Creato da blogtecaolivelli il 04/03/2012

blogtecaolivelli

blog informazione e cultura della biblioteca Olivelli

 

 

« La Certosa di ParmaStendhal »

STENDHAL

Post n°1020 pubblicato il 07 Giugno 2016 da blogtecaolivelli

DA INTERNET

La Certosa di Parma

Secondo la tradizione, fu composto a Parigi, in un edificio al numero 8 di rue Caumartin, fra il 4 novembre e il 26 dicembre 1838, durante una volontaria reclusione dell'autore durata 52 giorni. Sembra che lo scrittore, trincerato nel suo studio, diede ordine alla servitù di rispondere "il signore è a caccia" a qualsiasi importuno venisse a cercarlo e a turbare così la sua produttivissima prigionia. Inoltre, sempre secondo la tradizione, tale romanzo non fu direttamente scritto da Stendhal, bensì dettato, parola per parola, ad un abilecopista, unico estraneo autorizzato a ficcare il naso nel rifugio dell'artista[1].

Il romanzo è stato suddiviso dall'autore in due parti: Libro Primo e Libro Secondo.

libro I

Il romanzo, ambientato sullo sfondo dell'Italia della Restaurazione, in buona parte immaginaria, ha per protagonista il giovane nobiluomo milanese Fabrizio del Dongo, figlio naturale di una gentildonna milanese e di un soldato napoleonico, Robert, ospitato dalla famiglia durante l'occupazione francese di Milano

Fabrizio, bello e spigliato, trascorre i primi anni della sua infanzia al castello di Griante (antica dimora quattrocentesca della famiglia Valserra del Dongo) dove vive «facendo spesso a pugni con i ragazzini del paese, senza imparare niente, neanche a leggere». Per la sua educazione viene mandato a Milano presso un collegio di gesuiti. Qui, però, il suo unico interesse è rappresentato dalla lettura di un volume di famiglia dove sono narrate le imprese eroiche dei suoi antenati: i Valserra (marchesi del Dongo). Si anima così di un forte spirito cavalleresco. Così, richiamato dal marchese del Dongo al castello di Griante, «al suo ritorno in quell'imponente palazzo edificato dai suoi antenati più bellicosi, Fabrizio non conosceva altro che gli esercizi militari e le passeggiate a cavallo». Qui cresce fra le attenzioni della madre e della zia, la contessa Gina Pietranera, trasferitasi nell'antico castello di famiglia alla morte del marito, un generale di divisione ucciso in un duello nato per futili motivi. Di tutte le attenzioni di cui è circondato il giovane Fabrizio si adombra il fratello Ascanio, il quale comincia a nutrire nei suoi confronti un forte risentimento e una profonda gelosia.

Le idee politiche

Il marchese del Dongo e il primogenito Ascanio sono dei conservatori convinti, strenui sostenitori del governo austriaco tanto da fungere per esso da informatori "ufficiali" riguardo alle mosse di Napoleone e dei suoi sostenitori sul suolo italiano. Di idee totalmente opposte è invece Fabrizio, il cui animo si accende agli ideali di libertà di cui Napoleone si faceva portatore e per il quale nutre una stima e ammirazione appassionate e sincere, al punto che decide di armarsi e di andare a combattere al fianco dell'Imperatore, in Belgio. Sua zia, la contessa Pietranera, dirà dell'amato nipote:

Fabrizio in fuga per Waterloo

Fabrizio fugge dal castello di Griante, all'insaputa del padre putativo, che lo avrebbe ostacolato e punito. Arrivato a destinazione, animato dal desiderio di incontrare Napoleone in persona, in realtà si scontra subito con la prima delusione: insospettiti dal suo italiano, i militari francesi lo scambiano per una spia, lo arrestano e conducono in prigione. Per fortuna la moglie del guardiano della prigione, impietosita dalle vicende sfortunate del giovane e allo stesso tempo colpita dall'ardore militare che lo anima, lo aiuta e Fabrizio riesce a fuggire vestendo i panni di un soldato ussaro. Si mette quindi di nuovo alla ricerca di un battaglione di Napoleone a cui accorparsi, ma di nuovo una serie di disavventure lo perseguita (più volte gli viene rubato il cavallo) e, se non fosse per l'aiuto e i consigli di una bonaria vivandiera, non riuscirebbe a sopravvivere.

