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"PIU' DEL CLAMORE DEGLI INGIUSTI TEMO IL SILENZIO DEGLI ONESTI"

 

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ALTRO CHE APOSTASIA!

Post n°413 pubblicato il 26 Marzo 2007 da bargalla

               immagine


Una delle sette opere di misericordia corporale consiglia di "sopportare pazientemente le persone moleste" ma a volte, anche la pazienza ha un limite e risulta umanamente impossibile assistere, impassibili, dinanzi alla dottrinale pretesa di qualcuno che con una frequenza più che sospetta e ossessiva sfrutta ogni occasione per tediare il popolo bue e lo fustiga con anatemi e reprimende varie, condizionando oltre l'umana sopportazione anche chi di solito porge l'altra guancia sperando di salvare quel poco che resta di moralmente intangibile, vale a dire la Ragione, mai come in questo periodo a rischio estinzione, minacciata com'è dal fondamentalismo ratzingeriano, i cui effetti obnubilanti e contagiosi si manifestano in tutta la loro virulenta ingerenza. 
E se nel Belpaese ha tenere banco sono i neoDico-ex Pacs, con contorno di famiglia e affini, un tema, anzi un problema per la soluzione sanfedista del quale, la "santa sedizione" ha deciso di sfilare in processione il prossimo 12 maggio per le vie della Capitale, nel Vecchio Mondo l'integralismo vandeano di herr ratzinger & c. sfrutta le celebrazioni laiche e "pagane" del cinquantesimo anniversario dei Trattati di Roma per sfoggiare un europeismo parolaio da basso impero romano e si appella ai "responsabili di tutte le Nazioni europee affinché inseriscano nella nuova Carta Ue un chiaro riferimento alle radici giudaico-cristiane del nostro continente".  
A che serve reclamare i quarti di una "nobiltà" presunta e decaduta?
A che serve piantare nel proprio orticello quell'albero genealogico, se poi i frutti sono sotto gli occhi di tutti?
"Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi con vesti di pecore, mentre internamente sono lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete: forse che si raccolgono grappoli d'uva dalle spine o fichi dai rovi?
Così ogni albero buono fa frutti buoni, mentre ogni albero cattivo fa frutti cattivi. Non può l'albero buono portare frutti cattivi, né l'albero cattivo portare frutti buoni. Ogni albero che non porta buon frutto viene tagliato e buttato nel fuoco. Li riconoscerete dunque dai loro frutti."
(Mt 7,15-20)
La chiesa cattolica è fondata sull'ipocrisia e con l'ipocrisia di sempre il papa re pretende un riconoscimento che, pur essendo un innegabile dato di fatto, non ha certo bisogno di una certificazione, per coprire e giustificare l'evidente fallimento di una chiesa che in duemila anni di storia ha stravolto il Vangelo, ha spacciato per vera una dottrina senza riuscire a mettere in pratica quelli che erano gli insegnamenti evangelici, anzi a volte, si ha come l'impressione, meglio la contezza, che se ne sia guardata bene dal farlo abusando di un credo nel quale non c'è posto né per il potere, né per la ricchezza, ambiti nei quali invece si manifesta maggiormente un magistero che sfrutta l'intimo bisogno di Dio per l'esclusiva maggior gloria di uomini davanti ai quali altri uomini orrendamente si inchinano per baciare piedi e mani ancora sporche di sangue.
"Dai frutti riconoscerete l'albero" non dalle radici!
A che serve riconoscere le radici se poi nella realtà di ogni giorno si evita di mettere in pratica quei valori non negoziabili, quelli veri, per i quali un certo Gesù di Nazareth è stato crocifisso?
"Dov'è carità e amore, lì c'è Dio" e di certo Dio non abita dove si predica l'egoismo, la sopraffazione, l'identità cristiana, l'esclusività di un credo che ha la presunzione di essere "universale" quando poi nella realtà propaganda il falso perbenismo da esibire e conquistare a spese di chi sta peggio; di certo Dio non abita dove chi pensa di parlare in suo nome, fa la voce grossa per imporre un "modello di famiglia cristiana" ben sapendo che si tratta "di una creazione storica, precisamente databile, di cui è responsabile la chiesa cattolica".
Dio non abita dove "l'ideologia cattolica" diviene "ideologia di copertura del mondo borghese, il quale mondo borghese trova vantaggio nel coprire i suoi obiettivi di conservazione sociale con dei valori cosiddetti cristiani che hanno ancora una forza di suggestione nelle coscienze". 
