BLOG PENNA CALAMAIO®
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Solidarietà per Red Lady e la Locanda Almayer
Post n°180 pubblicato il 03 Maggio 2007 da redazione_blog
Il 17 aprile scorso 41 donne sono state prelevate dalla polizia cinese, condotte in ospedale e costrette ad abortire. Il 18 aprile identica sorte è toccata ad un’altra ventina di donne. Nel breve spazio di 24 ore sono stati fatti morire oltre 60 feti. La crudeltà di questi atti di gratuita criminalità e di pesante violazione dei diritti umani è aggravata dal fatto che molte delle donne costrette ad abortire sono al nono mese di gravidanza. Nel 1978 il criminale governo di Deng Xiaoping ha varato una legge sulla pianificazione familiare, detta anche “legge del figlio unico, e l’ha imposta a tutto il Paese, adattandola alle varie realtà locali. Nel caso la donna incinta riesca ad aggirare la legge e far nascere il suo bambino, essa viene sottoposta alla comminazione di una multa ingente, che le famiglie povere non riescono a pagare, nonchè a disincentivi economici di vario tipo, che possono arrivare anche alla requisizione dei beni della famiglia stessa ed alla reclusione della donna in un laogoi, perchè sia rieducata anche attraverso la tortura. Questa pratica inumana, nella Cina comunista e proletaria, è spesso però risparmiata alle famiglie ricche mentre è diventata una regola per i meno abbienti La Cina pratica la sterilizzazione forzata da anni alle donne tibetane, in un feroce tentativo di annientare la cultura e l’etnia tibetana. Nel corso del 2005 sono state sterilizzate con la forza oltre 7 mila persone nella provincia dello Shandong. Nonostante nel 1980 la Cina abbia ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite per l’Eliminazione di tutte le Forme di Discriminazione contro le Donne, nel XXI° secolo esistono ancora in Cina donne torturate per aver fatto una scelta di vita. La Cina non mangia bambini né li bollisce per concimare i campi, ma li uccide quando già sono VITA e negli ultimi trent'anni ha sulla coscienza il genocidio di oltre 300.000.000 milioni di creature uccise nell'utero matero. Eppure la Cina pretende perfino di venirci a dare lezioni di civiltà e democrazia. In questo nostro paese oggi sicuramente ci si indignerà per le ultime dichiarazioni del Vaticano, che reputano l’aborto come “terrorismo dal volto umano”. La sinistra inizierà a fare i suoi sproloqui sulle nefaste ingerenze della Chiesa nelle vicende dello Stato, ma non leverà una sola parola di sdegno, in nome dell’equivicinanza, per le vicende occorse nei giorni scorsi alle 61 donne cinese costrette a subire aborti forzati e per questo genocidio silenzioso che avviene in Cina da trent'anni. E’ troppo comodo aprire gli occhi su ciò che ci fa comodo e chiuderli quando non ci va di vedere e denunciare. Io la definirei bieca meschinità ed anche indifferenza, omissione e complicità. scritto da Dike_vendicatrice su: http://blog.libero.it/vendicatrice |
Post n°178 pubblicato il 02 Maggio 2007 da redazione_blog
La comprensione è un concetto dai significati contrastanti e la sua accezione non è esclusivamente positiva anche se fin da piccoli ci viene inculcata l'idea che l'essere comprensivi verso gli altri è una delle prime doti a cui si dovrebbe aspirare. Quando la comprensione diventa sinonimo di perdono, tolleranza e sopportazione con idulgenza di cose intollerabili, si cade nella trappola della comprensione. Come spesso accade, la giusta via sta nel mezzo: comprensione per quello che è comprensibile ed accettabile. scritto da: twinmanu77 su: MONDOMANU |
Post n°158 pubblicato il 21 Aprile 2007 da redazione_blog
Con una madre nata, come diceva sempre mia nonna, all'ombra della Madonnina e un padre calabro-campano, in casa si è sempre parlato prevalentemente in italiano. Con tutte le eccezioni del caso: la nonna che si rivolgeva a mio padre in calabrese stretto, l'altra nonna che infarciva di espressioni meneghine le sue conversazioni, riunioni familiari nel corso delle quali - a seconda della preponderanza dell'uno o dell'altro gruppo familiare - gli adulti scivolavano senza problemi nell'uno o nell'altro dialetto. Inclusi i buffi tentativi di imitazione di uno zio, sempre redarguito da mia nonna che sanciva che nemmeno un sordo lo avrebbe mai scambiato per un milanese. scritto da SandaliAlSole su: Sconfinando
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