa pubblica, non la canalizzano verso le necessità vere della cittadinanza che sono le stesse degli europei.
Il grande assente nei progetti dei candidati repubblicani è stato il tema del salario minimo federale da portare sopra i 10 dollari l’ora.
Questo doveva essere una vittoria da presentare agli elettori, non la promessa di una mancia per gli elettori poveri da ricevere dopo il voto.
Con questa campagna si è rasentato il voto di scambio.

L’altro candidato segnalato da Nader era il panettiere della democrazia, il verde italo – americano Matt Funiciello, famoso per il suo attivismo progressista e per la sua generosità.
Si tratta di un vecchio amico di Ralph Nader.
Anche lui è in grado di contrastare i suoi avversari (Elise Stefanik, ex collaboratrice di George W. Bush e del deputato Paul Ryan e il democratico Aaron Woolf).
Si trattava di un candidato con un lavoro quotidiano e di una persona che sapeva cosa vuol dire dover pagare tutte le bollette, mese dopo mese.
Si tratta di un piccolo imprenditore con una grande passione politica, ambientale e sociale.

In conclusione e in sintesi, la sconfitta democratica è il risultato di tre fatti chiari.

In alto, c’è un presidente che non dispone più di una vasta fascia di supporters entusiasti a prescindere dai programmi e dalle promesse, in mezzo c’è una debolezza di candidati e progetti a livello di contesa elettorale e infine anche la base democratica è apatica rispetto al Tea Party.

 
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Scheda sul cambiamento climatico

Scheda sul cambiamento climatico
Earth Policy Release
2 luglio 2014

La stabilizzazione del clima della terra dipende dal ridurre le emissioni di carbonio in fretta.
Le emissioni globali di anidride carbonica (CO2) — il principale gas a effetto serra che altera il clima — provengono in gran parte dalla combustione di carbone, petrolio e gas naturale.
Il carbone, utilizzato principalmente per la produzione di energia elettrica, rappresenta il 44% delle emissioni globali di CO2 correlate ai combustibili fossili.
Il petrolio, utilizzato soprattutto per il trasporto, rappresenta il 36% delle emissioni di CO2.
Il gas naturale, utilizzato per il riscaldamento e l’elettricità, rappresenta il restante 20% delle emissioni di CO2.
In tutto il mondo, i sussidi ai combustibili fossili hanno superato i 620 miliardi dollari nel 2011, mentre l’energia rinnovabile ha ricevuto solo 88 miliardi di dollari in sovvenzioni.

Dalla rivoluzione industriale ad oggi, il pianeta si è riscaldato di quasi un grado.
Il 2013 ha segnato il 37° anno consecutivo di temperature superiori alla media.
Quasi 4 miliardi di persone vive oggi, non hanno mai sperimentato un anno più freddo rispetto alla media del secolo scorso.
Se continueremo con il solito affare, che brucia sempre più petrolio, carbone e gas naturale, la temperatura media globale è destinata ad aumentare di 11 gradi Fahrenheit (6 gradi Celsius) entro la fine di questo secolo.

Oltre alla sempre più diffusa siccità e ai numerosi incendi, il cambiamento climatico porta con sé ondate di caldo più estreme.
Negli ultimi dieci anni, negli USA le temperature record quotidiane superano quelle storicamente minime con un rapporto di 2 a 1, e tale differenza è in aumento.
Gli ecologisti del raccolto hanno una regola empirica che ogni aumento di 1 grado Celsius di temperatura sopra la norma durante la stagione vegetativa abbassa la resa di grano, riso, e mais del 10%. I test sul campo mostrano questa è una stima prudente.

In questo secolo, mentre le acque si scaldano e il ghiaccio continua a sciogliersi, i mari dovrebbero salire di 2 metri (6 piedi), inondando le città costiere di tutto il mondo, da New York a Londra fino a Il Cairo e le zone calde agricole, come i delta risicoli dei fiumi.
Il piano B dell’Earth Policy Institute mostra i passi necessari per ridurre le emissioni globali di carbonio del 80%.
Il taglio delle emissioni di carbonio comporta il passaggio dai combustibili fossili alle fonti di energia rinnovabili, un aumento notevole dell’efficienza, e la protezione il ripristino delle foreste e degli altri sistemi naturali.

