Creato da DeadStar il 03/03/2009

Arrakis

il nucleo dell'atomo

 

 

Recall...

Post n°23 pubblicato il 21 Settembre 2011 da DeadStar

Ogni sasso che stride i denti infastidito

dal passo del viandante che lo sposta

dal suo millenario trono di umida pace

Ogni foglia che si scaglia violenta

a cercare di colpire la folata di vento

che l'ha strappata dal....

inutile, continuava a lavorare ed a lavorare su quella stupida poesia che continuava a cancellare e riscrivere. Alzò gli occhi al cielo come a chiedere "ma perché insisto?" e, dopo qualche secondo passato a interrogarsi sulla natura di quell'alone sul soffitto, indeciso tra una macchia ed un'ombra, prese il foglio e lo appallottolò.
Si stupì della violenza con cui serrava il pugno, quasi come se ne potesse estrarre un succo magico capace di renderlo finalmente capace di finire quell'opera incompiuta, la rabbia tornò a gonfiare le sue vene. Durò poco; al pensiero che tanto il giorno dopo avrebbe ricominciato a non/finirla. Si immaginò nei panni di Penelope. Una fedele donna greca con toga bianca intenta a fare e rifare, rifare e disfare qualcosa che non vuole finire. Con la barba. E con una cagna ai suoi piedi che di greco non aveva nient'altro che il profilo. Talmente brutta da sembrare una greca marcia di una palazzo abbandonato da secoli.

L'immagine lo fece ridere e per un attimo gli fece dimenticare il perché continuava incessamente a cercare di finire quei pochi schifosi versi. Erano il suo strale emotivo, una freccia immersa nel veleno del suo cinismo peggiore, lanciata attraverso il suono debole e scricchiolante di una vecchia bic nera su un foglio di carta,

Da Penelope a Cyrano. "Almeno stavolta è un uomo e la barba è giustificata"

Tutto pur di non essere se stesso. Alzò di nuovo gli occhi al cielo. E stavolta fu sicuro che era un'ombra. Ma ciò che la proiettava non era all'esterno...

 
 
 

La strada

Post n°22 pubblicato il 07 Settembre 2011 da DeadStar

 

Vivere significa dovere fare continuamente i conti non tanto con le difficoltà che si incontrano - e che a volte si superano - ma con la nostalgia di quello che lasciamo alle spalle.

Perché per ogni cosa che impari, c'è qualcosa che devi dimenticare. Per ogni nuova incombenza che prendi sulle tue spalle, devi abbondare qualcosa al suo destino. E per ogni volta che devierai dal tuo cammino, per essere un uomo migliore, ci sarà qualcuno che penserà che ti stai perdendo.

Tutto sta ad avere il coraggio non rimpiangere quello che hai abbandonato. Perché non possiamo fare tutte le scelte, dobbiamo fare solo le migliori.

 

 

 
 
 

Pensieri

Post n°21 pubblicato il 29 Agosto 2011 da DeadStar

Certe sere mi sdraio sul letto, socchiudo gli occhi verso la poca luce che entra dallo spiraglio della finestra e mi ritrovo con migliaia di pensieri sdraiati con me. Concubine, amanti, li seduco e si lasciano sedurre, li vivo con l'estasi di un abbraccio eterno. Milioni di miliardi di pensieri come capelli di donna in cui affondare il viso e restare lì, giusto per un attimo eterno. Un attimo. Il tempo che le palpebre percorrano l'ultimo millimetro e si chiudano del tutto.
Un attimo
E si riaprono.

E mi ritrovo spalle al muro, con miliardi di milioni di pensieri erti davanti a me che mi osservano, mi giudicano, mi scrutano, cercano il senso della loro esistenza in me. Inconsapevoli giudici della mia vita. Io non ho mai trovato in uno solo di loro, tra miliardi di miliardi di essi, quello che loro vorrebbero trovare in me? Stupidi pagliacci che mi osservano, mi giudicano, cercano. 
Cercano di trovare il senso della loro esistenza prima che le mie palpebre si richiudano, come un pagliaccio che cerca di aprire una porta con un mazzo di chiavi di ghiaccio. Il tempo è poco.

Continuano a scrutarmi a cercare, a desiderare, avidi di conoscenza, vampiri che si autoalimentano trasmettendo a me le loro paure e le loro ansie, costringendomi a cercare la loro risposta generando miliardi di miliardi di altri pensieri.

E sono ancora lì, dritto, spalle al muro, con miliardi di pensieri di fronte a me

La benda? No grazie...Vi ho avuto davanti per tutta la vita, posso osservarvi mentre mi scrutate, non ho il minimo attimo di esitazione nel momento in cui, come fucili puntati al cuore del condannato mi trafiggono con miliardi di miliardi di proiettili di verità.

