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Messaggio N° 475 05-12-2002 - 10:36

Il culto degli zar in Etiopia

Un culto di possessione molto interessante per i suoi aspetti teatrali era il culto degli zar praticato in Etiopia e studiato da Michel Le iris, durante la spedizione Dakar-Gibuti, nel 1934.


Gli zar erano spiriti o entità mitiche ritenute responsabili di alcune malattie che erano diagnosticate da specialisti, chiamati bala-ganda. Questi, in un secondo tempo, avevano il compito di stabilire quale zar era responsabile di tale malattia e di insegnare al paziente ad eseguire in modo corretto il gurri per guarire.


Il gurri, segno di vera possessione da parte degli zar, era spesso presentato come un segno di gioia espresso dallo spirito possessore tramite il malato. Caratterizzato da una serie di movimenti violenti, tipici della trance, nei quali erano riprodotti miti e leggende, il gurri era eseguito durante le cerimonie.


La possessione da parte di zar era ritenuta ereditaria ed era considerato naturale che, dopo la morte del posseduto, una parte dei suoi spiriti fosse trasmessa a un familiare o a un discepolo. In questi casi le crisi erano una riproduzione delle crisi del posseduto defunto.


Lo zar era concepito come un “dimorante” come “qualcuno che occupava, che si installava” sul posseduto che diventava il suo cavallo. La possessione, almeno in alcuni casi, era assimilata ad un matrimonio. L’individuo che faceva per la prima volta un sacrificio (derqa) per lo zar, veniva chiamato musserra, cioè “giovane sposo”.


Una canzone destinata a far scendere lo zar su di un novizio, per esempio, diceva: “Entra segretamente, zar, giovane sposo. Nuovo zar entra in segreto”. Gli zar si manifestavano non solo nelle occasioni rituali, durante le quali i posseduti indossavano i costumi tipici degli spiriti, ma anche nella vita quotidiana dove spesso venivano usati come responsabili cui far appello quando si sentiva il bisogno di spiegare o giustificare o di scusare un comportamento. Inoltre , la possessione da parte di questi spiriti era occasione per le donne per comprarsi gioielli, vestiti o altri regali.


I pazienti erano riuniti in confraternite, ciascuna con al centro un posseduto trasformatosi in guaritore che riceveva in casa la clientela. Per diventare bala-ganda, un posseduto doveva aver avuto l’autorizzazione ad ampliare il suo ganda (gruppo di posseduti) da un guaritore che già esercitava questa possessione.


 Esistevano diverse confraternite che tendevano a riunirsi in date fisse, che erano quelle delle principali feste della religione ufficiale. All’interno delle confraternite era osservata una gerarchia che rispecchiava quella degli zar. La posizione di ogni membro dipendeva dal rango occupato nel mondo invisibile dallo spirito da cui era posseduto.


Michel Le iris metteva in luce alcuni elementi caratteristici del teatro presenti nelle cerimonie, quali il travestimento dei posseduti e il carattere pubblico delle esibizioni rituali. Secondo l’etnologo, queste cerimonie erano delle “vere rappresentazioni teatrali” in cui venivano mimate le situazioni relative alla vita quotidiana. In questo contesto la possessione era una liberazione dagli impulsi e dai desideri repressi nella vita ordinaria.



Articolo pubblicato da: duchessina1


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