# # #
I dati e le fonti sono disponibili su www.earth-policy.org.
Sentitevi liberi di passare queste informazioni agli amici, ai familiari e ai colleghi!
Contatto per la Ricerca: Janet Larsen
Earth Policy Institute 1350 Connecticut Avenue NW, Suite 403, Washington, DC 20036

 
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Ripensare la civiltà e ripensare l'essere umano

Sintesi: Il Maestro - primo atto – Nona conversazione
Ripensare la civiltà e ripensare l'essere umano

Di I. Nappini

Clara Agazzi: Aspetta, calma.
Ma questi profeti, questi maestri come si collocano; che ruolo sociale hanno. Qui si ragiona di categorie umane che sembrano calare dalle nuvole o cadere dagli alberi come i frutti. Avranno un ruolo, un mestiere, un loro posto. I maestri sono insegnanti, sono istruttori, sono educatori, cosa sono?

Franco: Forse. Mi resta difficile indicare IL POSTO DI LAVORO DI UN MAESTRO DI VITA, di un rivelatore di valori e di ragioni dello stare al mondo in un contesto come questo dove individuo, socialità, comunità d’origine, storia personale e collettiva sono realtà dissociate ma messe artificiosamente assieme quando serve dal discorso politico o dalla pubblicità.
SICURAMENTE È UN SOGGETTO CHE RIESCE A PROIETTARSI OLTRE I LIMITI DEL PROPRIO TEMPO E A COMUNICARE DELLE VERITÀ, DEI VALORI, UN SAPERE AUTENTICO, talvolta un mestiere; perché il mestiere è anche sapere, saggezza, conoscenza accumulata nei secoli o nei decenni e tecnica.

Stefano Bocconi: Ma qui c’è un problema, parli di società, di tradizione, di autentica comunicazione fra generazioni QUANDO INTORNO A NOI TUTTO SEMBRA DEGENERARE E SPEGNERSI IN UN PRIVATO EGOISMO E IN BISOGNI ORA PRIMARI ORA VOLUTTUARI.
Forse è il mio mestiere che mi porta a vedere nelle tipologie di merci che popolano il tempo libero il passaggio da generazione a generazione.
Fra i soldatini di plastica o di carta di quattro decenni fa e i videogiochi in 3d di oggi c’è l’abisso.
Lo stesso posso dire dei dischi in vinile e dei giradischi o messi a confronto con i telefonini tuttofare che memorizzano interi file musicali e persino uno o due film più centinaia d’immagini.
QUESTO È UN MONDO NUOVO CHE HA FATTO FARE UN SALTO CHE IN PASSATO AVVENIVA SOLO NELLO SCORRERE DEI SECOLI.

Paolo Fantuzzi: Hai parlato bene, ma c’è anche il negativo. Mestieri che spariscono, saperi che si perdono, precariato nel mondo del lavoro, concorrenza di operai e disperati provenienti dai quattro angoli del pianeta, e poi la dispersione di risorse e di materie prime dovute al sistema di produzione e consumo. E il relativo danno all’ecosistema del pianeta. C’È DA CHIEDERSI COSA NE SIA DELLA CIVILTÀ.