Dopo mille peripezie riesce ad unirsi all'esercito, ma si troverà solo ad essere l'attonito spettatore di una battaglia che diventerà fin troppo famosa, quella di Waterloo. Ma la Waterloo di Fabrizio è una Waterloo confusa, guardata con l'occhio stupito ed inesperto di un ragazzo che non si rende conto di quello che sta succedendo, fra palle di cannone fischianti, disertori allo sbaraglio, furti di cavalli e assordanti cariche di fanteria prussiana. Lo stesso Napoleone, per conoscere il quale Fabrizio ha lasciato la casa paterna e ha percorso molte miglia, non è altro che un'incerta, ingobbita apparizione cui il protagonista non riesce a dare più di una fuggevole occhiata.

Il ritorno a Griante e il primo incontro con Clelia Conti

Alla fine della battaglia, sconfitto Napoleone e disperso l'intero esercito francese, Fabrizio si ritrova a girovagare senza meta, fino a giungere davanti ad una locanda, il Cavallo Bianco. Qui gli viene chiesto, dal Generale dei Dragoni Le Baron, di fermare chiunque tentasse di attraversare il ponte e di farlo entrare nella locanda. Ferito ad un braccio e ad una coscia nel tentativo di bloccare la strada a chi era fermamente intenzionato ad attraversare il ponte, Fabrizio viene mandato nella locanda a riposare. Il giorno dopo, al suo risveglio scopre che la locanda è in fiamme; nel caos generale, decide di montare a cavallo e di fuggire via. Stremato per le ferite subìte, riesce a malapena a raggiungere un'altra locanda, dove riceve le prime cure. Tornato al suo vecchio albergo a Parigi, scopre, grazie alle lettere scritte dalla madre e dalla zia, che deve fare subito ritorno a Milano, ma stando attento a seguire degli accorgimenti precisi, perché su di lui era stato emanato un ordine di cattura. L'invidioso fratello di Fabrizio, Ascanio, lo aveva infatti denunciato alla polizia di Milano con l'accusa di essere una spia di Napoleone. Ricercato dalla polizia, preoccupato, ma allo stesso tempo eccitato all'idea di essere considerato una spia dell'Imperatore, Fabrizio, seguendo prudentemente le istruzioni delle lettere, riesce a raggiungere il castello di Griante, dove finalmente può riabbracciare la madre, la zia e le sorelle. Da qui, però, in attesa di trovare una soluzione per far ritirare l'ordine di cattura, Fabrizio fugge in Piemonte, a Romagnano, nei pressi di Novara. Durante la sua fuga fa la conoscenza di una giovane e affascinante dodicenne da cui rimane colpito: Clelia Conti. Una volta giunto in Piemonte riceve la notizia che la contessa Pietranera sua zia, grazie alla sua influenza, è riuscita a far accordare al nipote l'impunità, a patto di rispettare alcune condizioni per dimostrare di non essere un cospiratore.

Fabrizio diventa monsignore e raggiunge Parma

Fabrizio viene preso sotto l'ala protettrice della zia Pietranera e del suo nuovo spasimante, il conte Mosca della Rovere Sorezana, «ministro della guerra, della polizia e delle finanze di Ernesto IV, principe di Parma», conosciuto al teatro La Scaladi Milano. Innamoratosi perdutamente di lei, il conte Mosca chiede alla Pietranera di trasferirsi alla corte di Parma. Entusiasta all'idea di poter rivivere gli antichi fasti della "perduta" giovinezza (lei è appena trentenne), Gina acconsente ad andare a vivere a Parma, accettando pure la condizione imposta dal conte per salvare le apparenze (lui è sposato, seppure separato, mentre lei è un'attraente giovane vedova): quella di accettare un matrimonio di facciata con il duca Sanseverina-Taxis, un sessantottenne con l'aspirazione di diventare ambasciatore. Presentata alla corte parmense come la duchessa Sanseverina, Gina riesce ben presto a conquistarsi l'intera corte (o comunque i personaggi di maggiore spicco). Consigliata dall'amante Mosca, invita il nipote Fabrizio ad abbandonare le sue velleità militari per abbracciare una ben più sicura (e degna dei suoi antenati) carriera ecclesiastica. Fabrizio accetta a malincuore. Viene così mandato all'Accademia ecclesiastica di Napoli e, dopo tre anni, ricevuta la nomina di monsignore, viene introdotto con tutti i fasti all'interno della corte parmense.

Qui Stendhal fa sfoggio di tutta la sua fantasia, inventando un fantomatico Principato storicamente mai esistito (giacché a quell'epoca Parma era compresa nel Ducato di Parma e Piacenza), nonché della sua colossale abilità letteraria riuscendo a ritrarre in maniera esemplare il complesso microcosmo della corte, con tutti i suoi delicati equilibri, le sue malcelate ipocrisie, i suoi rapporti di forza, le servitù, le clientele, gli amori, le figure dominanti.

