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Il passato del batterio della peste....
Post n°1550 pubblicato il 23 Gennaio 2018 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet 22 ottobre 2015 Il lungo passato del batterio della peste Yersina pestis, l'agente patogeno della peste, iniziò a infettare gli esseri umani già nel 2800 a.C., cioè 3300 anni prima dell'epidemia che colpì l'impero bizantino sotto Giustiniano, la prima a essere documentata storicamente. Ci vollero però circa mille anni perché il DNA del batterio subisse le mutazioni genetiche necessarie per utilizzare la pulce del ratto come vettore d'infezione ed eludere il sistema immunitario dell'ospite, sviluppando così la sua notevole virulenza storiaepidemiologiamicrobiologia L'infezione da Yersinia pestis, il batterio responsabile della peste, iniziò a colpire l'umanità circa 3300 anni prima di quanto ricostruito in base alle documentazioni storiche. È quanto emerge dal sequenziamento del DNA ottenuto da campioni di denti risalenti all'età del Bronzo e appartenuti a individui europei e asiatici vissuti tra 5000 e 2800 anni fa, su cui riferiscono sulla rivista "Cell" Eske Willerslev dell'Università di Copenhagen e colleghi. Tuttavia, per sviluppare i suoi terribili effetti patogeni il batterio ha impiegato altri mille anni circa, quando due mutazioni chiave gli hanno permesso di usare le pulci dei ratti come vettori e di eludere l'attacco del sistema immunitario dell'ospite. numerose epidemie letali, chiamate genericamente pesti o pestilenze, di cui sono rimaste tracce nelle testimonianze storiche. La Peste di Giustiniano, che si diffuse nell'Impero Bizantino nel VI secolo, la Morte Nera, che uccise il 30-40 per cento della popolazione europea nel 1300 e la pandemia che colpì la Cina nel 1850, furono in effetti epidemie di peste, come stabilito da recenti studi. anche nel caso delle epidemie delle epoche precedenti, come quella che colpì Atene circa 2500 anni fa, e la Peste Antonina, tra il 180 e il 165 d.C., che decimò le legioni romane: un'ipotesi alternativa è che fossero epidemie di vaiolo, morbillo o tifo. Cranio di un individuo appartenente alla cultura Yamnaya, sviluppatasi in Asia centrale nell'età del Bronzo (Cortesia Rasmussen et al./Cell 2015)I risultati di alcuni studi hanno però suggerito che le epidemie fossero comuni già molti secoli prima: i profili genomici delle popolazioni dell'età del Bronzo (tra 3000 a.C. e 1500 a.C.) hanno un'elevata variabilità, indice probabilmente di migrazioni su larga scala, responsabili in gran parte dell'attuale struttura demografica europea e asiatica. Una delle possibilità, secondo gli studiosi, è che queste migrazioni siano state provocate da epidemie di grandi dimensioni. hanno analizzato 89 milioni di sequenze di DNA grezze, ottenute da 101 individui dell'età del Bronzo, i cui resti, datati a 5000-2800 anni fa, sono stati scoperti in Europa e in Asia. In sette di questi individui, risalenti a un'epoca compresa tra il 2794 a.C. e il 951 a.C. è stato trovato il DNA di Y. Pestis. Inoltre, si è scoperto che il più recente antenato comune a tutti i ceppi noti del batterio risale a 5783 anni fa. del Bronzo mancavano di un gene, chiamato ymt (Yersinia murine toxin), che protegge il patogeno all'interno dell'intestino delle pulci, che sono i vettori della peste, permettendone la successiva propagazione nell'organismo umano. Lo stesso gene era però presente nei soggetti risalenti all'età del Ferro, corrispondente all'incirca al primo millennio a.C. , indicando che la trasmissione mediata dalle pulci si sviluppò tra 3700 e 3000 anni fa. è emerso sempre nell'età del Ferro, grazie a una mutazione che ha impedito la sintesi della proteina flagellina, che viene riconosciuta dal sistema immunitario dell'ospite. |
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