Franco: Allora ecco il punto. La civiltà!, quale civiltà? Di solito si confonde lo sviluppo tipico della civiltà industriale con la civiltà propria, ossia con quella cosa che comunemente è detta nazione. Non è la stessa cosa. LA CIVILTÀ È L’INSIEME DELLE FORME DELL’ORGANIZZAZIONE POLITICA, CULTURALE E SOCIALE DI UNA POPOLAZIONE che ha raggiunto una stabilità, ha assunto una forma per quanto malleabile e mutevole possa essere. Ma la civiltà non è lo sviluppo industriale, non è questo o quel genere di prodotto o di merce e neanche questo o quel capo politico o fazione politica. LA CIVILTÀ È UN COMPLESSO, È UN SISTEMA ALL’INTERNO DEL QUALE VIVONO ESSERI UMANI CHE SONO UNA COMUNITÀ ORGANIZZATA, che provengono da una o più storie comuni, che discendono dai secoli e magari hanno perfino un rapporto con il territorio che abitano.
Colui che appartiene alla civiltà propria sa di non essere casuale o fortuito ma di provenire dallo scorrere dei secoli, da una sedimentazione di fatti, storie, battaglie, eventi, fondazioni, dinastie familiari, alberi genealogici. Questo tipico soggetto è oggi messo in difficoltà da un modello di civiltà industriale che punta a una massificazione dei consumi, all’omologazione, all’inquadramento dell’essere umano e del suo vivere in una logica di produzione – vendita -consumo di beni materiali che immancabilmente, in un modo o nell’altro, diventano spazzatura. OGGI QUI NEL BELPAESE QUANDO SI PARLA DI CIVILTÀ OCCIDENTALE SI PARLA DEL NULLA. La civiltà occidentale nel Mediterraneo ci fu al tempo dei Cesari quando l’Impero Romano fu diviso in due l’Oriente e l’Occidente. Chi parla di civiltà Occidentale qui in Italia dovrebbe mettere il soggetto: Stati Uniti. Tuttavia proprio la vita degli esseri umani di oggi è attraversata ogni anno da decine di migliaia di messaggi pubblicitari diretti o indiretti che modificano la percezione della realtà e la percezione della società e il senso di ciò che è davvero importante. QUESTO PROCESSO DI CONSUMISMO INDOTTO E SECOLARIZZAZIONE DEI COSTUMI HA NEL CORSO DI CINQUE DECENNI PRODOTTO UNO SVUOTAMENTO DI SENSO DELLE FEDI LAICHE NELLO STATO, DELLE TRADIZIONI RELIGIOSE, DELLE CULTURE POPOLARI, OPERAIE, PERFINO CONTADINE. L’uomo della civiltà dei consumi, oggi in decadenza e scomposizione, doveva essere un consumatore e non un cittadino, un credente, un buon uomo, un soldato di chissà quale patria. Oggi nel tempo della decadenza di questa civiltà abbiamo uomini e donne spiazzati. IL PASSATO È FINITO, IL PRESENTE È DEBOLISSIMO E PRECARIO E IL FUTURO SEMBRA LONTANO O ALTROVE.

Clara Agazzi: In altre parole questo è un tempo funesto. Ci sarà pure qualcosa di buono: uomini e donne che s’impegnano nel sociale, gente che fa volontariato, qualche amministratore onesto, qualche politico che non sia un ladro. Non può esser un precipitare nel vuoto come tu affermi.

Franco: Questo è un discorso difficile da confutare, ma ci proverò. Ritorno indietro all’infanzia, al tempo nel quale davano Mazinga Z in televisione. Avete presente.

Paolo Fantuzzi: Ovvio, chi non conosce i cartoni animati giapponesi di robot dei primi anni ottanta. Ma cosa c’entra. Questa è una vera e propria follia.

Stefano Bocconi: Lascialo dire. Forse sa qualcosa che non sappiamo. O forse vuole stupirci con una parabola, farci sognare con un discorso di fantasia.

Franco: Invece no. Molto meno. Avete presente la sigla italiana di Mazinga quella che fa “Quando udrai un fragor a 1.000 decibel/ veloce e distruttore come un lampo non dà scampo…”

Stefano Bocconi: Sì ricordo. Sono vaghi ricordi.

Paolo Fantuzzi: C’erano delle immagini, mostri, città in fiamme, aerei, carri armati, e Mazinga.

Franco: Appunto le immagini. Tornate indietro negli anni. Nelle immagini finali della sigla si vedeva lo schema delle parti meccaniche del Mazinga Z, giusto! E’ importante!

Clara Agazzi: Vagamente mi ricordo di qualcosa, non era il mio preferito. Cosa c’entra lo schema tecnico del Mazinga super robot peraltro fatto immaginario e prodotto dall’industria giapponese dell’animazione?

