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Messaggio N° 2135 21-02-2007 - 09:42

Hannibal Lecter - Le origini del male (Hannibal Rising)

Un film di Peter Webber. Con Gaspard Ulliel, Gong Li, Rhys Ifans, Kevin McKidd, immagineDominic West, Richard Brake, Stephen Walters, Ivan Marevich, Goran Kostic. Genere Drammatico, 117 minuti. Produzione Francia, Gran Bretagna, USA 2007.

C’è una grande coproduzione europea (Italia, Gran Bretagna, Repubblica Ceca e Francia) dietro l’idea e la produzione di Hannibal Lecter – Le origini del male, capitolo iniziale della storia di quell’Hannibal Lecter reso celebre da un grandissimo Anthony Hopkins, volto che ha contribuito a trasformare il suo personaggio in uno dei serial killer più celebri (se non il più celebre) della storia del cinema. Ancora il nome dei De Laurentiis dietro questo progetto che rappresenta il quinto episodio (in ordine cronologico dopo Manhunter – Frammenti di un omicidio, Il Silenzio degli Innocenti, Hannibal e Red Dragon) che racconta la storia sin dalle origini, dalle vicende di un giovanissimo Hannibal alle prese con gli orrori della guerra fino ad arrivare all’adolescenza e poi all’età adulta.

In Lituania, un giovane ragazzo di nome Hannibal cresce in un orfanotrofio: durante la seconda guerra mondiale i nazisti hanno infatti ucciso i suoi genitori e la sorellina mangiandole le guance e le braccia. Riesce a fuggire e a raggiungere Parigi, dove si ritrova con la vedova di suo zio, una bellissima donna giapponese (Gong Li-Memorie di una gesha). Tutte le violenze subite nel passato riaffiorano continuamente in lui che, iniziando a studiare medicina, comincia a indagare nelle pieghe dell’animo umano. E la sua violenza inizierà a strabordare.
Firmato da Peter Webber, il film, prequel sullo psichiatra antropofago più famoso della celluloide, si assume il difficile compito di spiegare come Hannibal si trasformò appunto in The Cannibal, diventando uno dei personaggi più coinvolgenti, tanto malvagio quanto brillante, del genere thriller (ghiotto di guance e funghi).

Una sanguinolenta apologia del lato più cruento del personaggio, lo stesso che così tanto ci aveva affascinato, nonostante i pochissimi minuti e le poche leggendarie battute riservategli nel corso degli anni nei cinque capitoli cinematografici che lo hanno reso l’indiscussa icona del thriller/horror contemporaneo.
Un’affezione che in questo nuovo episodio scarseggia pesantemente, probabilmente anche per colpa dell’esasperata cupezza delle ambientazioni storiche post-belliche e di alcune scelte di sceneggiatura e di scenografia a dir poco discutibili. Vedi la poca empatia che si crea con un personaggio femminile totalmente fuori tema e fuori luogo, il tempio di culto nei sotterranei del castello e le lezioni di arti marziali che Hannibal prende dalla zia, che stonano non poco con il contesto socio politico di quel periodo. Un thriller psicologico che ha poco di psicologico, dai ritmi serrati ma che a lungo andare annoia lo spettatore, nonostante stia raccontando particolari finora inediti della storia di un inquietante e misterioso serial killer.

Il tono del film è tanto cupo quanto sapientemente smaltato in una sintesi quasi classica di eleganza e crudeltà.

Sconsiglio di andare a vederlo al cinema... meglio in una serata a casa con amici.




scritto da: pepitadellapampa



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