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ATAPALERMO LIBERO

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Messaggi di Gennaio 2017

ATTACCARE IL SINDACATO? TUTTO FA' BRODO !

 

Gissi: su abusi 104 non si incolpi il sindacato

È troppo chiedere a un giornalista della caratura di Gian Antonio Stella qualcosa di più della semplice declinazione in chiave (anti)sindacale del classico “piove governo ladro”? Avanti di questo passo, ci attendiamo di essere incolpati anche delle sempre più frequenti anomalie climatiche.
Rispetto al problema da lui posto in evidenza oggi sul Corriere della Sera, l’utilizzo improprio della legge 104, non vi è alcuna sordità del sindacato, non fosse altro perché i primi a lamentarsene sono coloro che da comportamenti anomali e abusi di quel genere finiscono per essere in prima persona penalizzati, cioè altri lavoratori dello stesso settore in cui il sindacato opera e che non avrebbe proprio alcun interesse a ignorare o trascurare.
La verità è che quando si tratta di dare applicazione a una norma di legge, il sindacato non ha (purtroppo o per fortuna, decida lui) molto spazio per intervenire. Tutte le volte che ci ha provato, tentando di porre argine ai possibili abusi nelle tutele garantite dalla legge 104 (che resta comunque una norma di civiltà), ha dovuto ripiegare, perché ogni limitazione per via contrattuale di quanto la norma prevede è fatalmente destinata a soccombere in sede di contenzioso.
Poiché inoltre non è certo il sindacato a rilasciare le certificazioni che attestano l’esistenza dei requisiti di accesso ai benefici della 104, perché gli strali non vengono lanciati nella direzione giusta, indirizzandoli - per esempio - alle strutture del sistema sanitario preposte ad accertare le situazione di disabilità? Forse perché prendersela col sindacato fa oggi più tendenza, e garantisce più audience?
Diamo piena e totale disponibilità al dott. Stella per fare insieme una verifica su quali e quante opportunità si rendano disponibili al fine di disciplinare, attraverso la contrattazione, l’applicazione della legge 104 e il contrasto ai suoi eventuali abusi. Nel frattempo lo invitiamo anche a prendere visione direttamente, e non per sentito dire, del lavoro che ogni giorno si svolge in una sede territoriale del sindacato: si renderà così conto, fra l’altro, che in quella domanda (“Ce l’hai la 104?”) con cui chiude il suo pezzo non c’è assolutamente alcuna connivenza né incitazione, esplicita o implicita, agli utilizzi impropri delle norme di legge. Era proprio necessaria questa punta malcelata di gratuita malizia, che ferisce ingiustamente la serietà, l’onestà e il generoso impegno speso da tanti operatori sindacali ogni giorno in ogni parte d’Italia?

Roma, 25 gennaio 2017

Maddalena Gissi, segretaria generale Cisl Scuola

 
 
 

MOBILITA' - RESOCONTO ANALITICO

Post n°1009 pubblicato il 18 Gennaio 2017 da emmegisinda
 

Cisl Scuola, i veri numeri della mobilità dei docenti. Quanti si muovono davvero, e perché

