Creato da Superfragilistic il 30/07/2008

Sonoviva

Un blog di denuncia, osservazione e critica possibilmente costruttiva

 

 

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L'ITALIA DI OGGI RIPIEGATA SU SE STESSA

                     

 

SABATO 31 MARZO DALLE 17 ALLE 19
A LARGO ARGENTINA- davanti alla LIBRERIA FELTRINELLI

SIT IN CONTRO LA GUERRA PROMOSSO DA RETE NOWAR ROMA

CONTRO LE MINACCE DI NUOVE "GUERRE UMANITARIE" IN SIRIA, IN IRAN

CONTRO IL COINVOLGIMENTO DELL'ITALIA IN NUOVE MISSIONI DI GUERRA

CONTRO LE SPESE MILITARI, CONTRO L'ACQUISTO DEI CACCIABOMBARDIERI F35

PER RILANCIARE IL RIPUDIO COSTITUZIONALE DELLA GUERRA

 

 

Questo l'invito che ormai, a quasi un mese di distanza, mi ritrovo a leggere di nuovo. L'avevo messo in standby con l'intenzione di riprenderlo per un mio nuovo post. 

Oggi mi chiedo quante persone abbiano partecipato all'evento e quanto ancora sentiamo il bisogno di esprimere un dissenso per questo incredibile fiorire di guerre targate come missioni di pace. Siamo distratti dai nostri problemi che nulla sarebbero se li confrontassimo a quanto stanno vivendo quelle popolazioni per le quali la nostra malata 'democrazia' si è impegnata in prima persona. I nostri telegiornali, le trasmissioni di approfondimento, i talk show, ovvero tutte  quelle fonti di 'informazione' che raggiungono un pubblico vasto e molteplice, ci parlano dei nostri squallidi personaggi politici o antipolitici, della borsa, dello spread, del debito, della finanza in generale e dei problemi che una sparuta parte della popolazione, per nulla rappresentativa di un popolo, ha creato, ma nessuno più parla dell'uomo, della sua dignità, della violenza che si esercita su di lui; nessuno più ci racconta quello che sta avvenendo in Egitto, in Libia, in Siria, in Afganistan, in Iraq ed in ogni altro luogo in cui in qualche modo gli ordini precedenti sono stati sovvertiti ma dove forse ancora non esiste una via alla normalizzazione.

Un tentativo forse è stato quello compiuto da Presa diretta che ha dedicato lo scorso 2 Aprile una puntata speciale alla Libia ed a quanto è avvenuto e sta avvenendo a partire dalla morte del dittatore e che invito  chiunque non l'abbia fatto a guardare collegandosi al sito Rai.

Da questa visione ho appreso che in Libia non è mai esistito un ordinamento dello Stato che prevedesse una gestione del territorio e delle popolazioni, ma ogni cosa era gestita direttamente da parte del capo e della sua tribù e che quindi ora non c'è nessuno che possa rimettere in moto quella macchina che non esiste. Ho appreso che la violenza, il sopruso, l'odio e tutto quello che la guerra insegna, sono ormai divenute il vero patrimonio del popolo libico e la carneficina, lo stupro, la vendetta, l'odio il nuovo patrimonio di uno Stato allo sbando. Dunque che fine hanno fatto tutte le nostre idee sul cambio degli equilibri in Europa, sulla nuova frontiera dell'economia, sulle potenzialità di una terra, la Libia, che non vuole più essere sfruttata per quello che ha sotto terra ma che aspetta chi l'aiuti a valorizzare quello che ha di visibile? Ci pensa la Turchia a prendere il posto che abbiamo lasciato vuoto diminuendo le pratiche burocratiche che impediscono di fatto il libero movimento, ovvero abolendo il visto per i Libici che così velocemente possono curare i propri affari muovendosi senza aspettare i tempi lunghi che l'Italia prevede per concedere l'ingresso.

E della Siria chi piange i morti di tanti innocenti, donne e bambii? chi si sente in dovere di non tacere? Il sangue ci viene mostrato all'ora di pranzo sui telegiornali, giusto quel poco per farci abituare, dopo che ci hanno somministrato la nostra buona dose di Bossi, il trota, le olgettine,Ruby rubacuori, i diamanti, il Grillo parlante,la CGIL dissidente, Angeletti e compagnia cantando. Ma quella piccola dose quella si, non ce la fanno mancare, e mischiata a tanta banalità serve ad assuefarci e non farci capire quanto sta accadendo.

Per tornare all'Italia, se non ci fosse stato finalmente mostrato il film sull'Aquila della Guzzanti, qualcuno avrebbe mai saputo che quel popolo è stato tenuto in segregazione ed in arresto dentro un recinto di reti invalicabili protette, si fa per dire, dalle forze armate? E chi avrebbe saputo che ai giornalisti è stato negato l'accesso e l'intervista a quei poveretti trattati alla stregua di detenuti? Io lo sapevo in parte in quanto colleghi del Ministero per i Beni Culturali, andati su input dello stesso Ministero che aveva da subito costituito una lista di massimi esperti della ricostruzione, non sono stati fatti entrare nel centro di L'Aquila dove invece il loro contributo sarebbe stato fondamentale per evitare una così terribile dispersione e distruzione di storia, arte, architettura che poi equivale alla vita stessa di un popolo devastato.

Insomma questo nostro sfrenato individualismo in cui nulla più ci tocca, e parlo soprattutto dei giovani, non è casuale ma frutto di una politica costruita ad hoc per modificare il nostro senso di appartenenza ad una comunità più larga che non si fermi nei confini della nostra piccola realtà quotidiana ma abbia la voglia di espandersi fino ad abbracciare un'umanità intera. Tutto è a carico dell'ONU e delle strutture internazionali, la cooperazione è svilita ed annientata ed il primo taglio, e non solo in Italia, è stato fatto sui fondi e sulle risorse umane. Certo perché non è un problema che investe solo l'Italia ma che parte da lontano e che ha creato un mostro che gestisce da ben altri punti di vista la sofferenza di popoli che, credendo di trovare la libertà, hanno spesso trovato un nuovo padrone. Investire per sfruttare e che la libertà non sia un valore. 

 
 
 
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