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Messaggio N° 677 23-05-2003 - 15:48

Strage di Capaci: 23 maggio 1992...una data da ricordare!

"La mafia non è affatto invincibile, è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni" (Giovanni Falcone)


FOTO: ehart

Ucciso dalla mafia alle 17,58 del 23 maggio del 1992. Undicesimo anniversario di un giorno terribile, di una strage inaudita, come tutte le stragi che hanno come vittime i servitori dello stato e persone comuni nel nostro Paese.


Una strage consumata in un pezzo di autostrada, che salta in aria con 500 kg di tritolo, un vulcano che si apre in mezzo all’asfalto, una esplosione infernale che squarcia il silenzio della campagna siciliana, un terribile boato che si sente a chilometri di distanza.


23 maggio 1992. Tre Fiat Croma blindate, escono dall’aeroporto di Punta Raisi, direzione autostrada Trapani-Palermo, nessuna sirena spiegata e velocità da "codice", 130 km/h. In testa al corteo una fiat croma marrone, con tre agenti di scorta. Dietro una croma bianca, alla guida il giudice Falcone e a suo fianco la moglie Francesca Morvillo, dietro l'autista giudiziario, Giuseppe Costanza. In coda una croma azzurra.


Alle 17:58, si intravede lo svincolo per Capaci, un secondo dopo l’inferno.


Investita dall'esplosione la Croma marrone non c'è più: Antonio Montinari, Vito Schifani e Rocco Di Cillo muoiono sul colpo. La Croma bianca, è seriamente danneggiata: Falcone e la moglie vengono trasportati all'ospedale civico di Palermo, muoiono un'ora più tardi. Si salva miracolosamente Giuseppe Costanza, seduto dietro Giovanni Falcone.


La terza, quella azzurra, è un ammasso incomposto di acciaio, vetro e plastica ma dentro i tre agenti Gaspare Cervello, Paolo Capuzzo, e Angelo Corbo sono feriti, ma vivi. Altre venti persone vengono ferite: con le loro auto passavano in quel maledetto istante fra lo svincolo di Capaci e Isola delle Femmine.


Lo sgomento entrò nelle case di tutti gli italiani, che increduli videro quelle immagini di guerra, di morte e distruzione! Il senso di vuoto, di incapacità, del non saper più che fare, presero il sopravvento sulle emozioni che poi violente sarebbero esplose meno di 48 ore nella cattedrale di Palermo davanti a quelle cinque bare.


Non si potrà dimenticare Rosaria Schifani, straziata da un dolore immenso, immersa in una folla commossa e sconvolta, invocare, rivolgendosi a mafiosi e complici: "Vi perdono, ma inginocchiatevi".


Questo anniversario è importante, perché ci deve far ricordare. La sensazione, che i cuori si siano addormentati, in un letargo indotto dalla disinteresse, è maledettamente evidente! Un sonno profondo che ha colpito anche quei cuori di tante persone che con cortei e fiaccolate invocarono giustizia e libertà dalla mafia. Il nostro paese è spesso accusato di avere la memoria corta e facile preda della retorica di persone e personaggi di dubbio valore. In questo giorno di memoria e di dolore, non vogliamo celebrare, portar fiori o lutti al braccio: faremo silenzio, un minuto di silenzio, quel silenzio che fa tanto rumore, che sovrasta le tante parole vuote e inutili.

Non diremo nulla per un minuto, alle 17:58 la chat di Digiland, sempre in fermento e piena di parole e "icone" si ammutolirà!!!! I Digilanders non metteranno più parole ma solo puntini "...... ..... ...." tanti puntini per 1 minuto di silenzio. E in un silenzio irreale Digiland e i suoi digilanders ricorderanno.


Fermate tutti gli orologi, isolate il telefono,
fate tacere il cane con un osso succulento,
chiudete i pianoforti, e tra un rullio smorzato
 portate fuori il feretro, si accostino i dolenti.
Incrocino aeroplani lamentosi lassù
e scrivano il messaggio Lui E´ Morto,
allacciate nastri di crespo al collo bianco dei piccioni,
i vigili si mettano guanti di tela nera. (…..)
Non servon più le stelle: spegnetele anche tutte; imballate la luna, smontate pure il sole; svuotatemi l´oceano e sradicate il bosco; perché ormai più nulla può giovare
.

W. H. Auden, Blues in memoria (Funeral blues)



Articolo pubblicato da: Digiland Staff


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