(Padre Ernesto Balducci, marzo 1974)
Dio non abita dove si predica l'etica della globalizzazione capitalista, fondata sul primato del profitto e dei consumi, sulla competizione, sulla conflittualità e sulla violenza, che ignora l'uguaglianza e la fraternità degli esseri umani: questa è l'etica di Caino e non è compatibile con Dio.
Dovrei leggere integralmente il testo letto dal papa ai cesaropisti per capire meglio il senso di alcune sue affermazioni che mi lasciano perplesso specie davanti all'invito ad "Alzare la voce in difesa dei valori" che mi sa tanto di predicozzo levantino e medievale, una chiamata alle armi, una levata di scudi sui quali, visto il contesto, potrebbero anche scrivere senza remora alcuna: "in hoc signo vinces". 
Non contenti di aver combattuto guerre e crociate nel nome del dio degli eserciti, continuano ad evocare lo scontro di civiltà, ribadendo la supremazia di un Occidente, di un'Europa che si vorrebbe fossero sinonimo di cristianesimo, la cui negazione, a sentire il pastore alemanno, comporterebbe "una singolare forma di apostasia".
Ecco, questa mi mancava, sono grato al prof. ratzinger per aver richiamato indirettamente il più famoso degli apostati, quel Giuliano del quale i ricordi scolastici mi dicono ben poco: fu un imperatore romano che si allontanò dal cristianesimo per abbracciare la mistica neoplatonica e il politeismo.
E allora, dov'è il problema?
La religione è un fatto intimo e personale, soprattutto considerando che la Morale, parafrasando qualcuno che avrebbe tanto da insegnare a ratzinger & c. è il "principio di ragion sufficiente" per mandare al diavolo chiese e congreghe varie. Per dirla con E. Kant "basta avere la legge morale dentro di sé e il cielo stellato sopra di sé" per discernere il Bene dal male.
Chi si propone di costruire improbabili ponti fra terra e cielo, è destinato a perire travolto dal crollo delle macerie di quei ponti sospesi sulla propria vacua vanità.
Paragonare l'Europa a Giuliano l'Apostata, come ha inteso fare herr ratzinger, potrebbe anche avere i suoi lati positivi, soprattutto considerando che il Giuliano in questione introdusse riforme fiscali e tributarie a favore della plebe.
Ce ne vorrebbero di "apostati" simili!
Tematiche per così dire economiche che sembrano però solleticare anche l'interesse di herr ratzinger, per il quale il calo demografico registrato in Europa, è un "tarlo" per la stessa sopravvivenza del Vecchio Continente (bisogna essere proprio papi per scoprire...l'acqua calda!) in quanto "oltre a mettere a rischio la crescita economica europea, può anche causare enormi difficoltà alla coesione sociale e soprattutto favorire un pericoloso individualismo, disattento alle conseguenze per il futuro".
Ora, io non conosco nessuno più "individualista" dei preti che si votano al celibato, ma copulano lo stesso alla grande e non procreano, così come pur dovendo esser "poveri" non fanno altro che bussare a denari, ma non per loro, si badi bene, bensì per gli "interventi caritativi" ai quali però nel 2005 a fronte di 984 milioni di euro incassati con l'otto per mille, solo 85 milioni di euro hanno avuto quella finalità così tanto magistralmente pubblicizzata.
(ved. "Chiesa Padrona" pag. 34).
Predicano malissimo e razzolano peggio!
Il "dogmatismo mummificato" esibito dalla gerarchia ecclesiastica palesa una debolezza senza precedenti, rappresenta l'estremo tentativo di una chiesa arroccata nel difendere un depositum fidei che per oltre duemila anni ha loro permesso di vivere di rendita.
"Siete molto abili nel mettere da parte i comandamenti di Dio per difendere la vostra tradizione" dice Gesù (Mc 7,9). Chiosa migliore non potrebbe esserci per invitare il papa re a continuare tranquillamente a predicare con l'ipocrisia di sempre la cultura dell'apparire.  Schierandosi apertamente con la parte più retrograda ed egoista di un continente, di un pianeta, nella strenua difesa dei propri privilegi e del proprio hortus conclusus, si finisce col tradire e l'abiurare "con parole, opere e omissioni" quel Vangelo che, di fatto, è rimasto lettera morta.
Altro che apostasia!

 
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