17.01.2017 19:00

C’è qualcosa che non quadra nei numeri sulla mobilità dei docenti italiani, a partire dai quali in questi giorni si snoda su importanti organi di informazione il racconto di una scuola allucinante, dove un docente su tre avrebbe cambiato sede di servizio, grazie anche a regole stabilite nei contratti che tutelerebbero gli interessi del personale a scapito di quelli dei ragazzi. 
Cerchiamo allora di fornire qualche dettaglio in più, per avere un quadro più attendibile della situazione e, come ci sembra giusto, anche una più corretta attribuzione delle responsabilità per quanto accade. 
In premessa, riteniamo indispensabile escludere dal computo il numero dei posti coperti da supplenze. Non solo perché è davvero difficile stabilire se e quanta continuità si sia realizzata (e si possa realizzare) su quei posti, la cui modalità di copertura non può fornire a tal fine alcuna garanzia, ma anche perché il conferimento delle supplenze non è mai stato disciplinato da contratti, ma da atti amministrativi di natura unilaterale (regolamento per le supplenze). Scontato dire che se si procedesse, come da anni i sindacati chiedono, a stabilizzare una mole così considerevole di posti (ben oltre 100.000), rendendo di conseguenza stabile anche il troppo lavoro precario cui si ricorre ogni anno per far funzionare la scuola, si creerebbe una condizione decisamente più favorevole per una continuità oggi minata, per quella quota di posti, alla radice. Non certo per scelte e men che meno colpe del sindacato. 
Tolte dal conteggio le supplenze, resta il numero dei docenti che hanno ottenuto un trasferimento nel 2016/17, pari a 157.901. Numero piuttosto elevato (ancorché molto lontano dagli sbandierati 250.000), ma su cui va fatta un’ulteriore precisazione di non poco conto: di quei 157.000 movimenti, infatti, ben 85.000 rappresentano un’operazione dovuta e inevitabile, ossia l’attribuzione della sede di titolarità ai docenti assunti nel corso dell’anno scolastico precedente, i quali per legge sono tenuti a presentare una domanda che si chiama “di trasferimento”, ma in realtà serve non a cambiare sede, ma a ottenerne una. 
Restano quindi in totale poco più di 70.000 i trasferimenti “veri”, quelli cioè di chi si trasferisce da una sede a un’altra perché ha chiesto e ottenuto di farlo. Ma anche questo numero andrebbe depurato: anzitutto dai movimenti cosiddetti “d’ufficio”, dovuti cioè alla necessità di trasferire docenti che hanno perso il posto, e poi anche da quelli di chi – al contrario – riesce a tornare nella scuola da cui era stato allontanato in precedenza perché soprannumerario. In questo secondo caso, consentendo magari di recuperare quella continuità didattica che si era interrotta non certo per volontà del docente. Non disponiamo purtroppo di questo dato, che in un recente passato aveva raggiunto consistenza notevole a causa dei pesanti tagli di organico. 
All’interno dei numeri sopra descritti, si collocano quelli riguardanti i movimenti su posti di sostegno, che sono in tutto poco meno di 30.000 (18.427 internamente alle singole province, 11.540 tra province diverse). Se ne ricava che i trasferimenti “a domanda” di docenti titolari su cattedra, posto classe o sezione sono circa 40.000 (ma probabilmente di meno, se si considerano i movimenti “subìti” dai perdenti posto). 
Questi i numeri veri dei trasferimenti, cui si possono aggiungere i circa 27.000 insegnanti che hanno ottenuto assegnazione provvisoria (di cui 14.000 su sostegno e 13.000 su cattedra, classe o sezione), ricordando però che si tratta di movimenti legati a specifiche e limitate motivazioni di carattere personale o familiare. 
Alla luce di queste precisazioni, i racconti che hanno riempito in questi giorni pagine e pagine di giornali possono forse assumere una luce un po’ diversa. Noi consideriamo comunque un bene che la scuola occupi il centro della scena mediatica e ci dà molto più fastidio quando scende sui suoi problemi e sulle sue esigenze il velo dell'oblio o della disattenzione. 
Ma l’obiettivo sia sempre, davvero, quello di sollecitare l’impegno di tutti perché la scuola e chi ci lavora siano messi in condizione, almeno, di far fronte all’ordinario quotidiano impegno (non sempre è condizione garantita) e se possibile di poterlo svolgere con più efficacia. Se invece si finisce per accreditare l’immagine di un corpo docente intento solo alla cura del proprio interesse o addirittura dedito al “turismo” a scapito degli alunni (come indecentemente qualcuno è arrivato a dire), allora non si rende un buon servizio né alla scuola, né a una corretta informazione.

Maddalena Gissi, segretaria generale Cisl Scuola

Nel file allegato una tabella riassuntiva dei movimenti

 
 
 

BUONA SCUOLA - DELEGHE ATTUATIVE

Post n°1008 pubblicato il 16 Gennaio 2017 da emmegisinda
 

Sulle deleghe serve un confronto approfondito, recuperare il troppo tempo perduto

14.01.2017 19:38

Sulle deleghe attuative della 107 si apra subito un confronto ampio e approfondito; per diverse ragioni quello avvenuto fino ad oggi è stato molto limitato e parziale, occorre recuperare il tempo perduto. Sono fin troppo evidenti i guasti che la mancanza di dialogo ha prodotto nei mesi scorsi, determinando nella scuola disagi e tensioni che non hanno certo giovato al suo buon funzionamento e alla stessa qualità del servizio. Per questo abbiamo apprezzato ultimamente il positivo cambio di clima nelle relazioni sindacali e ci auguriamo che si confermi tale anche per quanto riguarda il confronto sulle deleghe. Importante evitare il rischio di vanificare le coperture economiche in gioco, ma ancor più importante il contenuto dei provvedimenti, che toccano questioni di grande rilievo per la scuola, i suoi utenti e il suo personale. Visto che lo stesso premier, subito dopo il Consiglio dei Ministri di oggi, ha definito quello delle deleghe “un pacchetto importante aperto al contributo del Parlamento”, noi chiediamo che il percorso di consultazione sia colto anche come opportunità per intervenire su limiti e criticità evidenti della legge 107. Bene l’impegno dichiarato dalla ministra Fedeli di voler seguire direttamente le audizioni, ora attendiamo di veder concretizzato anche quello - di cui le chiediamo di farsi garante - di un approfondito confronto di merito con i sindacati, soprattutto sugli aspetti delle deleghe che hanno più immediato riflesso sul personale, finalizzato a ricostruire con il mondo della scuola un nuovo rapporto di fiducia.