Poi la luce, il giorno. Un'altra vita da vivere, altri miliardi di pensieri da generare. Altre verità da affrontare

 
 
 

Chiudete gli occhi

Post n°20 pubblicato il 29 Agosto 2011 da DeadStar

Ascoltate i passi. Come è sensuale il suono di vecchi piedi che baciano pietre nuove. Chiudete gli occhi ai profumi lontani, inspirate, perché rimangano con voi come cartoline di ere lontane, atomi di ricordi.
Aprite la mente. Scoprite che "strano" e "brutto" spesso sono solo mantelli di cui si copre il DIVERSO. Ed imparate. Dai sassi, dall'aria e dalla mente.
Viaggiare è ritrovarsi con se stessi in un posto nuovo, guardarsi da un altro lato per riscoprire quello che si è pronti a fare. O a diventare.

 
 
 

Stelle rinnegate

Post n°19 pubblicato il 29 Agosto 2011 da DeadStar
Foto di DeadStar

Ebbene sì, c'è stato un periodo in cui il sottoscritto non era quel cinico deficiente che molti di voi conoscono (anche contro la loro volontà essendo forzati / stati forzati a condividere spazi con il sottoscritto..compagni di classe, colleghi di lavoro etc.. :D). E durante quel periodo scriveva delle cose. Per fortuna molte delle quali distrutte. Altre che ogni tanto riemergono ad ogni trasloco.
Questa mi era sempre rimasta in mente. Credo di averla scritta durante l'ultimo anno di liceo. Non l'avevo più ritrovata da allora e sporadicamente mi ritornava in mente l'idea alla base, che mi era sempre piaciuta molto, della assenza di perfezione come vera perfezione, della varietà come unica perfezione possibile.
Grazie ad una cara amica l'ho finalmente ritrovata...e leggendola mi è corso un brivido lungo la schiena...di orrore! Ma come cazzo scrivevo? Errori grammaticali, tempi sbagliati, passaggi senza alcuna logica!
Così ho passato due giorni a rimetterci le mani per lavorarci. Ma non ce l'ho fatta. L'originale brivido di orrore alla fine è diventato di malinconia.
Come cambia la nostra concezione dell'amore nel crescere; da passionale, dolorosa, irrazionale e masochista a matura, riflessiva, tenera, passionale. L'una non è migliore dell'altra...proprio perché diverse. Alla fine ho ceduto al peso dei ricordi. Forse in futuro la rimaneggerò un po', almeno per togliere gli ORRORI, per ora eccola nella sua fangosa e quasi dislessica in alcuni punti forma originale
 