Franco: E dal maestro del genere ovvero Go Nagai. C’entra perché per fare barriera contro una forza ostile tremenda e le sue conseguenze non basta la volontà o la buona disposizione d’animo e meno che mai i buoni propositi. Ci vuole quello che si vedeva nel Cartone Animato in questione: ORGANIZZAZIONE, un gruppo di tecnici e di specialisti, un team pronto a battersi composto di gente leale e coraggiosa, uomini e donne pronte allo scontro anche in situazioni di netta inferiorità e UN SIMBOLO che unisse tutti in quel caso Mazinga stesso. OLTRE A QUESTO GLI EROI AVEVANO SPIRITO DI SQUADRA, VOLONTÀ DI PREVALERE, CAPACITÀ DI SACRIFICARSI E, TORNANDO ALL’IMMAGINE CHE HO EVOCATO, I MEZZI SOFISTICATI. L’interno del Mazinga Z che si vede nella sigla è questo: ci vuole la potenza dei mezzi e i mezzi sono parti complesse di un corpo unitario. Invece cosa vedo in questa realtà.
Tanta gente perbene, magari seria, ragionevole fa grandi proclami e poi davanti al male che arriva non fa gruppo, non fa squadra, non crea i mezzi, spesso rinuncia a combattere e cerca una via di fuga, magari studia per avere qualche espediente o qualche privilegio. Prendete Mazinga Z come metafora della difesa di una civiltà. Si può difendere una civiltà o affermarla senza le cose che ho detto? No. Questo è sicuro.
Quelle buone azioni e buone prassi che esistono e di cui dici Clara sono di solito separate le une dalle altre. Come spesso capita non è uno più uno uguale due, ma uno e uno ossia due singolarità che non fanno coppia. L’individuo, il singolo staccato e dissociato da un corpo sociale di cui fa parte e dal quale in una pur minima misura è difeso e tutelato è azzerato davanti allo strapotere dei mezzi di oggi. Come può un singolo opporsi davanti a processi commerciali, industriali, economici che muovono miliardi e che ridefiniscono e scombinano la sua vita, le sue certezze, le sue possibilità economiche. Pensate alla crisi del 2008 e alle vite che ha travolto nel mondo. Basta il singolo, con il suo buonsenso, con i buoni propositi, con la sua carità aleatoria o perfino occasionale per fare barriera? Io dico di no.

Stefano Bocconi: Ma insomma, ci sarà pure un modo, un sistema. Voglio dire.
E’ proprio necessario che le forze positive siano frammentate in mille pezzi mentre quelle negative sono esercito, sono unità.

Franco: Positive, negative. Che vuol dire. No non ci sbagliamo qui non c’è una lotta fra il bene e il male come la si può intendere comunemente. QUI CI SONO EGOISMI E DESIDERI ALIMENTATI O INDOTTI CHE PRODUCONO PER PRIMA COSA CONSENSO E A SEGUIRE FATTI POLITICI, CULTURALI, AZIONI MILITARI. Si tratta di un sistema di terza civiltà industriale oggi governata da un sistema finanziario capitalista. Non c’è un mondo buono di cavalieri della Tavola Rotonda che deve arrivare qui, il mondo che vedo è già questo. Piuttosto invece di aspettare l’eroe con il robot o con la spada divina perché non pensare di assumere qualche caratteristica positiva dell’eroe; che ne so: LO SPIRITO DI SQUADRA, LA SPERANZA NEL FUTURO, UN SANO ALTRUISMO, LA VOLONTÀ DI BATTERSI…

Paolo Fantuzzi: Ovviamente questo discorso è assurdo. Certo l’immagine è suggestiva ma assumere su di sé un qualcosa di eroico fra il bollo auto e la dichiarazione dei redditi è una cosa da scemi anche solo il pensare una cosa del genere.

Franco: Ma io non parlo di andar a giro con robot alti quanto una casa di dieci piani o di nascondere armi incredibili e partire alla ricerca di non si sa che cosa. Questo è qualcosa di manicomiale, una roba da ricovero coatto. No, dico che per affrontare questo momento di sfascio di valori e di forme della vita sociale sommerse e spaccate da una ridefinizione dell’economia capitalista che volge al dominio su tutta la realtà umana da parte della finanza, delle multinazionali e di poche famiglie di super miliardari occorre che CHI PER MOTIVI UMANITARI O POLITICI SI OPPONE FACCIA GRUPPO, SI DIA UN COORDINAMENTO, SI PONGA DEGLI SCOPI ALTRUISTICI. In una parola faccia propria l’evidenza che per combattere forze ostili organizzate, specializzate, amorali, dotate di enormi mezzi tecnici e finanziari occorre far gruppo, creare una rete, diventare quello che si chiama un SOGGETTO POLITICO E SOCIALE. Mille iniziative benefiche separate le une alle altre non sono gruppo, non sono movimento, non sono trasformazione. Sono dei singoli che fanno cose simpatiche, divertenti, suggestive, magari perfino faticose. Ma singoli. Non quindi Mazinga Z che è una cosa unitaria ma tanti bulloni e viti che schizzano via in libertà.
Prendo un fatto immaginario. La multinazionale XYZ in accordo con politicanti corrotti ha deciso di trasferire gli stabilimenti dalla provincia X allo provincia K che sta in un paese povero e governato da una dittatura e fa questo per non mettere agli stabilimenti i depuratori e pagare poche tasse. Chi ferma una cosa del genere che risulta essere un danno economico e un potenziale disastro ecologico? Il singolo?