In questa foresta sociale il giovane monsignor del Dongo si muove agevolmente, seppur a volte un po' incautamente, ma all'occorrenza sempre rintuzzato o protetto dalla zia, che, seppure molto più anziana di lui, ne è visibilmente innamorata.

Da questo momento in poi, il romanzo non verterà più soltanto sulla figura di Fabrizio, poiché la Sanseverina acquisterà sempre maggior rilievo, diventando il secondo perno della narrazione.

La continua ricerca dell'amore

Fabrizio, intanto, è tormentato dalla continua ricerca dell'amore, che non gli è mai riuscito di vivere se non nell'aspetto della pura passione fisica:

L'amore per Marietta e l'omicidio di Giletti

Se da un lato Fabrizio passa da un letto all'altro nel disperato tentativo di trovare il vero amore, dall'altro sa di avere un legame di complicità molto forte (a tratti persino equivoco) con la zia, e quando il conte Mosca se ne accorge, se ne ingelosisce al punto da temere che i due siano amanti. Per distogliere la sua attenzione dalla zia, Fabrizio, dimentico dei doveri e divieti propri di un prelato, frequenta un teatro dove rimane affascinato da una giovane attrice che scoprirà chiamarsi Marietta Valserra. Scopre altresì che la giovane attrice è sotto la protezione di un attore follemente geloso di nome Giletti. Il brivido della conquista fa intestardire ancor più Fabrizio, pronto a sfidare Giletti pur di avere Marietta. Nonostante i tentativi del conte Mosca di allontanare da Parma la compagnia teatrale (e quindi lo stesso Giletti), Fabrizio ne farà un incontro del tutto fortuito a Sanguigna (dove si era recato per sovrintendere a degli scavi archeologici per il conte Mosca). Giletti, appena riconosciuto Fabrizio, gli si scaglia contro con il chiaro intento di ucciderlo. Fabrizio è costretto a difendersi e gli infligge un colpo mortale con un coltello consegnatogli qualche istante prima da Marietta. La morte del Giletti causerà una necessaria latitanza per Fabrizio, che si vedrà costretto a scappare di città in città sotto falso nome, passando per Ferrara e fermandosi a Bologna, dove vivrà per qualche tempo sotto il nome di Giovanni Bossi. Proprio in quest'ultima città incontra Marietta (che si era recata lì nella speranza di incontrarlo) e i due diventano amanti.

L'amore per Fausta

La sfrenata, incessante e spesso irresponsabile ricerca dell'amore, comune a molti dei personaggi stendhaliani, fa invaghire Fabrizio questa volta di una certa Fausta, famosa cantante dotata di una splendida voce. Proprio quella voce da usignolo fa innamorare follemente Fabrizio, il quale crede di avere trovato in lei finalmente l'amore. Decide allora di conquistarla, pur sapendo dell'esistenza di uno spasimante, anch'egli (come Giletti) fortemente geloso, e certo non disposto a cedere la donna amata. Il culmine della rivalità tra i due sfocerà in un duello da cui Fabrizio uscirà vincitore, limitandosi solo a ferire e spaventare il rivale.

Libro secondoL'arresto e il trasferimento alla Cittadella di Parma

L'eco dell'omicidio di Giletti raggiunge la corte parmense. Qui il principe di Parma, innamorato perdutamente della duchessa Sanseverina e quindi gelosissimo di Fabrizio (poiché l'unico capace di catturare il cuore della donna), vede subito nella situazione una preziosa occasione per allontanare una volta per tutte Fabrizio e, allo stesso tempo, infliggere un duro colpo all'altera duchessa, rea di avere rifiutato di divenire la sua amante. Dal canto suo, la Sanseverina sfrutta la sua influenza presso il principe (il quale, nonostante i fermi propositi, non riesce a rimanere insensibile al fascino della donna) per farsi promettere, attraverso la firma di un documento, di non procedere contro Fabrizio. Il principe finge di acconsentire, ma il giorno dopo (grazie anche ad un vizio di forma del documento firmato che lo rende nullo) firma l'ordine d'arresto di Fabrizio e, allo stesso tempo, mostra la sua clemenza firmando la riduzione della condanna da venti anni a dodici anni di fortezza. L'ordine viene immediatamente eseguito: Fabrizio viene prelevato a Bologna e condotto in catene alla Cittadella di Parma.