Quando Dio creò il mondo era talmente innamorato della varietà che fece sì che nell'intero Universo non ci fosse niente simile a nient’altro. Fosse anche per un riflesso di luce, una piuma o il fruscio di una foglia, non vi era una pietra, uno scricciolo, un albero che fosse simile ad un altro.
Anche le stelle brillavano della passione di Dio per la varietà; ogni stella aveva un lampo di luce, nel cuore e attorno a se, diverso da tutte le altre, un lampo di luce in alcune dorato, come lo splendore della galassia che ama e riunisce tutte le stelle a se, come tenera madre che allunga le braccia per riportare nel suo cuore i figli che vede allontanarsi.
In altre le montagne della luna più nascoste ad i nostri occhi riconoscevano il loro argento, l’ argento di quella luna che dolcemente ci illumina la notte facendo sì che non sia né troppo scura, che un uomo ed una donna siano simili ad un altro uomo o donna, né troppo luminosa, da farci vedere i confini del mondo dove cielo e mare si abbracciano come passionali amanti facendoci sentire piccoli di fronte all’immensità dell’universo.
Ad altre stelle Dio diede la luce azzurra del mare possente che con leggera schiuma da brividi sulla pelle e nel cuore, facendoci pensare a baci mai dati, carezze dimenticate, uomini lontani, diversi da noi, ma con lo stesso battito nel cuore, lo stesso mare da osservare.
In quel tempo ormai troppo lontano, il cielo di notte era un prato fiorito di mille fiori luminosi dai profumati colori persi nell’argento di una luna che a volte non ci capisce e scappa via a nascondersi, sentendo poi la nostra mancanza. Il cielo notturno era un manto prezioso intessuto con fili dai mille colori che scendeva a coprire il mare che a volte ci ama e ci viene incontro, come a volere raccogliere le lacrime versate senza motivo, senza ragione, le più dolorose che esistano, e a volte odiandoci si ritira, forse per farsi seguire, forse per andare a raccogliere le lacrime di chi ci è lontano, ma vicino per dolore.
Forse il mare è il luogo inventato da Dio per raccogliere le lacrime versate guardando il cielo d’inverno, versate su un ricordo lontano, un dolore presente; il mare è il fazzoletto che raccoglie le nostre lacrime inutili, inutili perché versate senza un motivo, inutili perché noi stessi ne siamo la causa, le lacrime più amare, più dolorose. Forse per questo il mare è così salato.
Così Dio insegnò al mondo la bellezza della diversità, la completezza che esiste solo nell’essere incompleti, ed ogni stella, per quanto luminosa e splendente, non si sentiva mai perfetta, perché non aveva la forza del mare, il profumo della terra, la nostalgia e la complicità della luna, il comprensivo ed assordante silenzio della notte, quella stella amava ciò che vi era di diverso, perché proprio il suo non essere perfetta la faceva sentire necessaria, la faceva sentire piena; quella stella illuminando la notte insieme alla luna, aggraziava la forza del mare e il profumo della terra, sentiva pieno il progetto di Dio.
Ma l’Uomo non capì ciò, l’Uomo, creatura prediletta non poteva avere tutto, e allora sentendo la necessità di possedere, volle scegliere. Non la mela, ma la scelta del frutto furono la sua rovina e quella dell’intero Cosmo.
Dio, come padre di un bimbo viziato volle assecondare questa scelta, prese una stella dal cielo e la diede all’ Uomo sotto le sinuose forme di una donna.
Ma la donna era sempre stella, anche se in un corpo, e al singolo preferiva il molteplice, all’unità la varietà del Creato; passava così tutte le notti sulla spiaggia ad osservare il cielo e la luna, dal cuore della Galassia scesero lacrime bianche e pure come latte, pure perché mai furono versate da una madre lacrime più sincere e dolorose, quelle lacrime si sparsero come un fiume lungo il Cielo a testimonianza di quel lacerante dolore. La donna vedendo ciò pianse anche lei, le lacrime le accarezzarono il corpo e toccavano la sabbia che subito le portava al mare che le conserva ancora, mostrando al Cielo, quando la Luna lo illumina, tutta una scia luccicante d’argento.
L’Uomo era turbato da ciò e prese a dire alla donna che lei era la stella più bella di tutto quel Creato, che non avrebbe mai dovuto piangere per essere lontana da altre stelle di così poco conto rispetto a lei. La stella sopraffatta dal dolore, credette a ciò.
Fu rotta la perfezione, l’unica vera bellezza mai creata da Dio. Tutte le altre stesse persero la loro perfezione, perché una parte di loro era venuta meno e, sentendosi ripudiate da Dio e dall’Uomo cominciarono a consumarsi, pallide, sempre più debolmente nel cielo che ormai diventava sempre più cupo. Ultima speranza ancora manteneva le stelle, quella che l’Uomo, una volta morto, avrebbe restituito al Cielo quella stella strappata.
Ma l’Uomo insegnò a suo figlio ciò che riteneva bellezza, e questi a suo figlio e quest’ultimo a suo figlio.
Da allora le stelle scoprirono e compresero l’esistenza della Morte, cominciarono a bruciare, alcune lentamente, mantenendo viva nel loro cuore una scintilla di speranza, ma perdendo il loro splendore dorato, il loro argento abbagliante, il loro rassicurante azzurro, altre preferirono gettarsi nel mare bruciando tutta la loro vita in pochi istanti, per far si che almeno allora l’Uomo e la sua Donna alzassero gli occhi al cielo…ma così non fu.
E tutto da allora è triste e bianco, da allora la Luna a volte ci odia e fugge lontano a cullare tra i suoi raggi argentati gli ultimi istanti di vita di una stella morente che le chiede di tornare dagli uomini e convincerli ad alzare gli occhi al Cielo, e convincerli a meravigliarsi ancora come un bambino appena scopre quelle stelle che ora stanno morendo, così la Luna torna…niente è cambiato.
Ma la notte, se ci fermiamo a guardare, allora il nostro sguardo, seguendo il filo argentato di un raggio di Luna, arriva alle stelle dando loro un po’ di vita in più, allora potremmo vedere che le stelle non sono uguali, allora vedremmo di quanti colori possono essere le stelle. Almeno finché non abbassiamo gli occhi, perché troppo tempo è passato.
Il Cielo è sempre più scuro
Le stelle sempre più deboli
Il Mare sempre più pieno delle nostre lacrime, delle lacrime di noi, stelle rinnegate, il mare è sempre più salato.

A volte il passato ritorna a ricordarti quello che sei stato..ed a volte quello che non dovrai mai più essere

 
 
 
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