Clara Agazzi: Vuoi dire che occorre creare qualcosa di simile ai vecchi partiti, strutture organizzate.

Franco: Non proprio. OCCORRE UN SENSO DIVERSO DELLA CITTADINANZA. Occorre una popolazione che sia essa stessa responsabile e che sia in grado di stabilire la differenza fra ciò che è importante e ciò che non lo è e che se presa in giro o danneggiata dai grandi colossi finanziari o commerciali imponga dei politici capaci di stroncare i processi degenerativi. OCCORRE UNA TIPOLOGIA DI CITTADINO, O SE SI VUOLE DI ESSERE UMANO, CHE NON È IL CONSUMATORE. Certamente il consumatore è nel suo piccolo un lavoratore specializzato, un tecnico, un detentore di un qualche sapere ma per certo esso non è quel soggetto che si mobilita per reagire alle forme perverse, pericolose e degenerative di questo modello di civiltà industriale.

Paolo Fantuzzi: Ma questo presuppone un riciclaggio, anzi una riqualificazione di milioni di esseri umani. Da consumatori a cittadini responsabili, questa è metamorfosi. Ma allora è vero che sei un mago, questo è un grande incantesimo, tu pensi in termini tali da credere possibile il cambiamento della realtà.

Franco: Io penso che nella vita sia ragionevole a un certo punto darsi uno scopo. Uno scopo vero, un disegno personale, uno scegliere un percorso di vita e non il seguire come una pulce ammaestrata i modelli adulterati che passano nei programmi televisivi dove si vedono e si sentono le cose più strane e folli.

 
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La politica demografica iraniana

Il Pendolo oscillante della politica demografica in Iran
Janet Larsen
www.earth-policy.org/plan_b_updates/2014/update124
Earth Policy Release
Plan B Aggiornamento
25 Giugno 2014

L’alto costo della vita e le opportunità economiche limitate in Iran sono una manna per il controllo delle nascite, mentre le coppie decidono di mantenere le loro famiglie piccole.
Ma il Parlamento iraniano ha discusso di recente di punire chi promuove la contraccezione.
E il 24 giugno 2014, ha votato 106-73 a favore di renderla illegale per promuovere le operazioni di sterilizzazione.
La discussione significa un drammatico dietro-front da quando il governo ha offerto la vasectomia gratuita, se questo diventerà legge.

L’Iran è spesso salutato come una storia di successo della popolazione.
Laggiù i tassi medi di fertilità sono scesi dai più di 6 bambini nati per donna dei primi anni 1980 ai 2 bambini dei primi anni di questo secolo, incoraggiati da una vasta campagna di pianificazione e dall’educazione familiare sostenuta da chierici religiosi.
In una sola generazione, l’Iran ha ottenuto una transizione demografica che l’Europa ha ottenuto in alcuni secoli.
Mentre recentemente la leadership iraniana è tornato alla retorica e alle politiche a favore della natalità, esortando le donne a stare a casa e a avere più figli, è improbabile che la popolazione giovane altamente istruita e pressata economicamente torni ai tassi di natalità elevati del tempo dei nonni.

Già nel 1967, la pianificazione familiare era riconosciuta come un diritto umano in Iran, sancito in una politica nazionale introdotta dallo Shah Mohammad Reza Pahlavi.

L’obiettivo era quello di accelerare la crescita economica e di migliorare la condizione delle donne, incoraggiandole a lavorare.
E anche se i religiosi conservatori predicavano contro il controllo delle nascite, molte donne — soprattutto quelle di città — acquisirono la capacità di controllare il numero e la differenza di età dei figli con le pillole contraccettive orali.
Una legge del 1973, entrata in vigore nel 1976, allentò le restrizioni alla sterilizzazione maschile e femminile.
A metà degli anni ‘70, la promozione della pianificazione familiare colpì i mass media.