Il secondo incontro con Clelia Conti

Qui, prima di essere condotto in prigione, Fabrizio fa un secondo incontro (il primo era avvenuto cinque anni prima sul lago di Como) con Clelia Conti, figlia del generale Fabio Conti, governatore della cittadella parmense. I due rimangono colpiti l'uno dall'altra e Clelia, capendo che Fabrizio si trova nei guai, si sente in dovere di aiutarlo, in nome della gentilezza e del soccorso che il giovane le aveva prestato cinque anni prima. Clelia, inoltre, sa bene che oltre alla pura e semplice prigionia, Fabrizio rischia di essere avvelenato o impiccato pubblicamente; infatti, in seguito ad un colloquio tra il principe di Parma e il governatore, alla domanda di Clelia su cosa avesse detto il sovrano, il governatore rispose: «La bocca ha detto: 'prigione'. Lo sguardo: 'morte'».

La prigionia nella Torre Farnese

Rinchiuso in una cella all'interno della Torre Farnese, Fabrizio, ancora stordito dall'incontro con la ragazza, rimane immediatamente estasiato dallo spettacolare panorama che gli si presenta dalla finestra della cella (da lì può vedere, infatti, la catena delle Alpi, da Treviso al Monviso). Il suo animo si rallegra ancor più quando scopre che può anche scorgere il palazzo del governatore della prigione e, in particolare, la finestra di una stanza usata come uccelliera da Clelia Conti. Con suo grande stupore quella posizione privilegiata gli permette di vedere a più riprese la ragazza e, persino, di comunicare con lei. In quello stato d'animo febbrile dettato dall'amore (questa volta vero amore), Fabrizio riesce addirittura ad apprezzare l'angusta e deprimente cella in cui si trova, chiamata Camera dell'Obbedienza passiva: «Ma è una prigione, questa? È questo ciò che avevo tanto temuto? [...] Come mai, io che avevo tanta paura della prigione, adesso sono dentro, e mi scordo di esser triste?»

Non solo. Fabrizio riesce persino a comunicare con la duchessa Sanseverina, la quale aveva trovato un modo molto semplice, ma non per questo meno pericoloso, di contattare il nipote: si recava, nottetempo, in cima ad una torre che poteva essere vista dalla cella del prigioniero e da lì dapprima gli trasmetteva messaggi attraverso segnali luminosi intermittenti (che corrispondevano alle singole lettere dell'alfabeto) e poi, dopo aver corrotto un soldato di guardia, attraverso palle di piombo contenenti lunghe missive, scagliate all'interno della prigione con la fionda proprio dall'abile soldato. In questo modo la Sanseverina, oltre ad avere la certezza della sopravvivenza del nipote (spesso venivano diffuse notizie sulla sua morte), poteva rivelargli tutto quanto accadeva a corte, compresa la necessità, sempre più incombente, di tenersi pronto per la fuga: il principe di Parma, infatti, volendo infliggere il colpo di grazia alla duchessa, aveva incaricato un suo uomo di fiducia, il fiscale generale Rassi (uomo privo di scrupoli), di occuparsi della morte di Fabrizio, da indurre col veleno.

Dapprima Fabrizio rifiuta categoricamente l'idea della fuga, poiché avrebbe significato allontanarsi, forse per sempre, dall'unica donna capace di risvegliare in lui l'amore. Sarà proprio Clelia Conti, nel frattempo divenuta alleata della duchessa e per questo a conoscenza di tutti i suoi piani, a convincere Fabrizio a cambiare idea e a farsi giurare da lui che, quando fosse venuto il momento, non avrebbe esitato a fuggire.

 
 
 
Vai alla Home Page del blog

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Settembre 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
            1
2 3 4 5 6 7 8
9 10 11 12 13 14 15
16 17 18 19 20 21 22
23 24 25 26 27 28 29
30            
 
 

AREA PERSONALE

 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 1
 

ULTIME VISITE AL BLOG

cassetta2vurlaprefazione09m12ps12vittorio.59dony686miriade159tirchio2000blogtecaolivelliellistar2012Draiostre.sa47bibanna545annamatrigiano
 

CHI PUŅ SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore puņ pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
I messaggi e i commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Settembre 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
            1
2 3 4 5 6 7 8
9 10 11 12 13 14 15
16 17 18 19 20 21 22
23 24 25 26 27 28 29
30            
 
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
Citazioni nei Blog Amici: 1
 

TAG CLOUD

 
Citazioni nei Blog Amici: 1
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Settembre 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
            1
2 3 4 5 6 7 8
9 10 11 12 13 14 15
16 17 18 19 20 21 22
23 24 25 26 27 28 29
30            
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963