Racconti nel cassetto: Sera d'invernoImbacuccata nella mia ghernier, bavero rialzato e mani affondate nelle tasche, camminavo per un lungarno di Firenze, una sera di metà gennaio di tre anni fa. Camminavo ingobbita dal freddo, controvento, gli occhi ridotti a fessure per non essere colta da ghiacce e rade goccioline di pioggia che il vento scaraventava contro la mia faccia.
Giunta all'ansa del pescatore capii che il brusio indistinto udito poco prima proveniva da un'assembramento di persone, ora vocianti e gesticolanti, tutte volte verso l'acqua limacciosa e torrentizia dell'arno.
Guardai nella direzione in cui tutti guardavano...e lo stesso braccio con la stessa mano a ghermir la vita in un sussulto di autoconservazione, mi ripotò immediatamente ad Agbor, la mia città natale.
Stessa mano con le dita ad artiglio che affonda ed emerge nell'acqua irruenta, la mia piccola mano che ne copia i moti nella grande e nodosa mano di mio padre.
Lasciai il lungarno ed infilai in fretta una stradina laterale con una pena infinita nel cuore, ancor più ingobbita e rabbrividente non solo per via del vento gelido.
Articolo pubblicato da: Florence Egboko
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