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Messaggio N° 29 18-03-2002 - 00:00

I PRINCIPI DI UNA CONOSCENZA PERTINENTE

«I PRINCIPI DI UNA CONOSCENZA PERTINENTE»




«Di fatto l'iperspecializzazione impedisce di vedere il globale (che frammenta in particelle) nonché l'essenziale (che dissolve).




Essa impedisce anche di trattare correttamente i problemi particolari che possono essere posti e pensati solo nel loro contesto
...




Ora, i problemi essenziali non sono mai parcellari, e i problemi globali sono sempre più essenziali.


Mentre la cultura generale sollecitava a contestualizzare ogni informazione o ogni idea, la cultura scientifica e tecnica disciplinare parcellizza, disgiunge e compartimenta i saperi, rendendo sempre più difficile la loro contestualizzazione.


Nel contempo, il taglio delle discipline rende incapaci di percepire "ciò che è tessuto insieme", ovvero, nel senso originale del termine, il complesso.




La conoscenza specializzata è una forma particolare di astrazione. La specializzazione "as-trae", ossia estrae un oggetto dal suo contesto e dal suo insieme, ne rifiuta i legami e le interconnessioni con l'ambiente, lo inserisce in un settore concettuale astratto che è quello della disciplina compartimentata, in cui le frontiere spezzano arbitrariamente la sistemicità (la relazione di una parte con il tutto) e la multidimensionalità dei fenomeni; conduce a un'astrazione matematica che opera con ciò stesso una scissione con il concreto, privilegiando tutto ciò che è calcolabile e formalizzabile.




Così l'economia, per esempio, ossia la scienza socialmente e umanamente più arretrata, poiché si è astratta dalle condizioni sociali, storiche, politiche, psicologiche, ecologiche inseparabili dalle attività economiche. Per questo motivo i suoi esperti sono sempre più incapaci di interpretare le cause e le conseguenze delle perturbazioni monetarie e di Borsa, di prevedere e di predire gli andamenti economici, anche a breve termine. All'improvviso, l'errore economico diviene una conseguenza primaria della scienza economica.






Riduzione e disgiunzione.

Fino alla metà del XX secolo, la maggior parte delle scienze obbediva al principio di riduzione che riconduce la conoscenza di un tutto alla conoscenza delle sue parti
, come se l'organizzazione di un tutto non producesse qualità o proprietà nuove in rapporto alle parti considerate isolatamente.




Il principio di riduzione induce naturalmente a ridurre il complesso al semplice. Così esso applica alle complessità viventi e umane la logica meccanica e determinista della macchina artificiale. Può anche accecare e portare a eliminare tutto ciò che non è quantificabile e misurabile, eliminando così l'umano dall'umano, cioè le passioni, le emozioni, i dolori, le gioie. Nello stesso modo, quando obbedisce al postulato, determinista, il principio di riduzione occulta il rischio, il nuovo, l'invenzione.




Poiché la nostra educazione ci ha insegnato a separare, compartimentare, isolare e non a legare le conoscenze, l'insieme di queste costituisce un puzzle inintelligibile. Le intenzioni, le retroazioni, i contesti, le complessità che si trovano nel "no man's land" tra le discipline diventano invisibili.




I grandi problemi umani scompaiono a vantaggio dei problemi tecnici particolari. L'incapacità di organizzare il sapere sparso e compartimentato porta all'atrofia della disposizione mentale naturale a contestualizzare e a globalizzare. L'intelligenza parcellare, compartimentata, meccanicista, disgiuntiva, riduzionista, spezza il complesso del mondo in frammenti disgiunti, fraziona i problemi, separa ciò che è legato, unidimesionalizza il multidimensionale. È un'intelligenza miope che il più delle volte finisce per essere cieca. Distrugge sul nascere le possibilità di comprensione e di riflessione, riduce le possibilità di un giudizio correttivo o di una prospettiva a lungo raggio.




Così, più i problemi diventano multidimensionali, più si è incapaci di pensare la loro multidimensionalità; più progredisce la crisi, più progredisce l'incapacità a pensarla; più i problemi diventano planetari, più diventano impensati. Incapace di considerare il contesto e il complesso planetario, l'intelligenza cieca rende incoscienti e irresponsabili
».




Edgar Morin








LINK UTILI:


- «I sette saperi necessari all'educazione del futuro», il libro

- Salone dello Studente

- Recruitment Day

- Fiera di Milano: come raggiungerla


-  CampusWeb

-  Canale Lavoro di ItaliaOnLine



Articolo pubblicato da: Giovanni Zisa



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