Poi arrivò la rivoluzione islamica del 1979.
I programmi di pianificazione familiare furono smantellati a causa della loro associazione con gli ideali occidentali.

Il governo incoraggiò la procreazione, pagando assegni alle famiglie per ogni bambino nato.
Durante la guerra dal 1980 al 1988 contro l’Iraq, più bambini significavano più soldati, e il leader rivoluzionario l’Ayatollah Ruhollah Khomeini decantò i vantaggi delle grandi famiglie.
Il tasso di crescita della popolazione iraniana salì a quasi il 4%, secondo le statistiche ONU — una delle più alte al mondo.
Nel 1986, quasi la metà della popolazione iraniana era sotto l’età di 15 anni.

Dopo la fine della guerra, l’economia vacillò.
La gente in città sovraffollate e inquinate affrontava le difficoltà a trovare lavoro.
Il programma di pianificazione familiare iraniano fu rilanciato, con l’obiettivo di limitare le dimensioni della famiglia a tre figli.
Delle risorse importanti furono destinate per fornire gratuitamente una vasta varietà di contraccettivi moderni per le coppie sposate.
Nel 1990, l’High Judicial Council affermò che le vasectomie erano coerenti con i principi islamici, rendendole di nuovo socialmente accettabili.
Farzaneh Roudi del Population Reference Bureau (PRB) scrive che una legge di pianificazione familiare nazionale fu approvata nel 1993 per promuovere una campagna intensiva di sensibilizzazione nel paese.
Le scuole inclusero corsi sulla demografia, e i media popolari furono usati per diffondere il messaggio “meno figli per una vita migliore”.

Tutto questo accadde quando l’istruzione femminile era in aumento veloce.

La campagna si estese dalle città alle campagne, con le “case della salute” rurali che integrarono la pianificazione familiare nella assistenza sanitaria di base.
I leader religiosi predicarono sui benefici sociali e sulla responsabilità di avere famiglie più piccole, e emesse delle fatwa — disposizioni religiose con la forza degli ordini del tribunale — che incoraggiavano la contraccezione che i fidanzati dovevano conoscere in un corso da frequentare prima di ricevere la licenza di matrimonio.
Nel 1994, poco più della metà delle donne in età fertile in Iran usava la contraccezione moderna, rispetto al 30% del 1989.
La pillola anticoncezionale era la scelta più popolare.
Un ulteriore 19% usava metodi tradizionali per limitare le dimensioni della famiglia.

La pianificazione familiare si diffuse ancora.
Un sondaggio del 2011 indica che circa l’82% delle donne iraniane cercano di controllare la loro fertilità, con oltre il 70% di loro che utilizza metodi contraccettivi moderni.

I preservativi sono diventati popolari quasi come la pillola anticoncezionale (un dato del ruolo crescente degli iraniani nel limitare le dimensioni della famiglia) grazie ai grandi acquisti governativi di fabbriche di preservativi iraniane.

In seguito il pendolo della politica di pianificazione familiare ha oscillato nella direzione opposta, come dimostra il recente voto del Parlamento.

Nel 2006, il presidente Mahmoud Ahmadinejad disse al Parlamento che 2 figli non erano abbastanza e che le donne avrebbero dovuto adoperarsi per farne di più.
Nel 2010, ripristinò i pagamenti per ogni nuovo bambino. Dal 2012 il fondo del “controllo della popolazione” del Ministero della Salute è stato eliminato e destinato invece a far crescere le famiglie più numerose.
Il controllo delle nascite non è più sovvenzionato, anche se la presenza di un’industria privata vivace significa che è ancora ampiamente disponibile.

Il controllo sulla fertilità personale è visto ancora una volta da alcuni conservatori come una pericolosa influenza occidentale.
Il leader supremo, l’Ayatollah Ali Khamenei definì le azioni degli anni 1990 che avevano portato le donne a controllare le dimensioni e la tempistica delle loro famiglie, incluso il suo ruolo nella campagna di pianificazione familiare, “un errore”.
L’attuale presidente, Hassan Rohani, non è stato particolarmente attivo con la popolazione, ma nel maggio 2014, l’Ayatollah Khamenei ha pubblicato un piano di 14 punti per aumentare i tassi di crescita della popolazione.
Il progetto di oggi è che la popolazione iraniana raddoppi a 150 milioni entro il 2050.
I vecchi messaggi televisivi che invitavano le famiglie a fermarsi a 2 figli sono stati sostituiti; l’Economist ha raccontato di una recente trasmissione statale nella quale un prelato eminente invitava le famiglie ad avere almeno 5 figli —come la famiglia del profeta Mohammed — ma una dozzina sarebbe ancora meglio.