Maddalena Gissi, segretaria generale Cisl Scuola

 
 
 

MOBILITA' - NOTA UNITARIA

Post n°1007 pubblicato il 12 Gennaio 2017 da emmegisinda
 

Troppi trasferimenti? Colpa di scelte politiche sbagliate. Nota congiunta di Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal

11.01.2017 14:19

In relazione a quanto pubblicato in questi giorni sulla mobilità degli insegnanti si rendono, a nostro parere, necessarie alcune precisazioni, con l’augurio che, a partire da una maggior consapevolezza dei limiti sempre più evidenti di una Buona Scuola che così buona non si sta rivelando, si possa finalmente iniziare una proficua discussione nel merito, per trovare possibili correttivi ai problemi rimuovendone le vere cause. 
L’accusa di anteporre la tutela del personale agli interessi dei ragazzi e delle famiglie non ha, per quanto ci riguarda, alcun fondamento. Quasi sempre inascoltati, stiamo evidenziando da anni i problemi strutturali di cui soffre la scuola italiana, avendo come obiettivo quello di migliorare la qualità dell’offerta formativa rivendicando le condizioni, in primis la stabilità del personale scolastico su adeguate dotazioni di organico, che sono fra l’altro il presupposto indispensabile perché la continuità didattica possa concretamente realizzarsi. Ed è proprio nelle regole definite contrattualmente che alla continuità abbiamo sempre voluto riconoscere il giusto peso e valore. A comprometterla, mettendone in discussione le premesse, sono stati, al contrario, anni e anni di scelte politiche sbagliate, che hanno privato la nostra scuola di risorse economiche e umane facendo sì che il nostro sistema rimanesse agli ultimi posti in ambito OCSE quanto a destinazione di investimenti.
Salatissimo il conto pagato dalla scuola e dai suoi lavoratori; tanto per fare un esempio, non hanno certo favorito la qualità del servizio, né la continuità didattica, i 120.000 posti di lavoro tagliati in tre anni, con conseguenti e consistenti processi di mobilità d’ufficio. 
Quando poi questa tendenza recessiva sembrava invertirsi, le decisioni politiche sono state ancora una volta pesantemente sbagliate, come dimostra fra l’altro proprio l’impostazione del piano di assunzioni; quest’ultima, insieme alla irrisolta questione del lavoro precario, la cui diffusione non è stata scalfita dalla Buona Scuola, è la vera causa dei processi di mobilità cui si è dato così ampio risalto sulla stampa. 
Per favorire la continuità didattica occorre dare alla scuola i posti necessari al suo funzionamento e coprirli con lavoro stabile, garantendo una cadenza regolare al reclutamento del personale. Non va dimenticato, anche considerando i dati della mobilità in discussione, che questa avviene solo se ci sono posti da coprire. Se si registra un così alto numero di movimenti da nord a sud, la domanda da porsi è perché mai sia stato necessario forzare, nel piano di assunzioni, una migrazione di docenti in aree territoriali diverse e lontane, ponendo così le premesse per una naturale e comprensibile spinta a rientrare nelle regioni di residenza. Per le quali, sia detto per inciso, dovrebbero valere le stesse preoccupazioni di garantire qualità del sevizio e continuità didattica; invece, fra le gravissime lacune della politica scolastica vi è da molto tempo e a diversi livelli anche l’incapacità di garantire il necessario incremento di tempo scuola in aree di forte deprivazione sociale. 
Non esiste quindi alcun “eccesso di tutela sindacale”, esiste certamente una preoccupante assenza di lucidità e lungimiranza nelle scelte di politica scolastica, fatte con una pretesa di autosufficienza i cui limiti e conseguenti guasti si evidenziano considerando che proprio dal mancato rispetto delle regole sulla mobilità stabilite contrattualmente è nato il caos dei trasferimenti della scorsa estate, alimentando un diffuso contenzioso e allungando i tempi delle operazioni, il cui impatto sarebbe stato ben diverso se si fossero concluse nei tempi previsti, cioè prima dell’inizio delle lezioni. E del resto non è inutile ricordare che in un recente passato la regolarità dei concorsi su base provinciale e regionale – subentrata ai concorsi nazionali – garantiva la copertura tempestiva dei posti liberi senza imporre spostamenti in tutto il territorio nazionale. 
Non è infine accettabile che si addossi ogni sorta di responsabilità a insegnanti che solo dopo lunghissimi anni di precariato hanno visto stabilizzare il proprio lavoro, e il cui disagio personale e familiare merita almeno rispetto. Nessuna copertura a eventuali singoli comportamenti anomali che, qualora accertati, andrebbero doverosamente sanzionati. Ma si evitino, per favore, inaccettabili generalizzazioni che offendono la dignità delle persone e il valore del lavoro che svolgono, in condizioni tutt’altro che privilegiate.

Roma, 11 gennaio 2017

FLC CGIL Francesco Sinopoli 
CISL SCUOLA Maddalena Gissi 
UIL SCUOLA Giuseppe Turi 
SNALS CONFSAL Marco Paolo Nigi

 
 
 
 

PEGASO UNIVERSITA' TELEMATICA

Sede di Palermo:

Via Maqueda 383

 

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