Attualmente i tassi di fertilità più alti del Medio Oriente sono in Yemen (uno Stato in fallimento secondo molti criteri) dove le donne hanno 4 figli o più, in media (in calo dai quasi 7 registrati alla fine degli anni ‘90).
Nell’ultimo sondaggio a livello nazionaled nel 2006, solo il 19% delle donne in Yemen faceva uso di contraccettivi moderni.
Solo la metà delle donne yemenite sa leggere, e mentre tutti i ragazzi sono andati alla scuola elementare nel 2012, almeno il 58% delle ragazze è rimasto a casa.
Questo contrasta con l’Iran, dove la scuola è in gran parte universale e le donne superano gli uomini a livello universitario.
Alcune università in Iran hanno introdotto anche le quote per impedire che la presenza maschile cali ulteriormente.

In tutti gli stati, quando più ragazze vengono istruite e rimangono a scuola più a lungo, i tassi di natalità cadono.
Con l’alfabetizzazione tradizionale e con l’uso di Internet molto diffusi in Iran (anche se è un Internet ufficialmente censurato), sarà difficile tornare indietro con l’orologio per convincere i giovani iraniani correre ad avere più figli.
Roudi di PRB dice che “Il programma di pianificazione familiare iraniano degli ultimi 2 decenni, ebbe successo perché adatto alle esigenze delle famiglie. La nuova politica è solo crescita e non prende in considerazione le esigenze delle persone; è per questo non avrà successo”.

Inoltre, tutto ciò che rende più difficile l’ottenimento di servizi di salute riproduttiva e di informazioni potrebbe portare a un incremento della realizzazione di gravidanze indesiderate e di aborti.
L’aborto è illegale in Iran, punibile con una multa e con la reclusione fino a 5 anni, ma si verifica in condizioni segrete e spesso non sicure.
Inoltre, vi è il serio rischio che, se i preservativi diventassero più costosi o difficili da trovare, la trasmissione di infezioni a trasmissione sessuale, compreso l’HIV/AIDS, potrebbero aumentare.

Il pensiero del raddoppio veloce della popolazione iraniana — altre città affollate, ingorghi peggiori del traffico, aule strapiene, e aumento della disoccupazione — ha messo di nuovo la paura nei leader iraniani.
La popolazione del paese è giovane (una reliquia dai tassi di crescita molti alti del passato), e ancora in crescita al 1,3% all’anno, anche se le persone partono in cerca di opportunità.
Se l’attuale tendenza verso famiglie più piccole resistesse, nonostante i solleciti a cambiare rotta, il tasso di crescita annuale dell’Iran scenderebbe al di sotto dello 0,5% entro la metà del secolo — un tasso simile a quello di un certo numero di paesi, tra i quali il Giappone e molti altri in Europa occidentale, che hanno quasi stabilizzato le loro popolazioni.

Anche se l’invecchiamento della popolazione porterà alcuni problemi, essi impallidiscono in confronto a quelli che accompagnano la sovrappopolazione.
Un gran numero di giovani con limitate prospettive di lavoro e con un futuro incerto può rivelarsi molto volatile, come la storia recente ha dimostrato.
E ancora, le scarsità d’acqua sono considerate ormai un grave rischio per la sicurezza in Iran.
Con i laghi in contrazione e le falde acquifere che abbassano a causa degli usi eccessivi per le dimensioni della popolazione attuale, il percorso più sicuro per l’Iran è quello di continuare a muoversi verso la stabilità della popolazione.

# # #
I dati e le risorse aggiuntive sono disponibili su www.earth-policy.org.
Sentitevi liberi di passare queste informazioni ad amici, familiari e colleghi!
Contatto per i media: Reah Janise Kauffman
Contatto per la ricerca: Janet Larsen
Earth Policy Institute
1350 Connecticut Avenue NW, Suite 403, Washington, DC 20036

Tradotto il 01/11/2014 da F. Allegri.

 
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